lunedì 6 dicembre 2021

Costruiamo insieme un seminar nazionale?

Da poco più di un mese si è concluso il 4º Seminar Nazionale di Aikido che ho co-organizzato, da quando faccio parte della Commissione Tecnica Nazionale FIJLKAM (2017).

Per rispondere ad alcune persone che mi hanno formulato esplicita richiesta, mi piacerebbe oggi descrivere brevemente come viene alla luce un evento del genere, nelle sue poliedriche complessità e dinamiche organizzative.

Innanzi tutto diciamo che da anni ormai nessuno dei componenti della CTN ha più intenzione di rendere il Seminar Nazionale la SUA vetrina personale, come purtroppo invece è accaduto per molti anni in passato.

C'era l'idea di andare allo stage di qualche Maestrone, che dai suoi infiniti dan, ti avrebbe potuto illuminare il tuo Aikido sul Do di Damasco. E invece i DAN(ni) li faceva e basta, perché presupponeva che esistesse un modo "giusto" ed un modo "sbagliato" di praticare... ed ovviamente - manco a farlo apposta - quello giusto era solamente il suo e quello sbagliato era quello di tutti gli altri!

Questo atteggiamento può forse essere tenuto in un Dojo (e poi forse nemmeno li!), ma non di sicuro in una Federazione, che invece possiede al suo interno moltissime espressioni differenti della pratica, della didattica e delle prospettive della disciplina.

Per questa ragione, quando organizziamo uno Stage Nazionale, la CTN si occupa di far si che le lezioni contengano PRINCIPI comuni, e quando esse sono di carattere tecnico, deve essere chiaro che questa tecnica viene utilizzata SOLO per veicolare un principio, e non per "catechizzare" o peggio ancora "convertire" il prossimo alla propria Scuola, stile o didattica preferita.

Quindi noi possiamo fare tutto ciò che ci pare, ma rispettando questa semplice regola: ciò che faremo deve risultare nutriente per tutti, indipendentemente dal grado o dall'origine Aikidoistica dei praticanti che avremo dinnanzi.

In secondo luogo avviene una divisione dei compiti: siccome la maggior parte dei partecipanti sarà costituita da Insegnanti Tecnici (per questi lo Stage Nazionale è un obbligo finalizzato mantenere la loro qualifica d'insegnamento), ecco che essi dovranno poter utilizzare questa formazione per arricchire il loro bagaglio d'esperienze. Declineranno poi i principi appresi nelle didattiche e stili a loro più congeniali quando torneranno nel loro Dojo di appartenenza.

Ci saranno però anche dei principianti, quindi è giusto che esistano spazi dedicati anche a loro.

Quindi di solito i componenti della CTN si occupano delle lezioni riservate ai gradi dan, mentre i collaboratori (che di anno in anno ci danno supporto e che ruotano all'interno dell'albo dei Tecnici Federali) svolgono lezioni sia dedicate ai gradi kyu, sia quelle per i dan.

Si, perché una caratteristica dei Seminar Nazionali è che, a parte la prima e le ultime lezioni - che sono svolte con tutti i praticanti contemporaneamente - tutto il resto viene proposto su (almeno) 2 luoghi di lavoro separati ed indipendenti, nei quali vengono proposte 2 tematiche diverse (solitamente una per kyu ed una per dan)... e ciascuno sceglie, di lezione in lezione, dove andare a studiare.

Qui c'è una delle novità più grosse che abbiamo introdotto 4 anni a questa parte: i partecipanti DEVONO imparare a fare delle SCELTE!

Non sarà possibile seguire tutte le lezioni proposte, poiché molte di esse saranno svolte simultaneamente, quindi ciascuno dovrà andare ad allenarsi nel luogo che ritiene più urgente e/o interessante per sé, e non fermandosi nemmeno alla distinzione kyu/dan che le lezioni presentano.

Un kyu che volesse sperimentarsi in cose più avanzate, può anche andare ad una lezione dan... e - viceversa - uno yudansha che vuole riposarsi un po' o desidera vedere una nuova didattica specifica per i kyu può andare a seguire una lezione ad essi dedicata.

In buona sostanza, ciascuno fa quello che vuole, assumendosene però la piena responsabilità: il fatto di trattare le persone come mature ed adulte, di dare loro fiducia ha stravinto fino ad ora, rispetto al passato, nel quale c'era un'autorità che stabiliva - a suo insindacabile giudizio - cosa fosse meglio o peggio per ciascuno (per altro senza azzeccarci quasi mai).

Altro punto importante: ci assicuriamo che le proposte siano più eterogenee possibile, quindi ci saranno parti dedicate al taijutsu e parti dedicate al buki waza, e - all'interno di ciascuna di queste categorie - ci saranno lezioni dedicate al katame waza ed altre dedicate al nage waza... così come nelle armi ci saranno keiko più indicati a sviluppare le basi (suburi e kata), ed altri più mirati ad esercizi di coppia più complessi (kumi tachi, kumi jo, ken tai jo, etc).

Diciamo che uno dovrebbe uscire da un evento simile avendo avuto modo di esplorare a 360º la pratica dell'Aikido, ragione per la quale da un paio di anni a questa parte abbiamo introdotto anche un paio di lezioni teoriche (quest'anno sulle didattiche riservate ai più giovani e sulle nozioni di primo pronto soccorso).

All'interno di questo palinsesto generale, ciascun docente si deve sentire libero di esprimere se stesso con ciò che lo ispira, ovviamente in modo proporzionale alle sue competenze specifiche. É successo che alcuni docenti abbiano preferito essere chiamati in causa solo su tematiche che sentivano di possedere con una certa sicurezza, e questo ha fatto loro onore, poiché la poliedricità a 360º non è proprio da tutti... ed anche perché nessuno è obbligato ad essere tuttologo. Anzi...

Si delineano così sempre di più degli ambiti preferenziali anche dei docenti, che in qualche modo si specializzano in un'area specifica dell'immenso panorama dell'Aikido, apportando così competenza e professionalità al gruppo quando si richiede la loro collaborazione.

Non è più questione di comparire sempre nel corpo docente, ma di essere competenti ed avere elementi da offrire quando viene il turno di ciascuno. Questo modo di fare, cioè, incoraggia il senso di TEAM, anziché basarsi solo sull'ipertrofia di alcuni smisurati ego... altro problema del passato che fortunatamente si sta ridimensionando un tot.

Ma veniamo a me ed a quest'anno: il mio compito di solito è quello di dare più apertura e supporto possibile a questo "noi" poliedrico che è il tatami federale, quindi quasi mai i miei interventi hanno un carattere tecnico specifico (poiché questo dividerebbe chi è già abituato ad utilizzarlo, da chi lo vede per la prima volta).

Quindi di solito apro il Seminar e lo chiudo con lezioni legate ad alcuni principi comuni della disciplina (ukemi, kuzushi, awase, ki no musubi, centralizzazione, grounding, etc...), ed anche gli interventi durante il suo svolgimento sto attento che seguano la stessa dinamica.

Per esempio, quest'anno la mia lezione di apertura è stata caratterizzata da toccare diverse tecniche di base dell'Aikido, ma concatenandole fra loro, in una sequenza costruita li sul momento... Ecco qui il video relativo a questa lezione.



Quest'anno però mi sono dato anche un tema trasversale, ovvero connettere il katageiko (ovvero l'allenamento che di solito facciamo in Aikido, nel quale ciascuno deve ripetere il movimento suggerito dal Sensei) con la percezione e la spontaneità del movimento, che ne risulta il suo aspetto più antinomico.

La prima lezione quindi è stata l'escamotage per far si che la percezione del partner divenisse prioritaria persino all'esecuzione di una tecnica specifica, per questo che il contatto fra tori ed uke è stato prolungato in una concatenazione così lunga... e di per se marzialmente anche poco sensata.

Se ricordate, lo scorso anno, quando siamo stati costretti dal Covid ad un seminar on-line, avevo trattato in modo teorico e solo parzialmente pratico (perché avevo la fortuna di essere in Dojo, ma molti dei partecipanti erano in casa, senza possibilità di interagire fisicamente, né di muoversi più di tanto) il tema Shu - Ha - Ri... e se vi ricordate ve ne avevo già parlato QUI.

Ecco nello specifico la lezione alla quale mi riferisco... se l'aveste già vista passate pure altrove.



In questo processo di "Uniformazione (1) - Interpretazione (2) - Trasgressione (3)" in Aikido siamo soliti dedicare il 90% del tempo allo Shu (1), il 10% del tempo al Ha (2)... e di solito NULLA al Ri (3): le ragioni sono molteplici:

- si è troppo inesperti per andare oltre la 1º fase, ovvero quella della conoscenza basilare delle forme;

- si è convinti che andare oltre sia pericoloso e/o prematuro e/o irrispettoso;

- si è convinti che nemmeno l'interpretazione sia fondamentale, figuriamoci se lasciamo un qualche posto alla trasgressione;

- non ci sono insegnanti capaci di andare oltre la 1º o al limite la 2º fase.

Era quindi ora di fiondarsi in presenza ed a mani piene sulla didattica del "Ri" che è a mio dire molto poco conosciuta, utilizzata e praticata. Per questa ragione, la mia 2º lezione si è focalizzata sul jo jiyu waza, ovvero sullo scambio libero con il jo, senza seguire schemi prestabiliti nel katageiko.

In Italia siamo un tot indietro su questo argomento, ovvero tutto il lavoro svolto con le armi a coppie è prestabilito a priori, essenzialmente per ragioni di sicurezza dei praticanti... ma all'estero è almeno un decennio che è stata sviluppata una didattica dello scambio libero, inserendo alcuni paletti che ne garantiscono l'utilità e la sicurezza contemporanea.

Durante il lockdown avevo fornito un esempio di solo jiyu waza con il jo (chi se lo fosse perso lo può trovare QUI), ma in questa occasione c'è stata finalmente la possibilità di estendere il tema al lavoro di coppia.

Valeva quindi la pena di offrire un piccolo assaggio di questa didattica, che richiederebbe parecchio più di un'ora per essere esposta... ma ci siamo saputi accontentare degli spazi e dei tempi disponibili.

Ecco quindi il video relativo alla lezione di buki waza...



Come ultima lezione, mi sono occupato di fare la stessa cosa nel lavoro a coppie del taijutsu, ovvero quando i praticanti interagiscono a mani nude: in questo caso ho impostato la trasgressione su 2 punti dolorosissimi per i praticanti dalla mentalità rigida:

- il movimento doveva essere CASUALE, quindi non doveva contenere nessuna finalità marziale, nessun pattern conosciuto in precedenza (leggi: "niente waza"!) e soprattuto nessuna aspettativa di ottimizzazione ed efficacia rispetto all'interazione con il compagno;

- abbiamo usato la musica come onda portante del movimento, anche quando in Aikido è qualcosa che tradizionalmente non si fa.

Purtroppo - per problematiche di tipo tecnico - la lezione non è interamente stata pubblicata in video... e questo un po' mi spiace, poiché si vedono le premesse e le conclusioni... ma risulta tagliato fuori il processo che ho mostrato per passare dalle une alle altre.

Però è anche vero che così la prossima volta, se davvero ne volete sapere di più, fate che venire al Seminar Nazionale! Non è che uno possa pretendere di limitarsi comprendere certe cose dalle pagine di un Blog...

Ecco quindi qualche spunto di questa didattica...



É abbastanza comunemente desiderabile il raggiungimento di ciò che O' Sensei chiamava Takemusu Aiki, ovvero il fluire spontaneo delle tecniche a partire da una condizione di conflitto... beh, questa didattica mira proprio a portare a questa esperienza, poiché si vedono emergere fra movimenti apparentemente casuali alcune opportunità interessanti, anche a livello tecnico e marziale... ma a patto che prima sia stata abbandonata ogni aspettativa di "vittoria" sul compagno o di "controllo" della situazione che stiamo vivendo.

C'è chi spera di arrivare a questo traguardo con la tecnica (e di solito purtroppo non ci arriva!), io ci arrivo (e ci arrivo!) e faccio arrivare agli altri (principianti o esperti che siano) tramite questa metodologia di certo trasgressiva ed inconsueta... ma che però porta a casa il risultato, quindi dal mio punto di vista altamente interessante e proficua!

Ecco che vi ho descritto brevemente, sia come creiamo il Seminar Nazionale, sia come io stesso mi organizzo per scegliere le tematiche delle lezioni che mi competono al suo interno. Verosimilmente, tutti i miei colleghi che lo animano, fanno ragionamenti e processi simili a quello che vi ho illustrato.

Ci mancano però un paio di note finali per avere un quadro chiaro del tutto...

La prima è questa: per avere un'idea significativa della bontà delle proposte che facciamo di anno in anno, abbiamo scelto di chiedere sempre a tutti i partecipanti di darci un giudizio, farci delle critiche darci dei consigli, in modo anonimo... così da avere feedback schietto da parte delle persone che si sottopongono al percorso che ideiamo per loro. Certo anche questa cosa non è tradizionale, poiché sappiamo che così facendo possiamo anche ricevere critiche feroci, ma lasciare questa libertà di espressione autentica crediamo che sia importante... ed infatti fino ad ora così è stato!

Addirittura nelle ultime 2 edizioni abbiamo dato la possibilità di valutare l'operato di ogni singolo docente, che ovviamente deve poi fare i conti con l'opinione degli allievi che hanno seguito le sue lezioni, dal più esperto all'ultimo dei neofiti.

Provate a chiedere ai Maestroni pluridannati di essere valutati dai loro stessi discenti, sentirete dove vi manderano...!

Di anno in anno, invece noi raccogliamo le opinioni del partecipanti e le pubblichiamo (QUI ci sono quelle relative all'ultimo Seminar di ottobre 2021), così da renderci conto se il trend peggiora o migliora, da tenere conto per le prossime edizioni di migliorare gli aspetti che sono sembrati deboli in quelle precedenti e da farci aiutare dall'intero Settore Aikido nella costruzione delle prossime formazioni nazionali che faremo insieme, con suggerimenti, desiderata e necessità rimandate dai partecipanti stessi.

Non più quindi una formazione calata dall'alto, ma in una certa qual misura scelta insieme, e nella quale la base del movimento Aikidoistico ha modo di comunicare con chi ne gestisce il Settore: la scelta di ammorbidire la tradizionale piramidalità per un modello nel quale tutti possano avere la propria occasione di avere voce in capitolo è uno delle dinamiche che sta funzionando di più.

Fa anche un sacco paura, perché potenzialmente in grado di ribaltare l'intero Settore... ma che fa paura SOLO dove dall'alto si impone il da farsi con autorità, anziché con autorevolezza... SOLO dove si obbliga a frequentare i seminar, anziché lavorare affinché i praticanti DESIDERINO partecipare ai seminar... e quindi ci si cura di come vivono ciò che viene loro proposto.

Ultimo punto: se notate il mio lavoro (da sempre), e quello del Settore Aikido Fijlkam in generale è COPYLEFT, ovvero è tutto libero e reso pubblico; viene pubblicato praticamente TUTTO (foto, video, didattiche, etc) e si lavora alla luce del sole... anche se tradizionalmente in Aikido non si è mai fatto così.

Per fare foto o riprese ad un video era necessario chiedere un'autorizzazione, ma la maggior parte delle volte veniva addirittura scritto in locandina che era VIETATO farne.

Perché questo?

Forse perché esiste ancora il retaggio del passato secondo il quale ciò che viene insegnato deve rimanere il più possibile segreto ed appannaggio dei pochi fortunati che erano presenti; questo negli anni ha creato un alone di mistero intorno a fantomatiche "tecniche segrete", kasumi waza (tecniche della nebbia)... o pratiche che era rarissimo avere l'occasione di vedere.

Anche la didattica che ho utilizzato al Seminar Nazionale è piuttosto rara da incontrare, e credo - senza falsa modestia - di essere fra i pochi in Italia che è in grado di proporla... ma questo non la deve rendere esclusiva, anzi.

Pure il Fondatore stesso, nel doka 77 ha scritto cose del tipo: "Progresso viene per chi pratica sempre dentro e fuori di sé. Non “tecniche segrete” poiché tutto è mostrato!". Quindi parliamo di un principio stesso dell'Aikido... perché non dovremmo utilizzarlo'

Le cose sono già complesse così per i fatti loro, quindi non ha senso "tenersi le perle" per creare dipendenza negli allievi: secondo me è vincente far vedere come uno lavora, così da offrire la possibilità a chiunque lo desideri di accostarsi ad una certa tipologia di insegnamento o di proposta.

Questa cosa risuona ancora di più nell'ambito di una Federazione Nazionale, che è qualcosa molto differente da una Scuola personale o appartenente al lignaggio di una famiglia Samurai del medioevo giapponese. É più simile ad un servizio pubblico.

La Federazione nasce per offrire un servizio ai propri iscritti, tecnici o atleti che siano, ed alle Società affiliate: è quindi suo preciso compito rimandare trasparenza sulle sue iniziative e sulle dinamiche che la caratterizzano.

E non ho paura che possa venire copiato un progetto che si sta rivelando buono ed apprezzato?

Proprio NO: per copiare qualcosa è necessario avere capacità specifiche che non vedo molto presenti in giro. Inoltre chi copia (ed ha l'onestà di riconoscerlo) arriva sempre in ritardo rispetto all'originale.

Poi chi copia spesso "pensa" di poter replicare qualcosa... ma non è per nulla scontato che ce la faccia, giacché è impossibile riuscirci in modo solo superficiale. Di solito così facendo si fa solo un fiasco dietro l'altro e ci si copre di ridicolo.

Ecco, invece rispetto a tutto ciò noi siamo l'originale, quindi quale problema ci potrebbe essere nel mostrarlo pubblicamente?
É una questione di cosa SEI, non di cosa SAI...

Marco Rubatto

Commissione Tecnica Nazionale Aikido





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