martedì 19 aprile 2011

hoMbu Dojo e Aiki-problemi di traslitterazione


Quest'oggi ci occupiamo di offrire qualche elemento in più sulla scrittura della lingua giapponese, che spesse volte viene ad interessarci quando leggiamo di Aikido o pubbliciziamo le nostre stesse attività.

Prima però vi raccomandiamo vivamente di installare sul vostro Computer i font e script che consentono di visualizzare correttamente la lingua giapponese, altrimenti vedrete molto di questo Post a quadratini incomprensibili!

Innanzi tutto iniziamo col specificare che il giapponese si scrive mediante la combinazione, più o meno immediata di TRE differenti tipi di alfabeto:

- i kanji, famosissimi ideogrammi noti al grande pubblico, sono stati importati dala Cina (da cui il nome Han/Kan = "Cina", Ji = "figura", cioè "figura della Cina/cinese") . Essi sono veramente numerosi e vengono soventemente classificati in base al numero di tratti che presentano, in base alla composizione di più ideogrammi insieme, cioè alla loro complessità... ma non ci addentriamo in ciò troppo nel dettaglio ora.

Se scriviamo la parola Aikido così "合気道", avremo scritto in kanji!

- l'hiragana è l'alfabeto fonetico destinato a scrivere alcune parole, permettere la lettura dei kanji che non si conoscono e/o scrivere alcune particelle delle frasi che non hano un loro kanji specifico. Esso è formato da 48 sillabe pure, 20 sillabe impure, 5 sillabe semipure e 33 sillabe contratte.
Di seguito riportiamo l'elenco delle sillabe pure, cioè le principali dalle quali derivano tutte le altre.



E' un concetto abbastanza bizzarro per noi, che possiamo leggere ciò che troviamo scritto anche senza conoscere il significato delle parole... ma in Giappone, siccome ogni kanji è associato ad un'idea, non c'è modo di leggere un ideogramma se prima non c'è stato qualcuno che ce lo ha insegnato. Quindi spesso si utilizza l'hiragana per poter leggere le parole di cui non si conoscono i kanji.

Se noi non avessimo mai visto i tre kanji di Aikido "合気道", potremmo scrivere così questa parola "あいきどう" ["aikidou", secondo la tabella precedentemente riportata] ... in questo caso avremmo scritto sempre la stessa parola, ma questa volta in hiragana!

- il katakana è un alfabeto fonetico del tutto parallelo e similare all'hiragana ma è stato creato per indicare la fonetica delle parole di origine straniera.

Presenta tratti più rettilinei e spigolosi ed è composto da 48 sillabe pure, 20 sillabe impure, 5 sillabe semipure, 36 sillabe contratte altre ad alcune altre sillabe aggiunte di recente per riprodurre suoni stranieri non presenti in giapponese.

Di seguito riportiamo l'elenco delle sillabe pure, cioè le principali dalle quali derivano tutte le altre.




Se volessimo scrivere Aikido in katakana, verrebbe fuori una cosa tipo "アイキドウ", ma sarebbe strana la cosa, giacché parliamo di un termine giapponese che quindi non necessita dell'utilizzo di questo alfabeto fonetico, diciamo perlopiù riservato a ciò che si considera estero.
Quando invece proviamo a traslitterare i nostri nomi, così come molte parole inglesi entrate ormai nell'utilizzo comune, dobbiamo usare il katakana.

Quando invece scriviamo in giapponese utilizzando il nostro alfabeto (Es: "A+i+k+i+d+o"), stiamo utilizzando un alfabeto che si chiama romaji, letteralmente cioè "caratteri di Roma/romani".
Alle nostre latitudini la maggioranza di cose che vediamo scritte sull'Aikido utilizza questo sistema di traslitterazione dei termini giapponesi per renderli leggibili a tutti.

Come però avrete potuto notare nelle tabelle hiragana e katakana, non esistono in giapponese molti suoni che noi utilizziamo quotidianamente: le consonanti devono sempre intervallarsi alle vocali, cioè non ci sono quasi suoni nei quali due consonanti possono seguirsi in modo diretto. Solo la N è libera e può quindi essere interposta tra le sillabe formate da una vocale e da una consonante.

MARCO non può essere scritto in giapponese, perché R e C non esistono l'una di seguito all'altra, si scriverà perciò MARUKO (mediante le sillabe "ma", "ru" e "ko").
Essendo un nome straniero, si utilizzerà il katakana, ottenendo una scritta come questa: "マルコ".

Cosa implica questo?

Che anche il procedimento contrario, cioè la traslitterazione dal giapponese all'italiano va operata con l'attenzione di riprodurre SOLO i suoni che in giapponese esistono.

Ad esempio se scriviamo "hoMbu Dojo", vedremo che M e B non sono ma avvicinabili nella tabella hiragana. In giapponese può esistere solo "Honbu"... 本部 in kanji, ほんぶ in hiragana

Eppure moltissimi siti internet, compreso quello del'Aikikai Foundation fa svettare "hoMbu Dojo" nella sua
Homepage...

Nessuno è perfetto! ^__^

La stessa cosa si può dire per le parole "senpai" (先輩 in kanji, せんぱい in hiragana) "compagno più esperto di pratica".. o "enbukai", "dimostrazione" (演武 in kanji, えんぶ in hiragana)

Molte volte è comune trovarle traslitterate "seMpai" ed "eMbukai"... ma questo è un non senso in giapponese.

Nulla di cui preoccparsi troppo tuttavia: si trata di sottigliezze che non cambiano la sostanza dell'Arte che ci entusiasma!

Le culture di cui parliamo sono veramente diverse e talvolta non è facile il loro incontro, ma confidiamo che con l'espansione di una maggiore cultura reciproca... le prossime generazioni di Aikidoka e soprattutto di esseri umani, sapranno agevolare uno scambio autentico e proficuo per entrambe.

La pratica sul tatami sempre di più sta diventando una sorta di lingua internazonale che permette a due individui di comunicare, indipendentemente dalla loro provenienza...

questo sembra essere uno dei più grandi goal attuali dell'
Akido, che ci aguriamo possa ulteriormente espandersi e radicarsi nella società!

1 commento:

Carlo ha detto...

Ottimo, as usual!