
L'Aikido sta attraversando un periodo veramente strano, bizzarro intenso e contraddittorio... così come sta avvenendo per ogni aspetto della nostra società... e nelle vite degli individui che la compongono.
In Italia stiamo vivendo una forte crisi economica ormai da anni e quindi spesso sento dire che per l'Aikido non ci sono più tanti soldi: secondo me è una bugia, non ci sono mai stati, ma ora non ce ne sono meno di un tempo.

La nostra disciplina non ha mai mosso grandi interessi economici, per la mancanza di sponsor sportivi che fanno la differenza, e così sarà credo anche in futuro... e le persone seriamente motivate verso di essa hanno dovuto - da sempre - contare esclusivamente sulle proprie risorse per poter frequentare i vari tatami, sia essi quelli delle lezioni regolari, o quelle dei seminar.
In questo senso non è cambiato proprio nulla.

Quanto è essenziale per noi praticare Aikido?
Me lo chiedo - e lo chiedo a voi - constatando che in media circa 500,00 € annue sono sufficienti per frequentare regolarmente un corso.
Uno smartphone costa - sempre in media - dai 150,00 € ai 800 €... e non è che senza non possiamo telefonare: chi di voi rinuncerebbe ad averne uno per potersi allenare?... Avete fatto caso a quanto sono diffusi?

"Mi piacerebbe, ma non ho molto tempo": un'atra balla classica, quanti di noi che insegnano se la sono sentita ripetere numerose volte?
"Trovi il tempo per mangiare, per dormire, per lavorare?" Sembra di si, quindi se l'Aikido per te fosse fondamentale, troveresti il tempo anche per questo, così come facciamo noi da decenni!

I sacrifici da fare attualmente sono tanti e una scala di priorità deve essere costruita obbligatoriamente in questa situazione delicata, ma siamo certi che ciò sia per forza un male?
La situazione ci consente di comprendere con chiarezza ciò che è importante e per ciascuno di noi.
Non è quindi l'Aikido ad essere in crisi, ma la società che non sa più quello che vuole e che mal utilizza le poche risorse di cui dispone.
Ma pure l'Aikido è un concetto piuttosto astratto, se ci pensiamo... infondo non siamo in molti a comprendere di cosa si tratti (sempre se ci reputiamo veramente in grado!).
... faremmo meglio a parlare di "cose come l'Aikido", non credete?

L'Aikido sopravviverà se generazioni di persone differenti si appassioneranno ad esso e ne porteranno avanti la tradizione, rinnovandola nei decenni, nei secoli.
Il problema è che questo tipo di discipline entusiasma sempre meno dalle nostre parti, lo avete notato?
Già parliamo di qualcosa al quale va donato tempo, impegno, energia, passione, soldi... tutti ingredienti "sacri" di una vita che diventa sempre più profana... o almeno profanabile dalle mode superficiali del momento.
Quindi ogni strada che porti in serio contatto con se stessi tenderà ad essere un po' svalutata, bistrattata, fraintesa... mal interpretata: certo che succede, si tratta di uno strumento potente nelle mani dell'umanità...
... a comprenderlo sul serio e nell'utilizzarlo con maestria correremmo il serio rischio di realizzare le nostre aspettative più alte: qualcosa a cui non siamo più seriamente disposti ed inclini da secoli!

Ma può non essere tutto demerito del giocattolo: a volte è anche responsabilità del giocatore e funzione di come lo si è utilizzato e del PERCHÈ ci giocavamo!
Cosa accade se però i primi a non averci capito molto sono gli Insegnanti ai quali ci si rivolge quando viene "il trip" di questo genere di discipline?
In questo caso il giocatore assume un ruolo meno importante, poiché è addirittura la sala giochi ad essere malata.
Nuovamente, non è "colpa" dell'Aikido se molti suoi rappresentanti hanno guardato il dito che indicava la luna...

Un guizzo di saggezza o di alzheimer?
Sono portato a propendere per la prima ipotesi, anche se molti suoi rappresentanti odierni agiscono come se avessero scelto la seconda.
Perché dico così?

E invece no: 10.000 scuole 100.000 maestri (l'M minuscola è d'obbligo!) e tutti in sacrosanto contrasto più o meno esplicito fra loro.
Notare: non affermo che sia un problema la moltitudine, dico che lo è che questa pluralità non comprenda di appartenere ad un solo unico "essere", che ha uno scopo profondo e preciso... che però sarebbe meglio si manifestasse praticamente e con fatti coerenti ai suoi principi... e non ad-minchiam!

Bene, che faccia... questo mostrerà ancora una volta di più il valore di questa disciplina che se non parla più al cuore delle persone è talvolta perché la gente ne parla coi piedi a chi ascolta con il naso!
L'Aikido sta funzionando alla grande invece, dandoci un sacco di fili da torcere e matasse alle quali trovare il bandolo: un ottimo esercizio per questa umanità che continua a lamentarsi di non essere ciò che vorrebbe, ma che poi fa poco - di fatto - per provare a cambiare.

Il mio augurio per questa stagione di pratica (e per le prossime a venire) è quello di riuscire a cambiare parecchio... e mi permetto di augurarlo anche a voi, perché secondo me sarebbe segno che le cose stanno iniziando a funzionare... che avremmo capito a cosa serve l'Aikido!
Fatelo per mantenervi in buona salute, per una valida difesa marziale o per approfondire le arti tradizionali del Giappone... chi se ne frega!

Ciò che mi - e vi - assicuro è che fino a quando qualcuno praticherà Aikido contento di lasciarsi ridisegnare alla luce dei suoi principi, questa società non potrà che fiorire!
Nel nostro piccolo continueremo da qui a guardare a 360º il mondo della pratica dell'Aikido, ed a stimolare riflessioni, incontri e scambi... poiché ci sembra importante che ciò accada e sappiamo che è gradito a molti di voi.

Aikime ha alcune importanti frecce al suo arco in serbo per voi, che verranno via via svelate nel corso dei prossimi mesi... voi intanto preparatevi all'inaspettato, come suole fare ogni guerriero che si rispetti!

Buona pratica a tutti!
1 commento:
Siamo agli auguri per il nuovo anno che inizia!
Mi è molto piaciuto il "farsi ridisegnare", aggiungo farsi ridisegnare da ciò che ancora non conosciamo, eppure sentiamo in noi, appena lasciamo andare ciò che sappiamo.
Ed il mio augurio?
Un passo dopo l'altro, 100 giorni dopo 100 giorni, nella pratica di qualcosa che sia per noi naturale come respirare.
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