lunedì 29 settembre 2025

Aikido untold: le verità scomode della storia

La maggioranza dei giapponesi non conosce nemmeno la parola "Aikido"... figuriamoci negli altri Paesi del mondo.

Più di qualcuno però pratica questa disciplina, per fortuna... anche se non è per nulla detto che si interessi anche della sua filosofia e della sua storia.

Quei pochi che lo praticano e si sono incuriositi, almeno una volta, dell'origine della loro arte... avranno letto qualche pagina di Wikipedia o qualche libro sull'Aikido: bene o male 2 cose 2 sul Fondatore stanno scritte ovunque ora.

Molti meno invece sono le persone che hanno la determinazione (ed anche le palle!) per andare a cercare nelle pieghe della storia anche le cose più scomode, ovvero quelle che si fanno più fatica a giustificare e che risultano lontano dal politically correct.

Ad esempio, che Morihei Ueshiba, nel suo periodo passato in Hokkaido (1911-1918) ebbe con molta probabilità una storiella extra coniugale, della quale la moglie venne a conoscenza: questo ormai è qualcosa di abbastanza noto... ma non così "politically correct" da comparire nelle biografie del Fondatore.

O' Sensei al tempo aveva una trentina d'anni... quindi credo nulla di così anomalo sotto il sole nell'avere una certa dose di testosterone a mandorla; in fondo si trattava di un giovane pioniere, lontano da casa: questo però potrebbe far storcere il naso a tutti coloro che lo vorrebbero vedere (e vendere) SOLO come un'icona di saggezza, lealtà e lungimiranza... che sicuramente poi negli anni si conquistò sul serio e meritatamente.

Esiste quindi un "Aikido untold" che tende a stare lontano dai riflettori, per il quieto vivere dei biografi e degli storiografi ufficiali, ovvero per le fonti sedicenti accreditate a raccontare questa o quella vicenda in modo "storicista", cioè ad appannaggio della visione che si vuole veicolare, narrando i fatti in un modo anziché in un altro.

Io non ho per nulla il pallino e la presunzione di venirvi a dire che la verità stia su queste pagine, tuttavia si sta facendo sempre più strada in me la consapevolezza di alcuni fatti, del tutto comprovabili a volerli guardare con un occhio critico, che riscriverebbero la mappa del territorio di parecchi Aikidoka, intenzionati ad andare oltre Wikipedia, John Stevens (buonanima)... e che le Torri Gemelle le hanno buttati giù quelli di Al Qaeda...

Uno degli elementi che mi pare essere veramente crucciale da esporre è come la maggioranza degli Aikidoka, benché venerino Morihei Ueshiba come un kami tutelare, siano in realtà figli di un altro Fondatore dell'Aikido, che ebbe molto più seguito e successo del primo, ovvero Kisshomaru Ueshiba, il nidai Doshu.

Il figlio di O' Sensei, infatti, ereditò (obtorto collo?!) il compito di lavorare per la crescita dell'Honbu Dojo e la divulgazione dell'Aikido sia in Giappone, sia negli altri continenti... mentre suo padre se ne stava ad Iwama (dal 1942 in poi), focalizzato nell'allenamento quotidiano, spesso solitario, nella preghiera e nel lavoro dei campi.

O' Sensei fu un enorme pioniere, un genio creativo ed innovatore, ma non ebbe mai particolari meriti divulgativi, potremmo dire noi oggi... visto che l'Aikido sarebbe andato poco lontano se fosse dipeso da lui e se si fossero seguiti i suoi metodi di allenamento.

Intendiamoci: non considero ciò né un bene, né un male... ma un semplice dato di fatto, che i più semplicemente ignorano. L'Aikido praticato al tempo, ed ancora oggi, all'Honbu è qualcosa di molto differente a ciò che faceva Morihei Ueshiba.

La maturità della disciplina
del Fondatore venne appunto affinata quando egli non era più molto sotto i riflettori e quando su di lui non incombeva più il compito di intrattenere relazioni diplomatiche strette con le istituzioni del Budo giapponese di allora.

Spesso ho rimandato quanto l'Iwama Ryu o il Dentō Iwama Ryu reclamasse (ed ancora reclami) il titolo di "vero" Aikido, di "Aikido tradizionale", "originario" e così via. Il modo nel quale lo hanno fatto non ha incontrato sempre la mia approvazione, in quanto hanno spesso avuto in sé parecchia ostentazione di superiorità rispetto alle forme più moderne della disciplina...

... Tuttavia,  "dove c'è fumo, ci deve essere anche un po' di arrosto", in qualche modo, perciò mi sono messo alla ricerca di questo "Aiki-arrosto" e ne ho trovato parecchio!

O' Sensei modificò MOLTO il suo Aikido nel suo periodo "di ritiro" ad Iwama, nonostante per molti anni ancora girò il Giappone in lungo ed in largo e fece numerose enbukai (dimostrazioni)... tuttavia all'Honbu Dojo arrivò molto poco di questo "update", per varie ragioni.

Morihei Ueshiba
si recò a Tokyo regolarmente per anni, ma vi passò sempre un tempo modesto... quindi chi studiava al tempo li aveva come riferimento il secondo Doshu, ed ogni tanto si vedeva arrivare questo vecchietto che faceva delle cose più o meno strane o diverse da ciò che veniva proposto ogni giorno sul tatami dell'Aikikai. Diverse pure da ciò che faceva suo figlio.

Premettiamo che non ci fosse qualcuno che stesse sbagliando qualcosa: Morihei Ueshiba era intento ad APPROFONDIRE la sua disciplina, mentre Kisshomaru Ueshiba a lavorare perché essa potesse DIVULGARSI.

Un grande approfondimento di solito si traduce in un ristretto gruppo di persone, intensamente motivate, disposte a fare ciò che serve per fare il prossimo passo con la propria ricerca; la divulgazione invece deve talvolta anche rinunciare a parte della profondità per arrivare più lontano, a più persone possibile e veicolare i valori che crediamo siano importanti ed utili alla società.

Questo però ha richiesto molti cambiamenti nella pratica, anche di natura tecnica.
Leggendo diversi libri di Ellis Amdur e Francisco Kitaura (alcuni ora disponibili in italiano, grazie a The Ran Network, altri ancora solo in inglese), autori che tengono a dire più ciò che pensano, rispetto a rimanere fedeli a cosa è normalmente consentito esprimere, si delineano sempre più chiaramente i "giochi di palazzo" che ieri (come forse anche ora) ci sono dietro alle grandi organizzazioni internazionali, Aikikai so Honbu in primis.

Certo, all'Aikidoka tipo, ancora tutto intento a imparare sankyo ura, magari interessa poco conoscere le diatribe storiche che hanno separato l'Aikikai di Tokyo dall'Ibaraki Dojo di Iwama: però è sempre più chiaro che queste dinamiche -spesso malsane - ci furono. Ed ebbero delle forti ripercussioni storiche sull'Aikido e la sua pratica!

Saito Sensei, uno dei co-fondatori dell'Aikikai, in punto di morte chiese esplicitamente ai suoi Deshi più intimi di non fare la guerra all'Honbu Dojo, ma di dare supporto alla famiglia Ueshiba come egli stesso fece per tutta la vita.

Ma perché ci fu bisogno di questa sua richiesta?

Il motivo è da ricercare in ciò che negli anni sempre più separò il tipo di visione e di pratica dell'Aikido che si faceva sotto O' Sensei ad Iwama, e sotto Kisshomaru Sensei a Tokyo.
Due movimenti che si sono differenziati sempre più, fino a non riconoscersi più l'uno nell'altro.

Ad Iwama rimase un forte spirito legato al Budo tradizionale, alla marzialità, al fatto che uke non è li per compiacere il suo compagno, ma per attaccare, nel modo più intenso e sincero possibile.
Si è sempre praticato, sia in modo statico, che dinamico in stretta integrazione con il lavoro delle armi, che doveva continuamente specchiare ed essere congruente con le tecniche a mani nude.

A Tokyo l'Aikido venne preferito nella sua versione più dinamica e forse anche coreografica; il lavoro con le armi non venne praticamente mai introdotto (tranne rare occasioni, nelle quali Saito Sensei andò ad insegnare la, ma senza lasciare pratiche che poi divennero abituali in quel Dojo), un sacco di varianti tecniche vennero accantonate, perché considerate pericolose o perché divenute semplicemente impopolari fra i praticanti di Tokyo: una fra tutti, gli yubi waza, ovvero le tecniche applicate sulle falangi delle mani.

Una distrazione ed era facile lussare o rompere un dito di una persona che con tutta probabilità faceva l'impiegato e che aveva bisogno delle sue mani per la macchina da scrivere ieri, e per il computer oggi. Ma O' Sensei faceva yubi waza in continuazione, specie negli anni nei quali era più anziano.

Venne abbandonata l'abitudine al kiai, che il Fondatore considerava così importante in Aikido, ma che difficilmente poteva essere accettabile in un quartiere così densamente abitato come quello in cui sorge l'Honbu Dojo a Shinjuku.

E togli di qui, togli di la... ad un certo punto chi praticava ad Iwama iniziò a considerare poco seri i praticanti di Tokyo, mentre all'Honbu Dojo si iniziò a considerare "macellai" e "bruti" coloro che praticavano nel Dojo di Ibaraki.

Il Dojo di Tokyo quindi si affermò per la sua capacità di accogliere persone provenienti da tutto il mondo, desiderose di praticare sotto egida diretta della famiglia Ueshiba, mentre l'Ibaraki Shibu Dojo proseguì inalterato il suo mood fino alla morte di Morihiro Saito Sensei... dopodiché la famiglia Ueshiba stessa venne a "reclamare" la sua proprietà e mise alcuni veti importanti a Hitoira Saito Sensei, figlio di Morihiro (all'epoca chiamato "Hitoiro") se avesse inteso proseguire con la sua attività di Insegnante nel Dojo del Fondatore.

Questi non ci stette, poiché ebbe l'impressione che accettare quelle condizioni (smettere di emanare certificati specifici per l'insegnamento del buki waza, smettere di riferirsi a quel tipo di pratica con il termine "Iwama Ryu", etc...) sarebbe significato tradire il lavoro di una vita del padre... che invece fecce di tutto per mantenere vivo lo spirito austero nel quale il Fondatore stesso li aveva abituati a praticare.

Dovette quindi lasciare la proprietà Ueshiba, ed anche l'Aikikai stessa e fondò la sua Scuola personale, ovvero l'Iwama Shin Shin Aiki Shuren Kai.
Questi però sono appunto "affari di palazzo" nei quali è difficile imbattersi, specie se si è giunti all'Aikido SOLO tramite il tatami pattinato dell'Honbu Dojo, ovvero come ci sono giunti la maggioranza dei praticanti attuali nel mondo.

Il nidai Doshu è quindi il vero padre dell'Aikido attuale, mentre pochi stanno continuando l'attività austera di ricerca che suo padre portava avanti in Iwama, secondo la prospettiva [武の一如] "Bu-No-Ichinyo", cioè "l'unità fra Budo ed agricoltura".

L'attuale sandai Doshu, Moriteru Ueshiba, venne acclamato da tutto il popolo di Iwama quando, il 20 gennaio 1999 su Aikido Shimbun (la newsletter ufficiale dell'Aikikai) pubblico un articolo intitolato “In onore dello spirito dell’ultimo Doshu”. In esso si fa un chiaro riferimento alle modifiche apportate da Kisshomaru Ueshiba alla disciplina coniata dal padre (ne riportiamo qui di seguito un estratto)...

“Le tecniche e il modo di fare Aikido che il Fondatore, O' Sensei, ci ha lasciato, non erano sempre di facile comprensione per tutti. Doshu, mio ​​padre, li ha cambiati in modo che essi fossero facilmente comprensibili, e ha dato tutta la sua vita per diffonderli. Per questo motivo ha lasciato molti libri da lui scritti. Sono cresciuto guardando Doshu ritornare dal keiko per studiare e scrivere per lunghe ore e anche con gli occhi di un figlio ho potuto vedere l’importanza di questo lavoro“.

Questo scritto, mentre da un lato fa cogliere l'ammirazione e la dedizione per i lasciti paterni, ora nelle sue mani... dall'altro mostra chiaramente come all'Honbu Dojo NON si praticasse già più allora nelle stesse modalità indicate da Morihei Ueshiba, suo nonno ed Aiki Kaiso.

Ora, che sono passati oltre 25 anni da quella dichiarazione (che io mi vissi in diretta, perché all'epoca già praticavo Aikido, seppure fossi poco più che un principiante), non so quante persone la ricordano e quanti si recano ancora oggi all'Honbu Dojo nell'intento di respirare lo spirito più tradizionale possibile della nostra disciplina... che però, semplicemente, NON si trova li!

Non affermo che ciò che si pratica all'Honbu sia sbagliato o negativo: affermo che sia solamente parziale, e lo sia in modo piuttosto marcato. L'Aikikai ha sfornato veri e propri "geni" dell'Aikido dagli anni '60 in poi, molti dei quali ho avuto il privilegio di conoscere di persona. Ho imparato molto da loro.

Fermamente però oggi sono convinto che O' Sensei fosse puntato in una direzione differente, le cui tracce spesso possono essere rinvenute in alcune pratiche tradizionali...
che però talvolta ora divengono vuote, se ci si limita a ripetere meccanicamente un gesto, spesso non capito... solo perché "una volta facevano così".

Diamo ad esempio insieme un occhio a questo (scomodo) documento storico, che riassume quanto i primi allievi del Fondatore (che poi sono diventati Maestri internazionali) siano effettivamente stati cresciuti da quest'ultimo, oppure dal Nidai Doshu... e saltuariamente abbiano interagito con Morihei Ueshiba, che non è proprio la stessa cosa!




Morihiro Saito Sensei, dan Aikikai: incontra il Fondatore nel 1946 ad Iwama, e rimane suo allievo diretto ad Iwama fino al 1969 (23 anni consecutivi, di allenamento QUOTIDIANO con l'Aiki Kaiso).

Hiroshi Tada Sensei, dan Aikikai: incontra il Fondatore nel 1952, quindi continuerà a frequentarlo risiedendo principalmente a Tokyo fino al 1964, sotto la supervisione diretta di Kisshomaru Ueshiba, poi verrà in Italia (12 anni, non trascorsi con lui se non per periodi sporadici).

Seigo Yamaguchi,
 9º dan Aikikai (soprannominato "il Genio dell'Aikidō"): incontra il Fondatore nel 1952 e smette di frequentarlo nel 1955, iniziando la sua pratica con Kisshomaru Ueshiba e risiedendo principalmente a Tokyo (3 anni, non trascorsi con lui se non per periodi sporadici).

Hirokazu Kobayashi, 8º dan Aikikai: frequenta il Fondatore per 16 anni, non trascorsi con lui se non per periodi sporadici (1954-1969), risiedendo principalmente a Tokyo.

Ora facciamoci una domanda semplice almeno quanto altrettanto scomoda: dalle nostre parti, nelle quali si incensa forse anche giustamente la bravura di Tada Sensei e di Yamaguchi Sensei (il quale fu il Maestro principale di Christian Tissier Sensei), sappiamo che ci stiamo riferendo a persone che hanno vissuto il Fondatore dell'Aikido molto più di sponda rispetto ad esempio a Saito Sensei e Kobayashi Sensei?

Non che stare appresso alle gonnelle di Morihei Ueshiba debba per forza essere un certificato di garanzia, ma questo ci fa capire in parte il motivo della deriva personalistica che ha preso la nostra disciplina, quando insegnata da persone che avevano solo molto parzialmente avuto modo di assorbire tecnica, principi e prospettive direttamente dalla loro fonte più accreditata.

Saito
(23 anni), Tada (12 anni) e Yamaguchi (3 anni): tutti 9º dan Aikikai... possiamo attribuire loro una capacità enorme in Aikido ed il merito di avere contribuito significativamente alla sua diffusione, ma partendo da un'esperienza simile o comparabile? A me non sembra proprio...

Ecco uno dei motivi - ad esempio - del perché il lavoro con le armi di molti allievi diretti del Fondatore o è inesistente o non si può proprio guardare!

Ciascuno ha fatto del suo meglio nel fare ciò che ha fatto, quindi in quest'ottica nessuno ha sbagliato, benché siano nate spesso tensioni ed incomprensioni fra le varie correnti Aikidoistiche del passato (così come accade anche ai nostri giorni).

Però vi consiglio di non fermarvi a ciò che si legge su Wikipedia, o sulle biografie di John Stevens, perché è come guardare i telegiornali del main stream e poi credere di avere avuto un'informazione libera, obiettiva e professionale.

L'Italia è ora intorno al 47º posto al mondo per libertà di stampa ed informazione, preceduta dalla Lituania, dal Sud Africa e dal Niger: spiace terribilmente, ma è così (e nel 2016 siamo stati al 77º posto, quindi siamo pure migliorati un tot!). Capite bene che quindi informarsi ai Tg di Mentana è una scelta di propaganda, della quale non possiamo poi lamentarci se scopriamo che le cose stanno messe in modo differente.

Nell'Aikido vale la stessa regola: ci sono tante voci uniformate, e c'è qualche voce dissenziente, che tenta di disegnare e raccontare "verità alternative", magari poco popolari o gradevoli.

Beh, ricordiamoci che per farci un'idea più autonoma ed equilibrata possibile le fonti a cui attingiamo devono essere molteplici e più diversificate possibili fra loro.

Marco Rubatto

PS:
ho conosciuto di persona e frequentato per qualche Stage Yoji Fujimoto Sensei, personalità molto carismatica, che di certo ha dato tanto a molti Aikidoka italiani. Beh, provate un po' a chiedere ad un'Iwamista medio cosa ne pensa del modo di praticare armi di questo Sensei... poi capirete da soli perché vi consiglio di informarvi (e FORMARVI) da più fonti possibili!













lunedì 22 settembre 2025

Che livello dell'Aikido vuoi vivere?

Ci sono quelle persone - la maggioranza - che non distinguono bene un'Arte Marziale da uno Sport da Combattimento... né una disciplina dall'altra all'interno di questi due macro gruppi.

"Fai Karate' o Judo'?" (l'accento ignorante sull'ultima lettera è d'obbligo).

Per loro è un po' tutto uguale: Kung Fu, Wu Shu, Tai Chi, Aikido, Hapkido, Viet Vo Dao, Ju Jitsu... Kickboxing, MMA, BJJ, Boxe... Se volessimo descrivere il livello al quale è possibile vivere la propria disciplina, diciamo che queste è solo "ground zero", o forse il parcheggio sotterraneo multi-piano che ci sta sotto.

Poi ci sono quelle persone che, per una ragione o per l'altra, sono venute a contatto con l'Aikido e stanno frequentandone un "corso": per l'accezione occidentale di questa parola, quando uno si reca con una certa costanza a lezioni di una disciplina, significa che è interessato ad apprendere qualcosa che essa potrebbe essere in grado di insegnargli.

Non è importante cosa: qualsiasi cosa che possa essere appresa, facilmente troverà un corso che la insegna: pittura, fotografia, arti marziali, cucina... addestramento cani.

Già... ma a quale livello sono interessato all'Aikido?

Forse, da neofita, posso essere interessato a salire al 1º piano della disciplina... sapere cosa significa il suo nome, imparare qualche movimento utile al corpo (non importa in quale contesto): insomma, può diventare un hobby interessante, da affiancare alle altre 1468 cose che facciamo durante la settimana.

Anzi, forse ciò che ho descritto è già qualcosa di più che il 1º piano, poiché un "hobby", per definizione è qualsiasi occupazione perseguita con passione nel tempo libero dal lavoro consueto, per ricreazione o passatempo.

Se uno non vuole semplicemente "occuparsi il tempo" perché non saprebbe cosa altro fare, forse non è così interessato ad un'attività che richiede una certo reiterato impegno... si reca semplicemente a Workshop monotematici, auto-conclusivi ed occasionali e tutto finisce li, ormai ce ne sono di tutti i tipi, per tutte le tasche e su ogni argomento, dalle Campane Tibetane, all'Ikebana (termine giapponese che si riferisce all'arte della disposizione dei fiori recisi), all'apicoltura...

Allora il 1º piano è l'hobby, il 2º è la frequenza mono-bi settimanale del corsettino di Aikido (più vicino a casa possibile, ancora a questo livello).

E poi, cosa ci può ancora essere?

Il 3º piano, ovvero quella condizione nella quale non abbiamo più alcuna intenzione di rinunciare al nostro "hobby preferito"... ovvero garantire sempre la frequenza - meglio bi-settimanale che mono - perché questo tempo speso ci sta restituendo qualcosa di positivo a livello personale (non importa ancora in che misura o in quale ambito).

Il 4º piano potrebbe essere quello del prefiggersi il raggiungimento di un livello specifico all'interno della disciplina: sono quelli del "do l'esame perché lo faccio per me"... come stimolo alla propria forza di volontà o rinforzo della propria autostima.

Al 5º piano ci mettiamo quelli che raggiungono la famosa "cintura nera", ovvero quel fraintendibile pezzo di stoffa che quelli di ground zero identificano come "livello di maestria". Arrivare alla cintura nera è già segno che almeno per qualche anno abbiamo praticato... cosa che non è già proprio da tutti.

Solo...

Solo che non appena arrivi al 5º piano ti rendi conto che non sei per nulla in cima all'edificio della disciplina che hai scelto... poiché di tutto hai l'impressione di essere, tranne che un esperto, se hai ancora un po' di buon senso ed una percezione non patologica dell'io!

La strada è ancora lunga e in salita, quindi quelli che non mollano ambiscono a vedere com'è arredato il 6º piano... Qui trovano posto coloro i quali hanno deciso che l'Aikido è e sarà una componente costante della loro annualità, indipendentemente dai risultati e dai gradi che potranno raggiungere: a questo livello la disciplina ha già dato prova di avere un impatto positivo sul proprio corpo, sulla propria psiche e forse anche nel quotidiano, quindi sembra ormai sciocco pensare ad un menage che escluda questo prezioso momento dedicato a noi stessi.

Il 6º piano è già un bel livello... ma si può andare oltre, molto oltre!

È possibile intuire come alcuni aspetti dell'Aikido possano essere appresi SOLO se si insegna, ovvero se ci si occupa della crescita di altri Aikidoka: questa dinamica è importante, poiché consente di vedere la disciplina da un punto di vista completamente differente, ovvero scavalcando lo specchio che separa il docente dal discente.

Al 7º piano ci troviamo allora quelli che sono disposti ad assumersi un'impegno continuativo anche verso altri praticanti, oltre che verso se stessi... iniziando così anche ad insegnare, magari da prima in affiancamento o in sostituzione del proprio Sensei, quindi in modo più autonomo... curandosi della creazione, la crescita e viluppo di un proprio gruppo di praticanti.

Ci troviamo già ad un livello assolutamente non comune, ma "l'appetito vien mangiando", come si dice... quindi è bene scegliere in che modo e con quale frequenza ci piacerebbe insegnare.

Le classiche 2 lezioni settimanali da un ora e mezza, delle quali occuparsi dopo il proprio lavoro di tipo tradizionale?

Molti - la maggioranza di sicuro - fanno questa scelta; ma cosa accade se ci accorgessimo di volere ancora di più dalla disciplina?

Passiamo all'8º piano, ove incontriamo tutti coloro che per insegnare Aikido stanno scegliendo un lavoro di tipo tradizionale che consenta loro di essere liberi quando lo necessitano... ad esempio la sera, o facendo un part-time che permetta loro di insegnare anche ai bambini e ragazzi al pomeriggio. E ci sono molti modi per farlo, ad esempio rinunciando ad un posto fisso e diventando liberi professionisti, più in grado quindi di organizzare il propio tempo libero.

Non è raro che - a questo livello - l'Aikidoka inizi anche ad essere piuttosto selettivo con chi frequenta a livello personale, poiché ha l'esigenza di essere compreso da familiari, dagli amici, dal partner, etc.

Piano 9º: chi sceglie l'Aikido come professione principale sa bene che non sarà questa la strada per arricchirsi o riposarsi, ma sa che risulta l'unico modo di poter pensare alla disciplina letteralmente come prima occupazione e dalla mattina alla sera... senza avere l'obbligo di lasciare ad essa solo le briciole di energia rimaste DOPO che si è conclusa la propria giornata.

Ho fatto questo passo nel 2012, ci ho messo 6 anni a decidere se e come farlo... quindi comprendo piuttosto bene tutti quelli che hanno parecchia titubanza nel fare altrettanto. Ci tengo però a far sapere loro 2 aspetti fondamentali: il piano 9º ESISTE! Non si diventa né ricchi, né riposati ad andarci ad abitare, ma si piò sopravvivere serenamente...

Credo che esista ancora almeno un piano, il 10º, al quale provo ad affacciarmi sempre più spesso, ma senza riuscire ancora a viverlo con la continuità che desidererei: è il livello di chi è disposto a rinunciare a TUTTO per approfondire la conoscenza della disciplina che pratica e che insegna, poiché sa che essa è divenuta lo strumento più potente a propria disposizione per studiarsi e conoscersi.

Questo livello fa paura, perché prevede di essere disposti a perdere qualsiasi forma di riferimento e di certezza per seguire il proprio cammino in seno all'Aikido (o ad un'altra disciplina simile): si può perdere la casa (fatto!), il lavoro (fatto!), il partner (fatto!), le sicurezze di tipo economico (fatto!), alcuni specifici tipi di "amicizia", non in grado di comprendere lo spirito che anima chi fa determinate scelte (fatto!)... si rende necessario viaggiare molto (lo faccio), cambiare lingue ed abitudini (lo faccio)... ed adattarsi molto (cerco al meglio di farlo) a qualsiasi cosa accada, non perdendo di mira l'obiettivo, che è quello di dedicare tutti se stessi all'Aikido.

Non so se vivrò mai stabilmente al 10º piano, ma credo O' Sensei ci sia riuscito, quindi deve essere possibile fare altrettanto, anche se adesso i tempi sono cambiati (e la zona geografica è molto differente dalla sua) e "sposare" una disciplina non sembra essere la scelta più comune da compiere nella nostra società.

La domanda che però mi sovviene a questo punto è: "Sarà per questo che la nostra società spesso ci pare malata?"

Con questo non voglio affermare che tutti gli Aikidoka dovrebbero ambire all'attico della disciplina, ma nemmeno ai piani alti o che sia sbagliato fermarsi ai primi livelli: ciascuno faccia quello che si sente e che lo fa sentire appagato!

Ciò che intendo è che ci dovrebbe essere consapevolezza che i piani di lettura sono molteplici, che le forme e le profondità di ingaggio lo sono altrettanto e che dovrebbe esserci spazio per ogni tipo di possibile scelta personale, ma per esperienza sono quanto non sia sempre così... e quanta determinazione richieda il procedere sulla propria strada ben oltre a dove e quando la società nella quale viviamo ritiene sia "normale" fare.

A chi lasciamo il giudizio su cosa sia "normale" per noi?

Mi auguro non di certo alla società o comunque a soggetti differenti da noi stessi... e credo che la fatica che incontriamo nel realizzarci sia la misura più autentica di quanto ci teniamo a farlo sul serio!

Marco Rubatto

lunedì 8 settembre 2025

Giancarlo Giuriati, il Budoka gentile

Non vorrei mai scrivere Post come questo... ma per l'amicizia che mi lega a Giancarlo, lo faccio invece con tutto il cuore che ho.

Giovedì 28 agosto è venuto a mancare il Maestro Giancarlo Giuriati, all'età di 70 anni, membro della Commissione Nazionale Aikido FIJLKAM, dal 2017 al 2024.

Giancarlo Sensei era una persona che conoscevo e frequentavo - come minimo - da una ventina di anni... e negli ultimi 7 era divenuto anche un prezioso collaboratore del progetto di rilancio del Settore Aikido federale, che mi ha visto in prima linea, in qualità di Presidente della CN proprio dal 2017 in poi.

Ci eravamo incontrati sicuramente a molti Seminar della Scuola che ha dato i ns. comuni natali, ovvero l'Iwama Ryu, dopodiché Giancarlo che proveniva dal Judo federale è stato cresciuto a stretto contatto con il Mº Fausto De Compadri, del quale divenne un ossequioso e fedele allievo. A differenza mia, che invece collaboravo già attivamente con De Compadri Sensei, ma non ne fui mai un allievo diretto.

Con il tempo, crebbe marzialmente e scelse l'Aikido come Budo da studiare più a fondo: generò numerose cinture nere, che ora sono Insegnanti di Aikido a loro volta, e divenne anche Fiduciario Regionale del Veneto per l'Aikido.

Era proprio mentre ricopriva questa carica che la Presidenza federale di allora volle rinnovare tutte le Commissioni Nazionali di tutti i Settori e lui fu nominato - insieme a me - nella CN Aikido, anche per dare una continuità al lavoro che fece al suo interno il Mº De Compadri.

Poco dopo, ci raggiunse anche il Mº Giovanni Desiderio... e fu proprio con loro due che iniziò un lavoro veramente notevole di ristrutturazione di quel transatlantico che colava a picco, che era al tempo allora il Settore Aikido FIJLKAM: periodo non facile per il sottoscritto, ma anche per i miei 2 colleghi, che mi hanno sempre supportato in modo totale nel cercare di dare nuova vita ad un Settore che per noi meritava di più di come era stato trattato negli ultimi anni.

Giancarlo Sensei era una persona pacata e riflessiva, parecchio saggia e colta... stare davanti ad una folta platea ad insegnare non era forse la sua predilezione, infatti - paradossalmente - ci sono stati momenti nei quali è quasi sembrato in difficoltà a calzare il suo ruolo nella Commissione... e mi riferisco appunto nei momenti di docenza diretta.

In realtà, lui era piuttosto consapevole di una sua forma di timidezza, che lo portava ad un atteggiamento introverso che è stato più di una volta incompreso o frainteso: il suo valore e la sua conoscenza però erano molto vasti, e non temo di affermare che egli fosse un autentico ricercatore nell'ambito del Budo, e dell'Aikido nello specifico.

Spesso ci siamo trovati a discutere insieme su nuove prospettive della disciplina e sulle difficoltà della sua comprensione da parte delle persone affascinate per lo più da ciò che fa moda o scalpore: "l'Aikido è per persone che cercano, e che non hanno paura di trovarsi" mi ha detto, più di una volta!

Giuriati Sensei era un prolisso scrittore, e - fra i primi - ho avuto l'onore di leggere, le bozze di un paio dei suoi libri... che poi ha pubblicato in seguito.

Ricordo fra tutti: "Il pastore, il toro, il vuoto e la Grande Morte" (2014) una storia zen, recensita QUI proprio sulle pagine di questo Blog.

Ma anche "Il codice Ueshiba: dalla matrice marziale al Takemusu Aikido" (2013), nel quale emerge l'affascinate è anche il frequente parallelo con la moderna fisica quantistica, noi ne abbiamo parlato QUI. Di questo argomento, ne riparleremo proprio su Aikime fra qualche settimana...

Vorrei anche ricordare"Itsutsu no Kata" (2014), un testo che parla degli aspetti filosofici-esoterici di un kata avanzato di Judo, e che stimola a riflettere sui valori più alti di questa disciplina.

Giancarlo però era un artista a tutto tondo, appassionato di arte grafica e fotografia, e come diversi suoi famigliari, era anche un ottimo pittore, proveniente prima dal Liceo Artistico di Treviso (1970-1974)... quindi frequentò per alcuni anni il corso di pittura dell'Accademia Belle Arti di Venezia. Anche a livello lavorativo, si è occupato di design di interni per molti anni... ed in età matura, dopo molti anni dedicati al disegno computerizzato, riprese a dedicarsi al disegno manuale e alla pittura.

In occasione dell'ultimo Seminar Nazionale dello scorso anno donò sia a me, sia al Mº Desiderio un suo quadro, rappresentante un kakemono (uno scritto giapponese), utilizzando diverse tecniche di pittura innovative.

Ora è sopra il mio letto, ed ogni sera mi accorgo di guardarlo in modo molto più intenso del passato, con un misto di tristezza e riconoscenza...

Nel 2021 - alla ripresa dopo la pandemia - organizzai il primo Seminar Nazionale di Aikido a Leinì (TO): pochi giorni dopo a quell'evento, Giancarlo ci informò che gli era stato diagnosticato un mieloma, e che si apprestava a sottoporsi a tutta una serie di visite, per comprendere il da farsi.

Anche in quella occasione - così come in 100 altre - Giancarlo ci mostrò un grande senso di responsabilità verso il Settore Aikido, informandoci della sua volontà di dare le dimissioni dalla CN, avendo chiaro che non avrebbe più potuto essere presente come un tempo, né sul tatami, ne per le attività organizzative varie.

Sia io, che il Maestro Giovanni Desiderio gli chiedemmo di ripensarci e di rimanere invece nel suo ruolo... assicurandogli che avremmo "tirato noi avanti il carro" fino a quando non si fosse completamente rimesso... e che tutto il Settore lo avrebbe atteso insieme a noi.

Allo Stage Nazionale del 2022, sempre a Leinì (TO) Giancarlo non riuscì ad esserci, ed organizzammo con tutti gli oltre 140 partecipanti un videomessaggio... che gli desse forza e gli facesse sentire come tutti eravamo con lui.

Le cure inizialmente fecero molto effetto e lui reagì eccezionalmente bene, tanto da stupire i dottori inabituati ad avere un
Samurai come paziente!

Ci vedemmo un'ultima volta allo Stage Nazionale di Salerno del 2024, evento nel quale egli cominciava forse nuovamente a non stare bene: una recidiva iniziava a farsi sentire e dovette farsi sostituire in alcune lezioni, per via di un dolore forte ad una spalla.

Giancarlo era un Budoka mite, di quelli che possono vantare un'esperienza considerevole, ma non è li per farla pesare a chi gli sta intorno: qualcosa di parecchio raro nel ns. Settore!

Ci ha aiutato molto nella costruzione delle documentazioni e dei protocolli che la Commissione Nazionale Aikido si è trovata a dover scrivere, per coprire i buchi normativi che trovò al suo insediamento, e ciò venne reso possibile proprio dall'esperienza che Giancarlo Sensei aveva acquisito nel Settore Judo.

Io, invece - rispetto a questo - avevo le idee molto chiare sull'Aikido, ma ero sicuramente il più "ignorante" dei tre.

Giancarlo era una figura silenziosa, ma sulla quale contare, e che si vedeva come fosse impegnata in una ricerca interiore continua... qualcosa di tipico degli artisti, ma non di tutti gli artisti marziali.

Ci mancherai, caro Giancarlo: ci mancheranno le tue buone maniere, la tua umiltà - che da sola insegnava molto - e quella ricerca di pace che ambisce, di solito, chi ha provato sulla propria pelle la durezza dello scontro.

La tua volontà e capacità di mediare ci possa accompagnare, insieme al tuo sguardo benevolo, sicuramente ora in compagnia di quello del Maestro De Compadri.

Buon viaggio!


Marco Rubatto





Nishio Sensei e corsi e ricorsi storici

All'alba di questo Blog, mi occupai di descrivere in italiano, spesso per la prima volta, le vite degli allievi del Fondatore grazie ai quali l'Aikido era stato conoscibile in tutto il mondo... e, fra essi, spiccava senza alcun dubbio la figura di Shoji Nishio Sensei (la cui biografia può essere letta a questo LINK del lontano 2008).

Non mi soffermo quindi sulla sua storia personale, ma piuttosto mi premuro di raccontarvi quel filo rosso sottile che nel corso degli anni talvolta lega le persone, le esperienze e le opportunità...

Ammetto innanzi tutto che Nishio Sensei mi ha sempre affascinato un tot, sin da quando tradussi la sua biografia dall'inglese:

- 8° dan Aikikai di Aikido

- 7° dan di Iaido Nihon Zendoku

- 6° dan di Kodokan Judo

- 5° dan di Karate Shindō Jinen Ryu

Un'esperienza marziale che oltre a lui pochi al mondo hanno potuto accumulare in una sola vita!

Poi gli anni sono passati, e diverse volte mi è capitato di imbattermi in numerosi suoi video... specialmente quelli nei quali sintetizzava il suo riai (l'armonizzazione) fra le tecniche di mano armata, con quelle a mani nude.



Un'interpretazione per me completamente NUOVA, inedita qui in Italia (sia allora, che oggi), che egli sintetizzò proprio grazie alla sua ecletticità marziale ed all'esperienza considerevole che ebbe nelle Scuole di scherma tradizionali.

Nel mio studio - partito in modo molto preciso, razionale, marziale, deciso (ovvero molto "yang") - ad un certo punto, ha iniziato a palesarsi l'importanza della ricerca dei principi polari ed opposti, ovvero l'intuizione, la sensibilità, l'accoglienza, l'empatia (lo "yin"). Questa dinamica complementare è accaduta naturalmente, di sicuro non sono andato a cercarla di mia sponte...

E qui ricompare nella mia vita Nishio Sensei... che scrive un unico libro, che intitola proprio "Yurusu Budo", ovvero "il Budo dell'accettazione/ del perdono" (QUI il link all'articolo di Aikido Italia Network che ne parla in modo più diffuso).

In quest'opera troviamo frasi tipo: "Mi sforzo di usare la mia spada e jo Aiki per controllare il mio avversario dal momento immediatamente precedente a quello in cui ci sarebbe stato contatto tra le nostre armi, tentando da lì di creare forme in cui il tagliare viene sostituito dalla reciproca coesistenza".

Ed ancora...

"Prima che il Fondatore morisse, 34 anni fa ci disse: “Questo vecchio uomo ha portato [l’Aikido] fino a questo punto; voi tutti dovete prenderlo da qui”.

Alla luce di queste parole, penso che per noi sia insufficiente – imperdonabile, in effetti –  di semplicemente mantenere lo status quo".

In più di qualche modo questo rispecchia molto naturalmente il pensiero che ho io stesso da alcuni anni, e che mi ha fatto piacere semplicemente sentire confermato e ribadito da una fonte così autorevole, come quella di Nishio Sensei!

Terzultima tappa: l'anno scorso, durante il Seminar Internazionale che organizzo ogni anno con il mio Sensei (Patrick Cassidy, 7º dan Aikikai, n.d.r.) ci fu una cena durante la quale emerse spontaneamente un episodio molto interessante, proprio riguardante Nishio Sensei.

Non ebbi mai il piacere di conoscere quest'ultimo di persona, ma Patrick si, così gli chiesi quale fu la sua impressione. Egli mi raccontò di essere andato ad un suo Seminar in Giappone, nel periodo di 6 anni nel quale è stato deshi di Morihiro Saito Sensei in Iwama.

Ci andò con un suo compagno di pratica. Mi raccontò che l'allenamento andò alla grande, si divertirono e trovarono un gruppo che li accolse con premura e gentilezza. Poi, durante il party del sabato sera, Patrick ed il suo compagno si trovarono a cenare proprio di fronte a Nishio Sensei.

Questi - probabilmente percependo che i ragazzi avrebbero voluto chiedere lui qualcosa - li esortò a fare le domande che volevano: i due si guardarono un po' negli occhi, indecisi se procedere o meno... poi Patrick prese il coraggio a due mani e si fece sotto.

La domanda era di quelle un un po' pericolose e non del tutto politically correct (ma a me sono spesso venute in mente 1000 volte domande simili, ed anche molto peggiori!)... quindi, in sostanza, gli chiesero...

"Saito Sensei ci dice di avere preservato e di insegnarci le tecniche di Aikido, così come l'ha viste fare al Fondatore... noi oggi ci siamo trovati molto bene con lei ed il suo gruppo, ma abbiamo notato che qui le tecniche sono differenti da quelle che studiamo ad Iwama: vuole forse significare che queste non sono simili all'Aikido del Fondatore, oppure Saito Sensei non ci sta dicendo una cosa veritiera?".

Attimi di silenzio, quindi la risposta di Nishio Sensei (che gli ha fatto vincere 10.000 punti di colpo, ed a mani basse, secondo me!)...

"Saito Sensei vi sta dicendo il vero, e lui è una delle persone che meglio ha conosciuto l'immenso repertorio tecnico del Fondatore e sono certo che lo stia tramandando nel modo più fedele possibile. Io del resto faccio una cosa diversa, ma per certi versi anche io faccio ciò che fece il Fondatore prima di me.

Egli non si limitò a ripetere ciò che gli insegnò Sokaku Takeda, ma rivisitò tutto alla luce dei suoi studi personali, della sua esperienza e delle sue convinzioni... che è proprio anche ciò che sto facendo io con il Budo che vi ho proposto.

Sotto questo punto di vista, quindi, si può dire che sia io, che Saito Sensei stiamo facendo esattamente ciò che fece Morihei Ueshiba, anche se in due modi molto differenti fra loro: lui nel preservare intatte le forme originarie, io nel continuarne l'esplorazione e l'interpretazione".

STRIKE, TOMBOLA, SCACCO MATTO in una sola mossa: è stato capace di fare Aiki anche con la risposta ad una domanda che avrebbe tentato di farlo schierare dualmente, in qualsiasi altro caso!!

Aneddoti come questo mi hanno fatto capire quanto mi sarebbe piaciuto conoscere questo grande personaggio, che però non giunse mai alle nostre latitudini e scomparse prima che avessi la maturità di raggiungerlo io da qualche parte.

Penultima tappa: qualche mese fa un nuovo prezioso acquisto del nostro Dojo, Federico Fele San, mi parlò di un certo Takashi Kuroki Sensei (trovate QUI la sua bio in inglese), allievo proprio di Nishio Sensei.

Mi raccontò di avere già partecipato a diversi suoi Seminar in Repubblica Ceca, Polonia, Spagna e Bulgaria, rimanendo profondamente affascinato dalla didattica del riai fra buki waza e taijutsu (declinato in "ken no tebiki", "jo no tebiki", "ken tai ken", "ken tai jo" e toho iaido), nella migliore tradizione di Nishio Sensei...

Aveva apprezzato, da un lato la coerenza e la ricchezza del metodo... dall’altro le straordinarie capacità comunicative e didattiche di Kuroki Sensei. La sua costante e attenta presenza sul tatami, la gentilezza e la cura con cui accoglie e accompagna ogni praticante lungo il percorso di apprendimento erano percepibili in tutto il gruppo di studenti da lui formato.

Ultimo atto: da li ci volle poco a far si che il sogno di Federico San di portare per la prima volta la didattica di Nishio Sensei in Italia si avverasse!

Io gli darò una mano con la location, mentre lui si occuperà di tutti gli altri preparativi necessari... e, detto questo, i prossimi 11 e 12 ottobre 2025 a Torino avrà luogo il primo Seminar Internazionale di Kuroki Sensei!

Non sarà forse come avere di fronte il suo Sensei, ma mi ispira molto poter partecipare ad un evento animato dalla sua stessa didattica!


Kuroki Sensei ha 4 anni più di me sia di età, che di pratica dell'Aikido (entrambi abbiamo iniziato a 19 anni), ma sono estremamente curioso di vedere come imposterà il suo lavoro, e mi auguro di essere in grado di recepirne il più possibile.

In ogni caso, essendo qualcosa di nuovo ed inedito, so già che mi farà fumare le cervella... e tutto ciò che toglie dalla zona di comfort - in generale - fa un gran bene ad un marzialista... in più avrò la possibilità (e con me chi parteciperà a questo evento) di conoscere (sebbene per interposta persona) il lavoro di un Sensei che continua ad ispirarmi tantissimo, nonostante non sia più fra noi da tempo.

Per chi desiderasse maggiori INFO sull'evento (a numero chiuso), le potrà trovare QUI.

I corsi e ricorsi storici (di Giambattista Vico) sembrano da un bel po' farmi girare intorno a qualcosa nel quale a breve avrò finalmente l'opportunità di affondare mente e corpo. Al solito il mio percorso in Aikido si rivela essere più magico di quanto avrei mai osato pensare!


Marco Rubatto