lunedì 22 aprile 2013

Aiki Nomad Seminar e qualcosa da importare in Italia

Riportiamo di seguito la cronaca di un'evento al quale abbiamo partecipato di persona per il secondo anno consecutivo che, seppur non si sia svolto in Italia, ha secondo noi alcuni spunti di riflessione interessanti per la nostra comunità.

Si tratta dell'Aiki Nomad Seminar che si è svolto gli scorsi 4, 5 e 6 aprile a Montreux, nella Svizzera francese.

La nostra partecipazione ci ha permesso di esaminare l'evento da angolazioni molteplici: un gruppetto di allievi dei Dojo di Torino hanno partecipato in qualità di allievi, mentre Marco faceva parte dei quattro docenti... in un certo senso abbiamo "giocato in casa" anche all'estero!

Ciò che dell'evento abbiamo registrato per la seconda volta è una modalità nuova di concepire un seminario di Aikido.

Innanzi tutto eccone un breve estratto video.



Potrete inoltre trovare un reportage annbalogo dello scorso anno al seguente link.

Cosa c'è di nuovo?!

Un gruppo di Insegnanti nomadi, che hanno sin da subito chiarito a loro stessi come fosse più importante la gestione oculata di un evento che il loro risalto in qualità di super star "cazzutissime" dell'Aikido.

Un evento che dovrà sempre svolgersi in un momento dell'anno differente ed in una location differente.

Parliamo cioè di un gruppo di Insegnanti che può cambiare in continuazione, in tempi e luoghi sempre diversi: l'unico filo comune della tipologia di evento è quella di utilizzare liberamente l'Aikido come uno STRUMENTO di evoluzione personale e collettiva per il gruppo che vi partecipa.

Le abitudini routinarie sono state appositamente bandite per far si che il risultato sia sempre "fresco" e correlato all'ambiente in cui si svolge ed al pubblico che ne beneficia.

Nessun Sensei si era fatto in precedenza un'idea di cosa avrebbe insegnanto, di quando o quanto avrebbe avuto modo di stare sul tatami di fronte agli allievi: Durward, Marco, Peter e Julia hanno semplicemente cercato di collaborare nel modo più profiquo, sapendo che avrebbero dovuto offrire spunti provenienti dal loro lavoro, piuttosto che andare a riproporre al Gruppo la "brutta o bella copia" ciò che avevano appreso da qualcun altro... assumendosi l'intera responsabilità e paternità delle loro proposte.

Erano ammesse tecniche, principi e/o prospettive dalle quali esaminare l'Aikido... purché essi avessero in qualche modo contribuito a fare INSIEME ad ogni partecipante il prossimo step.

Ovviamente gli Insegnanti non impegnanti nella docenza, si allenavano comne semplici allievi... e sudavano quindi come tutti!

Il gruppo è stato questa volta formato da una trentina di partecipanti, alcuni dei quali avevano solamente sulle spalle 4 o 5 lezioni di Aikido... misti a praticanti pluridecennali della nostra Arte: come dare a ciascuno un qualcosa di interessante su cui lavorare, date le enormi differenze?

Tramite un'attenzione grande ai feedback del gruppo e dei singoli, rimandati in appositi momenti all'interno della pratica, ma anche durante i momenti di convivialità che non sono mancati durante l'intero week end.

Come allievi abbiamo prestato attenzione a rimandare le nostre esigenze di studio, le nostre curiosità, ma anche le difficoltà che incontravamo... mentre gli Insegnanti si preoccupavano di dare voce ai contenuti che ritenevano importante condividere, ma si sentivano anche liberi di cambiare programma ogni qual volta l'esigenza lo avesse suggerito.

In questo modo l'intero gruppo ha sentito di avere veramente lavorato INSIEME: quello che più sorprendere è che nella semplicità in cui tutto ciò è avvenuto, non era il reishiki (imposto dal luogo e circostanza) a scandire il rispetto che si è venuto a creare, fra allievi ed Insegnanti, ad esempio... quanto un senso generalizzato del rispetto fra persone... che non avevano bisogno di esibire diplomi o curriculum per essere ascoltati e presi in alta considerazione.

In una società Aikidoistica nella quale pare che tutto si basi sul peso di una carica o di un titolo, vorremmo qualcosa del genere anche in Italia... almeno, noi lo vorremmo!

In un evento del genere, chi "lavora sul serio" viene semplicemente premiato dal suo stesso modo di porsi, sia esso un Insegnante o un allievo.

Crediamo questo possa costituire il semplice ma inevitabile futuro di un Arte che spesso oggi sembra molto più caratterizzata dall'apparire che dall'essere!

Certo: bisogna rimanere aperti... APERTI a tutto ciò che accade, e soprattutto, aperti alle proposte altrui... nella fiducia che possa esistere un qualche senso positivo dietro ad esse.

E' stato piacevole osservare la formazione di un gruppo così eterogeneo, anche sotto il punto di vista linguistico (le lezioni sono state tenute in inglese, ma quasi sempre c'è stata anche una traduzione in francese ed in italiano) che imparava a conoscersi ATTRAVERSO l'Aikido... quasi come se esso forse una sorta di nuova lingua internazionale, in grado di far comunicare in modo veramente rapido ed essenziale, ben al di là di tutte le limitazioni, differenze e difficoltà.

Un gruppo nel quale "sbagliare" non solo era concesso a tutti, ma diventava esplicitamente un elemento fondamentale del processo nel quale tutti insieme eravamo coinvolti, ossia quello del cambiamento...

Ciascuno a suo agio, poiché si sentiva capito (capito non è sinonimo di "aveva l'approvazione di tutti"!): sembra un qualcosa di così ovvio nella sua semplicità!

Un altro elemento importante, è stato il tempo dedicato dagli Insegnanti ad avere feedback fra di loro... almeno, questo è quanto ci ha raccontato Marco.

Ciascun Insegnante doveva esprimere un suo parere su "come fosse andata" al termine di ogni spot di docenza e ricevere dai colleghi analoghi rimandi, in modo tale che tutti rimandassero sia il proprio lavoro, che quello altrui... e che otto occhi tenessero il polso delle mutevoli ed impreviste situazioni meglio di quanto avrebbero fatto due.

Ancora una volta però: questo implica FIDUCIA!

Fiducia che se un altro Sensei avesse rimandato che un collega aveva fatto "troppo"... o "troppo poco" qualcosa, non sarebbe stato per volontà di prevaricare... o mostrare che la sua esperienza era superiore... ma semplicemente per dare il suo contributo alla miglior riuscita possibile dell'evento nella sua totalità.

Quasi impensabile qui in Italia per quattro Insegnanti contemporaneamente... anche se noi avevamo già ottenuto risultati piuttosto interessanti con lo scorso Aikido Blogger Seminar, a dire la verità... anche se eventi del genere sono ancora piuttosto rari e lontani dal comune modo di intendere i raduni.

Nessuno che pontificava: "Si fa così perché E' GIUSTO... o perché me lo ha detto la suocera del cugino del ciabattino di O' Sensei..."

Tutti che provavano a comprendere tutti, che offrivano le proprie esperienze dirette agli altri: non quindi un ambiente in cui fosse considerato importante "fare bene", ma piuttosto "fare veramente qualcosa insieme, di proficuo per tutti i presenti".

Non sono serviti quindi grandi Guru dell'Aikido a disseminare le loro perle di conoscenza, ma un gruppo di persone interessate a compiere un cammino comune, certamente vestiti da giapponesi... per poter meglio accogliere le bellezze che quest'arte nipponica ha da offrire, ma altrettanto determinati a non perdere la propria identità personale e sociale...

... e - soprattutto - intenzionati a scoprire cosa farsene degli Insegnamenti ricevuti NEL QUOTIDIANO: in fondo quanti di noi utilizzano regolarmente koshi nage sul luogo di lavoro?
Quanti propendono per nikyo ura all'ufficio postale?

Molti lo vorrebbero sicuramente fare... ma allora forse il topic principale è capire perché questo pensiero viene così di frequente, rispetto ad imparare a farlo nel modo più "giusto" possibile.

Noi questo abbiamo fatto: ci siamo interrogati ATTRAVERSO l'Aikido su chi siamo, cosa vogliamo e come fare a fare il prossimo passo nei confronti di ciò.


Tutto ciò che rimane è un senso profondo di gratitudine verso una simile esperienza!

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