domenica 25 aprile 2010

Miyamoto Musashi e l'evoluzione della Via


Siamo nel XV secolo: una celebre figura storica, Miyamoto Musashi, sosteneva nel suo lavoro "Il Libro dei Cinque Anelli" di aver realizzato l'essenza dell'heiho.

Cos è l'heiho?

Sebbene di questo termine non ci sia una traduzione precisa e letterale in italiano, possiamo abbozzare che esso descriva l'Arte Marziale come pratica per realizzare se stessi attraverso una crescita personale ed un'espansione della coscienza.

Musashi, fondatore del Niten Ichi Ryu, descrive ampliamente (per quanto si riesca a fare a parole) nella sua opera gli aspetti marziali e psicologici di questa disciplina, concentrando nelle pagine la sua vasta esperienza di Bushi (guerriero).
Nel Giappone di Musashi, vissuto a cavallo tra le epoche Azuchi-Momoyama, in cui le guerre civili giungono al termine, e Tokugawa, nel quale avviene una progressiva nazionalizzazione del Giappone, le Arti Marziali venivano utilizzate innanzi tutto per sopravvivere e risultavano essere finalizzate principalmente al combattimento e alla vittoria:

"Considera che l'avversario sia debole e tu forte, annientandolo così con un solo colpo [...] E nel caso di un combattimento singolo, quando l'avversario ha meno capacità, o cede nel ritmo, o cerca di sottrarsi, bisogna schiacciarlo con un colpo, senza dargli il tempo di respirare, senza perdersi a guardarlo negli occhi. L'essenziale è prevenire che si riprenda. E' importante prepararsi a questo con diligenza".

"La vera Via della Spada consiste nel combattere e vincere, e null'altro!".

Ricordiamo che con queste parole l'autore fa riferimento ad un combattimento dove "sconfitta" equivaleva a "morte", e non agli incontri sportivi a cui siamo abituati al giorno d'oggi.

"La mia esperienza dell'heiho studia come affrontare un nemico nel combattimento reale, in occasioni in cui si gioca la vita, affrontando il momento in cui si vive o si muore [...]".



Nel "Libro del fuoco" (HI-NO-MAKI), una delle cinque sezioni in cui è divisa l'opera, Musashi analizza in un capitoletto i tre metodi per prendere l'iniziativa:
ken-no-sen: attacco diretto;
tai-no-sen: contrattacco su reazione;
taitai-no-sen: anticipo su attacco.

L'analogo di questi tre metodi nel Judo o nell'Aikido potrebbero essere considerati il "sen", "go-no-sen", "sen-no-sen".

"Ciò che è scritto in questo capitolo è semplicemente l'idea, essa viene pienamente afferrata solo con l'esperienza. La scelta di uno qualsiasi di questi tre metodi d'iniziativa dipende dalle circostanze e dalla situazione e non è detto che convenga sempre attaccare per primi, ma certo è genericamente preferibile prendere l'iniziativa d'attacco e mantenere l'avversario in atteggiamento difensivo. In ogni caso, che l'uno o l'altro portino il primo attacco, il principio di essere aggressivi e di prendere l'iniziativa psicologica è fondamentale nell'heiho per guadagnare la vittoria".

E perché questo revival storico su Miyamoto Musashi?
Perché egli è stato uno degli padaccini più famosi e temibili del Giappone feudale e crediamo che in merito agli approcci marziali il suo pensiero debba necessariamente occupare un posto di tutto rilievo!

E' interessante però vedere anche come l'Aikido e altre scuole di Arti Marziali moderne abbiano avuto un'evoluzione notevole rispetto alle parole che abbiamo appena letto.

In particolare, la Via che stiamo percorrendo ci insegna a raggiungere la vittoria considerando l'attaccante sul nostro "stesso piano", senza la necessità ci sottometterlo fisicamente o psicologicamente.

Diciamo appunto attaccante e non avversario, proprio per non dare al nostro “partner” lo stigma “di quello cattivo”, né a noi quello “dei buoni che si difendono”.

In Aikido soprattutto, il concetto di attacco e difesa… ad un livello marziale ovviamente indispensabili, dovrebbero ad un altro punto sciogliersi spontaneamente, per lasciare posto ad una posizione di “NON giudizio” che accoglie comunque e di buon grado ciò che accade fra i partecipanti ad un conflitto.

Il viaggio che compiamo durante una tecnica non sarà più orientato verso la distruzione di Uke, ma verso l'incalanamento della sua energia in un'altra direzione: quella della comprensione.
Ma la comprensione di cosa?

Del fatto che il nostro avversario potrebbe essere colui che rispecchia/raffigura noi stessi: quello che non siamo disposti ad accettare e quello che non capiamo ancora o ci spaventa; per questo distruggere l'avversario senza comprendere ciò che ha da dirci vuol dire un po' mutilare noi stessi della grande opportunità di fare il prossimo passo nella crescita.

Parafrasando le parole di O'Sensei, non è necessario buttare via le arti marziali del passato, basta apprenderle rivestendole di abiti puliti.

"La Via dell'heiho, che è una condotta rigida e onesta, consiste nell'affrontare sinceramente il nemico con un'azione pulita che si ispira a principi corretti. A questo bisogna dedicarsi con attenzione".

[Shinmen Musashi]

Le Arti Marziali antiche sono pratiche passate indenni al setaccio del tempo, e validate dall’esperienza e dal sudore dei moltissimi praticanti che ci hanno preceduto studiandole.

Evitare di tuffarsi in esse sarebbe come buttare al macero tutto questo lavoro: ma se poi la visione con le quali le si pratica è innovativa come quella dell’Aikido, ecco che si realizza veramente un’ottima integrazione fra passato e una geniale intuizione del futuro… la possibilità di mutare “L’Arte della Guerra” in “Arte della Pace”, imparando a guardare un’inedita faccia di una ben già nota e preziosa medaglia!

L’Arte della Pace non fa affidamento sulle armi o sulla forza bruta per avere successo; al contrario, entriamo in sintonia con l’Universo, manteniamo la pace nei nostri reami, promuoviamo la vita e preveniamo la morte e la distruzione. Il vero significato del termine Samurai è “colui che serve e osserva il potere dell’amore”.

[Morihei Ueshiba, O’ Sensei]

2 commenti:

Sejbei ha detto...

Bellissimo post :) anche io ho letto il "libro dei 5 anelli" ti consiglio ( se non lo hai già letto) Hagakure il codice dei Samurai molto interessante ciao

Sejbei

Unknown ha detto...

Si sono daccordo che l'avversario che ti si presenta nella realtà nel ring della vita, sia un' incredibile opportunità di crescita nel rispetto che gli devi in quanto essere e che il suo ferirti porti alla luce le tue rigidità o paure lasciando il posto via via all'heiho, che da ciò che dite dovrebbe essere la quintessenza delle Arti Marziali giapponesi che noi in Cina chiamiamo Wu Wei "non azione"...