lunedì 12 marzo 2012

I miliardi di Aikidoka 9º dan che ci compongono

Durante la pratica dell’Aikido, sia con le armi che a mani nude, siamo sempre impegnati ad armonizzarci con il nostro partner di studio... dobbiamo stare con lui in ogni momento e questo certo è indipendente dal ruolo di tori o uke.

Il termine giapponese “awase” racchiude in sé questa tendenza: armonia, movimento all’unisono, connessione, risonanza di un insieme coerente.

Tale interazione è però da sempre presente in natura sotto innumerevoli forme...

- macroscopiche: un branco di sardine che cambiano direzione all’unisono in base agli attacchi esterni dei loro predatori;

- microscopiche: l’organismo umano può essere considerato un sistema “bioconduttivo connessionale”, cioè un grande agglomerato cooperativo, costituito da cellule che comunicano continuamente con l’ambiente circostante.

Proprio su quest’ultimo punto, meno visibile ad occhio nudo, occorre soffermarsi per esprimere alcune interessanti considerazioni anche di carattere biologico.

I principali costituenti della cellula sono:

- matrice extracellulare;
- giunzioni intercellulari (giunzioni strette e comunicanti);
- integrine e caderine;
- citoscheletro;
- matrice nucleare.


Il citoscheletro è la struttura che fornisce "un’impalcatura" alla cellula, e che svolge un ruolo cruciale nel determinarne morfologia e motilità. Gli elementi fondamentali del citoscheletro sono :

- microtubuli: sono tubi lunghi e stretti che svolgono un ruolo importante nella divisione cellulare e forniscono un’impalcatura provvisoria per la costruzione di altre strutture cellulari;
- microfilamenti: sono gli elementi più sottili e sono formati da proteine contrattili; sono organizzati in reti compatte, concentrate soprattutto alla periferia della cellula;
- filamenti intermedi: costituiti da proteine fibrose, sono gli elementi più stabili del citoscheletro ed offrono una grande resistenza meccanica.

L’insieme di tubuli, microtubuli, filamenti e microfilamenti costituisce, all’interno della cellula, una ragnatela in grado di contrarsi, che esercita una trazione tale da riuscire a tirare la membrana cellulare e tutte le sue componenti interne verso la membrana nucleare. A questa trazione, verso l’interno, si contrappongono due tipi fondamentali di elementi che invece tendono alla compressione, uno all’interno e uno all’esterno della cellula.

La componente esterna è la MEC (membrana extracellulare cioè l’involucro periferico della cellula), mentre gli elementi di compressione, all’interno della cellula, possono essere microtubuli o grandi fasci di microfilamenti uniti da legami crociati.

La terza componente del citoscheletro, formata dai filamenti intermedi, integra il tutto collegando fra loro microtubuli e microfilamenti contrattili e connettendo entrambi alla membrana cellulare ed al nucleo.

Questo modello fa si che la struttura del citoscheletro possa essere modificata alterando l’equilibrio delle forze fisiche che si trasmettono sulla superficie cellulare; infatti una semplice trazione, esercitata sulla membrana, produce immediatamente trasformazioni strutturali nel cuore della cellula.

Molti enzimi, e altre sostanze che controllano la sintesi proteica, sono fisicamente immobilizzati sul citoscheletro; perciò variare le proprietà geometriche e meccaniche, di una cellula, può influenzare direttamente le reazioni biochimiche e perfino provocare variazioni nel tipo di geni che vengono attivati e, di conseguenza, nelle proteine sintetizzate.

A conferma di quanto detto, si può citare uno studio pubblicato dalla rivista Scientific American, in cui si dimostra che semplicemente modificando la forma cellulare è possibile innescare diversi processi genetici.



Quindi le nostre cellule possano essere considerate degli Aikidoka in miniatura... perennemente in awase con il loro partner (l’ambiente extracellulare) ed attente agli stimoli che lo stesso gli fornisce in continuazione (una specie di mini-O' Sensei!);

Noi siamo interamente costituiti da migliardi di autentici esperti di micro-Aikido, che lavorano instancabilmente, evitando pericoli (go no sen)... intervenendo tempestivamente su ciò che li potrebbe causare (sen no sen), e COLLABORANDO costruttivamente trovando pacifici equilibri dinamici "fra chi tira e chi spinge".

L'analogia con l'universo dell'Aikido quindi è data dalla continua capacità di adattarsi senza collidere con le miriadi di interazioni provenienti dall'interno e dall'esterno di ogni nucleo cellulare, proprio come avviene nel macrocosmo del tatami che siamo soliti frequentare...

Ma l'Aikido si apprende in un processo lento e graduale, mentre le nostre cellule nascono già connesse, già perfettamente capaci di adattabilità elastica e creativa: nascono già 9º dan!

Il bello è che tutto il sistema si “muove” all’unisono in base allo stimolo esogeno, sia esso positivo (utile cioè all’incolumità della cellula) o negativo (tendente alla distruzione cellulare).

L’organismo comunque cerca naturalmente un equilibrio funzionale alla sua sopravvivenza, e solo quando gli stimoli negativi superano quelli positivi allora risulta necessario intervenire esternamente in modo macroscopico, con medicine tradizionali e/o vibrazionali, ma questo è un altro argomento...

Per ora ci basti sapere che il principio di ciò che con ostinazione e fatica cerchiamo di apprendere  nei nostri Dojo, è qualcosa di già ben noto a qualsiasi essere vivente a livello cellulare.

... non si tratta quindi altro che di rendere conscio un funzionamento che, Aikidoisticamente parlando, ci supporta fin dalla nascita!

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