In qualsiasi modo si possa intendere la pratica dell'Aikido, presto o tardi tutti i praticanti si scontrano con l'inevitabile scoglio della migliore respirazione da abbinare ai loro movimenti sul tatami.
La questione è veramente cruciale perché respirare correttamente diventa il naturale spartiacque fra chi riuscirà ad aumentare il ritmo della sua pratica e l'efficacia di ogni suo movimento e chi si bloccherà davanti alla sensazione di "non farcela più" o di non avere sufficiente energia e lucidità per praticare come desidererebbe o gli viene chiesto di fare.
In controtendenza però all'importanza che l'aspetto relativo alla respirazione viene ad assumere nella pratica della nostra Amata Arte, sono poche le Scuole che investono su una sua didattica attenta ed esaustiva.
Nemmeno Aikime è la sede per i trattati esaustivi, lo sappiamo... ma può risultare utile fissare alcuni semplici punti che facciano da stimolo e supporto ad approfondire l'argomento nelle dovute sedi.
Innanzi tutto: respirare è un atto semivolontario indispensabile per vivere, chiunque lo sa.
"Semivolontario" significa che possiamo dirigerlo consciamente solo entro alcuni determinati parametri e tempistiche e che, quando non lo facciamo in maniera conscia, il nostro sistema nervoso simpatico pensa a come gestirne il processo.
Quando ci si affatica è normale che l'organismo richieda una maggiore presenza di ossigeno nel sangue, per supportare l'attività muscolare e cerebrale.
Se non si rende conscia la propria respirazione, durante la pratica il sistema nervoso gestirà l'atto come in un momento di urgenza, nel quale aumenta il ritmo della ventilazione per far fronte alla naturale maggiore richiesta di ossigeno.
Se quest'atto si protrae nel tempo il meccanismo va in tilt, perché non è stato studiato per qualcosa di durevole, ma solo, come si diceva, per una breve situazione transitoria di emergenza.
Unito a questa consapevolezza, aggiungiamo anche che ci siamo abituati nella nostra vita attuale ad una respirazione comunque di bassa qualità, nella quale si predilige sfruttare poco la capacità toracica... fare respirazioni frequenti e poco profonde.
Un normale respiro, che può essere clavicolare, toracico e addominale... e che sarebbe bene fosse composto sempre da tutte queste componenti, è solitamente fatto solo con la parte alta del busto (torace-clavicole) e quindi raramente ha delle componenti profonde (addominali).
L'aria non viene anche mai espulsa tutta dai polmoni, rimanendo quindi in percentuale elevata a viziare al loro interno, rispetto all'aria fresca e carica di ossigeno che viene ogni volta introdotta dall'esterno con l'atto respiratorio.
La pratica quindi mette rapidamente in crisi questa bassa cultura della propria respirazione, perché chiede molto ossigeno, per tempi mediamente più prolungati ed una buona capacità di azione e reattività durante ad essi.
In un certo senso, potremmo dire che l'Aikido, ancora una volta, costringe a mettere la lente su un problema molto importante, che viene reso visibile durante la sua pratica... perché se ne accentuano gli effetti indesiderati, ma che è importante soprattutto perchè ci accompagna nella vita ben al di là di quando siamo sul tatami!
Dal sintomo quindi passiamo alla "cura"...
C'è sempre un modo migliore di fare ogni movimento, questo ciascuno di noi lo ha appreso con gli anni, praticando.
C'è però anche un modo migliore di abbinare un atto respiratorio a quel movimento.
Ciò viene talvolta imparato sulla nostra stessa pelle tramite numerosi insuccessi: rimanere senza fiato durante un randori, ad esempio.
Respiravamo male, o perlomeno la nostra respirazione non era in armonia con il nostro movimento.
E' forse bene iniziare ad apprendere una respirazione addominale più profonda e regolare durante una pratica tranquilla, prima di testarne la bontà nei momenti concitati sul tatami... ma è comunque bene partire da qualche parte se ci si vuole addentrare nell'arcano del fiato/dell'energia che manca!
Partiamo piano, muoviamoci tranquillamente, respiriamo tranquillamente, in modo costante e profondo.
La fase di espirazione dovrà mediamente durare molto più che quella di inspirazione (talvolta si dice "il doppio").
Si dovrà fare particolare attenzione ai due punti di inversione dell'attività respiratoria, ossia la fase di apnea ossigenata (quando abbiamo preso il fiato e stiamo per ri-emetterlo all'esterno) e la fase di apnea deossigentata (quando abbiamo appena espulso l'aria e ci apprestiamo a farne entrare di nuova).
La respirazione diviene così regolata da quattro momenti, anziché due, caratterizzati dalle quattro fasi caratteristiche di ogni ciclo vitale (vi consigliamo di rileggere quanto già a suo tempo scritto al seguente link):
1 – eccitazione (apnea deossigenata): abbiamo bisogno/voglia di fare entrare l'aria che pare mancarci;
2 – espansione (inspirazione): l'addome ed il torace si espandono;
3 – contrazione (apnea ossigenata): non riusciamo a trattenere oltre l'aria che abbiamo inspirato;
4 – rilassamento (espirazione): l'addome ed il torace si contraggono.
Con più consapevolezza ora quindi incominciamo a muoverci, esattamente come eravamo abituati già a fare... ma ora cercando di includere la consapevolezza (non la volontarietà!) del nostro atto respiratorio durante il movimento.
Noteremo subito che ogni azione sortirà un effetto migliore o peggiore a seconda di QUALE atto respiratorio le sarà abbinato: in una posizione di "stiramento" o stretching, sarà più efficace espirare; se dovessimo alzare un peso notevole, andrebbe meglio inspiare profondamente prima e quindi compiere lo sforzo mentre tratteniamo l'aria nei polmoni (apnea ossigenata).
Analogamente avremo in Aikido: ci saranno momenti migliori per inspirare, in armonia con il nostro movimento e con quello del nostro partner... momenti in cui sarà importante invece espirare, in modo che questo atto si "sposi bene" con l'azione in corso.
Fortunatamente, oltre alla nostra possibilità di sperimentazione personale diretta, ci vengono in aiuto anche gli insegnamenti orali di Morihei Ueshiba, O' Sensei!
Egli raccomandava di "inspirare il proprio partner", oppure "inspirare l'attacco"... quasi a rappresentazione di voler portare prima dentro di noi l'energia che il partner ci scaglia contro.
Letteralmente: 対手の気を出す,"aite no ki wo dasu"... "prendere il ki dell'avversario".
Durante questa espressione corporea aumenta la propria determinazione e la propria esigenza di precisione, velocità ed efficacia.
Questa è la fase di espirazione, che dovrebbe venire dal profondo ed essere modulata dalle corde vocali in fase di uscita, trasformandosi in un poderoso "kiai!".
Abbiamo purtroppo talvolta perso il gusto e l'utilità di emettere correttamente il kiai durante la pratica...
Esso è uno dei principali indicatori della bontà del proprio atto respiratorio: quasi una sorta di bussola, che indica il tempismo dell'espirazione rispetto al movimento, perché si esterna un suono che è facile rendere presente a se stessi ed esaminare quindi a livello cosciente.
Durante la sequenza di un attaccante che arriva, viene atterrato e quindi riattacca nuovamente, ci si appresta a compiere una serie di atti respiratori coerenti: una dinamica ciclica che viene ripetuta con giusto timing ed armonia.
Analogamente avviene durante un randori: ora gli attaccanti sono di più, ma il respiro resta a scandire lo scorrere del tempo della nostra azione.
Un ciclo respiratorio lento, profondo e costante ci farà impostare un movimento altrettanto armonioso... e che per giunta può durare più a lungo che la sommatoria di guizzi di energia tutti slegati fra loro.
Molto di più non crediamo si possa dire in uno scritto: le indicazioni sono importanti, ma l'esperienza è insostituibile.
Crediamo ancora interessante segnalare ai nostri lettori le numerose opere di un famoso allievo del Fondatore in merito allo studio della respirazione. Si tratta di Itsuo Tsuda Sensei, che ha lasciato numerosi scritti sull'argomento, in Italiano pubblicati da Luni Editrice. Potrete vederlo in azione al seguente link.
Non è forse ancora il momento di tirare un sospiro di sollievo su questo importante tema, ma crediamo possa essere stato utile provare a farne comunque insieme qualcuno più consapevole...
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