lunedì 30 maggio 2011

Stereotipi perditempo sull'Aikido


Durante il nostro viaggio personale attraverso i paesaggi dell'Aikido, abbiamo più volte notato alcuni dirupi, kanyon e paludi nei quali è realmente facile precipitare o andarsi ad impantanare.

Questo Post è dedicato a tutti coloro che ci sono finiti dentro e stanno, a nostro dire, limitando realmente le loro possibilità di crescita a causa di una superficialità che si paga cara quando si vuole salire sul tatami ed evolvere grazie a questa decisione...

Pur non frequentando molto i Forum, notiamo sempre più come sul Web sia accesa la disputa sulla presunta o meno efficacia marziale dell'Aikido.
Un tempo quest'Arte non esisteva, quindi non vi erano dubbi sul fatto che le Arti Marziali precedenti fossero realmente tali!

Le Arti Marziali servono a buttare giù il nostro aggressore, a stopparlo... anche a lederlo se ciò servisse a salvarci la pelle. Nessun dubbio quindi: il più forte, il più tecnico, il più veloce "VINCE"!
... e c'è poca filosofia da fare: se uno crede di avere un livello marziale più alto di un altro, ha l'onere di provarlo a quest'ultimo, qualora non ne fosse sufficientemente convinto a parole. In gara non c'è filosofia che vince quanto lo sanno fare le percosse, le chiavi articolari o le proiezioni!

Poi arriva l'Aikido, e in meno di 100 anni stravolge completamente questo scenario...
- dice che il nostro aggressore non deve più essere giudicato un nemico;
- insegna che non è importante "vincere o perdere", ma stare al conflitto con etica ed accettazione;
- rimanda che la competitività sportiva non è necessariamente l'unica strada per crescere umanamente;
- ...

E adesso come si fa a giudicare se l'Aikido "FUNZIONA" in caso di reale scontro oppure no?

Sono stati cambiati i paradigmi del poter parlare di questa eventualità, in quanto ad un vero Aikidoka forse essa non interessa più di tanto, nei termini maciosi prima accennati.

E quindi? L'Aikido funziona o no per la strada in caso di reale necessità?

Ci sono stili che, attingendo alla più fedele tradizione storica della nascita di quest'Arte, sanno benissimo come il Daito Ryu Aiki Jujutsu da cui essa è nata funzionasse eccome in caso di scontro fisico!

L'Aikido dei primi tempi era sicuramente molto più oneroso da praticare in termini fisici: leve e proiezioni erano spesso portate fino all'estremo delle possibilità di sopportazione del fisico umano... ed in più di un caso, anche al di là di esso.

Chi lo studiava voleva diventare difficile da sconfiggere, "forte" diremmo noi oggi... forse imbattibile, come lo era la fama del suo Fondatore stesso su un tatami.

Ci sono invece altri che hanno preferito orientarsi su aspetti più relazionali, filosofici o spirituali della pratica, tanto che oggi si assiste all'interminabile disputa legata alla reale efficacia dei video o degli stili che si vedono pubblicizzare.

"Steven Seagal riuscirebbe a picchiare Chuck Norris... il mio Maestro ha un Ki più lungo e grosso del tuo"... "Quelli li ballano solo, ma se uno vuole li blocca subito"... "Questa tecnica è potente, quest'altra non lo è"...

Potremmo tristemente ancora continuare a lungo!

Crediamo questo sia realmente un impantanamento da Aikidoka: se per noi fosse così importante diventare macchine da guerra micidiali, capaci di cavarcela in ogni situazione, inclusa un imboscata nel deserto del Qatar... non sarebbe meglio che praticassimo una disciplina un po' più pratica ed immediata?

Il Krav Maga è stato pensato per la sopravvivenza delle truppe militari israeliane d'assalto: facile che debba risultare efficace in situazioni di pericolo! No?

Allora l'Aikido non è efficace?

Anche questo ci pare impreciso, ma è necessario intenderci sul significato delle terminologie...

Quello che ora qui vorremmo sottolineare è che, efficace o meno, non è per niente funzionale il continuare a porsi questa domanda ad ogni passo che si compie, ad ogni video che si guarda...

L'estrema e continua preoccupazione su un aspetto specifico in greco veniva definito "mania", cioè "amore malato". Questo rende improduttiva, se non di ostacolo, questa continua lugubrazione.

Credi che il tuo Aikido sia potente ed efficace in caso di colluttazione fisica?
BENE, allora continua ad apprenderlo ed impararlo, se questo è ciò a cui miri.

Credi che sia eccessivamente povero di requisiti marziali? Trova un Dojo in cui questi valori siano tenuti in una considerazione maggiore!

Ma il continuare a chiederti se ciò che fai o fanno gli altri va bene oppure no ed a voler dimostrare al prossimo la correttezza delle proprie tesi è un chiaro segno di debolezza, più che fisica, mentale ed emotiva.
Chi ha bisogno di certezze infatti è normalmente ancora ad uno stadio larvale della crescita e maturazione della propria identità.

E se non sai chi sei, come fai a sapere che cosa vuoi?

C'è gente quindi che prima di sapere cosa vuole, spreca un mare di tempo ad attaccare la correttezza o meno di ciò che vogliono gli altri, ottenebrandosi con domande che non hanno un'unica ed oggettiva risposta.

"un mio amico è riuscito a fare nikyo al polso di un body builder che sembrava l'Incredibile Hulk!"... questo non farà più grande la tua capacità di fare "Aikido" come lui però, anche perchè starai sottraendo tempo all'allenamento per parlare di fatti reali mischiati a leggende metropolitane.

Chi assicura poi che il body builder non fosse stato preso nel giorno in cui era ubriaco, con una spinta influenza intestinale ed in cui per giunta fosse stato straziato moralmente dalla dipartita del suo tanto amato criceto domestico?

Il nikyo "inflitto" varrebbe allo stesso modo?

Aria fritta, perché la risposta non c'è, così come non ci sono tutte le condizioni al contorno del racconto fenomenale.
Né un riscontro più diretto sarebbe possibile, tranne che in birreria, in quanto nell'Aikido non sono previste gare!

Impantanatevi quindi al massimo in un serio e duro allenamento: abbiamo conosciuto molti Maestri, appartenenti a svariati stili ed epoche differenti, ma ciò che ha accomunato tutti loro era il riuscirci a farci cadere sempre e comunque, o, perlomeno, a farci fare fisicamente ciò che volevano loro.

Probabilmente l'efficacia in Aikido si ottiene come una sorta di risultato secondario dell'allenamento continuo, in questo senso utilizzare troppo tempo per misurarla può risultare una perdita di tempo.

Nessun processo di apprendimento scorre sereno con il continuo dubbio sulla bontà di quanto si studia. E' come andare al ristorante, ordinare un piatto e poi ad ogni boccone interrogarsi se non sarebbe stato più gustoso sceglierne un altro.
Come si fa a godersi la cena? Mangia tranquillo, la prossima volta al massimo cambierai menù!

Altro stereotipo perditempo molto comune: "andiamo in Palestra questa sera?"

Un Dojo NON è un Fitness Club!

Eravamo già entrati nel merito di ciò nel post che trovate al seguente link, ma negli ultimi Aiki-viaggi che abbiamo fatto sono stati molti gli Aikidoka incontrati che ancora fraintendono questi due termini.

In una palestra si fa sport, si svolgono attività che hanno il fine di migliorare la linea, assodare le flaccidità, rinforzare la muscolatura.

Un Dojo è una cosa diversa perché a nessun orientale verrebbe in mente di dividere l'attività corporea da quella mentale, da quella emotiva e da quella spirituale!

Che poi i nostri Dojo possano effettivamente trovarsi fisicamente all'interno di una Palestra o di un Centro Benessere non significa automaticamente che vi ci possiamo recare senza fare il giusto distinguo.

Nel luogo in cui si praticano le Arti Marziali (praticamente tutte quelle di matrice tradizionale), gli allievi si iscrivono per imparare e quindi per essere "vuoti"...

Vuoti di cosa?!
Di aspettative, di pretese, di insofferenze ed eccessivi giudizi nel merito di ciò che ancora non si conosce bene.

In una Palestra non è così: è più chiaro fin da subito il valore dello scambio monetario e del contratto che si sottoscrive.
Spogliatoi puliti, buon orario di apertura, insegnanti di Spinning e Fitbox simpatici e competenti (non guasta anche se sono carini!)...

E nel Dojo? Austerità e vita monastica?

No, non crediamo sia necessario... ma sicuramente un alto spirito collaborativo aiuta parecchio ad interagire con chi si sta sottoponendo ad una disciplina con il fine di giungere alle stesse mete che anche noi ci stiamo ponendo.

In un Fitness Club tutto ciò potrebbe essere superfluo: si è tante identità distinte che possono legare amicalmente o meno, fino a creare ristrette cerchie di frequentatori che si stimano o giudicano negativamente a vicenda.

Se l'insegnante dice che c'è un allenamento in più è possibile accettare di esserci o valutare se il week-end con la famiglia non sia da preferire.

Anche in un Dojo è piuttosto consigliato pensare alla propria famiglia ed alla regolare vita lavorativa di ciascuno, ma continuare a non accettare mai l'allenamento aggiuntivo che il nostro Maestro ci propone significa non essersi mai fermati troppo a valutare perché egli ce lo proponga...

Ci sono Insegnanti che organizzano molti seminari di Aikido per guadagnare ulteriori soldi dai propri allievi, ma questo non dovrebbe accadere in un luogo sano. E' come dire che questa tendenza non deve per nulla essere presa a giustificazione di Maestri (e sono la maggioranza) che non si comportano affatto così.

C'è chi, se consiglia accoratamente di frequentare il corso, lo fa perché ha compreso come ciò sia importante per noi, e ci faccia "bene" in ultima analisi.

In caso di necessità, all'istruttore di Spinning è possibile dire "non scocciare"... e quindi andare alla reception della Palestra a muovere le nostre proteste: al proprio Insegnante di Aikido no!

E' possibile cambiare Dojo, qualora non si sia soddisfatti dell'atteggiamento del Maestro o del suo operato, questo si.

Gli allievi più giovani nella pratica si occupano di pulire l'area di allenamento prima e dopo ogni keiko, se essi non sono presenti, tocca ai Senpai farlo...
Non si può pretendere che ci sia un impresa di pulizia a fare ciò, cosa che invece ci si aspettare in un Centro Benessere.

Questa buona abitudine è un prequel ed un prosieguo al proprio allenamento, poiché aiuta mentalmente a forgiare quell'attenzione ai particolari, all'ordine ed alla pulizia che sono ad onore contemplati nella pratica delle Arti Marziali in generale, prima ancora che nello specifico dell'Aikido.

Il Dojo poi è un luogo di ritrovo che può anche andare al di là dell'allenamento stesso: è possibile mangiare allestendo rapidamente i tatami con tavolini bassi che permettono ai commensali la posizione di seiza (che noi occidentali solitamente reggiamo comodi solo circa 3 minuti!), così come e possibile pernottarci all'interno di comodi futon o sacchi a pelo disposti direttamente sui tatami.

Queste cose sono solitamente poco costose e permettono trasferte anche lunghe in altre città, ma non potrebbero sicuramente avvenire nella sala Tone Up di una Palestra!

Un Dojo è un luogo appositamente dedicato per entrare immediatamente in contatto con il percorso personale che stiamo coltivando fin dall'ingresso nel locale, mentre un Fitness Club è più similare ad un contenitore che permette di fruire di diverse specialità ed esercizi connessi al corpo, l'atmosfera non può quindi più di tanto essere contenuta e riflessiva.

Alle nostre latitudini i Dojo veri e propri non sono sicuramente molti e quindi i corsi di Aikido devono spesso trovare casa nelle Palestre private o in qualche polverosa (e spesso trascurata) Palestra di scuola comunale, ma non crediamo che questo possa essere utilizzato come scusa per non vivere in modo adeguato gli spazi ed orari nei quali frequentiamo il tatami.

"Dojo" e "Palestra" in fin dei conti non sono altro che due parole - come un nostro lettore giustamente ci ricordava -, quindi nulla vieta di vivere la seconda con la stessa profondità alla quale sarebbe destinata la prima. E ci auguriamo che termini preso l'attegiamento perditempo di chi invece fa il contrario!

Fra qualche anno noi apriremo un Dojo dedicato alla pratica dell'Aikido a Torino (o ristretti dintorni) e siamo certi che molti altri ci seguiranno in questa impresa: per allora però abbiamo bisogno di fare cultura su cosa significherebbe frequentare (quotidianamente o quasi) un simile posto.

L'ultimo "impantanamento" di cui vi parliamo quest'oggi è l'espressione: "COM'E' DIFFICILE, NON CE LA FARO' MAI!"

Quanti di noi hanno pronunciato queste parole o hanno sentito altri Aikidoka pronunciarle?

A cosa serve veramente dichiarare che non arriveremo MAI a compiere ciò che il nostro cammino prima o poi potrebbe richiedere?

- Serve a facilitarci il compito?
- Serve a esorcizzare la paura di non farcela quando invece si spera di tutto cuore di poter diventare in grado di agire? Un po' contorto come atteggiamento!
- E' un utile monito a quella che sarà la propria realtà definitiva?

NON CREDIAMO A QUESTE TESI: semplicemente molte cose sembrano complicate prima di avere il tempo di familiarizzare con esse.
Ognuno poi possiede le proprie inclinazioni personali, perciò quello che sembra facile per qualcuno, sarà considerato ostico per altri.

Ma noi studiamo Aikido anche per esaminare dinamiche nuove, per acquisire maggiori consapevolezze sul nostro corpo, sui nostri limiti personali... talvolta per imparare a superarli, talaltra per apprendere come rispettarli, senza fare troppo i furbi.

Quindi che senso ha dire "non ce la farò mai" in un ambito in cui ci si evolve?

Sapete chi è un esperto?
Non chi in un determinato contesto è a conoscenza di tutto, ma, all'opposto chi ha compiuto in un settore quasi tutti gli errori possibili... e così facendo è diventato capace di tenersi alla larga da essi, memore della fatica che ha impiegato per rimediarvi.

Se volgiamo diventare esperti, bisogna quindi avere il coraggio di sbagliare molte volte!

Bisogna quindi accettare la possibilità della NON RIUSCITA nel caso si voglia compiere una trasformazione nel tempo: solo infatti chi è immobile saprà domani fare SOLO le cose che sa già fare oggi!

Ma questo non è solitamente compreso da chi si conosce così poco da introdurre ulteriori ostacoli alla propria crescita rispetto a quelli che già effettivamente ci sono: uno di questi metodi è proprio quello di pensare continuamente cose del tipo "non ce la farò mai" a... imparare a cadere, diventare flessibile, acquisire sicurezza e fluidità... etc.

Non rimaniamo impantanati nelle nostre piccole pozze mentali, aggrappati alle insicurezze o alla paura, ma apriamoci all'esperienza degli altri, in modo da poter imparare anche dagli errori altrui e non essere quindi costretti a ripeterli a nostra volta...

Abbiamo scritto questo Post per far risparmiare un bel po' di tempo a molti, ma non con l'intento di voler insegnare qualcosa: in ultima analisi ciascuno comprende ciò che vuole...

... ed è capace di aggrovigliarsi a certi fili spinati fino a quando crede di averne realmente bisogno.


Noi semplicemente, ci volevamo riferire agli altri! ^__^

1 commento:

Anonimo ha detto...

mi è molto piaciuto... non dico che sia tutto giusto o che non lo sia, ma aiuta a far pensare... ed è questo quel che serve... di quelli che ci dicono cosa è giusto come fosse tutto una Legge Divina ce ne sono ad ogni angolo... ... l'Aikido si impara non si insegna! si pratica non si esamina ;)