domenica 20 aprile 2008

Piacere... Aikido: cooperazione sostenibile

Lo strano e bizzarro mondo dei praticanti di Arti Marziali pare talvolta perlopiù composto da altrettanto bizzarri individui che, pur alla luce del loro costante impegno nel lavorare su se stessi a favore della propria crescita personale ed espansione della consapevolezza, spesso rimangono assolutamente indifferenti, se non ostili, all'altrettanto difficile compito di mantenere alto il rispetto verso il prossimo, specie se diverso da sé.

I diversi gruppi di pratica (si parla ora dell'Aikido, ma il discorso potrebbe forse allargarsi per similitudine a molte altre discipline marziali) appaiono troppo "arroccati" sulle reciproche posizioni in merito a stili, Maestri, tecniche... etichette e tradizioni, tanto da far sospettare di non coltivare con pari zelo anche i "rapporti di buon vicinato" e le collaborazioni proficue e sostenibili... persino con coloro che dichiarano di perseguire analoghi scopi ad un isolato di distanza.

Così il gruppo del "Maestro tale", vede di cattivo occhio quello del "Maestro talaltro"... ci sono seminari da frequentare (considerati "utili"), altri da evitare (considerati "inutili")... altri magari sui quali è stato posto il veto di andare!
Alcuni Referenti poi, quando non mancano di completare questo idillico quadro... condiscono le relazioni con un pizzico di critica - non sempre costruttiva - sulle caratteristiche degli altri... e si curano di organizzare i propri seminari in stretta concomitanza con quelli dei loro concorrenti.

Gli allievi interessati allo scambio ed al confronto, ma che non voglio tralasciare gli appuntamenti della propria Organizzazione, sono così tenuti nel tempo a sviluppare poteri di bilocazione, non diversi da quelli di cui si dice fosse dotato Padre Pio!

Tutto ciò appare molto umano, ma anche notevolmente distante dalle filosofie dell'Arte della Pace e dell'Armonia. Eppure, a prova tangibile che questa sia la tendenza ad ora più diffusa, è indicativo notare quante iniziative di collaborazione costruttiva fioriscano tra i diversi Enti patrocinanti la pratica: pochissime o nessuna.
Non era più idillico il panorama che si è mostrato in passato anche al gruppo che scrive da queste pagine... "scelte" da fare per non essere esclusi, giochi di potere a cura dei Sempai del gruppo, richieste assurde di sudditanza da parte dei Referenti Tecnici un tempo frequentati.

Poi però la solitudine e la determinazione a non cedere "al lato oscuro della forza" hanno spronato ad intraprendere una instancabile ricerca di praticanti, di persone innanzi tutto, che risultassero affini per ideali... più che per metodo di raggiungere gli stessi.

L'Autore ed i suoi allievi si sono orgogliosamente fatti attribuire l'appellativo di Ronin (浪人 Samurai senza padrone) ed hanno incominciato il loro musha-shugyo (武者修行), ossia il viaggio tradizionale d'apprendistato per ottenere la loro maturità marziale.

Esso tutt'ora è in corso e la bellezza della libertà che si sta contattando invoglia a non interromperlo facilmente.

I suoi frutti, invece, iniziano pian piano a giungere ormai con regolarità: molti gruppi territorialmente vicini sono stati contattati personalmente... Si sono frequentati in occasione dei loro raduni e seminari molti Maestri (una trentina) praticanti di diversi stili e facenti capo a differenti Organizzazioni (una decina, fra quelle più diffuse a patrocinio della pratica in Italia ed all'estero)...

La sbalorditiva, incoraggiante ed interessante constatazione che sta sempre più chiaramente emergendo è che esistono ancora significative, sebbene non numerose, realtà che fanno dell'accoglienza un valore su cui puntare, della collaborazione uno strumento con il quale crescere, dell'apertura verso il prossimo una pratica in cui vivere i propri ideali.

Dall'incontro con questi "Fratelli" si esce ristorati, rigenerati in intenti e, spesso, anche arricchiti tecnicamente dalle differenze di stile che si sono notate ed apprese.
Dopo tutto, scrive un caro Maestro conosciuto di recente:

"Confrontare con gli altri le proprie capacità, le proprie esperienze, le buone o cattive abitudini, è fondamentale per il progresso tecnico di un Aikidoka. [...] Stimare, ciò ch'è bene o male, giusto o sbagliato, senza contraddittorio non ha valore. Sarà esclusivamente un pensiero: separato dalla realtà".

Per l'appunto, il continuo peregrinare costringe a mettersi continuamente in discussione, a cambiare velocemente attitudini e metodologie: la capacità di adattarsi ad una situazione nuova e sconosciuta è fondamentale in un combattimento, lo si rammenti!

Ciò che è "utile" e ciò che è "inutile" non viene così deciso a priori, ma sulla base della proprie esperienza e perciò in quest'ottica non esiste una vera e propria "inutilità", visto che ogni incontro porta con sé un insegnamento di carattere costruttivo: se una tecnica, un atteggiamento, uno Stage viene vissuto come "non efficace", appare chiaro almeno cosa "non fare" per crescere... informazione preziosissima per chi è realmente intenzionato a farlo al meglio! Un certo San Paolo suggeriva infatti: "prendi tutto e poi tieni quello che ti serve"!

Si ritiene che un atteggiamento aperto a 360º farà in futuro la differenza in modo marcato... contraddistinguendo chi tenta di vivere con modestia gli alti ideali divulgati da chi si chiude su se stesso, cercando supremazia e cura esclusiva "del proprio limitato orticello".

Come la tradizione d'oriente insegna: "il Ki deve fluire, se ristagna malattia e morte sopraggiungono". I primi significativi riscontri di questo importante assioma dovrebbero essere valutati attentamente soprattutto dagli Insegnanti che divulgano la nostra Arte. Essi in sostanza potrebbero riassumersi così:

1 - i corsi di coloro che si mantengono "aperti" non presentano carenza di allievi. Non si "vende fumo", ma qualcosa di molto più aderente alla tradizione di chi vive il proprio percorso marziale con ottusità e fondamentalismo;

2 - la rete che si viene a creare fra persone, Dojo, Associazioni è spesso un utile sostegno nei momenti di difficoltà e bisogno;

3 - la creatività nata dalla collaborazione di più individui focalizzati sullo stesso intento è di gran lunga maggiore della somma della creatività dei singoli;

4 - gli obiettivi raggiungibili "in cordata" superano molto in ampiezza ciò che è possibile realizzare da soli;

5 - incarnare fra praticanti di differenti "etnie" gli stessi ideali vissuti nel proprio Dojo, con il proprio partner, è forse l'obbiettivo più alto voluto dal Fondatore, O' Sensei... e rende l'Arte Marziale incredibilmente moderna in termini di utilità sociale, più ancora di quanto possa oggi giovare l'apprendimento di una efficace difesa personale;

6 - vivere rimandando con l'esempio degli atteggiamenti o propri valori costituisce forse l'insegnamento più efficace e diretto che giunge agli allievi... rispetto a mille parole dette sul tatami sull'etichetta, l'armonia e la tradizione d'oriente;

7 - è relativamente semplice strabiliare un neofita con una tecnica, a suo dire giudicata sbalorditiva (ci si allena da anni!), ma non è altrettanto semplice divenire punti di riferimento qualitativi e solidi per chi intraprende questa strada: emerge quindi una grande responsabilità sugli atteggiamenti di chi accetta il ruolo di Insegnante. Ancora una volta, quindi, ciascuno rammenti a se stesso che "le parole attirano, ma l'esempio spinge".

"L'equilibrio si vede da sé, si avverte immediatamente"... canta Franco Battiato...

"Piacere, Aikido", dunque... di piacere quindi si tratti sempre più, ma di incontro anche però, di nuove strette di mano.

Collaborare è utile e possibile.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Prima di sparare tante sentenze acquisisci bene la base e praticala per anni e anni.