lunedì 15 giugno 2009
Aiki-messaggi innovativi: 3 – connessioni internazionali
Guardando a tutte le novità rese possibili dall'attuale contesto, grazie allo straordinario sviluppo di tecnologia e comunicazione, vi teniamo aggiornati nei riguardi di un interessante progetto di cui abbiamo già trattato, cioè li World Dojo (cfr “Aiki-messaggi innovativi: 2 - World Dojo”).
Come da programma, questa adunanza internazionale di Aikidoka, che avuto origine da un idea di Patrick Cassidy Sensei a Montreux (Svizzera), si prefigge di creare una catena di collaborazione e supervisione fra tutti gli individui interessati a procedere nel cammino dell’Aikido, indipendentemente dal loro grado, affiliazione o località.
Uno dei sotto-progetti è costituito da una cerchia più ristretta di Aikidoka Insegnanti, che hanno intenzione di confrontare e condividere le proprie esperienze ed attività sul territorio.
Proprio in merito a quest’ultimo, siamo lieti di informarvi che domenica 7 giugno 2009, è avvenuta la prima conferenza internazionale dell’Instructors Circle in seno al World Dojo!
Alle ore 20:00 (ora svizzera… e quindi anche italiana), undici Insegnanti residenti in cinque aree geografiche distinte, si sono incontrati in una conferenza on-line via Skype di circa un paio d’ore.
A questo primo appuntamento hanno partecipato Olanda (1 Insegnante), Germania (2 Insegnanti), Stati Uniti (1 Insegnante), Svizzera (6 Insegnanti, fra cui Patrick Cassidy a conduzione e moderazione degli interventi) e Italia (c’eravamo noi!).
Così, in modo praticamente gratuito (Skype è un’applicazione scaricabile gratuitamente e che consente di video-dialogare senza costi fra gli utenti che la utilizzano) si è discusso su quali prospettive ciascuno di noi stava assumendo nella pratica dell’Aikido, quali traguardi sviluppati con il proprio lavoro e quali problematiche incontrate nella direzione di un Dojo.
L’incontro si è mostrato veramente interessante, per più di una ragione.
Era alquanto eterogenea la composizione del gruppo di lavoro, ma da subito è stata sensibilmente presente una reale voglia di collaborazione e confronto costruttivo.
Inoltre, lo sa bene chi insegna, è veramente rara l’occasione di dialogo sulle dinamiche che si creano all’interno di un gruppo di praticanti.
Accade pressoché di tutto: c’è chi favorisce concordia, chi si guarda di cagnesco, chi fa crescere amicizie, fidanzamenti e talvolta matrimoni, chi fomenta dubbi, divisioni o talvolta per l’Aikido divorzia!
Un Insegnante non è in genere preparato alla conduzione di un gruppo di persone, anche se lo è tecnicamente rispetto all’Aikido. Semplici nozioni di sociologia, psicologia e pedagogia divengono sempre più irrinunciabili se si vuole fondare qualcosa di stabile, sano e duraturo con gli individui.
Ma ecco che generalmente gli Insegnanti si trovano soli dinnanzi a queste tematiche e spesso procedono per tentativi ed aggiustano il tiro in base agli errori che compiono con la speranza di fare meglio in futuro.
Comprendete quindi che la possibilità di affrontare queste tematiche delicate con chi è coinvolto nello stesso processo, in contesti analoghi, non può che essere d’aiuto per far fruttificare anche le esperienze altrui, per non compiere errori già noti magari ad altri.
Sotto questo punto di vista, gli Insegnanti si possono sentire liberi di parlare di “politiche” dell’Aikido, senza che questo crei disturbo ai propri allievi e per giunta favorendo un confronto diretto con realtà spesso molti differenti dalla propria… che quindi, per definizione, affrontano gli stessi problemi da altri punti di vista.
Bello ed arricchente quindi lo scambio che si è avuto, per nulla riguardante chi possieda l’Aikido più Aikido di tutti, come invece talvolta accade quando i Maestri discutono fra loro.
Il ritrovarsi fra Insegnanti motivati ha fatto emergere quanto questa discussione si svolgesse fra semplici allievi di un livello diverso da quello di principianti, ma pur sempre allievi, cioè persone che hanno ancora molto da imparare e che hanno pensato di potersi essere di aiuto gli uni gli altri.
Da questa conferenza sono emerse alcune tendenze nazionali rimandate dai singoli partecipanti: parrebbe che in ogni nazione dialogante (anche qui in Italia pare da un piccolo nostro sondaggio recente) le scuole “tradizionaliste”, cioè quelle più rigide, sia come pratica che come mentalità stiano sempre più scomparendo, facendo invece spazio a Dojo in cui si vive la pratica come occasione esplorativa di sé e della relazione fra gli individui.
Questa dimensione sociale dell’Aikido è emerso non essere in contrasto con il suo aspetto marziale più genuino, ma che appare sempre più necessaria la ricerca di una pratica equilibrata, vigorosa, ma non favorevole infortuni o compromissioni fisiche a lungo termine… focalizzata a sciogliere la tensione mentale attraverso il lavoro fisico, quindi non un apprendimento di tipo cattedratico.
Una pratica integrata di corpo, mente e spirito che in effetti è raro contattare con la stessa qualità in ciascuno di questi tre aspetti.
Ciascuna scuola tende a preferenziare uno o due di essi, risultando talvolta deficitaria della/delle dimensione/i su cui ha posto meno l'attenzione.
Molti Insegnanti concordavano sul fatto che l'Aikido stesso, dalla sua nascita, sembrerebbe aver mostrato una sorta di intelligenza autonoma, che permette solo agli aspetti più sani ed utili di passare al setaccio della storia, tralasciando gli esperimenti infruttuosi ed i versanti che non avrebbero realmente perseguito i sui fini profondi.
Molti si sono quindi chiesti quale sia la direzione più opportuna da prendere in futuro rispetto a questa poliedrica Arte, specie chi sente su di sé la responsabilità dell'insegnamento, della direzione di un Dojo e quindi di tramandare ciò che gli è stato trasmesso.
Qualcuno ha suggerito che se l'Aikido ha saputo realmente scegliere con cognizione di causa le cose migliori per sé, potrebbe essere importante affidarsi alla sua stessa intelligenza anche in avvenire, quand'anche i suoi piani dovessero sembrarci parzialmente oscuri.
In conclusione ci si è augurati di poter divenire strumenti consci attraverso cui l'Arte stessa - vista come essere vivo e senziente - potesse agire... anche al di là dei propri limiti e piccolezze.
Ma essersi incontrati per la prima volta ha fornito la certezza di non essere soli in questa non facile impresa, avendo sentito la voce di chi, più o meno vicino sta facendo un analogo cammino.
A nostro modesto giudizio, ci è parso che se l'intento di O' Sensei fosse realmente stato quello di affratellare le persone nel nome di un ideale e di una pratica, questo "ritrovarsi e condividere" poteva sembrare uno fra i primi segnali tangibili del fatto che questo stia avvenendo a molte latitudini e contemporaneamente.
In tal caso non ci potrebbero essere notizie migliori.
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