lunedì 19 dicembre 2011

I nomi delle tecniche e la lingua giapponese LEGO

Già una volta ci siamo soffermati sulle problematiche legate alla provenienza dell'Aikido da una cultura, una tradizione... ed una lingua molto differenti dalla nostra (potrete andare a leggere qui la puntata precedente dell'argomento).

Quest'oggi ci proponiamo di affrontare uno degli ostacoli più ostici che un principiante si trova ad affrontare all'inizio del suo percorso Aikidoistico: i "difficilissimi" nomi delle tecniche!

Abbiamo però con il tempo compreso che le difficoltà sono spesso soggettive e quindi per superarle non si tratta di fare altro che mettere subito bene in luce i benefici che si potranno avere nel tentare di superarle, in modo che anche il compito più arduo appaia più alla nostra portata, manterremo passione e volontà dalla nostra!

E' così dicasi anche per i nomi delle tecniche di Aikido, ed in generale con i frammenti di lingua giapponese che possiamo utilizzare per comprenderci su un tatami.
Se c'è un aspetto in cui il Giappone tradizionale ha sempre peccato è proprio la fantasia, perciò qualsiasi cosa è interiorizzata una volta, lo è poi per sempre.

Passiamo quindi in rassegna le tecniche principali, cercando di trovare in esse radici comuni che ci permettano un orientamento agevole nel glossario tecnico comunemente utilizzato nei Dojo.

いりみ irimi: è il concetto di "entrata lineare" di tutto il corpo, ossia uno spostamento (in avanti, indietro, lateralmente) che interessa il centro addominale di chi si muove;

かいてん kaiten: significa "rotazione", movimento circolare;

てんかん tenkan: si riferisce ad un movimento che sfrutta un punto specifico (una sorta di "perno") intorno al quale ruotare, generalmente esso è il piede della gamba più in avanti. Il corpo si muove come un "compasso", del quale il piede avanzato rappresenta la punta di metallo, mentre quello arretrato la matita che disegna al suolo un semicerchio;

- irimi tenkan: senza sapere veramente nulla di questo movimento, cerchiamo di interpretare questo nuovo termine alla luce dei due precedenti (irimi + tenkan)... ci sarà un movimento rettilineo di entrata del corpo, seguito da un altro nel quale questa volta il corpo fa perno su un punto fisso, descrivendo un semicerchio con la parte più periferica.


Questo è il giapponese: una sorta di lingua LEGO, nella quale termini distinti possono essere associati per costruire parole più complesse, che tuttavia possono anche essere scomposte in un processo contrario nelle parti che le costituiscono, per semplificarne la traduzione, la memorizzazione e l'utilizzo.

Un neofita quindi non dovrà ricordare tutte le parole che vengono dette come se fossero indipendenti fra loro, bensì far proprio un certo ristretto numero di termini di base, che poi vengono di volta in volta ripetuti ed adattati in contesti diversi.

 waza: significa "tecnica";
かため katame: indica un principio di controllo, cioè nel quale l'enfasi è posta nell'immobilizzazione di uke al termine della tecnica che si sta eseguendo;
投げ nage: indica invece il principio di proiezione o comunque di caduta mediante sbilanciamento utile a far allontanare da sé l'aggressore al termine della propria risposta al suo attacco;

Nuovamente quindi si forma la possibilità di indicare con:

- katame waza: tutto l'insieme delle tecniche di Aikido con le quali si apprende come immobilizzare il partner mediante una leva articolare o un controllo al suolo;
- nage waza: tutto l'insieme delle tecniche di proiezione e di caduta che mirano ad allontanare da sé chi ci attacca;

Un nuovo esempio di utilizzo LEGO della lingua, ma procediamo ancora in questa direzione...

- irimi nage: senza sapere nulla, ma alla luce di quanto abbiamo già scritto... "proiettare entrando", cioè una tecnica nella quale l'azione prevede che il nostro partner venga lanciato al suolo mediante uno spostamento lineare di entrata del nostro centro addominale.
Non è necessario che ricordare pochi termini, e siamo già stati capaci di desumere da soli il significato del nome di una tecnica che avremmo anche non aver mai visto prima!




Ora passiamo un po' ai numeri: in giapponese: 1 si dice "ichi", 2 "ni", 3 "san", 4 "shi" oppure "yon", 5 "go" e 6 "roku". Il termine "kyo" indica "cosa inerente", "principio inerente".

Quando quindi sentiremo parlare di IKkyo, NIkyo, SANkyo, YONkyo, GOkyo, ROKkyo... già capiremo che sarà qualcosa traducibile in "primo principio", "secondo principio"... e così via fino al sesto.

E quali sono questi principi?


Un tempo in Giappone esistevano nomi specifici per indicare ciascuna azione a seconda delle sue specifiche caratteristiche: "ude osae", significava "controllo dell'avambraccio", "kote mawashi" era il "rovesciamento del polso", "kote hineri" la "torsione del polso".

Questo lessico didattico però era molto poco fruibile da tutti coloro che non conoscevano la lingua del Sol Levante, quindi per facilità di "esportazione" dell'Aikido gli Istruttori che per primi introdussero in occidente le sue tecniche decisero iniziarono a chiamare "primo principio", secondo principio"... e così via, anziché enunciare la caratteristica precisa dell'azione tecnica che veniva eseguita.

Ad un principiante di oggi basta sapere che:

いっきょ ikkyo: è il primo principio di immobilizzazione, basato sul controllo dell'avambraccio e che non presenta alcuna leva articolare durante la sua esecuzione;

にきょう nikyo, さんきょう sankyo e よんきょう yonkyo... sono rispettivamente il secondo, il terzo ed il quarto modo di immobilizzare uke al suolo con una chiave articolare al polso o all'avambraccio;




ごきょう gokyo e ろうきょ rokkyo: invece sono anch'essi modi di immobilizzare un avversario mediante una leva articolare al polso o al gomito, ma solitamente quando l'attacco viene eseguito con un coltello.

Parliamo ora di altri due termini fondamentali dell'Aikido:

表 omote: si riferisce a qualcosa che sta davanti, che è raggiungibile senza ruotare lo sguardo. Nell'esempio di un capo di abbigliamento o di una coperta, l'omote sarebbe la parte in vista, quella con le decorazioni ed i ricami...

浦 ura: si riferisce a qualcosa che obbliga ad un cambiamento di visuale per essere visto o raggiunto, una rotazione per esempio. Nell'esempio di prima, l'ura rappresenterebbe la parte interna del vestito, o il lato della coperta destinato al contatto con il lenzuolo.

Ed ecco che abbiamo confezionato la possibilità di sbizzarrirci in molteplici nomi di tecniche secolari dell'Aikido!

Se sentissimo dire "ikkyo omote waza", anche senza sapere com'è fatta questo movimento, sapremo che si tratta di un "tecnica" (waza) che utilizza il "primo principio" (ossia immobilizzazione dell'avambraccio senza leva dolorosa) in moto piuttosto frontale (omote)...

Nel caso invece di "sankyo ura waza", saremmo nel caso dell'applicazione del "terzo principio" in una "tecnica" che implica un cambiamento di traiettoria.

Non abbiamo fatto altro che montare pochi pezzettini di Japan LEGO, per ottenere un senso compiuto.

Alcune scuole utilizzano i termini "irimi" e "tenkan" in alternativa a "omote" ed "ura", ma ora possiamo comprender da soli il motivo: nel primo caso, un'entrata di tipo diretto sarà facilitata davanti a chi la esegue, mentre nel secondo, una rotazione equivarrà ad un cambiamento di visuale.

Ad esempio quindi, "ikkyo irimi", quindi è solo in sinonimo di "ikkyo omote", "nikyo tenkan" lo sarà perciò di "nikyo ura"... e così via.

Altre tecniche secolarmente famose dell'Aikido:

小手返し kote gaeshi: torsione (o rovesciamento) del polso;




合気おとし aiki otoshi: "caduta Aiki", ossia una particolare azione che sbilancia l'attaccante utilizzando un angolo morto del suo equilibrio;




しほ投げ  shi ho nage: letteralmente "proiezione mediante le quattro direzioni";




腰投げ koshi nage: "proiezione d'anca";




かいてん投げ nage: "proiezione circolare";




十字投げ  juji nage: "proiezione incrociata". E' interessante in questo caso notare quanto la lingua giapponese abbia influito nel dare nome alle tecniche: traducendo letteralmente si avrebbe "proiezione a forma di 10"... e quindi, dov'è l'incrocio!?! Il kanji 十 "ju" (il numero 10) è rappresentato come una croce... quindi proiezione a forma di 10, è letto nipponicamente come "a forma di croce"... quindi appunto "incrociata"!!!








呼吸投げ kokyu nage: letteralmente "proiezione utilizzando la potenza del respiro". In realtà in Aikido vengono contemplate in questa categoria migliaia di tecniche che non hanno un loro nome ben stabilito. E' quindi più che altro una sorta di grande contenitore che comprende tutte quelle azioni che non rientrano in altre categorie.




Gli attacchi ora!

Nell'Aikido si utilizzano differenti tipologie di attacco di uke, ma grosso modo essi possono essere distinti in due categorie: i fendenti/percussioni e le prese.

しょめんうち shomen uchi: fendente frontale;
よこめんうち yokomen uchi: fendente laterale;
やくよこめんうち yaku yokomen uchi: fendente laterale dalla parte opposta (rispetto al precedente)-
- tsuki: colpo di punta, generalmente un pugno tipico da karateka.


Il corpo umano viene schematizzato nelle Arti Marziali tradizionali secondo tre livelli:
- ge dan: livello basso (all'incirca all'altezza delle ginocchia);
- chu dan: livello intermedio (in una fascia che va dal basso addome allo stomaco);
- jo dan: livello alto (dall'altezza della gola alla cima del capo);


Ciò fa nascere immediatamente la possibilità di essere colpiti da:

つきげだん stuki ge dan: pugno basso;
つきちゅうだん stuki chu dan: pugno a livello addominale;
つきじょうだん stuki jo dan: pugno al livello del viso;

e con queste 6 varianti copriamo praticamente un buon campionario di percussioni codificate che possiamo ricevere. Ora dedichiamoci alle prese:

はんみ hanmi: posizione caratteristica dell'Aikido, inventata da O' Sensei, che letteralmente si traduce in "metà corpo"; i piedi formano all'incirca un triangolo rettangolo del quale l'ipotenusa è la proiezione al suolo dell'asse delle anche;

- katate dori: presa alla mano;

かたてどりはいはんみ katate dori hai hanmi: "presa alla mano", stando nello stesso hanmi del nostro partner. Questa posizione si può anche chiamare "kosa dori", oppure "katate dori hantai ";


- かたてどりやくはんみ katate dori yaku hanmi: "presa alla mano" stando nell'hanmi opposto al proprio partner (leggi: "se uno ha il piede sinistro in avanti, l'altro ha il destro, e viceversa");

りょうてどり ryote dori: "presa ad entrambe le mani";

もろてどり morote dori (anche katate ryote dori): entrambe le mani dell'aggressore prendono il polso del partner. questa posizione apparirebbe marzialmente poco fruttuosa, poiché l'aggredito continua ad avere una mano libera, tuttavia se la presa è ben eseguita limita effettivamente la capacità di movimento di chi si difende e trae le sue origini storiche dalla necessità di impedire un'eventuale estrazione dal fodero di una spada;

かたどり kata dori: presa ad una spalla;


りょうかたどり ryokata dori: presa ad entrambe le spalle (stando di fronte al partner);

むなどり muna (o mune) dori: presa al bavero;

ひぎどり hiji dori: presa al gomito;


そでどり sode dori: presa alla manica dell'indumento;


- ushiro dori: presa stando dietro al partner;

うしろりょうてどり ushiro ryote dori: presa ad entrambe le mani (stando dietro al partner);

うしろりょうかたどり ushiro ryokata dori: presa ad entrambe le spalle (stando dietro al partner);

うしろえりどり ushiro eri dori (anche eri kubi dori): presa al colletto (stando dietro al partner);

うしろかたてむなどり ushiro katate muna dori: presa al bavero ed alla mano del partner effettuata stando alle sue spalle (come a volerlo strozzare).

Ci fermiamo qui, la lista non è completa, ma permette di vedere come i termini si stiano già iniziando a ripetere e permette comunque di avere già una certa autonomia tecnica rispetto a quanto si sente durante una lezione sul tatami.

In Aikido ci sono almeno tre posizioni reciproche differenti fra tori ed uke:

たち tachi: entrambi i praticanti sono in piedi;




はんみ はんだち hanmi handachi: tori è seduto nella tipica modalità giapponese a gambe piegate sotto i glutei, mentre l'attaccante è in piedi;




すわり suwari: entrambe i partner sono seduti "alla giapponese" sul tatami.




Solitamente una pratica di base viene denominata "ki hon", ossia "fondamentale o di fondazione": in questa modalità di allenamento l'attenzione è maggiormente focalizzata sulla ricerca dello spostamento preciso e sugli angoli di esecuzione.




Un'altra possibilità di allenamento è rappresentata dalla pratica "yawara kai", morbida o "ki no nagare", cioè "con il ki che fluisce". In questa modalità, l'attenzione maggiore sta nel rilassamento che consente di percepire la continuità del movimento e la mancanza di interruzione dello sbilanciamento del proprio partner.




Ed ora torniamo all'apoteosi della comodità della lingua LEGO!!!


I nomi delle tecniche vengono in generale composti nel seguente modo:


[posizione reciproca dei partner]
            +
[nome attacco]
            +
[nome tecnica]
            +
[principio utilizzato]
            +
[modalità di esecuzione]

Con questa "formula" è possibile grosso modo costruire molto del repertorio tecnico dell'Aikido tradizionale, anche senza studiare giapponese prima di iscriversi al corso, facciamo alcuni esempi:

1 giappo- "suwari waza shomen uchi dai sankyo ura ki hon"
1 gaijin - "tecnica fondamentale da seduti che applica il terzo principio in modo circolare"

2 giappo - "hanmi handachi waza katate dori kaiten nage ki non nagare"
2 gaijin - tecnica eseguita con uke in piedi e tori seduto, nella quel si prende un suo polso ed egli esegue una proiezione circolare, ponendo enfasi sulla continuità dinamica dell'azione"

3 giappo - "tachi waza (solitamente si omette, perché le tecniche in piedi sono le più numerose!) ushiro katate muna dori koshi nage ki hon"
3 gaijin - tecnica fondamentale eseguita in piedi nella quale uke afferra alle spalle il bavero e la mano di tori, che lo proietta con una proiezione d'anca, ponendo particolare enfasi alla precisione degli angoli e degli spostamenti corporei"

"Gaijin" è il termine che solitamente utilizzano i giapponesi per definire tutti quelli che non sono nati nella loro terra, i turisti ad esempio, o comunque tutti coloro che spesso cercano maldestramente di imitare le abitudini nipponiche, finendo per fare magre figure!

Veri e propri poemi possono ora essere scritti invertendo saputamente le posizioni dei piccoli mattoncini di Japan LEGO che abbiamo enumerato in precedenza.
Certo non è reale che da tutti gli attacchi si possano eseguire tutte le tecniche ed in ognuna delle modalità elencate: la pratica tuttavia insegnerà le eccezioni a questa generalizzazione didattica, che ci permette però di orientarci fin da subito introducendo meno di 50 parole distinte!


La nomenclatura dell'Aikido, come si diceva, non si esaurisce qui... ma se è stato compreso il principio con il quale muoversi al suo interno, anche un neofita potrà smettere di spaventarsi quando sentirà termini strani nelle sue prime lezioni...


Oltretutto, ci sono scuole che hanno scelto per semplificazione di ridurre moltissimo l'utilizzo di termini giapponesi sul tatami, per adattare l'Arte il più possibile ai suoi fruitori occidentali.


"Arigatou gozaimasu" è diventato un semplice "grazie" al termine di ogni esercizio svolto in coppia (o al termine delle lezioni).

Ci possono essere risvolti positivi legati all'immediatezza, la praticità e la possibilità di raggiungere anche coloro che non sono disposti ad imparare 46 parole nuove...
La nostra esperienza tuttavia ci ha fatto propendere per mantenere viva una certa dose di nomenclatura tradizionale per una serie di ragioni che non riteniamo banali:

- meno si apprende e meno si sarebbe disposti ad apprendere, e viceversa ovviamente... le persone tendenzialmente cercano di fare meno fatica possibile, ma questo non rappresenta sempre un vantaggio, specie se tramite l'apprendimento desideriamo rinforzare il nostro carattere ed esplorare le nostre potenzialità. Se un giorno un allievo ci verrà a dire che ha la "memoria satura" per una cinquantina di parole, ci ripenseremo, fino ad ora non è successo!

- la nomenclatura presentata è più o meno comune alla maggior parte delle scuole e stili di Aikido, quindi conoscerla consente di poter comprendere il linguaggio degli altri e farci capire a nostra volta utilizzando un vocabolario comune;

- ci sono aspetti che non riescono ad essere tradotti senza perdere qualcosa dell'essenza originaria. Certo che "grazie" è la migliore traduzione di "arigatou gozaimasu"... ma dal vocabolo nostrano non emerge il livello di cortesia che in giapponese invece traspare da questo termine, anche perché quella lingua ha almeno 5 o 6 modalità distinte di ringraziare il nostro interlocutore, a seconda di quale aspetto vogliamo sia sottolineato (rispetto, informalità, emozione...).

Siamo convinti che per fare la pizza buona non sia necessario vivere a Napoli, ma andarci una volta per un pizzaiolo non guasterebbe forse: così secondo noi è per l'Aikido, l'essere stato coniato in una terra così differente dalla nostra lo rende talvolta imperscrutabile. Avvicinarci ad essa, per quanto costi fatica, è un ottimo modo di poter interpretare al meglio la nostra Arte.


Comunque le cose vanno sempre fatte con intelligenza: metterci le graffette agli occhi per farli apparire a mandorla non ci renderà Aikidoka migliori, né lo farà il mangiare con le bacchette.


La nomenclatura ha una sua importanza notevole soprattutto all'inizio di un cammino, che poi viene con il tempo assolutamente trascesa man mano che i principi prendono vita in noi.
Ma è la vecchia esigenza dell'uomo, specie di quello occidentale: dare un nome alle cose per conoscerle... dinamica che dalla Genesi biblica in poi ha avuto un certo peso.

Non ci può essere sintesi (tendenza a mettere insieme in modo integrato e funzionale) se precedentemente non c'è stata una buona analisi (dinamica del dividere e dell'enumerare): questi due processi sono simbiotici e l'uno perde di senso e spessore in assenza dell'altro.


Il nostro intento era solo quello di fornire una mappa assolutamente incompleta dei "nomi" dell'Aikido, insieme a qualche dritta per comprendere dove si trovi il nord nella bussola... 


1 commento:

Elena Aikido ha detto...

complimenti per tutto quello che avette pubblicato e Grazie di cuore!!!
Cordiali Saluti,
Elena Cornelia
(aikido parma)