Ci occupiamo quest'oggi di approfondire un aspetto tradizionale della tradizione shintoista, quello dei cancelli o portali che si trovano all’ingresso dei templi o dei luoghi sacri: i torii.
Sono formati da due colonne di supporto verticali e due pali orizzontali sulla cima e frequentemente dipinti in colore vermiglio, che sarebbe in grado secondo la tradizione di mettere in fuga gli spiriti malvagi.
Sui pali orizzontali di alcuni torii si può trovare posizionata una tavoletta che reca alcuni scritte in kanji. Tradizionalmente sono fatti di pietra o legno. In tempi recenti i costruttori hanno iniziato ad usare anche l’acciaio o l’acciaio inossidabile.
Come suggerito dai kanji (tori = “uccello”, i = “luogo”), queste strutture probabilmente furono pensate per far posare gli uccelli, poiché secondo lo shintoismo essi sono messaggeri degli dei.
Una versione dei miti religiosi nipponici vuole che Amaterasu Omikami, la dea del sole già incontrata quando abbiamo esaminato le radici del panteon shintoista, fu costretta a rifugiarsi in una caverna per sfuggire al dispettoso fratello Susanoo.
Questi infatti ingaggiò una sfida con la sorella, ma per attribuirsi la vittoria finale fu disposto ad intraprendere atti violenti e dissacratori nei confronti della rivale, che culminarono gettando un pony scorticato (animale che era consacrato alla dea del sole) in una sala del palazzo reale, causando la morte di una delle ancelle della divinità.
Amaterasu fuggì, e si nascose nella grotta di Iwayado. Ma poiché l'incarnazione stessa del sole si nascose, il mondo venne interamente avvolto in modo duraturo dall’oscurità.
Si dice che vennero intraprese dagli abitanti del regno terrestre e dagli altri dei una serie di piani strategici per convincere Amaterasu ad uscire dal suo nascondiglio, riportando nuovamente con sé la luce sulla terra.
Si dice che vennero intraprese dagli abitanti del regno terrestre e dagli altri dei una serie di piani strategici per convincere Amaterasu ad uscire dal suo nascondiglio, riportando nuovamente con sé la luce sulla terra.
Molti di essi fallirono, fino a quando non venne piazzato un grosso trespolo di legno dinnanzi all’entrata della caverna, sul quale vennero posati tutti i galli della città.
Il loro continuo canto la incuriosì e le fece fare capolino all’antro della caverna. Approfittando del varco aperto, un grande lottatore di Sumo aprì completamente l’ingresso, spingendo via la roccia e permettendo alla luce del sole di illuminare ancora la terra.
Quel trespolo divenne il primo torii.
Da allora essi vennero considerati simboli di prosperità e buona fortuna e si diffusero in tutto il Giappone.
Quella appena narrata è uno dei miti che introducono l’utilizzo storico dei torii, ma non è come si diceva, l’unico a riguardo della scomparsa e del ritrovamento della luce sulla terra.
A titolo di completezza riportiamo anche il seguente, benché in esso non venga fatta menzione dei tradizionali portali che ora stiamo analizzando.
Dopo l’ingresso di Amaterasu nella grotta (di cui sopra), e che tutti gli dei e le dee cercarono, a turno, di convincerla inutilmente ad uscire dal suo nascondiglio, il Kami dell'ilarità, Ama-no-Uzume, ebbe un piano.
Da allora essi vennero considerati simboli di prosperità e buona fortuna e si diffusero in tutto il Giappone.
Quella appena narrata è uno dei miti che introducono l’utilizzo storico dei torii, ma non è come si diceva, l’unico a riguardo della scomparsa e del ritrovamento della luce sulla terra.
A titolo di completezza riportiamo anche il seguente, benché in esso non venga fatta menzione dei tradizionali portali che ora stiamo analizzando.
Dopo l’ingresso di Amaterasu nella grotta (di cui sopra), e che tutti gli dei e le dee cercarono, a turno, di convincerla inutilmente ad uscire dal suo nascondiglio, il Kami dell'ilarità, Ama-no-Uzume, ebbe un piano.
Piazzò un largo specchio di bronzo su un albero, dirimpetto alla caverna di Amaterasu.
Quindi Uzume si ricoprì di fiori e foglie, capovolse una tinozza e prese a ballarvici sopra, tamburellando la superficie con i suoi piedi. Alfine, Uzume si spogliò delle foglie e dei fiori e danzò nuda.
Tutte le divinità maschili esplosero in fragorose risate, e Amaterasu, sentendole, s'incuriosì. Quando la dea sbirciò fuori dalla caverna, ove a tanto a lungo era stata, ne dipartì un raggio di luce, chiamato "alba", e la dea rimase abbagliata dal suo riflesso sullo specchio.
Il dio Ameno-Tajikarawo la trasse a sé dalla grotta, che fu sigillata con una roccia sacra detta shirukume. Circondata di risate, la depressione di Amaterasu scomparve e accettò di restituire la sua luce al mondo.
All'Aikido, in profondo legame con la tradizione shintoista, è stato dedicato un tempio ad Iwama, l'Aiki Jinja (raffigurato accanto l'orologio di Aikime sulla colonna di destra). O' Sensei stesso volle che venisse costruito il portale che sta innanzi ad esso (nella foto a fianco, durante l'inaugurazione, prima ancora che l'edificio secondario del tempio venisse costruito).
Il torii ha tradizionalmente la funzione di dividere lo spazio profano da quello sacro, ed ha la caratteristica di non venire mai posizionato in modo simmetrico rispetto all'ingresso principale del tempio, ma sempre in modo tale che la strada che lo divide dall'edificio sia curva. E' possibile che prima di giungere ad un luogo sacro si debba attraversare diversi portali, anche alcune decine (o anche di più).
E' stato in precedenza esposto il mito che lega l'apparizione di questa struttura all'avvenimento che coinvolse la dea del sole.
Nel nostro approfondire gli aspetti maggiormente connessi all'Aikido, ricordiamo che le preghiere quotidiane più accorate del Fondatore venivano appunto rivolte ad Amaterasu, considerata nella mitologia "la dea delle dei"... mediante il kotodama "Amaterasu Omikami".
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