domenica 30 gennaio 2011

L'Aikido ed il Piccolo Principe


"Mi disegni per favore una pecora?"

... queste sono le prime parole di uno stranissimo personaggio, protagonista di un altrettanto stranissimo libro: "Il Piccolo Principe" di Antoine De Saint Exupéry.

Si tratta di un libro per bambini, ma che contiene profonde verità di cui gli adulti talvolta hanno dimenticato l'esistenza.
E' un grande classico, che ha formato e continua ad appassionare intere generazioni di lettori, grandi e piccini.

Pure nella sua estrema semplicità di un piccolo formato illustrato di sole 122 pagine, questo testo racconta una storia importante e da non dimenticare, che riguarda noi tutti.

Proprio in sua celebrazione, qualche tempo fa ci siamo sbizzarriti a ricercare le inaspettate connessioni con il mondo dell'Aikido, scoprendo che, con linguaggi diversi, immagini diverse è possibile simboleggiare una medesima realtà o principi analoghi...

Così abbiamo, ad esempio, notato la notevole cocciutaggine del Piccolo Principe nell'insistere ad avere risposte alle sue domande, una volta poste.
Non è facile nel libro far cambiare idea al Piccolo Principe: quando si focalizza su qualcosa, per quanto spiacevole o imbarazzante sia rispondere ai suoi 1000 interrogativi, è pressoché impossibile non cedere alle sua pressioni.

Forse potremmo chiamare questa sua dote "rompiscatole" focalizzazione.
Anche a noi in Aikido serve la focalizzazione: la determinazione con la quale si agisce talvolta è il miglior supporto al nostro successo!

Non demordere è importante, in una Via che può rivelarsi impervia ed aspra nella misura in cui è rivelatrice, soddisfacente e profonda.
Anche nel nostro caso è importante esigere che le nostre domande trovino una risposta, soprattutto se noi domandiamo qualcosa a noi stessi.

Il piccolo pianeta del Piccolo Principe poi è abitato da pericolosissime forme di vita che devono essere assolutamente tenute sotto controllo: i baobab!

Essi sembrano vegetali comuni "e sospingono dal principio timidamente verso il sole un bellissimo ramoscello inoffensivo". Ed il suolo del suo pianeta natale era infestato di semi di baobab.

"Ora, un baobab, se si arriva troppo tardi, non si riesce più a sbarazzarsene... ingombra tutto il pianeta"!

E' una vegetazione che prende il sopravvento sulle altre, soffocandole e occupando tutto lo spazio disponibile. Diventa perciò essenziale tenere sotto controllo la loro crescita ed estirpare le radici di baobab finché sono piccole.

"E' una questione di disciplina", dice più tardi il Piccolo Principe stesso!

Anche nella nostra Arte è questione di disciplina!
Anche il terreno della nostra pratica è pieno di semi buoni, da lasciar crescere rigogliosi, e da semi cattivi, come quelli dei baobab... che se li si lascia proliferare troppo, creano problemi non più recuperabili in modo semplice. E' necessario estirparli alle radici!

Ci viene in mente la pigrizia, l'insofferenza alle norme, il desiderio di comodità e di non impegnarsi sempre al 100%.
Basta poco e questi semi proliferano a dismisura nella trascuratezza, diventando presto alberi dal fusto veramente ostico da abbattere.

Ogni giorno, O' Sensei stesso raccomandava, è importante praticare proprio per abituare noi stressi ad una sorte di disciplinata igenizzazione e pulizia del nostro stesso atteggiamento durante la pratica!

Se una sera, nella quale c'è la nebbia, si sente qualche dolorino articolare, gioca in TV la nostra squadra preferita... si decide di saltare l'allenamento al Dojo, questo crea un precedente in noi, la volta successiva sarà più facile replicare questa dinamica.

Nulla di male fin qui, ma il problema vero è cosa accade se permettiamo ad essa di prendere il sopravvento sulla nostra volontà!
Abbiamo visto molte, troppe persone dover incominciare sempre un po' dall'inizio il loro percorso Aikidoistico, proprio per non aver avuto la forza di tenere pulito il loro stesso modo di concepire la pratica.

Molte poi non ce la fanno ed abbandonano, i baobab in loro hanno vinto!

E' poi fondamentale avere il coraggio di viaggiare, così come il Piccolo Principe fa di pianeta in pianeta, allontanandosi dalla sua patria natia alla scoperta di quello che è nuovo ed inedito.
Egli apprende da questo suo viaggio nuove cose sul mondo e la sua esperienza gli permetterà poi di ritornare a casa e di guardare con occhi nuovi alle sue vecchie dinamiche ed amicizie...

Abbiamo già scritto molte volte su Aikime quanto riteniamo fondamentale che ciò avvenga anche in Aikido.

C'è la pratica vigorosa, c'è quella morbida, quella precisa e quella fluida: non è sempre facile trovare tutti questi elementi integrati in un unico Insegnante, ma sicuramente è facilissimo reperirli in giro per i Dojo che incontriamo sulla nostra Via.
Se abbiamo a cuore di cercare!

Altri "pianeti dell'Aikido", potremmo dire... ma che ci fanno tornare a casa arricchiti da un'esperienza che meglio ci permette di valutare il nostro abituale modo di lavorare e di atteggiarci nei confronti di quest'Arte!

C'è poi una lezione veramente importante ed ostica a volte da apprendere da ciò che accade al Piccolo Principe nella parte finale del suo libro: il suo incontro con la volpe, ed il suo volerla addomesticare...

Egli ha il coraggio di creare un legame con questa volpe, imparando a conoscerla e quindi a distinguerla fra 1000 altre analoghe volpi. Quella diventa speciale, perché diventa la SUA volpe!

Nello stesso modo egli apprende come i legami speciali gli permettono di rapportarsi nel modo migliore con tutto il mondo che si è lasciato alle spalle, in particolare con il suo piccolo pianeta e, soprattutto, con la sua rosa.

Egli apprende che il creare questo legame è molto importante, poiché ci sono dinamiche possibili solo dopo che ciò è stato fatto.

Apprende anche però che proporzionalmente a quanto egli è disposto a legarsi in profondità, interviene anche il suo senso di responsabilità verso ciò a cui ha voluto legarsi.

"E' il tempo che hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante" insegna l'amica volpe al Piccolo Principe, e continua "Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa...".

Questo pare qualcosa di semplice, ma è tutt'altro che banale!

E' un po' come dire che nella misura in cui si è disposti a dare, si è in grado di ricevere, e viceversa!
Nel mondo dell'Aikido, molti sarebbero disposti a prendere, ne abbiamo l'assoluta certezza... ma non sono altrettanto numerosi coloro che sono anche disposti a donare, in ugual misura...

Questo non è solo spiacevole per una ragione di egoismo, ma rende anche impossibile l'operazione stessa di prendere, per definizione di legame e di responsabilità con il proprio legame.

Senza di esso non è consentito di scendere in alcuni aspetti profondi, ma con esso si rimane, in qualche modo necessariamente coinvolti con l'oggetto stesso, la pratica che si è deciso di "sposare". Si rimane in superficie, a livello hobbistico.

Questo non fa dell'Aikido un'attività da "toccata e fuga", come a molti invece piacerebbe poter fare.

Ci viene da sorridere quando vediamo che molte persone intraprenderebbero volentieri la via delle Arti Marziali per "imparare a difendersi", per avere meno senso di insicurezza quando camminano per le strade...

... non c'è di per se nulla di male in ciò, anche molti di noi hanno incominciato così a calcare il tatami!

Il problema è se si resta imprigionati in un'ottica utilitaristica che crede di poter utilizzare il tatami, il Dojo, l'Insegnante ed i compagni di allenamento solo per raggiungere il proprio scopo e quindi da eliminare dall'agenda, non è nemmeno possibile giungere a ciò che agogniamo avere!

L'Aikido, come le relazioni e tutte le cose che "ammaestriamo", ci dà in funzione di quanto siamo disposti ad offrire ad esso!

Concludiamo con il piccolo/enorme segreto che la volpe rivela al Piccolo Principe, in occasione del loro commiato. Essa gli dice: "non si vede bene che con il cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi".

Più di ogni altra cosa questo breve scambio ci ha riportato alle dinamiche che ci interfacciano all'Aikido.
Quando iniziamo il nostro percorso, generalmente cerchiamo tecniche, invincibilità... sicurezze.

Tuttavia, man mano che si percorre la Via, si fanno spazio nuovi principi interessanti da fare propri: sono aspetti più sottili della pratica, che tendono ad essere meno spiegabili oralmente ad altri... sono cose che si sentono, insomma... ma non per questo ci appaiono essere secondarie... anzi!!!

I movimenti si fanno più essenziali e quelli di un Sensei sono semplicemente così impercettibili che egli pare sviluppi capacità sovrumane: la sua efficacia viene contattata senza il minimo sforzo e questo appare semplicemente inspiegabile.

Ma "l'essenziale è invisibile agli occhi", abbiamo già sentito ricordarci dalla volpe del Piccolo Principe.
La strada quindi si fa più sottile, più alta, potremmo forse dire: diventa di una profondità inenearrabile in funzione di quanto siamo disposti a vedere con il cuore.

Questo implica di agire con passione e per passione e richiede parecchio coraggio.

Ma il coraggio è proprio una di quelle qualità
Samurai che si direbbe che noi stiamo cercando nelle Arti Marziali, perciò il cuore potrebbe essere un buon tramite per contattarla ed integrarla in noi.

Diventare essenziali, mossi dal cuore, è forse sinonimo di assenza di sprechi e focalizzazione costante e profonda sui nostri obiettivi: insomma un altro modo di dire "Aikido"!