Cosa potrebbe portare un praticante ad esprimersi in questo modo?
Potrebbe avere le sue buone ragioni per farlo... proviamo ad esaminarne alcune insieme...
Da quando calchiamo il tatami, abbiamo visto sicuramente più persone smettere di praticare di quante effettivamente oggi ancora frequentino i corsi di Aikido: il rapporto tra chi se ne è andato e chi è restato è circa di 5 a 1!
Molti hanno smesso, ma pochi se non nessuno lo aveva dichiarato in precedenza: quei pochi che lo hanno fatto paradossalmente sono stati poi coloro che non hanno smesso affatto di praticare Aikido, ma che forse volevano vedere negli altri la reazione che tale affermazione avrebbe suscitato.
Forse mossi da insicurezza personale, la medicina migliore nei confronti di costoro si è rivelata rimandare "Fai un po' quello che vuoi, se tu smetti mi spiace... ma questo non significa che lo debba fare io!"
E tutti gli altri? Quelli che invece se ne sono andati per davvero?
Fare Aikido è economicamente troppo dispendioso: lo è più che stare a casa in poltrona... ma spesso l'abbonamento a qualche canale satellitare costa mensilmente poco meno che la frequenza di un Dojo... ed i seminar durante i weekend in Italia paradossalmente costano sempre meno.
Morale della favola: è possibile fare Aikido attualmente con circa 40,00 € mensili - ogni giorno, se ci si rivolge al luogo attrezzato a farlo - e quindi è ben difficile che questa attività, seppur non gratuita, venga in media abbandonata per un esborso pari a quello di due serate in pizzeria con gli amici... se essa veramente CI INTERESSA!
Il Maestro è davvero un idiota: proliferano i personaggi di questo tipo, forse perché non ci sono attualmente metodologie chiare ed univoche per qualificare chi può insegnare al prossimo questa disciplina.
Si moltiplicano Enti ed Associazioni che fanno dichiaratamente della pratica qualcosa di più marginale di un hobby (circa un mese fa abbiamo sentito con le nostre orecchie un praticante di un gruppo di Aikidoka dichiarare che la differenza fra la "sua pratica e quella giapponese è che in Giappone la cosa è presa più seriamente").
Ma non serve andare in Giappone per trovare un Insegnante valido... certo però bisogna interessarsi un minimo e non accontentarsi magari di andare a praticare nella bocciofila dietro casa, nella quale il Sensei di turno di veste da giapponese due volte alla settimana, ha preso i gradi grazie al CEPU e trascorre le lezioni a leggere la lista delle tecniche richieste per i test dei gradi kyu.
L'Aikido è ben altro, lo può però insegnare efficacemente solo chi prima lo ha veramente vissuto con corpo ed anima e chi, comunque non ha terminato neanche adesso di studiarlo e di apprendere, continuando a formarsi nelle sedi che ritiene idonee
Quindi chi lascia perché non ha trovato l'Insegnante che fa al caso suo, potrebbe anche semplicemente mettersi a cercare meglio: il mondo non è solo abitato da inetti!
Problematiche di tipo fisico: "mi piacerebbe continuare... ma ho mal di schiena / ginocchio / orecchio / alluce / sopracciglio..."
Punto molto interessante: dalla nostra esperienza abbiamo avuto modo di imparare che la maggioranza delle problematiche di tipo fisico - anche quelle croniche - nascono da una conflittualità più o meno irrisolta con la propria postura, con il regime alimentare, con le proprie abitudini personali, con l'interazione con il prossimo...
Da questo punto di vista praticare Aikido non solo espone all'acuirsi di queste problematiche, ma anche all'opportunità di esaminarle da un punto di vista differente, spesso inedito... e quindi - perché no - anche di fare un primo passo nella direzione di risolverle.
Spesso i medici stessi prescrivono di evitare l'attività fisica: in alcuni casi limite non escludiamo che ciò sia un'accettabile condizione temporanea, ma in tutti gli altri abbiamo cristiana pietà di loro, che non sanno ciò che dicono, anche perché non è detto che si siano necessariamente informati sulla pratica dell'Aikido!
Probabilmente, se noi stessi fossimo medici, adotteremmo la stessa procedura, anche perché se dicessimo a qualcuno di praticare e poi questi tornasse indietro a lamentarsi dei frutti di ciò, la responsabilità ricadrebbe penalmente su di noi!... Ma distinguiamo con saggezza cosa è "lavarsene le mani" o non sapere, da ciò che è semplice superficialità!
Si può infatti smettere di praticare per problematiche fisiche tipo "la morte", "una paralisi", "un'amputazione" (ed anche in quest'ultimo caso abbiamo avuto modo di conoscere persone che invece sono andate avanti!)... ma nella stragrande maggioranza dei casi, la pratica della nostra disciplina -ovviamente se ben proposta - non dovrebbe che supportare e favorire lo stemperamento delle problematiche... proprio in quanto "studio dell'equilibrio" che si era precedentemente rotto ed aveva quindi causato i problemi di cui siamo affetti.
Allora smettiamo di praticare perché è faticoso!
Si talvolta la pratica è veramente faticosa e fa sudare parecchio... ma non tutte le cose faticose sono di per sé sgradevoli o inutili.
Chi scala un montagna, ad esempio, fa obiettivamente parecchia fatica... però poi è il solo che potrà godersi gli splendidi panorami di chi è arrivato in cima alla vetta, mista con una certa soddisfazione personale di essere riuscito a compiere tale impresa!
Si chiama "eustress", cioè "stress positivo"... utile, che serve a qualcosa e si distingue dal "distress" che è invece la tensione che si vorrebbe solo eliminare perché non porta in sé nulla di buono.
In Aikido non abbiamo solo la possibilità di imparare a conoscere ed utilizzare l'eustress, ma a nostro dire possiamo anche potenzialmente imparare a trasformare qualsiasi tipo di stress in eustress, processo che non sarebbe poi così male da riuscire ad adottare fuori dalle mura del Dojo!
E' una sciocchezza credere ancora veramente di poter vivere in un mondo nel quale lo stress si possa ridurre o possa addirittura scomparire, rendiamocene conto!
Anche se ci trasferissimo tutti su un atollo alle Baleari probabilmente percepiremmo di tanto in tanto un po' di stress: ma se così è, allora tanto vale imparare a conviverci nel modo più produttivo e creativo possibile... in modo tale da tramutare una problematica in un'opportunità...
Si ma per fare questo bisogna prima sudare ed imparare a conoscere la fatica, non è un processo gratuito (cos' come non lo è scalare una montagna)!
Vengano quindi a praticare coloro che non temono di fare troppa fatica e coloro che vorrebbero imparare a convertire in qualcosa di produttivo la fatica che tanto percepiscono di dover fare comunque... solo i pelandroni non trovano perciò posto: se si smette per la troppa fatica, magari il nostro problema era questo e non l'Aikido!!!
Basta, non riuscirete a convincerci... smettiamo di fare Aikido perché c'è troppa politica in questo mondo malato e corrotto... tanto da non rispecchiare più gli alti intenti filosofici dell'Arte!
E' vero: c'è veramente tanta politica e piccolezza umana a tirare spesso le fila del patrocinio dell'Aikido, ma questa più che altro è una fenomenologia legata alle piccolezze umane, che si riversano naturalmente in tutte le attività appunto svolte dall'uomo.
Se si è convinti che ci sia troppo marciume, allora significa che non lo si approva... ma in questo caso a tutta la comunità Aikidoistica farebbe più comodo che costoro ne rimanessero all'interno, anziché uscirne!
Se i potenziali virtuosi vanno via, scandalizzati dai corrotti all'interno del sistema, non c'è speranza di cambiare le cose: meglio restare e lavorare dall'interno... offrendo il proprio onesto contributo perché in futuro si faccia una qualche differenza ed evoluzione rispetto alla situazione attuale...
Ma fare questo è faticoso!
Ok, allora si ricade nel punto precedente sullo stress!!!
Insomma, nonostante tutti i nostri buoni propositi non siamo riusciti quest'oggi a trovare ragioni valide per smettere di impegnarsi nella pratica e nella divulgazione dell'Aikido... ci spiace molto...
Ci auguriamo comunque che fra voi lettori, ci sia effettivamente qualcuno che abbia trovato una buona ragione da illustrarci, corredata da argomentazioni incontrovertibili... e non semplicemente legate alla semplice MANCANZA DI INTERESSE nel fare la differenza per sé e per gli altri tramite questa disciplina.
Rimaniamo in ascolto e promettiamo di abbandonare la pratica immediatamente, qualora qualcuno ci illustrasse un motivo veramente valido per farlo!
8 commenti:
io ho male ad un sopracciglio ahhahaha
Nikita-san
Premettendo che ogni scelta è spesso motivata da considerazioni soggettive e che, quindi, un motivo “valido” per colui che opta per un certo orientamento rispetto ad un altro non necessariamente è definibile tale per un secondo soggetto, mi limito ad esternare il perché io ho deciso di abbandonare la pratica. E lo faccio senza dare alcun giudizio di merito sulla mia scelta ed accantonando ogni pretesa di essere persuasivo. Piuttosto lo faccio perché tra le giustificazioni elencate, non mi pare di aver scorto nulla di troppo simile.
Giungere ad una conclusione del tipo: “mollo perché questo non è quello che fa per me” implica necessariamente uno scostamento tra aspettative a prioristiche e realtà dei fatti. Si inizia un'attività od un progetto (volontariamente) con il proposito di intraprendere un cammino che solitamente si ritiene idoneo a condurci verso un determinato obiettivo di cui si ha per lo meno una vaga idea.
Personalmente, nel momento in cui ho iniziato a praticare Aikido, un motivo c'era. Forse sfocato, ma ricordo chiaramente che mi attraeva molto il concetto di risoluzione armoniosa dei conflitti, con tutte le sue declinazioni in arte della pace e in via della non violenza.
Questo significa che le mie aspettative mi avevano indotto a crearmi una mia personale fantasia rispetto a quello che avrei dovuto trovare affinché non si fosse realizzata una frattura tra l'immagine che mi ero fatto e quello che nella pratica sarebbe apparso ai miei occhi. Il che comprendeva una forte componente “filosofica”, di stile di vita, insegnamento etico e, in senso lato, di guida in grado di essere applicata in tutte le cose della quotidianità, non soltanto nel combattimento che, nel mio caso, era ben di scarso interesse. E se da una parte è vero che le aspettative sono molto pericolose perché intrinsecamente in contrasto con il naturale flusso delle cose, è anche vero che un'arte che si dichiara l'arte della Pace non può limitarsi ad una serie di tecniche di difesa personale da attacchi fisici.
L'Aikido è un capolavoro. E leggendo gli scritti del fondatore a me pare di aver capito che anche offrire una birra ad un potenziale aggressore, magari strappandogli pure un sorriso e ristabilendo un'atmosfera quieta, è Aikido. Ed è questo che mi attirava molto.
Nello specifico, invece, ho trovato l'equazione Aikido=arte marziale, con un'enfasi molto marcata sull'efficacia fisica delle tecniche ed una componente di non-violenza declinata esclusivamente sul fatto che è preferibile non spezzare i polsi di Uke. Al di là del fatto che ad una percezione molto superficiale arte marziale e della pace suona un po' un ossimoro, sarebbe, allora, importante definire il concetto di violenza. Perché in un'accezione tipicamente fisica si potrebbe abbastanza concordare che rientri nella definizione ogni atto finalizzato a far male a qualcuno. Ma in un'accezione più ampia, la violenza si manifesta in molti altri modi. E subdolamente avere la presunzione di essere gli unici a praticare la corretta forma di Aikido e non nasconderlo a chi la pensa diversamente, magari con atteggiamenti anche ironicamente denigratori, per qualcuno potrebbe legittimamente essere intesa come violenza.
Quindi: perché ho smesso di praticare? Perché quello che praticavo non era quello che cognitivamente avevo percepito fosse.
Mi preme sottolineare che penso sinceramente che la colpa non sia degli altri. Anzi, nella fattispecie specifica, mi ritengo responsabile per il semplice fatto di essermi formato delle aspettative che non hanno fatto altro che discostarmi dalla realtà delle cose nella loro manifestazione più immediata. Ma rimane il fatto che a me interessava l'aspetto della risoluzione armonica dei conflitti e, invece, mi sembrava che fosse un modo come un altro di generarne ad oltranza. Personalmente credo che il problema non sia sicuramente l'Aikido e nemmeno il Dojo o la federazione di cui facevo parte. Piuttosto che il conflitto sia insito in ogni forma gerarchicamente strutturata perché cristallizza le identità dei partecipanti all'interno di ruoli, indipendentemente dall'intenzione degli stessi. E questi ruoli alimentano la frammentazione e la contrapposizione tra le persone, remando nella direzione esattamente opposta rispetto all'unione ed all'armonia. E poco cambia che ci si chiami Aikikai, Fijlkam, Uisp, Taai o altro.
Per quanto mi riguarda, la via della Pace avrei potuto trovarla solo al di fuori di un sistema così minuziosamente delineato, inevitabilmente rigido ed antitesi della fluidità che tanto appartiene all'Arte in sè.
la mia personale esperienza è positiva: mesi fà, cause problemi economici e non, pensavo di abbandonare...il mio sensei, mai attaccato al vil denaro, anzi fin troppo...buono...mi ha convinto a continuare (anche minacciandomi violenza fisica :))e di questo non posso che essere grato.
Che dire, poi, del nostro caposcuola, Giampietro Savegnago, che nonostante l'amputazione di una gamba e la lotta sempre più difficile con "il male del secolo" pratica ancora, e in modo meraviglioso....
secondo me esistono tante altre strade buone che non sono l'aikido, ciascuno può scegliere quella che sente più sua. se uno è soddisfatto a stare sul divano beato lui. ditemi per favore dove posso fare aikido a 40 euro al mese stages inclusi. non credo costi così poco. stessa cosa per ogni arte marziale.
L' "atollo alle Baleari" però è difficile trovarlo... anzi, nel mediterraneo tutto direi.
PS: io inizio Aikido stasera (per puro caso). L'altra faccia della medaglia!
adesso 3 di voi possono tornare a
fare Aikido... ecco le soluzioni gratuite:
per i due anonimi
">Anonimo ha detto...
Premettendo che ogni scelta è spesso motivata da considerazioni soggettive..."
"Anonimo ha detto...
Nello specifico, invece, ho trovato l'equazione"
vi piace troppo chiacchierare e sul tatami è bene stare zitti...
non è l'insegnate che ti insegna a essere etico sei tu a doverlo fare, l'aikido e l'insegnante sono solo il mezzo...
anche uno schifo di insegnante serve ad un buon allievo
"Anonimo ha detto...
secondo me"
vuoi la strada e non sei disposto a pagare la suola delle scarpe?
l'aikido ai "poveri" insegna molto di più che ai "ricchi"
l'aikido vale molto, più per te vale il costo del corso meglio è...
l'impegno rende attenti
vi auguro una buona pratica e poche chiacchiere
Si può smettere anche perchè la pratica non stimola più lo spirito. Purtroppo può capitare che dopo tanti anni di frequentazione si trovi l'allenamento ripetitivo e stantio, specie se la didattica dei Maestri a un certo punto si fossilizza, divenendo disordinata e randomizzata . Si può smettere perchè viene meno la fiducia negli Uke con cui ci si allena, specie se prendono piede i favoritismi; ciò crea tensioni, rivalità e più in generale rovina l'armonia di un dojo.
Quando subentrano queste problematiche continuare la pratica diviene difficilissimo; l'allenamento lungi dall'essere rigenerante diviene, oso dire, una croce.....si torna a casa svuotati e demotivati.
E'curioso notare che proprio l'Aikido, che si vuole disciplina della pace e dell'armonia, sia spesso piagata nel profondo da certe spiacevoli situazioni e forse più di altri stili marziali ritenuti più violenti .
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