domenica 17 gennaio 2010

Le regole dell'Aiki-gioco


Ci fermiamo un attimo ad esaminare un fenomeno veramente interessante a nostro dire: cioè il sistema delle regole, codici e buone abitudini di cui ogni scuola di Aikido fa uso.

Perché questo?

Perché questo sistema di norme e prassi partono sempre da un lavoro di meditazione, sperimentazione ed attuazione degli elementi che vengono considerati importanti nella pratica: la distanza, il timing, la fluidità, il ritmo, la scioltezza...

... ma accade che questo lavoro valga molto spesso solo all'interno del contesto in cui viene elaborato ed affinato, così che quando un Aikidoka proveniente da altra estrazione si "mescola" a questo contesto, da subito avverte le differenze rispetto al proprio metodo di lavoro, alle proprie buone prassi, sovente affinate per anni; avverte una sorta di incompatibilità, almeno apparente, con quello che gli viene proposto e ciò che già possiede nel suo bagaglio.

I due "codici" non sono identici, spesso non si somigliano neppure... diventa difficile il "dialogo" sul tatami mediante le azioni del corpo.
Questo fattore crediamo sia uno dei più grandi deterrenti dei praticanti ad andare a sperimentare qualcosa di "diverso" dalla propria scuola di provenienza, dove appunto si ha avuto molto tempo per studiare e comprendere tutti i punti ritenuti importanti da quel particolare tipo di approccio all'Aikido, ovvero di quel particolare punto di vista rispetto ad esso.

Se si "gira un po' per Dojo e Seminari" diversi da quelli a cui si è soliti, ci si sentirà sempre un po' principianti, a meno di non voler scioccamente far valere le regole del proprio Aiki-gioco anche in trasferta. In quel caso si genererà tensione con i partner, poiché per essi sarà impossibile "leggere" i perché del nostro comportamento... sempre per quella differenza di linguaggio di cui si parlava.

Ci sono scuole in cui è considerato veramente disdicevole toccare il partner con il proprio atemi, luoghi dove è importantissimo farlo, Dojo dove è essenziale parare questo atemi a cura di Uke... altri tatami in cui non è considerata necessaria quest'usanza.

Dove si predilige la statica, il codice di pratica raccomanda ad Uke di stare fermo nella posizione provocata dal movimento di Tori... mentre dove è prioritario un lavoro dinamico, si richiede che Uke si attivi eventualmente ad uscire da una tecnica non eseguita correttamente dal compagno per proseguire il suo attacco o per applicare una contro-tecnica.

Così, se un praticante proveniente dal "codice statico" (chiamiamolo così per comodità...) attacca un Aikidoka che sta di casa al "codice dinamico", quest'ultimo noterà subito una certa passività del partner dopo che il suo attacco è avvenuto, poiché è così che si usa in "casa del codice statico".
Se non ci si accorge subito che si sta interpretando lo stesso gioco con regole diverse, inizierà un confronto più o meno belligerante del tipo: "Ma cosa fai?! Non reagisci? Così non riesco a lavorare!".

La situazione opposta invece vedrebbe le lamentele dell'Aikidoka del codice statico che accusa il suo partner di muoversi quando invece, da quanto rimanda la sua esperienza, dovrebbe stare fermo.

Ci sono due sistemi di interpretazione di una stessa tecnica che rischiano di non riuscire a parlarsi, poiché sono impliciti in ciascuno.

Solitamente l'Aikidoka che fa visita ad un luogo "non suo", cioè nuovo per lui, si trova nella situazione di imbarazzo di vedersi apparentemente infranti tutti i suoi sacri dogmi, che siccome avevano tutti un più che ragionevole motivo d'essere nel suo luogo di provenienza, lo inducono al 95% delle volte a concludere che le persone che ha dinnanzi "non capiscono niente".
E' più o meno lo stesso problema di incomunicabilità che si avrebbe se ci si recasse in Giappone pretendendo di parlare italiano!

Anche in Giappone mangiano le mele, è coerente chiederne una, ma bisogna chiamarla 苹果 ... "ringo", non "mela"!
Poi, oltre a questo dovuto tentativo di mettersi nella pelle degli altri, si dovrebbe conoscere il codice implicito del Giappone rispetto alle mele. Ce ne sono poche, quasi tutte di importazione, quindi sono mooooolto care!

Se il viaggiatore, dopo aver fatto la sua fatica ad imparare il nome locale di ciò che desidera, ignora la grande differenza di disponibilità e di prezzo di ciò che si propone di avere, potrebbe concludere di essere stato "fregato" dai giapponesi, per avere pagato tantissimo... solamente una mela!

Si comprende crediamo bene la differenza di abitudini, linguaggio e regole del gioco che divide il mercato ortofrutticolo di Roma ed di Tokyo... così come accade su un tatami di praticanti di Ki Aikido, visitanti da un Aikidoka di Iwama... e, più in generale, qualsiasi tipo di viaggio trasversale alle proprie convinzioni in luoghi (fortunatamente o sfortunatamente) in cui esse non sono presenti e ce ne sono altre.

La cosa realmente interessante è possedere la chiave interpretativa del codice che si incontra, quando è diverso dal proprio, in modo tale da non incominciare a fare la guerra ad un'altra persona che come noi desidera la pace, ma esprime in una lingua differente questa sua esigenza.

Un praticante agli albori vuole sapere cos'è giusto e cos'è sbagliato in modo da imparare a distinguere tra i due. Quindi, a questo livello è logico pensare che o "fa giusto" Saito Sensei, o Tissier Sensei... poiché i due modi di fare hanno diversi ed evidenti punti di distanza e differenza.

Guardate quanto è diverso l'Aikido rappresentato nei seguenti video:


























Tutti insegnanti internazionali, accreditati, molti allievi diretti del Fondatore, grazie
ai quali migliaia di Aikidoka procedono lungo il loro percorso personale. Alcuni derivano da un passato affine, altri sono più voci "fuori dal coro".
Noi abbiamo avuto il privilegio (e la costanza!) di studiare per un tempo più o meno lungo con ciascuno di essi, e vi assicuriamo che l'unica cosa certa è che a volte le cose pare che non quadrino proprio!

Il punto focale su cui un Maestro pone un enorme enfasi può venire completamente disatteso/ignorato/dato per errato da un altro Maestro, che lavora e insegna un Aikido basato su "altre regole del gioco".

Diventare "poliglotti" risulta indispensabile!

Tuttavia, se si è disposti a questo sforzo, a lasciare a casa qualche certezza, a tornare principianti in continuazione... pian piano ciascun "codice" di comportamento, di pratica, di atteggiamento acquista un SUO senso, quello appunto interno al contesto in cui viene vissuto.

Si diventa così capaci di apprendere le primizie che ogni scuola ha da offrire ai propri studenti ed anche agli studenti degli altri, disposti a "cambiare pelle" ed assumere un punto di vista sconosciuto, ma comunque ricco e sicuramente complementare al proprio.

Ci sono quindi luoghi dove apprendere la dinamica, altri in cui sviluppare potenza, la precisione altri in cui sperimentare la relazionalità dell'incontro sul tatami... etc, etc, etc.

E' un'operazione lunga.

Abbiamo voluto scrivere questo Post in virtù della nostra sempre crescente sensazione che OGNI codice, ogni punto di vista dal quale si osserva l'Aikido sia interessante, se supportato da un lavoro serio di anni. Da ogni situazione si può ampliare un'esperienza che oggi di solito è di gran lunga inferiore a quella che poteva farsi chi si dedicava full-time all'apprendimento dell'Arte, ai tempi di O' Sensei.

Sono le famosissime "ore di volo" richieste ad ogni pilota che prende un patentino per guidare un aereo/elicottero. Servono ore di volo.
All'inizio può risultare più semplice spenderle in un unico Dojo, sotto un'unica figura che supervisiona il nostro lavoro. Poi diventa fondamentale andare nel mondo a comprendere, spesso per differenza e contrasto, la bontà del nostro lavoro e la relatività delle certezze che nel frattempo abbiamo radicato in noi.

Mediante un'operazione paziente è possibile talvolta accorgerci che si gioca al medesimo gioco, solo interpretando in modo differente le situazioni e le dinamiche dello stesso. Qualche rara ma significativa volta ci è riuscito... e questo ci sprona a continuare la ricerca di una nuova relatività più grande, fuggendo dalla frequenza di un solo metodo di apprendimento che, negli anni, può tendere a rappresentare più una gabbia che un supporto alla propria crescita ed evoluzione in Aikido.

Concludiamo con un ultimo "modo" di stare sul tatami, un codice che generalmente è accettato di buon grado da quasi tutti i praticanti della nostra Arte. Parliamo di quello del Fondatore, la cui anziana immagine riecheggia nei nostri Dojo. Un'ipotesi di lavoro ed una provocazione può essere la seguente: forse noi tutti ammiriamo queste gesta proprio perché appartengono al passato e quindi è solo possibile avere da un video alcune sensazioni, fare congetture mentali.

Forse, se fosse attualmente vivo, qualcuno metterebbe in grande discussione le sue regole del gioco, proprio come è avvenuto in passato... a quanto pare senza riuscirci. La capacità critica è una componente fondamentale dell'essere umano, da coltivare a meno che non venga usata male e confusa da un "lost in translation".


"Le parole dette sono impregnate di cose sottintese - e non dette".
[Ludwig Wittgenstein]

4 commenti:

Carlo ha detto...

Sempre acuto e interessante.
Quelle poche volte che gioco "fuori casa" capita anche a me di sentirmi un po' "straniero in terra straniera", ma cerco sempre di approfittare dei diverso punto di vista che mi viene offerto.
Ai miei allievi per spiegare le diverse visioni dell'Arte dico sempre che è un po' come paragonare una auto da rally ed una da formula !; apparentemente diversissime tra loro e con modi di guida quasi agli antipodi, eppure tutte e due basate sullo stesso principio di funzionamento e sugli stessi componenti principali...

Anonimo ha detto...

Aikido e il gioco, aikido e il sesso, aikido e le bambole voodoo, aikido e il grande fratello..
Aikido e basta?

ksk ha detto...

leggo sempre con grande piacere le vostre sollecitazioni. Seppur non sempre mi trovo concorde, non posso che rendere omaggio al vostro lavoro. continuate così!

Shurendo ha detto...

Grazie per i Vostri commenti e complimenti.

Troviamo che interessarsi anche senza condividere necessariamente del tutto sia un grande e raro esempio di Aikido.
Non avevamo ancora nello specifico pensato ad "Aikido e bambole voodoo" e "Aikido e Grande Fratello", ma possiamo interesarci... ^__^

Aikido e basta... a noi sarebbe più che sufficiente, ma nel confronto, se è possibile costruttivo, crediamo nasca una possibilità in più per la nostra Arte. Non mancate quindi sempre più di farci pervenire, anche tramite FB, il vostro prezioso punto di vista!

Ancora grazie ed a presto!