lunedì 6 giugno 2022

Cintura nera, Istruttore o Maestro di Aikido?


Secondo lo SNaQ (Sistema Nazionale per le Qualifiche), il quadro di riferimento per la formazione delle figure tecniche sportive, attualmente un Docente di Aikido può essere un Allenatore, un Istruttore o un Maestro.

Ufficialmente si passa da una qualifica all'altra tramite la frequentazione di alcuni corsi, l'iscrizione ad alcuni bandi e il superamento di esami specifici: gli Enti che aderiscono allo SNaQ dovrebbero avere tutti un iter formativo sulla carta equipollente (il condizionale vi assicuro che è d'obbligo in questo caso!).

Ma cosa distingue nel concreto queste 3 figure, a ciascuna delle quali è consentito gestire in autonomia la docenza di un gruppo di neofiti nella disciplina?

Qui le cose si fanno sostanziali.

Nella narrativa popolare, quando diventi CINTURA NERA di qualcosa, allora sei un MAESTRO di quella roba li: nulla di più distante dalla realtà!

Quando diventi cintura nera, inizi ufficialmente lo studio della disciplina (prima ti stavi chiedendo se lo vuoi fare sul serio oppure no) e potresti continuare a studiare per tutta la vita senza avere responsabilità sull'apprendimento di terzi (anche se ce l'hai comunque, perché sarai sempre un agevolazione o un ostacolo per i tuoi compagni di corso).

Nell'onerosa decisione di volerti assumere la responsabilità DIRETTA della formazione altrui, devi quindi decidere a che livello intendi porre in essere questa scelta.

L'ALLENATORE è l'entry level dell'insegnamento e - di base - riguarda quella figura di solito parecchio amatoriale che intende dedicare un paio di sere a settimana a vestirsi da giapponese ed insegnare a neofiti assoluti come si fa "la capriola in avanti", "le tecniche per diventare cintura gialla", "le leve articolari", etc.

Non è poco, ma è di certo a cosa ambisce nella media una persona appassionata all'Aikido e che desidera dare il suo contributo attivo alla diffusione della disciplina. Ogni Allenatore ha sopra di sé un Istruttore, o meglio, un Maestro che ne continua a sorvegliare la crescita e che è capace di togliergli le castagne dal fuoco nel caso in cui si vada a cacciare in grane troppo complicate da risolvere da solo.

L'ISTRUTTORE, come minimo un 3º dan, quindi un praticante da minimo una 15-ina di anni, è quello che può a mio parere ambire il 98% di chi ha responsabilità di docenza verso terzi. Dovrebbe trovarsi a suo agio con tutto ciò che non comporta una completa professionalizzazione di questo ruolo, ovvero appunto con il 98% del luoghi nei quali si pratica Aikido.

Come dice il nome, di solito l'Istruttore da ISTRUZIONI sul da farsi, non è detto che abbia sempre chiaro il motivo che sottostà a ciò che gli viene chiesto di trasmettere, ma deve come minimo mostrare competenza nel saperlo fare.

Sarebbe importante che in questo ruolo si iniziassero ad avere esperienze di docenza sia nei confronti degli adulti (in primo luogo) e quindi dei più giovani (bambini e ragazzi) in un secondo tempo.

La categoria dei più giovani è più delicata e complessa di quella degli adulti, quindi è bene partire da questi ultimi (nel mondo dell'Aikido si è fatto per decenni l'esatto opposto, giusto per riflettere su quanta consapevolezza possedevano le generazioni di praticanti precedenti alla nostra!).

Da Istruttore è possibile cooperare attivamente per la diffusione della disciplina all'interno del proprio territorio, organizzando eventi (condivisi o meno con altre realtà simili), farsi carico di sostenere e supportare programmi di scambio con altri Istruttori, nell'interesse comune di continuare a formarsi anche mentre si è responsabili della formazione di soggetti terzi.

PROPRIO perché si è responsabili della formazione di soggetti terzi che è necessario continuare a formarsi SEMPRE.

In fine diciamo che anche un Istruttore è bene che abbia un Maestro che supervisioni il suo operato, in quanto non gli devono mancare ulteriori stimoli per crescere, così come un supporto costante nel dipanare tutte quelle matasse (tecniche, relazionali, comunicative, politiche, etc) che sono difficili da affrontare da soli.

Poi ci sono coloro che ambiscono a diventare Maestri, che a mio dire dovrebbero essere veramente POCHI!

Un MAESTRO si distingue dalle qualifiche precedenti per quanto ha deciso di investire nello studio, insegnamento e divulgazione della disciplina... e faccio fatica a pensare che sia possibile darsi completamente a queste attività se nella vita si fa anche altro.
Difficile infatti dare la priorità ed il nettare della propria esistenza a quella disciplina che si pratica nei propri ritagli di tempo... dopo che al lavoro, alla famiglia, agli amici sono state garantite le risorse che solitamente vengono richieste.

Si distingue anche dal fatto che non è sempre detto che dietro le spalle abbia un altro Maestro di rango superiore al suo a fargli da mentore (anche se dove è possibile, è bene che questa cosa continui ad avvenire). Diciamo che esiste un punto nel quale è necessario essere capaci ad evolvere da soli, senza che qualcuno ti punti un mirino alla tempia se non lo fai, perciò si chiama "maestria"!

Un Maestro dovrebbe essere un professionista (o almeno un semi-professionista) che sta sul tatami OGNI giorno della sua vita, per diverse ore... e che lo fa da decenni e per alcuni decenni.

Un Maestro DEVE potersi rapportare in modo ordinario a qualsiasi tipologia di utenza (bambini, adolescenti, adulti, disabili, fasce deboli d'utenza, etc) e quindi il suo programma giornaliero/settimanale dovrebbe prevedere interventi in ciascuno di questi differenti ambiti.

Ciascuno potrà avere le proprie preferenze personale, ma diffiderei in modo acceso di un Maestro che non abbia MAI avuto un corsi di Aikido bambini/ragazzi per una decina di anni consecutivi!

Di solito si tende a non insegnare ai più giovani per via dell'orario al quale è richiesto di farlo (dalle 17:00 alle 19:00) ovvero quando per molti si è ancora all'interno della giornata lavorativa... ma proprio per questo ciò diventa distintivo di cosa una persona ha scelto di fare nella vita: se hai scelto l'Aikido, allora sei libero in quell'orario... se non hai scelto PRIMARIAMENTE l'Aikido non lo sarai, ma allora non potrai nemmeno spacciarti per il top level dei docenti della disciplina.
Si tratta di fare scelte chiare e di assumersi le responsabilità delle loro dirette conseguenze.

Un Maestro si riconosce perché ha solitamente fa parte di una fitta rete di scambi sia nazionali che internazionali: un tizio che da 30 anni va nel suo Dojo 2 volte alla settimana senza confrontarsi con nessun altro non lo definirei esattamente un Maestro, quindi.
Magari è una gran brava persona, ma non per forza un Maestro.

Un Maestro ha solitamente una conoscenza di base del giapponese, poiché sarà chiamato a spiegare ad allievi e docenti di qualifica inferiore alla sua il significato della nomenclatura tecnica utilizzata nella didattica, così come molti elementi legati alla tradizione ed alla filosofia della disciplina. Non devono spuntargli gli occhi a mandorla, essere per forza andato in Giappone o mangiare il riso con le bacchette, ma capite bene che non si può nemmeno essere del tutto digiuni di elementi culturali e filosofici se si desidera considerare se stessi "il top di gamma" fra i docenti!

Un Maestro è abituato ad organizzare la didattica del suo Dojo e di quelli che (direttamente o indirettamente) da esso dipendono (formazione interna Docenti, Stage, esami, etc). Chi segue pedissequamente i programmi preparati da qualcun altro NON è un Maestro, in quanto quest'ultimo di solito è colui/colei che questi programmi li scrive.

Possiamo tranquillamente uscire dall'imbarazzante stereotipo che vede il Maestro come una sorta di Budda intoccabile dalle controversie del quotidiano, qualcuno che sviluppa una sorta di superpotenze Jedi o scemenze di questo genere... però è evidente che una figura simile deve possedere un certo carisma, che è sia una dote naturale, sia qualcosa che può essere sviluppato con il tempo e l'esperienza.

É però certo che, a differenza di un Istruttore, il Maestro deve risultare consapevole dei perché di ciò che chiede al prossimo, sia in termini tecnici, sia in quelli più sostanziali della disciplina. Perciò affermavo che i Maestri devono essere pochi: la maggioranza di docenti che conosco e che si fa chiamare così sono magari ottime persone, che hanno passato decenni sul tatami... ma la consapevolezza è proprio un'altra cosa rispetto a ciò che propongono ed a quanto l'Aikido sia riuscito ad entrare nel loro stile di vita (anche e soprattutto FUORI dal tatami)!

Ecco, riassumendo, un Maestro deve riuscire a barcamenarsi nell'annoso compito di essere coerente fra ciò che dice e ciò che fa... ovvero qualcosa di estremamente raro ed impopolare nella società odierna.

Poi frega poco che un Ente abbia inviato un foglio di pergamena con sopra scritto "Maestro" oppure no. Alcuni - POCHI - saranno nominati "Maestro" direttamente dai loro allievi... tutti gli altri resteranno semplicemente Allenatori o Istruttori con una sviluppata quanto inconsapevole sindrome di Dunning-Kruger.

Marco Rubatto



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