lunedì 28 settembre 2009

Buki Waza: l'importanza delle armi in Aikido


È nota ad ogni praticante la presenza dello studio e dell’utilizzo delle armi in Aikido.
Tuttavia differenti scuole utilizzano altrettanto diversi metodi e strategie per integrare il loro utilizzo con quello delle pratiche a mani nude.

In alcune scuole invece si è persa l’usanza di inserire esercizi di Jo e Ken nel normale allenamento.

Questo ha spesso reso necessario che gli allievi di queste scuole, giunti ad un certo livello di maturazione nella pratica dell’Arte, operino una vera e propria ricerca personale, per andare ad attingere da altre scuole tradizionali l’importante frammento mancante: il Buki Waza.

Seguendo una consapevolezza di tipo storico, è noto come il Fondatore praticasse quotidianamente allenamento con le armi tradizionali dell’Aikido, il Jo (il bastone di legno), il Ken/Bokken (la spada di legno)… un tempo anche il Juken (la baionetta di legno), Yari/Naginata (lance di legno terminanti con lame), Nuhoko (lancia corta di legno), Tanto/Tanken (pugnale di legno), Tessen (il ventaglio di legno o metallo).

È però importante chiedersi se, come taluni affermano, l’importanza di queste pratiche sia realmente ancora attuale – tanto da mantenerla viva nei programmi tecnici –, o risulti invece ormai anacronistica ed appartenente solo ad un retaggio post-feudale giapponese – facendo quindi optare per il loro accantonamento -.

Ricordiamo innanzi tutto la storia.

Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, O’ Sensei si ritirò nella cittadina di Iwama, nel 1941, all’età di 58 anni.
Qui visse per i successivi 28 anni, fino al momento della sua scomparsa, nel 1969.

In questa terra semplice, inospitale e ricca di natura, si dedicò all’allenamento, allo studio e sviluppo dell’Aikido ed all’agricoltura. Il lasso di tempo in esame è stato fondamentale per la sua possibilità di apprendere il modo migliore di abbinare l’allenamento delle armi a quello a mani nude.

A partire dalle sue consapevolezze precedenti nello studio della scherma e nelle forme di Jujutsu che incontrò, egli sintetizzò l’Aiki Ken e l’Aiki Jo quale parte inscindibile del forse più famoso e consueto Tai Jutsu… il repertorio delle tecniche a mani nude cioè.

Sfortunatamente però questo fu per il suo Paese un periodo particolarmente critico, in cui la sconfitta della guerra portò spesso difficoltà economiche consistenti, specie alle classi sociali più modeste.

O’ Sensei, soprattutto nei primi anni di ritiro ad Iwama, viaggiò molto per visitare di frequente l’Hombu Dojo Aikikai di Tokyo, che al tempo era stato affidato alla direzione del figlio Kissumaru Ueshiba Sensei e di Koichi Tohei Sensei (quest’ultimo fino al 1971, ma ufficialmente fino al 1974).
Fu cura del Fondatore stesso non differenziare gli allenamenti di Iwama da quelli di Tokyo (perché avrebbe dovuto?!) durante il suo patrocinio diretto.

Era invece molto più ostico per gli allievi trasferirsi ad Iwama per ricevere gli insegnamenti direttamente da O’ Sensei, benché qualcuno talvolta ci riuscisse per brevi periodi, a causa della non eccessiva disponibilità di danaro del tempo.

Con l’avanzare dell’età, fu sempre più difficile per Morihei Ueshiba visitare regolarmente l’Hombu Dojo: da settimanali, le sue lezioni a Tokyo divennero mensili, solitamente tenute di domenica.
A nostro avviso (e non solo nostro…) questo fu forse l’inizio della divisione sulle consapevolezze dell’allenamento con le armi in Aikido. O’ Sensei continuava a sviluppare il metodo ad Iwama, mentre la sua comunità di Aikidoka cresceva soprattutto a Tokyo, luogo sempre meno vissuto dal Fondatore (e per giunta frequentato solitamente solo nei week end, momento in cui anche i giapponesi – anche se meno di noi - amano riposarsi!)

Morihiro Saito Sensei iniziò la sua pratica dell’Aikido nel 1946 sotto la direzione del Fondatore ad Iwama e rimase suo fedele allievo fino al momento della morte di quest’ultimo.
Egli risiedeva proprio ad Iwama, nella prefettura di Ibaraki, e narrò che in alcuni momenti, particolarmente difficoltosi durante e dopo il termine del Conflitto Mondiale, egli rimase addirittura solo con O’ Sensei durante alcuni allenamenti quotidiani (soprattutto al mattino, momento in cui, ancora oggi, viene focalizzata l’attenzione sull’utilizzo delle armi).

Lo studio dell’integrazione fra Buki Waza e Tai Jutsu intanto procedeva, talvolta in carenza di insegnanti da formare in questo specifico percorso, poiché pochi ed infrequenti gli allievi che potevano seguire Morihei Ueshiba in questo suo personale sviluppo.

Quando anche la vecchiaia di O’ Sensei ulteriormente ostacolò il suoi frequenti spostamenti a Tokyo, egli demandò questo compito a Morihiro Saito Sensei, che raggiungeva il Dojo Aikikai di Shinjuku ogni domenica, ed aveva il compito di insegnare l’utilizzo delle armi nell’ultimo quarto d’ora delle sue lezioni.
Va ricordato che Saito Sensei era un ferroviere, che quindi non doveva affrontare eccessivi costi per il trasferimento in treno da Iwama a Tokyo.

Il problema tuttavia si creò ugualmente poiché a fronte di un lavoro continuativo e soprattutto quotidiano di interazione fra Tai Jutsu e Buki Waza, a Tokyo questi poteva essere esperito solo per pochi minuti alla settimana. Gli importanti Sensei che impartivano lezioni negli altri giorni, del resto, meritoriamente scelsero di non entrare eccessivamente nel merito di ciò che non conoscevano neppure loro in modo approfondito.

Questo fu sufficiente per aumentare il divario fra l’Aikido di Iwama e il resto dell’Aikido praticato in quegli anni in merito alle consapevolezze sulle armi.

Attualmente l’Aikikai Hombu Dojo ha ufficialmente estromesso le armi dal programma ufficiale di apprendimento, fatta eccezione per il Buki Dori, ossia gli esercizi nei quali l’attaccante (con Tanto, Jo o Ken) viene disarmato da tori durante l’azione.
Nessuna traccia è rimasta presso il Dojo a cui tutto il mondo tende a riferirsi di suburi, kata, awase e kumi utilizzati giornalmente del Fondatore.

Tuttavia coloro che veramente si sono mostrati – e che si mostrano - interessati allo studio dell’Aikido nella sua completezza percepirono/percepiscono come la pratica delle armi sia pressoché fondamentale per sviluppare rapidamente ed in modo integrato elementi come la corretta sensazione del timing, il concetto di Ma-Ai (“giusta distanza”), la corretta posizione delle anche e di conseguenza il corretto hanmi, elementi che poi vengono utilizzati anche durante la pratica del Tai Jutsu.

Non pare che ancora oggi quindi l’allenamento con Jo e ken sia anacronistico, benché nessuno di noi usi girare per le città armato come un Samurai: sono altri i valori aggiunti di questo tipo di pratica, molto distanti dalle esigenze di difesa personale del Giappone di due secoli fa.

Molti allievi ed Insegnanti si sono quindi lanciati ad una vera e propria ricerca e riscoperta di quanto la didattica ricevuta non era riuscita a trasmettere (lo ribadiamo, per ragioni storiche e non per vera e propria scelta svalutativa di queste pratiche).

Nel frattempo però il Giappone si era economicamente sviluppato, e come ancora oggi mostra, spesso a discapito di un vero apprezzamento e patrocinio della sua stessa antica e preziosa tradizione.

Non vi erano più molti Ryu tradizionali ai quali attingere gli stessi elementi posseduti dal Fondatore per incominciare nuovamente l’opera di integrazione: spesso si è quindi optato per utilizzare fonti diverse, storicamente non connesse direttamente all’Aikido, ma che comunque consentissero di crearsi una forma qualitativa di consapevolezza sulle armi (soprattutto Bokken e Jo) che mancava nella propria esperienza.
Jodo, Kendo, Iaido, le antiche Kashima Shinto Ryu e Katori Shinto Ryu… sono alcuni esempi delle discipline che si è tentato di connettere sperimentalmente con l’Aikido, con il pro di favorire nuovamente l’integrazione di questi con il Buki Waza.

A nostro dire è realmente meritoria l’opera di chi ha fatto questo tipo di ricerca, poiché non dissimile da quella fatta dal Fondatore stesso prima di loro.

Ciò che si è venuto a creare con gli anni è una moltitudine di stili diversi anche per la pratica delle armi in seno all’Aikido, poiché funzione di quali di queste forme di Ken Jutsu e Kobudo il caposcuola ha utilizzato nella sua stessa opera di integrazione.

Ma noi non consideriamo la varietà come un problema.. anzi, come una ulteriore possibilità di arricchimento.

Certo, così facendo queste scuole hanno influito sulla pratica del Tai Jutsu proprio come avvenne per O’ Sensei, facendo emergere numerosi principi, anche a volte in apparenza contrastanti fra loro… rivolgendo l’attenzione a molte scuole attuali. Chi ha abbinato lo studio del Kendo e Iaido, ad esempio, all’Aikido solitamente presenta una guardia più frontale di quanto sia consentita nell’Aiki Ken, ma poiché il suo studio è scaturito da elementi differenti.

Per dovere storico va semplicemente ricordato che spesso quindi le pratiche del Buki Waza non si possono solitamente dire “quelle del Fondatore”, poiché derivate per analoga ricerca, ma passando per altre strade, specificando come ciò non ne riduca assolutamente il valore.

Fortunatamente Morihiro Saito Sensei fu in Maestro che cercò, per sua natura e per tutta la vita, di mantenere il più possibile inalterato l’insegnamento tecnico di O’ Sensei, quindi un enorme bagaglio tecnico di Buki Waza ci giunge “congelato” ed ottimamente conservato attraverso l’Iwama Ryu, forse ad oggi la scuola in cui l’operazione di integrazione fra Tai Jutsu e Buki Waza ha radici più profonde, in quanto semplicemente coincidenti con quelle scoperte dal Fondatore stesso ad Iwama, nel periodo storico in cui fu più ostico formare gli Insegnanti in tale settore.



L’Iwama Ryu è anche la scuola di riferimento dalla quale proviene il Dojo che scrive su questo Blog, e benché come risaputo non è nostro interesse mettere in risalto uno stile piuttosto che un altro, ci è sembrato importante condividere con chi ha piacere una esigua parte di quel bagaglio tecnico di base legato al Buki Waza... a partire da un ventoso pomeriggio torinese qualsiasi e dalla richiesta di un paio di nostri allievi, che reclamavano una fonte video sulla quale ripassare mnemonicamente gli esercizi previsti per i loro esami.

È così che un sabato, dopo una lunga ed estenuante lezione al parco, uno di loro, munito di telecamera ha filmato il programma di base di Buki Waza (quello che per noi è programma di Buki Waza per alcuni Dojo viene considerato programma avanzato, ma poco importa ora) per poterlo ripassare fra le mura di casa sua.
Con qualche aggiustamento sull’audio, irrimediabilmente guastato da vento e da uno sfasamento di ricodifica video operato da YouTube per ragioni inspiegabili, abbiamo montato 7 filmati divisi in categorie (suburi di Ken e Jo, kata di Jo, kumi Tachi e kumi Jo) e quindi li abbiamo pubblicati, in modo da poter fornire, in poco più di 27 minuti, l’intero prezioso bagaglio tecnico della scuola di Iwama.

Nessun video è stato pensato come “didattico” (leggi “NON VOGLIAMO INSEGNARE NIENTE A NESSUNO!”) e ciascuno contiene certamente un sacco di imprecisioni di tipo tecnico (compreso qualche balzo dovuto ai buchi inaspettati sul terreno!)… sia per via della stanchezza che avevamo nel girarlo (dopo circa 2 ore di lezione), sia per il nostro livello tecnico fortunatamente ancora sempre da forgiare per poter essere migliorato.

Nessun video è stato realizzato quindi come “preciso”… lo diciamo perché i puristi troveranno sicuramente una punta del Ken troppo alta, un’anca troppo poco ruotata… ma con il solo fine di essere “riassuntivo” di un programma tecnico da apprendere con cura a lezione e da poter ripassare mnemonicamente tramite un video in modo rapido a casa, mentre questo apprendimento si radica fisicamente nel Dojo.

È poi molto diversa la cura che si impiega nell’eseguire qualsiasi pratica settimanalmente o quasi quotidianamente… in questo caso si tende a badare all’essenza più che alla forma, benché questa non sia una scusante per fare male le cose.

Ci auguriamo tuttavia che il nostro lavoro possa risultare di utilità anche ad altri studenti di Aikido con esigenze analoghe a quelli nel nostro Dojo.

Siccome poi questo Post sarà destinato a passare, come gli altri, sulla colonna destra di Aikime è stato creato un link permanente dei Video al canale dedicato “shuren no michi” su YouTube (luogo in cui saranno comunque riunite in Playlist tutte le nostre produzioni video)



Pur non credendo che quello di Iwama sia per forza il miglior modo di maneggiare le armi, ne ricordiamo la profondità, la chiarezza e precisione didattica e quindi continuiamo ad adottarlo nei nostri programmi… ma ciò che più ora ci preme è esortare qualsiasi Aikidoka all’ascolto a costruire una sua personale consapevolezza matura sull’utilizzo delle armi, tanto da creare con il tempo una completa integrazione con il resto della pratica… se vogliamo, addirittura una totale in-distinzione fra le cose che in Aikido si possono vivere, così da non rilegare più il Buki Waza ad un innaturale area marginale, o ancor peggio, solo per esperti.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Bellissimo post, ti ringrazio per aver condiviso la tua conoscenza con tutti...
Ritengo il buki waza essenziale per comprendere le posizioni e i movimenti base dei tai jutsu.

Sono solo agli inizi con l'Aikido (Takemusu) ma ho già mostrato una certa predilezione per le armi. Nel dojo in cui pratico facciamo circa 8-9 ore settimanali di lezione; di queste, sensei e sempai riservano sempre almeno 3-4 ore alle armi. Non li ringrazierò mai abbastanza per la loro dedizione e il loro impegno nel guidarci.

Sto già pensando a un mio blog personale sull'Aikido e certamente questo grande lavoro che stai facendo mi sarà d'ispirazione.
Grazie di nuovo,
un saluto,

Roberto

Anonimo ha detto...

bel lavoro trovo sempre interessante il bukiwaza della takemusu

sono sempre più convinto che certe caratteristiche che agli occhi di un kendoka sono evidenti falle (quì ci infilo 100debana)dipendano appunto dal ruolo didattico che con il tempo nell'aikido le armi hanno preso e la conseguente mancanza di un confronto libero sul genere del jigeiko di kendo

cosi i gesti sono diventati "allenanti" per specifiche fasi del taijutsu piuttosto che essere caricamenti, tagli, parate e deviazioni in se,

ma sono anche convinto che il corpo di bukiwaza di iwama possa benissimo essere sottoposto a una fase di sperimentazione nel combattimento libero, senza per forza essere "umigliato" da kendoka, escrimiadores, schermisti storici e quanti altri del confronto libero ne fanno il proprio pane quotidiano

certo le prime volte ne prenderebbe tante, ma quella non è umiliazione, umiliazione sarebbe rivelare che i gesti creduti reali siano solo fantasie buffonesche, ma non credo che succederebbe