domenica 22 marzo 2009

22 - 23 novembre 2008: la tecnica della condivisione

Al termine del 2008 si è tenuto alle porte di Roma un interessante evento Aikidoistico, che ha coinvolto numerosi praticanti italiani di quest'Arte.

Per offrire il meritato risalto all'ambiziosa iniziativa era stato appositamente concordato e scritto un articolo per una rivista del settore.

Forse per errore, forse per incuria, questo articolo non è stato poi pubblicato sulla stessa, quindi ci è parso importante recuperarne il testo e proporlo all'attenzione di tutti gli interessati ai mutevoli panorami dell'Aikido italiano.

Ecco di seguito il testo:

"Lo scorso 22 e 23 novembre ad Ostia si è svolto il primo seminario nazionale F.I.J.L.K.A.M. di Aikido multistile: un evento che è probabilmente destinato a lasciare una impronta notevole nel panorama italiano di questa affascinante e poliedrica Arte.
L’Aikido, come è noto, è caratterizzato da un costrutto filosofico, didattico ed etico che non prevede il confronto diretto tra i praticanti tramite gara.

L’Aikido, pur non rinunciando ad una doverosa efficacia marziale, si pone come una sorta di “laboratorio interpersonale” per i suoi “atleti”.

Le tecniche, quelle apprese dagli Insegnanti e scambiate tra praticanti, più che un fine si rivelano il mezzo per aumentare la propria conoscenza di sé, sotto ogni punto di vista, fisico, mentale emotivo, relazionale che sia.

Queste sue peculiarità offrono un’occasione rara di allenamento fine a se stesso, ossia sgombro dall’impellenza di dimostrare a qualcun altro il livello raggiunto, la bravura posseduta o il proprio livello di maestria. Il valore aggiunto è praticare e praticare ancora.

L’aspetto più pericoloso di questa dinamica, tuttavia, è quello di chiudersi all’interno del proprio contesto “domestico” di pratica, rinunciando ad incontrare nuovi praticanti, nuovi maestri e stili anche molto differenti da quello che si è soliti frequentare.

La mancanza di sana competizione impedisce, in qualche modo, di provare sul campo l’efficacia del proprio operato, della tecnica appresa, con il rischio di accrescere fuori misura l’abitudine a filosofeggiare su chi abbia l’Aikido più “tradizionale”, più “efficace”, “più vicino alla realtà/verità”, insomma.

Questo lato in ombra ha storicamente portato separazione e tensione fra i gruppi di praticanti che si rifanno a referenti tecnici e maestri differenti, caratterizzati da tecniche e metodologie spesso altrettanto diverse.

La Federazione Italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali, tuttavia, ha favorito un “esperimento” a cielo aperto senza precedenti sotto questo punto di vista. Il gruppo di praticanti di Aikido che storicamente apparteneva all’Ente ha accolto numerosi altri gruppi di Aikidoka, provenienti da realtà differenti e che chiedevano di divenire parte attiva del ramo Aikido patrocinato dalla Federazione.

Così si è pensato il primo seminario nazionale italiano multi-stile, svoltosi appunto al Lido di Ostia, presso il Centro Olimpico Federale lo scorso 22 e 23 novembre.
Il Direttore Tecnico Nazionale, Maestro Fausto De Compadri, ha guidato l’evento, coadiuvato dagli Insegnanti appartenenti alle diverse realtà.

Un nutrito gruppo di praticanti, circa 450, si sono ritrovati quindi per prendere tutti parte alle diverse lezioni che si susseguivano, curiosi e desiderosi di incontrare gli uni gli altri ed accomunati da un’unica passione: l’Aikido.
Oltre ai Maestri De Compadri ed Aviotti, per l’occasione hanno co-diretto il seminario i Maestri Verona, Masetti, Gonzato, Zulpo, Marionni e Leclerc: gli allievi vedevano avvicendarsi i propri Insegnanti con altri famosi Maestri italiani, forse mai contattati in precedenza.
Le tecniche e gli stili sono stati differenti, ogni Maestro probabilmente ha offerto ai presenti il punto di vista peculiare della scuola che rappresentava e questa, in sé, è una vera novità nell’ambito dell’Aikido del nostro Paese.

Lo è perché Insegnanti ed allievi si sono tutti cimentati in un particolare ed impegnativo allenamento tecnico: quello della convivenza pacifica e rispettosa delle diverse scuole che compongono una realtà costantemente in crescita, quale l’Aikido F.I.J.L.K.A.M.. Sotto questo “unico tetto” si è quindi dato il via all’esperienza di condivisione di valori e scambio costruttivo di idee ed esperienze.

Per la prima volta gli Aikidoka stessi hanno messo da parte la loro proverbiale esigenza di affinazione tecnica, per la quale una scuola è più che sufficiente per l’intera esperienza di una vita, per ritessere le fila di quella filosofia di unione che è anch’essa parte profonda dell’etica dell’Arte praticata.

Il Fondatore, Morihei Ueshiba, per suo stesso dire, non aveva infatti concepito l’Aikido come qualcosa che potesse frammentare le persone, i praticanti tanto meno… quanto come una disciplina in grado di unificarne gli intenti e lo spirito che li anima, anche ben al di là delle metodologie tecniche e pratiche con cui questo viene a porsi in essere.

Il seminario nazionale di novembre, sotto questo punto di vista, si è rivelato un successo di portata realmente vasta, poiché ha gettato le fondamenta di un discorso di integrazione e scambio autentico, pur rispettoso al contempo dei diversi punti di vista e personalità delle scuole che ora hanno intenzione di “camminare insieme”.

Che la diversità sia una caratteristica necessaria allo sviluppo ormai è risaputo in moltissimi ambiti umani (culturali, scientifici, politici…), ma ora è parso evidente anche sul tatami di una disciplina che non prevede la gara nei suoi ranghi. Forse questo proprio perché la diversità permette di rimettersi in gioco, aprendosi al “diverso” ed allo sconosciuto, permette quel confronto che rimane normalmente a frustrarsi nei vagheggiamenti filosofici su chi possieda la verità.

E qui si è trattato per giunta di confronto sereno e rispettoso delle parti che vi hanno partecipato, proprio come richiede l’etica dell’Aikido, Arte che viene espressa attraverso l’incontro, la gestualità ed il movimento del corpo. L’atmosfera era serena durante l’evento, e nonostante i soliti immancabili scettici a priori, i sorrisi sui volti dei praticanti si sono fortunatamente contati numerosi.

L’Italia, grazie alla Federazione Italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali, sta così ineditamente giungendo ai traguardi di numerose altre Realtà internazionali, quali U.S.A., Giappone, Francia, che già da tempo hanno constatato quanto “l’unione faccia la forza” in termini di perseguimento di fini comunemente utili ed interessanti; che questa prospettiva sia finalmente giunta alla reale portata dell’Aikido, che dice di essere proprio l’Arte della relazione e del confronto pacifico, è una ulteriore questione di importanza non secondaria: è il tentativo pratico di applicare insieme alcuni suoi principi filosofici, che tendono a rimanere sterili se presenti solo sulle pagine dei libri o nei discorsi astratti dei Maestri.

Ci si è uniti ed in 450 si è portata l’etica un po’ più in basso, dove chiunque potesse coglierne i preziosi frutti.
Ad Ostia gli Aikidoka hanno dimostrato che è possibile stare insieme per imparare gli uni dagli altri quello che ancora non si sa, che è bello conoscere realtà e persone di cui non si sapeva nulla, che la tecnica è importante, ma se veicola un principio lo è ancora di più.

Questa esperienza può essere stata interessante perché ha costretto un po’ tutti a rimettersi profondamente in gioco, ritrovandosi nuovamente inesperti dinnanzi ad un movimento mai visto prima, anche magari dopo decenni di pratica.

Si è già capito in vari ambiti umani che questa dinamica risulta fondamentale per la crescita, ma ora è stato sperimentato finalmente anche nel campo dell’Aikido, uscendo dagli schemi falsamente “protettivi” e spesso claustrofobici in cui i praticanti hanno rischiato di rimanere imprigionati. Si è saputo cioè concretizzare uno degli insegnamenti più importanti del Fondatore dell’arte, da lui stesso sintetizzato con “Imapara e dimentica… impara e dimentica”.

Egli forse si riferiva proprio all’importanza fondamentale che l’esperienza è in grado di apportare a ciascun praticante, indipendentemente dal contesto, dalla scuola o dal maestro: tornare eternamente allievi per apprendere con umiltà, senza giudizio ed aspettative a priori.

Non è semplice, ma è importante se si vuole realmente ripercorrere i passi di colui che ha coniato questa profonda disciplina del corpo e dello spirito.
Non è infatti maturo temere di “perdere tempo” con qualcosa che non ci appartiene se realmente da ogni situazione abbiamo l’opportunità di imparare qualcosa che poi potremo utilizzare a nostro beneficio.

Al Lido di Ostia, forse grazie all’autentica maestria dell’intero corpo docente, questo aspetto è stato vissuto in prima persona dalla maggioranza dei presenti, anche senza farne alcuna menzione verbale: tutti hanno provato a mettersi nei panni di tutti, per sentire “dal di dentro” che effetto faceva, per scoprire quali corde del proprio Aikido venivano sollecitate.

È stata un’esperienza importante.

Ora le basi per un discorso di unificazione sono state gettate, ed ai presenti è parso che ciò sia avvenuto nel modo più discreto ed opportuno… non si attende quindi ora altro che compiere insieme i prossimi passi in seno a questo ambizioso progetto.

L’augurio che questo evento fortunato non resti un’occasione estemporanea, ma che con le normali difficoltà e buone opportunità che sicuramente si presenteranno, divenga una consuetudine alla quale non rinunciare in futuro, come sicuramente caldeggiato immaginiamo dalla Federazione stessa, ma crediamo anche che sia responsabilità più o meno diretta di ciascuno di noi Aikidoka, presenti o meno ad Ostia favorire che ciò avvenga.

Tracciato ora un sentiero costruttivo per camminare insieme, tocca a ciascuno di noi scegliere per il futuro di intraprenderlo e lasciare come contributo le orme dei propri zaori (calzature infradito giapponesi), fors’anche mettendo talvolta da parte qualche personalismo, al fine di lavorare insieme ad un progetto comune che ci appassiona tutti: conoscere e praticare l’Aikido".

Marco Rubatto

1 commento:

Unknown ha detto...

Ciao, non credo francamente che sia stato boicottato l'articolo. Credo che sia normale incuria italiana.

Nel merito potrei dire delle cose ma è estremamente complesso farlo in un breve scritto e darebbe adito a interpretazioni erronee.

Chissà... forse un giorno riuscirò veramente a trovare l'occasione per due parole tra noi come desidererei fare da tempo.

Al momento un saluto e buon lavoro.

Nino