lunedì 3 giugno 2024

Gli allievi propri e degli altri: valore, risorsa, merce di scambio?

Forse anche l'Insegnante più scrauso del mondo inizierà ad avere degli allievi, ad un certo punto... quindi, a maggior ragione, ciò accadrà di più se si è solo vagamente decenti.

Ci è riuscito persino Pat Morita con Daniel San, anche senza saperne davvero un tubo del Karate...

Ogni Insegnante di solito è destinato ad avere persone che lo seguono non fosse per altro che c'è sempre qualcuno che sente il bisogno di specchiarsi con qualcun altro che gli somiglia o che gli faccia da contraltare... e forse - anche per questo - che si dice che "gli allievi sono lo specchio del proprio Insegnante"!

In ogni caso - scrauso, decente o eccelso che sia l'Insegnante - parliamo quest'oggi del rapporto fra questi ed i suoi allievi.

Ciascuno inizia a sentirsi un po' autorizzato a proseguire sul proprio cammino se si accorge che c'è qualcuno che gli va dietro: anche la persona più indecisa ed insicura del mondo incomincia a convincersi di essere "sulla retta via" se rileva che c'è qualcuno disposto a seguirlo in ciò che sta facendo e proponendo a terzi... diciamo che gli Insegnanti di Arti Marziali sono stati influencers ed i loro allievi followers anche molto prima che internet venisse inventato.

Ma qui avviene qualcosa di molto strano ed importante, ovvero il tipo di rapporto che si instaura fra chi insegna ed i propri discenti.

Chi sono gli allievi? Come vengono considerati?

- una "proprietà" del proprio Maestro?

- una propaggine del proprio Maestro?

- una risorsa del proprio Maestro?

- un valore aggiunto per il proprio Maestro?

E si badi bene che essi possono essere anche più di una cosa sola contemporaneamente, sia di quelle scritte qui sopra, sia di altre ancora.

Ovvio che, quando inizia ad instaurarsi un rapporto di fiducia degli allievi nei confronti del proprio docente, questi può sentire una qualche forma di "potere" sugli altri... se non fosse anche solo quello che deliberatamente gli viene offerto senza che questi lo richiedesse più di tanto.

Solo che si rischia di prenderci gusto a questo gioco ... e dopo poco si inizia a pretendere che l'allievo abbia un certo tipo di comportamento magari anche al di fuori del tatami.

Ho conosciuto gente che ama essere servita e riverita sia nel Dojo che fuori, ed accetta che accanto a lui possano esserci solo una schiera di "yes-man" disposti ad accontentare ogni capriccio del Sensei montato di turno. In questo caso i discenti diventano una sorta di "appendice" del loro insegnante, se non proprio una vera e propria sua proprietà. L'allievo inizia ad essere considerato un "buon studente" in base a quanto sia disposto (o meno) ad accondiscendere alle aspettative del suo docente... anche se queste talvolta non hanno alcun senso, né utilità vera per entrambi.

Il Sensei poi di solito inizia a misurarsi l'Aiki-pisello con gli altri Sensei dicendo: "Io ho 30 allievi! Tu quando ce n'hai?"...

In questo caso gli allievi diventano una sorta di proprietà da ostentare, per dare un'idea della propria capacità di influenza sugli altri, secondo il paradigma: "Più allievi ho, più sono un gran figo!".

Peccato però che questa equazione non sia proprio sempre vera: siccome circa l'80% della società da costantemente prova di non avere un cervello pensante proprio e una incapacità diffusa di accorgersi delle paludi nelle quali va ad impantanarsi... appartenere ad un grande gruppo può non essere per forza il segno di grandi qualità interpersonali.

Ed anche in Aikido accade così: i gruppi più numerosi NON sono per forza quelli più consapevoli, anzi... risultano talvolta quelli più pecoroni e con il cervello in formalina.

Quindi, anche il Maestro che ha un successo strepitoso non è detto che sia un buon docente, ma che si riveli solo essere una rete nella quale rimangono impigliati questi Aikidoka "spazzatura" nel mare dell'Aikido... perché purtroppo essi SONO LA MAGGIORANZA della categoria, non 4 o 5. Un idiota che attira a sé quei tanti che gli somigliano, per dirla in modo diretto!

In ogni caso sappiamo bene che può gratificare l'EGO avere la sensazione di poter influire (lasciamo stare se positivamente o meno) sulla vita di molte persone.

A tal proposito ho visto accadere negli anni un fenomeno curioso nel mondo dell'Aikido, operato proprio da quegli Insegnanti di più alto rango, che hanno sotto la propria responsabilità la crescita di Enti, sia nazionali, che internazionali.

Ed esso è considerare PROPRI gli allievi dei propri allievi... o in generale quelli degli altri.

Quando una persona preparata giunge ad un certo livello, è naturale che alcuni suoi allievi diventino - a loro volta - degli Insegnanti... non è detto che accada sempre e per forza, ma può avvenire.

A quel punto, per traslato, gli allievi dei propri allievi vengono considerati COMUNQUE persone legate a sé, anche se magari li si vede solo in occasione di qualche allenamento collegiale, o degli esami.

Ma questa gente NON ha scelto il Maestrone di turno, al massimo si trova bene con il "Maestrino" che da questi è nato, abita vicino a quest'ultimo e non sarebbe mai andato a cercare niente altro, se non gli fosse stato consigliato... tutto qui.

In questi casi è comune sentire i Docenti che fanno politica in base ai numeri che sono in grado di spostare, o di far "piovere" su un evento al posto di un altro. "Se facciamo lo stage, io ne porto X dei miei"... oppure, e che è ancora peggio "Per poter realizzare l'evento e renderlo sostenibile, devo obbligare X dei miei studenti a partecipare".

Poi se di allievi non ce ne fossero abbastanza nella propria "stalla", allora considero la possibilità di obbligare i miei allievi già Insegnanti, ad obbligare a loro volta i loro allievi a venire all'evento... così si è sicuri di coprire i costi (senza badare se l'evento in oggetto sia utile o meno per coloro che dovrebbero accettare forzatamente di presenziare).

Prendiamo ad esempio la decisione da parte di un Insegnante di seguire un altro specifico Sensei, magari di alto rango e che sta dall'altra parte d'Italia, d'Europa o del pianeta terra... quello dal quale vuole ricevere i gradi Aikikai, sempre per esempio; però questo Insegnante mi richiede di essere invitato un certo numero di volte all'anno per fare la supervisione; a questo punto, siccome ci si espone ad un certo rischio di impresa, in termini di costi per tale progetto... costringo obtorto collo i miei allievi a venire al suo Seminar.

Prima ho appunto usato il termine "stalla" perché in questo caso gli allievi sono considerati "merce di scambio", simili ai bovini.

Intendiamoci, in generale non fa male ad un allievo presenziare agli eventi che gli propone il proprio Sensei, ma l'importante è che questa proposta venga formulata innanzi tutto nel suo reale interesse ed avesse come baricentro la sua crescita ed evoluzione ... e non SOLO per aggiustare i conti che altrimenti sarebbero in rosso o prestarsi ai giochi di chi li usa come pedine del Risiko.

Anche perché, se o quando l'allievo scopre questa dinamica, si sente manipolato e interrompe il rapporto di fiducia con il proprio Maestro. In Piemonte conosco un paio di Scuole che utilizzano regolarmente questa logica malata per fare gli affari molto personali dei loro Boss di turno.

Ed in merito ad essere Maestri e/o allievi diciamo anche la seguente cosa: da qualche anno a questa parte mi capita spesso di dirigere Seminar in giro per l'Italia, e ovviamente in questi eventi incontro e conosco un sacco di persone; mi capita pure di fare da esaminatore a molte di queste... ma non si tratta veramente di miei allievi, anche se possono essere persone che seguono magari da alcuni anni sporadicamente alcune mie lezioni.

Possiamo forse definirli allievi indiretti o "latticini", ovvero con la data di scadenza a breve termine: durante i keiko sono a tutti gli effetti "allievi" nei luoghi nei quali sono "il Maestro", ma non posso occuparmi della loro crescita e sviluppo al di fuori delle poche ore che li frequento. Un allievo invece ha un rapporto prolungato e continuativo con il proprio referente abituale.

Un Maestro che si dica tale è RESPONSABILE dei propri allievi, ma non come lo è il proprietario di una casa, di una moto o di uno smartphone: prendersi cura di un essere che si rivolge a te per ricevere supporto è più simile all'amore che un contadino ha per i semi che pianta o di un giardiniere che cura i suoi fiori.

La differenza è che gli allievi non si annaffiano e poi né li si vende al mercato, né li si fa in insalata... tutto qui.

Talvolta un allievo va rimproverato per il suo "bene", altre volta va incoraggiato e lodato... ma sempre per la stessa ragione: supportare la sua crescita, NON per avere qualcosa in cambio, se non si tratta di un ritorno più che spontaneo ed autentico. Infatti bisognerebbe astenersi dal prossimo se non siamo in grado di sopportare il peso dell'ingratitudine.

Intendiamoci però... gli Insegnanti non devono essere per forza buoni samaritani buddici, che prestano la loro opera senza aspettarsi nulla in cambio: è importante che ci sia una forma di corresponsione, infatti!

Questo ricevere è però qualcosa che può esistere molte volte anche in modo indiretto: ad esempio, i miei allievi, oltre che la quota associativa... mi spronano a diventare un Insegnante migliore grazie alle loro domande, a quando riescono a mettermi in crisi, mi gratificano quando vedo nascere in loro spontaneamente riconoscenza per il lavoro svolto insieme. Ma la domanda è: "Continuerei a fare tutto ciò che faccio se dall'altra parte non vi fossero questi "segnali positivi"?"

La mia risposta attuale è SI, perché gli altri ti fanno crescere comunque, anche quando non hanno alcuna intenzione di darti una mano... anzi, in quest'ultimo caso ti fanno crescere addirittura di più!

Quindi ricevo un BOTTO di cose dei miei allievi... ma non la sudditanza di fare le pedine del Risiko per farmi prendere il 9º dan: fanno cose più importanti e sostanziali per me... e di ciò ne vado fiero, anziché esserne arrabbiato.


Marco Rubatto




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