domenica 10 ottobre 2010
γνῶθι σεαυτόν - gnōthi seauton: Aikidoka... conosci te stesso!
"[...] l'Aikido è un'Arte Marziale la cui efficacia deriva dalla capacità di adattarsi, cambiare ed essere flessibili.
Essendo capaci di generare spontaneamente le tecniche basate su principi di non-attaccamento, di non-conflitto, di yin e yang, l'Aikidoka può trasformare l'aggressione, quasi ad un fine espressivo o artistico.
Ogni l'Artista Marziale compiuto riconosce che l'efficacia di un'Arte dipende da egli stesso ed è insensato nascondersi dietro alle tecniche o le discussioni "se l'Arte Marziale A sia migliore dell'Arte Marziale B".
Accettando la responsabilità dei propri successi o sconfitte, si apre la possibilità di un autosviluppo e crescita continui. Una volta che questa verità di base è stata accettata, un Artista Marziale può riconoscere i propri punti di forza e di debolezza per ciò che sono ed adattarli [studiarli] all'interno del proprio allenamento.
Comprendendo questo, ci si libera dai vincoli delle tecniche insegnate a dal vostro Sensei e ci si consente di acquisire un'Arte Marziale realmente propria.
Presupporre che i miei allievi pratichino Aikido con la stessa mia sensibilità è sciocco e non costringo mai i particolari delle loro tecniche ad assomigliare a ciò in cui mi sono esercitato io.
Sono felice per loro, per quanto essi possano fare per rendere una tecnica funzionante... poiché staranno scoprendo il loro "personale" stile di Aikido.
Sono veramente convinto che l'Aikido sia un percorso di espressione personale, e li incoraggio a continuare la loro esperienza fuori dal Dojo.
I cuochi dovrebbero proiettare come se gettassero [a bollire] le tagliatelle ed affettassero la carne, i pittori dovrebbero maneggiare delicatamente le forze scagliate loro contro dall'attaccante ed i musicisti dovrebbero poter danzare intorno ai loro avversari.
Dobbiamo anche accettare le differenze nei nostri corpi e delle nostre personalità. Siete pesanti o leggeri, iper-attivi o introversi, veloci o lenti...
Realizzate che l'Aikido utilizza l'intero spettro di yin e yang, duro e morbido, veloce e lento, grande e piccolo.
Se osservate l'Aikido dei vari Maestri in giro per il mondo, potete vedere un'ampia gamma di tecniche. A volte nitide e dirette, a volte fluide.
Nel vostro allenamento personale, siate avventurosi e generate "un vostro personale Aikido". Trovate valore in tutto ciò che siete, effettuate le vostre tecniche con il soddisfazione personale e riflettendo chi siete voi".
[Gregor Erdmann]
Le prime lettere che compaiono quest'oggi nel titolo del Post non sono in giapponese, come al solito... sono in greco!
L'esortazione "Γνῶθι σεαυτόν" (gnōthi seauton)... "conosci te stesso" è un motto greco, iscritto sul tempio dell'Oracolo di Delfi e può ben riassumere l'insegnamento di Socrate, in quanto esortazione a trovare la verità dentro di sé anziché nel mondo delle apparenze.
La tradizione vuole che esso costituisse la quintessenza dell'enigma della sfinge, al cui cospetto veniva posta una domanda ad ogni visitatore.
Se questi si fosse mostrato in grado di rispondere, l'oracolo avrebbe rivelato lui qualsiasi cosa richiesta... ma se avesse fallito, sarebbe stato divorato dalla sfinge.
La domanda era la seguente: "Qual è l'animale che al mattino ha quattro zampe, a mezzogiorno ne ha solo due e alla sera tre?".
La risposta è ovviamente "l'uomo"... che "alla mattina", nella sua giovinezza, procede a gattoni... nella sua maturità si erge sulle sue gambe per il suo cammino ed "al calare del sole", nella vecchiaia si aiuta con un bastone!
Abbiamo pubblicato questo articolo di Erdman Sensei (che potrete trovare in originale al seguente link) al fine di far riflettere e discutere su un punto veramente cruciale della nostra pratica, a nostro modo di vedere: la possibilità di personalizzazione del proprio Aikido... di esprimere con quest'ultimo la nostra essenza più vera e profonda!
Un tema realmente controverso, confutato da alcuni, che ripongono fiducia sull'incredibile e non replicabile esperienza di chi ci ha preceduto (O' Sensei, Saito Sensei... vari altri Maestri di fama mondiale) ... auspicato da altri, come abbiamo visto nell'articolo precedente, che vedono nell'Aikido un potente mezzo di espressione personale.
Sicuramente la nostra Arte è stata coniata nella terra in cui COPIARE innanzi tutto, farlo al meglio delle proprie capacità, costituisce il principe dei metodi per apprendere veramente qualcosa.
L'imitazione del Sensei è quindi storicamente a ragione considerata un valido mezzo per progredire nella propria consapevolezza sull'Aikido.
Ma questo processo ha dei limiti? Può presentare delle patologie?
Esortare ciascun praticante a "trovare/coniare il proprio Aikido" può essere ugualmente considerato pericoloso: chi dovesse iniziare una simile operazione senza possedere la dovuta esperienza, potrebbe facilmente perdersi in un'espressione NARCISISTICA di sé, valida esclusivamente fra le mura del proprio Dojo.
Come fare quindi?!
Non intendiamo sciogliere noi l'arcano... ma ci interessa invitare i nostri lettori ad alcune riflessioni, aiutati questa volta anche da affermati testi di pedagogia.
Da un paio di secoli, questa disciplina si occupa di studiare le fasi dell'apprendimento e, secondo alcuni, esso può essere ben schematizzato nei quattro punti successivi:
1 - l'apprendimento della regola formale, per imitazione;
2 - la presa di consapevolezza dei principi fondamentali che sottostanno alla regola appresa;
3 - la messa in discussione della regola appresa dall'esterno (non dei suoi principi);
4 - la trasgressione dalla regola appresa mediante la creazione di una propria regola personale, formalmente differente da quella a suo tempo assunta come propria, ma che ne conservi inalterati i principi.
Secondo questi schematici punti, si assiste alla creazione personale di una coscienza interna relativa all'oggetto studiato, grazie alla quale l'esperienza inizialmente introiettata dall'esterno si fa realmente propria e personale a tutti gli effetti.
Potrebbe non essere differente l'apprendimento della nostra Arte.
Sia COPIARE, che PERSONALIZZARE potrebbero così essere tappe successive, interdipendenti e... necessarie.
Il problema, al solito, sta nell'equilibrio con il quale si procede.
Se volessimo scrivere una poesia, sarebbe necessario:
1 - prima conoscere molto bene tutto l'alfabeto...
2 - poi conoscere sufficientemente bene diversi vocaboli della lingua (non necessariamente tutti!)....
3 - procurarci gli strumenti per diventare indipendenti nel processo di creazione (penna, foglio...)
4 - quindi comporre liberamente, lasciando che un po' di noi stessi emerga dal fluire della nostra penna su un foglio.
Se iniziamo troppo presto a poetare, non avremmo a disposizione le parole migliori per esprimere ciò che proviamo nel profondo, poiché non possediamo sufficientemente esperienza e conoscenza del lessico.
Ci sono poesie anche molto brevi ed intense, ma qualche parola è comunque indispensabile!
Se utilizziamo la vita a studiare ogni vocabolo della lingua (qualsiasi lingua), non finiremmo mai di farlo, giacché essa si evolve di continuo.... e soprattutto, non inizieremmo mai ad esprimerci componendo!
Crediamo questo parallelo letterario abbastanza calzante con quanto avviene sui nostri tatami.
Perciò crediamo che chi, anche leggendo l'articolo che abbiamo proposto quest'oggi, si sentirà legittimato ad "inventare" il suo Aikido, creando TROPPO PRESTO regole proprie si perderà, come chi si tuffa in mare prima di avere imparato a nuotare bene.
Non ci occupiamo quindi di costoro... gli sciocchi, azzardati ed imprudenti non mancheranno mai nella società!
La nostra riflessione invece vuole incoraggiare i ricercatori seri, che fanno di se stessi il proprio strumento di ricerca: mettere un po' di sé in ciò che si fa è segno che ci si è studiati a fondo ed a lungo.
CONOSCERE SE' STESSI è l'unico modo per diventare veramente e originalmente creativi.
Trascorrere la vita ad insegnare le tecniche che qualcun altro ci ha "passato", senza averne verificato personalmente la bontà, senza averle mai messe in discussione, riteniamo potrebbe essere svalutante almeno quanto azzardarsi a creare ciò che non è ancora alla propria portata.
Tenersi lontani da questi due estremi ingannevoli potrebbe essere forse qualcosa di notevolmente saggio.
O' Sensei ha COPIATO (dal Daitō-Ryū Aikijūjutsu) e quindi CREATO personalizzando (l'Aikido)... e potremmo dire altrettanto per tutti i grandi Maestri di cui si ha onorabile memoria.
Essi, al di là delle loro personali geniali capacità o meno, sono stati Artisti Marziali completi, nel senso letterale del termine: hanno saputo fare della marzialità un'Arte.
Essi hanno studiato ed espresso loro stessi nell'allenamento personale, e non hanno temuto che ciò si mostrasse alle generazioni future.
Noi li ricordiamo come individui, unici per la loro personalità ed originalità... non solo come robot dispensari di sublime tecnica.
Auguriamo per primi a noi stessi ed a tutti gli Aikidoka di poter giungere così in alto in questo onorabile percorso che prevede, ad un certo punto, di confondere [... "fondere insieme"] se stessi con il proprio operato!
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