giovedì 1 dicembre 2011

Aikido, legalità e la difficoltà di decollare

Affrontiamo quest'oggi un tema abbastanza spinoso, che comunque non vogliamo sorvolare fingendo che non esista.

Ci occupiamo cioè delle chances reali che ha un Aikidoka di "mettere su famiglia" e di aprire un suo Dojo in Italia.
Attualmente esse sembrano essere prossime allo zero e vale la pena di esaminarne per esteso insieme i motivi!

Un Dojo è una sala appositamente attrezzata per l'allenamento delle Arti Marziali tradizionali... giapponesi in questo caso, vista la provenienza dello stesso termine.
In esso deve necessariamente esserci sufficiente spazio per un dignitoso tatami (meglio quadrato o rettangolare che triangolare o a doppia w!), tendenzialmente privo di colonne in mezzo e con un soffitto ragionevolmente alto per consentire la pratica con le armi.

Servono i tatami "solo" perchè pratichiamo Aikido (come servono nel Judo) e quindi ci sono continue cadute da fare su una superficie appositamente resa morbida, ma altrimenti (per Karate, Kendo e Iaido, ad esempio) un palchetto una semplice superficie liscia sarebbero più che sufficienti.

Troviamo quindi uno stanzone da affittare ed ecco: il Dojo è belle che fatto!
Nossignori, nulla è fatto invece... e perché?

Perché in Italia questa cosa è realizzabile solo sotto se si opera all'interno di una Associazione Sportiva Dilettantistica (A.S.D.), registrata regolarmente presso il C.O.N.I. o di una palestra privata (che molto spesso è a sua volta una A.S.D. camuffata).

E quindi che problema c'è?


L'una o l'altra struttura organizzativa devono assicurare che i locali che vengono utilizzati per svolgere le attività rispettino ovviamente tutte le normative in fatto di sanità e sicurezza... e meno male giacché sono luoghi che diventano pubblici e vengono frequentati da grandi e piccini.

Bisogna però stare attenti a cosa si richiede ad una palestra o all'A.S.D. di turno per svolgere le sue attività.
Ovvio che una struttura che ospita e gestisce piscine, campi da pallavvolo, da calcio e sale pesi ha esigenze differenti da chi invece frequenta un'unica sala vuota ricoperta eventualmente da tatami!

E noi abbiamo già tracciato a dovere la differenza che passa tra un Dojo ed una palestra, quand'anche i corsi di Aikido si svolgano in queste ultime (per chi si fosse perso le puntate precedenti, consigliamo di approfondire ai seguenti link: "Dojo o palestra?" e "Vademecum per fare funzionare un Dojo").

E' differente lo spirito che anima queste diverse entità, anche se i locali che servono a praticare Arti Marziali possono essere simili.
Ed a questo punto ricordiamoci anche che le Associazioni Sportive Dilettantistiche sono nate, come dice il nome, per gestire le esigenze hobbistiche sportive della collettività, ed incorporano attività che vanno dal calcio, al ping pong... dal parapendio al gioco delle bocce.

Anche in questo caso: le Arti Marziali NON SONO in generale uno SPORT, benché si utilizzi il corpo nella loro pratica... specie poi quelle prettamente NON agonistiche come l'Aikido.

Ci sono cultura, etica, filosofia e tradizione dietro ai ritrovi di questi pazzi in gonnellone: equipararli legislativamente alle richieste fatte agli amanti del cricket o del bungee jumping (che non ce ne vorranno) può stare un po' stretto!!!

Sta stretto ma in Italia è così: "fai Aikido, quindi fai Sport... perciò vai nei luoghi dove lo Sport è previsto: palestre e/o A.S.D"...

E questo è talvolta l'inizio della fine...

Siccome le utime strutture citate servono a ben altro, anche le richieste normative sono di ben altra portata!
I locali devono avere vie di fuga, essere arredati con materiali ignifughi, avere attivo un piano di prevenzione e protezione contro incendi ed infortuni... avere bagni attrezzati per disabili (il luogo è pubblico)... avere spogliatoi di una superficie proporzionale alla cubatura delle sale per l'allenamento, spogliatoi dedicati al personale che all'interno vi lavora...

Bisogna avere le migliori condizioni igieniche: quindi un'impresa di disinfestazione/deratizzazione che si occupa periodicamente di mettere e controllare trappole per insetti e topi.


La fine del mondo avviene poi quando esiste un frigorifero all'interno della struttura: un piano H.A.C.C.P. dovrà rendicontare giorno per giorno (bisognerebbe in realtà farlo più volte al giorno, ma lasciamo perdere!) le condizioni nelle quali l'eventuale cibo viene conservato... fosse anche solo una stecca di cioccolato o un po' d'acqua contenuti al suo interno!

Simili richieste normative - del tutto piene di senso per un ristorante o uno stadio di calcio - impongono grosse spese a chi deve tenerne conto... quindi se l'A.S.D. contasse 450 soci o la palestra fosse di proprietà di una multinazionale avrebbe forse qualche possibilità di portare avanti le sue attività (e magare di guadagnarci pure sopra)... ma cosa ne sarebbe di un gruppo di Aikidoka costituito da 6 o 7 persone?


Per anni non siamo stati in 6 o 7 prima di crescere (senza esserci però ancora decuplicati nemmeno adesso!), era legale il nostro Aikido?

Lo era forse, ma sia il nostro che quello altrui sempre più tenderà a uscire dai canoni della legalità, poiché le recenti situazioni legate alla crisi economica e le conseguenti giuste necessità di evitare lo sperpero o l'imboscamento del danaro stanno stringendo sempre più la rete di simili attività "per pochi", che rischieranno di collassare e/o morire nel giro di pochi anni.

Nessuna A.S.D. nascente che si occupa di Aikido avrà infatti generalmente i soldi per affittare - meno che mai acquistare - un piccolo capannone... o un paio di garage seminterati e trasformarli in locali a norma per ospitare le sue attività!

All'inizio si è solitamente in pochi e l'investimento economico è eccessivo per i risparmi che si possono fare in una vita intera!

Allora appoggiamoci a strutture pubbliche: con una locazione oraria generalmente a buon mercato è possibile fare attività nelle scuole, nei circoli sportivi o nei comitati di quartiere.
Sovente però il tatami non potrà essere qualcosa di fisso, perché il medesimo spazio deve essere condiviso ed usato da più persone, attività, A.S.D. distinte.

Creeremo quindi una sorta di Dojo "smontabile e rimontabile" all'occorrenza... "nostro" nei limiti delle ore nelle quali si ha avuto dal comune il permesso di gestione degli spazi comuni: ci si potrà trovare un paio di sere alla settimana, magari dopo di quelli della pallavvolo e prima della ginnastica dolce per la teza età...

Ma nuovamente: questo non è un Dojo!
Dovrebbe essere possibile allenarsi ogni giorno, "vivere" quel luogo con un senso di appartenenza e di comunità difficilmente contestualizzabile invece in un locale asettico, che va lasciato così come lo si trova (no insegne, scritte, quadri, tatami).

Anzi, solitamente va molto peggio!
Perché infatti ci si appoggia infatti a strutture pubbliche?
Poiché ad esse spetta il compito di essere a norma rispetto alle normative richieste sui locali, quindi da tale gravoso compito viene scaricata l'A.S.D. che li utilizza in affitto.

Questo però NON significa che essi rispettino effettivamente queste caratteristiche, ma solo che DOVREBBERO farlo!
Spesso quindi ci alleniamo nelle palestre delle scuole pubbliche, che nella nostra esperienza sono frequentemente "luoghi di nessuno", sporchi... tenuti molto male, tanto da essere a volte fatiscenti.

... quindi noi, siccome dal nostro punto di vista siamo nel "nostro Dojo" ci auto-tassiamo ed alla domenica andiamo (di nascosto, poiché non siamo all'interno dell'orario pattuito con il Comune!) a fare piccoli lavoretti... ad aggiustare la maniglia del cesso rotta... diamo il bianco (cosa illegale senza il permesso del Comune!) ai muri più disastrati... e che hanno visto 29 generazioni di scarpe da ginnastica e mani di allievi sporche di pizza abbattersi impietosamente su di loro.

Ma se non pulissimo noi, se non aggiustassimo noi... non lo farebbe nessuno: quindi forza a lavorare gratis per mantenere decente il luogo adibito alla nostra pratica, nella noncuranza a volte profonda dell'ente che ce lo affitta.

E' successo anche a voi che le docce del vostro "Dojo" non funzionino perché intasate di calcare... o che il riscaldamento sia chiuso per "problemi alla caldaia" e che ci si lavi con l'acqua fredda per un mese?
Che ce ne vadano due per veder cambiata una lampadina bruciata in uno spogliatoio (dopo aver tempestivamente segnalato la cosa al debito ufficio ovviamente!)?

Ma non doveva essere rispettata una normativa sulla sicurezza ed igiene?!
La soluzione pubblica quindi non sempre le garantisce sul serio, benché venga utilizzata come escamotage per aggirare le pesanti richieste delle normative vigenti... e nonostante essa sia comunque in grado di inficiare in parte lo spirito con il quale gli allievi possono frequentare il proprio tatami.

Un Dojo è un luogo pulito certamente, ma perché lo si pulisce insieme, allievi ed Insegnanti: è un luogo ordinato e ben tenuto... perché l'ordine fuori rappresenta un'altrettanta precisione nella cura di se stessi...


Allora andrebbe meglio in una palestra?
Li sarebbe legalmente più semplice iniziare un'attività legata all'Aikido?
NON è assolutamente detto!!!


Le palestre hanno enormi spese, come abbiamo già rimandato in precedenza... quindi alla loro nascita si curano di avere più corsi possibile, per offrire una buona varietà di attività ai loro tesserati... ma quindi possono accettare generalmente di mantenere SOLO lezioni che ingenerano una certa partecipazione e quindi quantità di incasso: un corso di 10 persone di Arti Marziali sarà scartato per una lezione di spinning che occuperebbe la medesima sala con 40 aspiranti sudatori in maglietta attillata!


E l'etica, la tradizione, la filosofia che l'Aikido (in questo caso) rappresenta?
"Ci dispiace, apprezziamo lo sforzo... ma vi chiediamo di andarvene altrove... perché NON rendete a sufficienza!"

Oltre a ciò, spesso un fitness center che deve prevedere un'assicurazione per i suoi iscritti vede veramente di cattivo occhio un praticante di Arti Marziali, che fa lievitare il costo della poliza... 

Non esiste infatti che arrivi il corso di Karate... e che quindi la palestra si tesseri all'Ente X che ne patrocina la pratica... poi arriviamo noi dell'Aikido e chiediamo di tesserare i nostri allievi all'Ente Y... quadruplici tesseramenti per una decina di persone a gruppo?

Sono spese insostenibili, quindi: "se ti farai male, diremo che sei scivolato dalle scale... ok?".
Ok niente!


Anche questa è una cosa illegale, ma crediamo abbiate da soli idea di quante volte accade nei vostri Club!

Tutto ciò di cui abbiamo quest'oggi parlato è accaduto direttamente a noi e quindi ne abbiamo esperienza sfortunatamente diretta... e non finisce qui...

Una normativa che richiede, oltre un certo numero di iscritti, di avere un consulente esterno che si occupi del piano di prevenzione degli infortuni (solitamente un Ingegnere che stacca fatture di circa 8.000 euro all'anno) ed un commercialista che gestisca la contabilità (che per le A.S.D. dovrebbe appunto essere in regime semplificato e agevolato - altri 1.200 euro annui) di fatto impedisce alle piccole realtà di iniziare la propria avventura, se non come piccole appendici di realtà molto più grosse e già affermate sul territorio.


Recentemente poi l'impossibilità di ricevere rimborsi per gli Istruttori dalle A.S.D. (non dichiarabili fino a 7.500 euro annui) per chi non presenta una regolare posizione lavorativa altrove... richiede alle prime di trovare il modo di dare questi rimborsi in nero (quindi incoraggia ulteriore evasione)... oppure richiede ai secondi di aprire una partita iva appositamente dedicata.

Quest'ultima possibilità però non è praticabile per chi guadagna meno di circa 2.000 euro mensili: quindi quanto bisogna guadagnare in corsi di Arti Marziali per avere simili incassi e non essere sommersi dalla tassazione relativa?

La soluzione mediante rilascio di ritenuta d'acconto è solitamente scartata a priori, vista l'esiguità dei rimborsi previsti, sui quali appunto la legge non prevedeva di pagare il 21% di tasse.

Come deve fare chi vuole vivere di questo e ne vuole fare qualcosa di più di un hobby?
Non diciamo che ciò sia necessario per la sopravvivenza dell'Aikido... ma sicuramente ci si trova nella situazione di molte domande e poche risposte!

Ciò perché si verifica?
Una possibile lettura è semplicemente legata alla perdita del nomale buon senso nelle cose...

Ricordiamo: noi abbiamo bisogno solo di una sala rettangolare vuota, con soffitto alto e poche colonne in mezzo.
Gli spogliatoi o le uscite di sicurezza in un Dojo non sono l'elemento che fa la differenza... e ciò che avviene sul tatami a farlo.

E' meglio stare in sicurezza... ma non così tanto da avere la sicurezza di non riuscire più a praticare in modo libero e secondo i dettami delle discipline che abbiamo scelto!


Se ogni Insegnante percepisse semplicemente dagli allievi un guadagno per la sua prestazione (si potrebbe tassare quello) ed egli dovesse badare alle poche cose che servono a mantenere in buone condizione il luogo del keiko (pensando al riscaldamento in inverno, per esempio) ci sarebbero attività che fiorirebbero per capacità e competenza personale, altre che appassirebbero per incapacità di organizzazione.

Le persone non sono stupide, meno che mai al giorno d'oggi... sanno trovare ciò che fa al caso loro!

Tutti avrebbero la possibilità di mettersi in gioco e non incontrerebbero tanti ostacoli all'avvio dell'attività nella quale credono da renderlo di fatto impossibile o praticabile solo da miliardari alla Bruce Wayne!

Che dire poi per quelli che ci chiedono di istituire un programma di studio permanente all'interno del Dojo: la vita degli uchideschi. Almeno quattro giovani stranieri del nord Europa avrebbero voluto venire a studiare da noi con questa formula.

Non si può: innanzi tutto perché queste persone vogliono studiare Aikido ogni giorno, più volte all'interno della stessa giornata... mentre noi insegnamo ogni giorno in luoghi ed orari differenti... poi perché anche se avessimo un locale tutto nostro da adibire agli allenamenti NON potremmo legalmente permettere a nessuno di abitare un luogo la cui destinazione d'uso NON sia quella di un appartamento o di un albergo!


Ma noi non vogliamo aprire un albergo!
Queste persone necessiterebbero solo di un luogo nel quale dormire con il sacco a pelo, che fosse dotato di servizi igienici ed un fornello per cucinare...

Come si fa infatti all'estero?
Si scrive sul proprio sito internet che le persone che vogliono frequentare il Dojo XYZ devono provvedere autonomamente alla loro assicurazione personale per la pratica (il come sono fatti di ciascuno!), quindi esse arrivano e si accomodano nelle situazioni spartane che vengono loro offerte.
Non ci sarà il comodino con la radiosveglia nelle loro camere... ma loro sono li per praticare Aikido, non per una vacanza!

Ricordiamo a tutti coloro che non ne avessero fatto esperienza diretta che all'Honbu Dojo di Tokyo gli spogliatoi sono un buco di stanzino frequentato da centinaia di persone ogni giorno e che le docce sono generalmente fredde tutto l'anno.


Ad Iwama, nel Dojo del Fondatore... ancora oggi l'unico locale riscaldato con stufette elettriche dell'ante guerra è una baracca di lamiera al centro del prato interno, adibita a cucina... che ancora oggi gli uchideshi spesso devono mettere il keikogi sotto il sacco a pelo alla sera per poi riuscire ad indossarlo alla mattina seguente dal freddo che fa... e che spesso quando si apre il frigo comunitario sono i bagherozzi che vi portano direttamente il pranzo al tavolo... alla faccia dell'igiene e della sicurezza!

Giusto per citare solo due luoghi famosi in tutto il globo terracqueo... eppure non è mai morto nessuno per un incendio o per il tetano!

Non si ha infatti la necessità di creare un luogo frequentato da decine di migliaia di persone, di essere vincolati alle norme di un ristorante o un centro termale.


Il mondo dell'Aikido oggi non è semplice da vivere, per via di notevoli controverse e conflittualità insite nelle dinamiche stesse fra diverse Scuole, Maestri e praticanti...


... cosa dire se a ciò va a sommarsi la reale difficoltà affrontata da chi parte speranzoso di poter offrire un proprio contributo costruttivo... e si trova occupato a dover diventare un piccolo "Amministratore Delegato" di una realtà di una quindicina di opersone in tutto...

Pensiamoci e traiamone spunto di riflessione: insieme è più facile sciogliere nodi ostici da affrontare singolarmente.

... e ricordiamo: vogliamo operare nella piena legalità perché non facciamo nulla di cui doverci vergognare... pagando le tasse ed assicurando sicurezza e confort a chi vuole percorrere questa Via con noi...


... ma al contempo abbiamo esclusivamente bisogno di una stanza vuota, da riempire con la passione per ciò che facciamo!


2 commenti:

Carlo ha detto...

Quanto è vero, purtroppo... :-X

Anonimo ha detto...

sono nella vostra stessa situazione....dopo ormai 4 anni in una palestra comunale, ho cercato di aprire un mio dojo, ma è impossibile per una nuova A.S.D...... che tristezza!