martedì 27 marzo 2012

Aikido e omeopatia

Approfittiamo delle specifiche conoscenze di un membro della nostra Redazione, per lanciarci un'esplorazione piuttosto insolita: provare a trovare eventuali punti in comune fra l'Aikido e l'omeopatia... disciplina quest'ultima ancora parecchio controversa secondo i canali ufficiali della medicina.

"SIMILIA SIMILIBUS CURENTUR” ovvero “IL SIMILE CURA IL SIMILE”... si legge spesso in riferimento al particolare ramo della medicina non convenzionale di cui oggi parliamo!

Sappiamo tutti di cosa si tratta?
Vale la pena farne un rapido excursus, sia storico che metodologico.

Samuel Hahnemann (1755-1843) era un medico che studiò a Lipsia e a Vienna, si laureò all’Università di Erlangen e cominciò a praticare come medico in Germania nel 1781.
Profondamente insoddisfatto della pratica medica dei suoi giorni, smise di visitare i malati e per molti anni si guadagnò da vivere come scrittore e traduttore di libri di chimica, tossicologia e terapia.

Dalle sue stesse parole ad un amico, traiamo infatti il suo pensiero di allora: “Era angoscioso per me brancolare sempre nel buio quando dovevo curare un malato e prescrivere in base a questa o quella ipotesi dogmatica riguardo alla malattia, scegliendo tra sostanze che ricevevano la loro classificazione nella Materia medica in base a decisioni arbitrarie…”.


Siamo nell'epoca storica dell'applicazione di sanguisughe sulle piaghe, non è difficile dargli torto!


Durante la traduzione di un testo di un famoso professore di chimica, William Cullen, Hahnemann fu incuriosito dall’affermazione che la Cinchona Officinalis (la China, pianta Sudamericana dalla cui corteccia si ricava il famoso chinino) è efficace per la terapia della malaria perché agisce a livello gastrico come un amaro e un astringente.

Hahnemann conosceva perfettamente astringenti e amari molto più forti della China ma privi di efficacia se somministrati a malati affetti da malaria o da febbre, quindi la domanda che si pose fu la seguente: come poteva essere possibile che la China, capace di attività amare e astringenti, fosse in grado di contrastare la febbre malarica a differenza di altre piante che possiedono caratteristiche simili ma che agiscono a livello gastrico in modo più imponente?

Che le caratteristiche fisiche e chimiche macroscopiche di Cinchona non fossero le sole ad influire sulle proprietà terapeutiche antimalariche della pianta?


Per rispondere a tali quesiti Hahnemann sperimentò su di sé gli effetti della tintura madre (una soluzione idroalcolica ottenuta facendo macerare in alcool una determinata porzione di pianta, di solito quella ricca in principi attivi) di Cinchona Officinalis.

Grazie a questa sperimentazione, Hahnemann scoperse che il quadro globale dei sintomi causato da una medicina in SOGGETTI SANI è SIMILE al ritratto dei sintomi presentati da malati affetti da diversi malesseri e malattie; il quadro globale dei sintomi indotti da una medicina in soggetti sani è la base di conoscenza su cui si pensò di fondare una nuova scienza della prescrizione medica.

Le LEGGE DI SIMILUTIDINE è il fondamento della nuova scienza della prescrizione medica... l'appunto già citato “SIMILIA SIMILIBUS CURENTUR”... uno dei principi dell’omeopatia.

Dunque essa si configura come terapia in grado di “uniformarsi”, dal punto di vista energetico, alla serie di sintomi mentali, emozionali e fisici che il malato presenta senza cercare di sopprimerli come invece spesso l’allopatia tenta di fare, il cui scopo è quello di eliminare il sintomo.


Samuel Hahnemann scrisse un importante libro all’interno del quale esplicitò i principi basilari dell’omeopatia. Tale opera fondamentale, ancora oggi attuale, si chiama: “L’Organon dell’Arte di Guarire”.
Il secondo paragrafo dell’Organon afferma: “La guarigione ideale è la restaurazione rapida, dolce, duratura della salute, ossia la rimozione del male nella sua totalità nel modo più rapido, più sicuro ed innocuo…”.

Il trattamento allopatico spesso fa altro che sopprimere il sintomo iniziale, spostandolo gradualmente dal livello fisico a quello emozionale prima e mentale poi; l’omeopatia, e tutte le medicine tradizionali, invece agiscono esattamente nella direzione opposta: lo scopo che si prefiggono è quello di portare il più possibile all’esterno la malattia evitando che gli strati più delicati (emozionale e mentale) vengano intaccati.

Ora... cosa c’entra tutto questo con l’Aikido?


Ci sono interessanti similitudini: le discipline da combattimento cercano anch'esse di abbattere il sintomo della malattia di turno, ossia l'aggressore che ci sfida. L'Aikido invece cerca più di entrare in relazione con esso, per sciogliere il conflitto dal suo interno... per esternare una sua espressione, piuttosto che "somatizzare" una sua repressione.

L’Aikido è un’Arte Marziale che agisce dall’interno... infatti quotidianamente durante la pratica siamo chiamati ad affrontare le nostre paure interiori (cadere, essere braccati, attaccati etc…) per portarle in superficie e superarle; senza paura di cadere ad esempio potremmo provare persino gusto a farci proiettare: il disordine diventa ordine.

Per quanto concerne il movimento poi, anche l'Aikidoka come l'omeopata ha il compito di centralizzarlo e diramarlo dal centro alla periferia del corpo: si direbbe quindi che entrambe queste discipline abbiano il compito di rendere manifesta un'esigenza interna, che si dissolve pacificamente una volta venuta alla superficie.


Anche in Aikido potrebbe valere il detto "SIMILIA SIMILIBUS CURENTUR”!

E' proprio nell'ambito del combattimento e dello scontro che si va alla ricerca della pace: si cerca di far corrispondere la "guerra interiore" che è presente in ciascuno di noi con un'atto aggressivo esterno, cercando che queste due componenti trovino la loro alchimia e si trasformino ENTRAMBE nel loro opposto.


Lo scopo ultimo è sempre quello di riportare un ordine naturale precedentemente rotto da un evento esogeno (un attacco ad esempio), proprio come si cerca il ristabilimento della salute durante una malattia.


In omeopatia viene somministrato un po' del "principio attivo" di una malattia per insegnare al corpo come difendersene efficacemente, in Aikido viene teatralizzato un conflitto esteriore per relazionarsi proprio con il suo corrispettivo interiore... e con ottimi risultati, ci verrebbe da dire!

L’omeopatia usa la onnipresente forza del sistema immunitario stimolandola ad eliminare la causa della patologia, e non ha bisogno di introdurre nuova energia chimica, ciò che invece fa il farmaco allopatico per intenderci, che ostacolerebbe la normale disposizione ed intenzione del sistema immunitario stesso; l’energia è già lì bisogna solo usarla e dirigerla in modo corretto non abbiamo bisogno di altro!

Anche in Aikido, quando ci si confronta con il proprio partner, la tendenza non è “allopatica”... ovvero non cerchiamo di rispondere con forza opponendoci ad un attacco energico, bensì la modalità è piuttosto "omeopatica”: infatti la nostra intenzione è quella di usare l’energia avversaria, già pronta all’uso, direzionandola in modo tale che possa essere utile sia alla nostra integrità che a quella dell’aggressore stesso.

Una medicina efficace che guarisce non interviene con violenza sull’economia dell’organismo bensì agisce con dolcezza. Un paziente si avvia verso la guarigione quando è il suo interno che viene dapprima riordinato e l’esterno per ultimo.

Com'è noto, in omeopatia la diluizione aumenta l'efficacia del principio attivo presente nella soluzione alcolica: quando impariamo l'Aikido dapprima i nostri movimenti saranno grandi e vistosi, ma via via diverranno sempre più essenziali... tanto da tendere quasi a divenire impercettibili.

Nella nostra disciplina movimenti "omeopaticamente" molto piccoli però riescono a rendere inefficaci anche azioni dirompenti del nostro aggressore. Variazioni microscopiche di postura portano risultati macroscopici di efficacia inimmaginabili da un profano: i movimenti "visivamente diluiti" aumentano insomma la loro potenza, anziché ridurla!

E’ importante sottolineare che ogni medicina, allopatia compresa, ha un suo preciso spazio e campo d’azione, non bisogna diventare quindi estremisti di una pratica piuttosto che di un’altra ma è necessario conoscerne proprietà di ogni percorso curativo per poterle usare al meglio.

Forse analoga cosa potrebbe valere nelle Arti Marziali: noi ci occupiamo di Aikido ed in questa sede ci è piaciuto tentare di paragonare un'arte curativa che solitamente viene definita dai risultati lenti ed a lungo termine... con la nostra pratica, che ci pare avere anche in quest'ultimo aspetto, molti punti in comune con l'omeopatia!

1 commento:

Anonimo ha detto...

POSSO SOLO DIRE: CHIARO E BELLO!!!! NONCHE' INTERESSANTE E STIMOLANTE!!!

MAURIZIO