Un esercizio (apparentemente) non fra i più complicati, che è composto da soli 3 movimenti. Ecco la sinossi:
1-A) Uchijo attacca il suo compagno con uno tsuki gedan (partendo da hidari tsuki no kamae);
1-B) Ukejo para questo attacco, defilandosi alla sua sinistra (partendo da hidari jo no kamae);
2-A) Uchijo scorge un'apertura sul fianco sinistro dell'avversario, e quindi lo attacca con chudan tsuki;
2-B) Ukejo para questo attacco, spostandosi verso la sua destra;
3-A) Ora è ukejo a prendere l'iniziativa, poiché scorge un'apertura sul fianco sinistro del compagno, ed attacca con chudan tsuki (fa lo stesso attacco cioè che ha appena ricevuto lui);
3-B) Uchijo tenta di bloccare questo affondo con una parata verso sinistra, tuttavia lo tsuki cambia di livello e raggiunge comunque il suo centro.
... tutto qui, ma guardiamolo in video che si fa prima!
Certo che, una volta imparata la sequenza, è ben noto ad entrambi i praticanti che avverrà questo passaggio... quindi uchijo già sa che il suo tentativo di parare andrà alle ortiche.
La caratteristica di kumijo (ed anche dei kumitachi) però è proprio fingere di non conoscere la sinossi del combattimento, così da vivere quel momento come se venissimo sorpresi da qualcosa di nuovo, ed inatteso.
Nella fattispecie, è molto evidente per un'occhio attento la differenza che passa fra una sequenza eseguita da praticanti che ripetono la sequenza "a pappagallo", come si recitano le poesie alle elementari... oppure da qualcuno che sta VIVENDO le azioni che compie, anche a livello emotivo.Si scorgono uchijo sbilanciarsi all'indietro in tono molto arrendevole, anche perché sanno già che la sequenza li finisce!
Però le riflessioni di oggi utilizzano proprio questo fraintendimento, per esplorare insieme alcune dimensioni della pratica non così scontate per molti Aikidoka.
Sappiamo tutti che il katageiko è qualcosa di prestabilito, in cui è necessario ripetere una forma e non un'altra - perché il Sensei ce lo chiede - ma dobbiamo ricordarci tutti che questo allenamento della forma è stato creato per darci quegli elementi necessari a sopravvivere su un campo di battaglia... luogo nel quale la forma non è mai esistita, e ciascuno si sentiva libero di muoversi come meglio credeva opportuno.
Non si incontravano un tempo ad eseguire il 3º kumijo, e nemmeno il 5º o il 10º: cercavano di rimanere vivi agli attacchi che ricevevano... darsi per vinti prima era un'opzione poco interessante.Ed allora accade nella vita, oggi come allora, che uno tsuki che sembra avere una traiettoria, all'ultima frazione di secondo si trasforma in qualcosa di differente... che ti frega, ti spiazza, ti fa rimanere male... forse ti ferisce o ti uccide addirittura, e completamente all'improvviso!
Questo tentativo di "fallire" consciamente è estremamente importante nelle Arti Marziali, poiché risulta molto differente da una resa incondizionata: si tratta dell'ACCETTAZIONE che le cose NON vadano come noi ci saremmo aspettati che facessero, sbaragliando in un attimo le nostre aspettative. La vita ordinaria spesso va proprio così... e questo diventa un laboratorio per farci esplorare questa dimensione frustrante dello stare su questa terra.
Ci va coraggio a provare quell'emozione (non necessariamente piacevole) nella quale un attimo prima senti che ce la puoi fare, che stai tenendo sotto controllo la situazione... ed un attimo dopo hai uno tsuki che ti minaccia l'integrità del plesso solare. Molto coraggio!
Secondo la medicina tradizionale cinese, a seguito di uno spavento improvviso e non prevedibile, si rischia un blocco nel meridiano milza-pancreas; secondo la medicina tradizionale indiana, si rischia il blocco del 3º chakra... ad esempio.
Se guardiamo la situazione, a specchio, nell'altro praticante... abbiamo un ukejo che intuisce al volo che la sua azione sta per essere annullata dalla parata dell'avversario, ma con un'armonizzazione rapida al suo movimento (descrivendo una sorta di "U" in aria)... riesce comunque a controllare il centro di uchijo.
É un po' la situazione nella quale riusciamo a tirare fuori il coniglio dal cappello al momento più opportuno: è come quando cerchi parcheggio al supermercato, e mentre arrivi vedi quello che sta andando via. Magic moment!!! Anche questo accade nel quotidiano, anche se forse meno di quanto desidereremmo.
Momento magico, se me lo vivo come non sapessi che fa parte di una sequenza costruita e concordata in precedenza, ovviamente...Ma nel Budo, sia che lo stupore sia di meraviglia perché le cose vanno - inaspettatamente - meglio del previsto, sia che invece precipitino molto peggio di ciò che avremmo desiderato... è necessario "mantenere il centro", una mente lucida, presente, aperta, stabile, libera.
La pratica dei kumijo (in questo modo) inizia così a modificare l'atteggiamento mentale ed emotivo del praticante, mentre se è svolto in modo meccanicistico diviene - alla lunga - un gesto al quale essere addestrati come se fossimo scimmie dell'Aiki-Circo.
E quando la mente resta come l'ho appena descritta - indipendentemente da cosa mi accade - è in grado di farci compiere azioni che hanno dell'incredibile... ad esempio riuscire a parare ugualmente lo tsuki di ukejo, anche dopo che avevamo fatto cilecca una frazione di secondo prima!
In questo modo - ovvero quando non ci si arrende a ciò che accade, ma si impara a viverlo fino in fondo - è possibile continuare l'azione, anzi è possibile collegare qualsiasi altro esercizio al 3º kumijo... ed a titolo puramente esemplificativo. ve lo mostriamo con un video che connette TUTTI i kumijo al 3º. Eccolo...
Il 3º kumijo possiede una vesta gamma di variazioni possibili, che per semplicità abbiamo condensato in un ulteriore video. Non è al momento oggetto di questo scritto entrare troppo nel merito di queste varianti, ma sappiate che se avete voglia di studiare... troverete pane per i vostri denti!
Marco Rubatto
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