domenica 29 novembre 2009

I segreti delle cadute


L'Arte di cadere in Aikido è qualcosa di incredibilmente importante e trasversale a tutta la pratica. Sovente costituisce il primo grande scoglio da affrontare quando un principiante muove i suoi primi passi sul tatami...

Ci interessiamo nuovamente oggi di questo fondamentale aspetto, riportando la traduzione di un articolo comparso qualche mese fa sul sito del Dojo australiano di Gregor Erdmann Sensei... "i segreti di ukemi"... del quale troverete qui il testo originale.



"I segreto di ukemi sono nel loro [stesso] nome. "Ukeru" sta in giapponese per "ricevere" [e "mi" per "corpo", quindi "ukemi" si può tradurre come "il corpo che riceve" n.d.T] e in Aikido è l'abilità di uke (la persona che cade) di ricevere un attacco.

Mi rattristo
quando vedo o sento uke, anche di grado elevato, che stanno mancando la comprensione di base di questo. Ukemi povere sono un riflesso della comprensione dei principi di base dell'Aikido.

Un errore comune è che al momento un cui la caduta viene eseguita, uke interrompe [la sua connessione] con nage (colui che lancia) [talvolta anche chiamato tori n.d.T.] e realizza una caduta indipendente dall'azione di quest'ultimo. L'uke [in questo modo] non sperimenta mai realmente "come" venire fatti cadere, e nage è incapace di sperimentare l'importanza della stabilità e della forma alla fine della tecnica.

E' anche realmente pericoloso! Dividersi da nage troppo presto nella caduta basata su cosa l'uke pensa la caduta potrà essere.

Durante una lezione normalmente non è un problema, perché si sa di solito prima come sarà la caduta. Comunque ci sono occasioni in cui
nage può adattare il lancio all'ultimo istante, in conformità alle circostanze. Nel caso peggiore, uke può lanciare se stesso in una direzione, mentre nage lo sta proiettando dall'altra, rischiando lussazioni alle spalle, etc.

Questo porta [però] ad un altro punto... il lancio. Che spreco completo di energia che va contro i principi dell'Aikido!

Una buona proiezione non dovrebbe richiedere sforzo, usando la vostra potenza di nage. Un buon uke comprende così a fondo la loro stabilità che non è necessario saltare sopra i loro polsi o le loro spalle. Si unisce invece insieme alla potenza di nage come facendo un tenkan a mezz'aria. In fatti, realizzare una tecnica di Aikido è la stessa cosa che "prendere" una caduta, eccetto per quanto avviene ai nostri due punti di riferimento.

Ogni tecnica di Aikido ha due punti di riferimento; il contatto con uke ed il contatto con il terreno.

Quando si lancia, il riferimento con il terreno è fisso, ed il riferimento
con uke si sta muovendo. Quando si "prendono" le cadute è l'opposto, il riferimento con nage è fisso, mentre il riferimento con il suolo si sta muovendo.

Quando si cercano i segreti per migliorare ukemi c'è una cosa alla quale tutte le risposte conducono. Connessione a nage ed alla tecnica sopra ogni altra cosa.

Essere [vivere] completamente nel momento, e focalizzarsi solo nel colpire o nell'afferrare. Lasciare andare ogni attaccamento a se stessi, come mantenere il proprio bilanciamento o preoccuparsi dell'impatto con il terreno.

Immaginate di essere in uno spazio senza il sopra ed il sotto, ci siete solo voi e chi vi proietta. Padroneggiate questo, e scoprirete voi stessi atterrare quasi sui vostri piedi, pronti per eseguire l'attacco seguente. L'Aikido sarà trasformato in una continua interazione yin-yang, rievocativa di due pesci che si rincorrono in uno stagno.

Un uke ed un nage perfetti si equilibrano a vicenda".


In questi video didattici per apprendere una modalità "soft" e naturale di cadere, è spontaneo vedere come nage sia più considerato un training partner che come un pericoloso avversario da uccidere.


Quando si realizza un buon attacco, naturalmente si invia parecchia energia sul nostro compagno... Se egli è un bravo Aikidoka, sarà in grado di restituircela e questo sarà il propellente per eseguire una buona ukemi.

Non bisogna però venire ingannati dei termini o dalle lingue: abbiamo visto come in giapponese ukemi rappresenti un termine "passivo" ("il corpo che riceve")... anche in inglese si utilizza "to take ukemi", cioè "prendere la caduta".

Non è
"to do ukemi", "fare la caduta"... come invece tenderemmo a dire noi.

Crediamo che il problema più grande per uke sia quello infatti di credere di dover fare qualcosa, agire nel tempo giusto, anziché lasciarsi attraversare in modo naturale dall'onda della sua stessa energia che torna a casa.

Non si ha problemi ad attaccare con determinazione, ma molti di più a ricevere energia in grado di far perdere l'equilibrio e gli usuali punti di riferimento.
Come insegna l'articolo, può essere psicologicamente delicato sviluppare il senso di fiducia del nostro unico punto fisso di riferimento durante una caduta: nage!

E' sinonimo di accettare che l'unico punto su cui contare sia anche quello dal quale proviene l'energia che ci destabilizza!

Da qui forse tutte le volontà di mantenere il controllo ad oltranza, anche quando si è in aria... irrigidirsi, anticipare di qualche istante l'azione di nage per paura di quello che egli ci farà!

E' molto comune osservare questo durante un allenamento.
In alcuni Dojo addirittura si aggira l'ostacolo non giungendo mai realmente al momento della proiezione, ma bloccando le tecniche qualche istante prima... raccontandosi che ciò che accadrà dopo non sarà che una mera conseguenza della bontà di quanto realizzato prima.


Una mezza verità, senza dubbio... ma
è il momento di proiettare e di essere proiettati che toglie emotivamente il fiato a uke, che insegna l'importanza della stabilità a nage!

Nel seguente video a noi sembra evidente come nage "debba fare qualcosa a uke", cioè non sia attento a cogliere l'energia del suo attacco.... mentre quest'ultimo sia "lasciato solo" durante le proiezione, incappando inevitabilmente nell'errore di anticipare o irrigidirsi dinnanzi ad ukemi.



... e ancora... qui ci pare visibile come sia considerata "una fatica cadere"... un qualcosa che si deve proprio fare poiché si è nello scomodo ruolo di uke. E' come se quello che si stesse allenando fosse solo nage. Uke sta alla cosa, solo perchè poi tocca a lui fare nage.



Ci perdonino i protagonisti dei video precedenti: nulla contro di loro, il loro Aikido o le scuole che rappresentano!

Sicuramente la capacità di percepire i principi dell'interazione fra uke e nage durante una tecnica sono fattori determinati dalla propria esperienza, dell'ingaggio nella pratica e sono alla portata di ciascuno, indipendentemente dallo stile di Aikido che si segue.
Concludiamo riproponendo un interessante video didattico a tema ukemi ripreso ad Iwama, nel Dojo di O' Sensei, con alcuni nostri storici compagni di pratica.



Per un Aikidoka lasciarsi andare, volare... spesso è un momento realmente liberatorio.

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