lunedì 29 maggio 2023

13 no jo awase: la chiarezza della presenza

Qualche tempo fa abbiamo commentato insieme l'importanza del katageiko ("allenamento della forma") e di quanto questa pratica possa essere salutare nel mondo dell'Aikido: quest'oggi ne esploriamo il valore nell'Aikijo anche grazie alla presenza di un compagno.

I kata rappresentano combattimenti con avversari immaginari... che possono tuttavia diventare fisici e darci una precisa idea dell'applicazione dei vari movimenti.

In questo caso non parliamo ancora di vero e proprio bunkai - ovvero "livello applicativo", ma di awase, cioè di semplice armonizzazione con l'attacco del nostro avversario.

13 no jo kata ci permette tutto questo, in quanto può essere praticato sia singolarmente, sia a coppie, che in 4 o 5 persone. Per chiarezza però ripeto: l'applicazione kumijo la vedremo poi un'altra volta.

Prima esaminiamo nel dettaglio i movimenti che ci serviranno...


Ora immaginiamo di SCOMPORRE questa forma in alcuni pattern più semplici, con i quali iniziare ad armonizzarci in presenza di un avversario fisico. Per questa serie di esercizi, la parte di uchijo (colui che attacca) risulta particolarmente semplice, poiché consiste unicamente in una serie di tsuki (colpi di punta, affondi) portati sia ad altezza chudan (media) che jodan (alta).

Il primo esercizio prevede i movimenti del kata da 1 a 3, e lo vediamo rappresentato nel video che segue... L'esecuzione dankai teki ni (step by step) precede per questione didattiche quella del vero e proprio awase (armonizzazione).



In seguito a ciò, il secondo esercizio riguarda i movimenti del kata da 4 a 6, e lo vediamo anch'esso rappresentato nel video che segue, nelle stesse modalità descritte in precedenza... 



Ora metteremo insieme le due sequenza precedenti, procedendo direttamente con l'armonizzazione fra i praticanti: siamo già giunti all'incirca a metà del kata iniziale; ogni movimento indica la necessità di spostarsi dalla linea di attacco di uchijo ed intercettare invece l'asse centrale di quest'ultimo con la risposta di ukejo.

Stiamo infatti lavorando per coltivare alcuni principi, che poi ci torneranno utili in qualsiasi altro contesto Aikidoistico.



Un terzo esercizio contempla i movimenti da 7 a 9: la sequenza parte con l'avversario che colpisce alla spalle, infatti il kata prevede ben due inversioni a 180º di ukejo, delle quali di seguito vediamo rappresentata la 2º (la prima si scorge nel secondo esercizio proposto, ma nell'applicazione si preferisce eseguire solo uno spostamento di 90º, anziché di 180º)...



Con il quarto esercizio si esaminano le armonizzazioni sui movimenti 10 ed 11 del kata...


Mentre nel quinto ed ultimo esercizio si termina il kata, studiando i movimenti da 10 al 13...

Su questa sequenza dobbiamo fermarci un istante, poiché rivela un fatto molto importante: 13 no jo kata è una forma "tronca", ovvero NON terminata dal Fondatore, che la stava ancora studiando e modificando quando ci lasciò. Questo elemento si evince dal fatto che, nel movimento 13, uchijo non fa nulla, se non attendere che ukejo lo colpisca la fianco, decretando la fine della sequenza.

Perché non para, quando potrebbe farlo?
Perché la sequenza non si chiuderebbe con la "vittoria" di ukejo, come invece di solito accade in questo genere di esercizi: per questa ragione i movimenti 12 e 13 si eseguono in metà tempo, ovvero cercando di togliere all'attaccante quella frazione di secondo nella quale potrebbe effettivamente parare l'ultimo affondo... e continuare così una sequenza che non abbiamo idea di quale avrebbe potuto essere, giacché non è mai stata formalizzata..


Anche in questo caso, come in precedenza, abbiamo ora una sequenza di raccordo che mette insieme tutti i movimenti della seconda parte del kata, ovvero da 7 a 13.


Ora mettiamo finalmente insieme tutto ciò che abbiamo studiato sino ad ora ed osserviamo come armonizzarci ad un avversario in tutta la forma di 13 movimenti...



Molto bene: abbiamo costruito didatticamente un'armonizzazione che ripercorre tutto 13 no jo kata, mostrando come esso si applichi al lavoro a coppia. In questa sequenza - in realtà - ogni segmento prevederebbe un diverso uchijo, in quanto al termine di ciascuna di esse egli viene controllato e non sarebbe più in grado di proseguire nel suo attacco.
Se desideriamo che lo faccia, sarà necessario passare al kumijo associato, che però sarà tema di un approfondimento ulteriore futuro... per ora stiamo all'awase ed addentriamoci invece in un altro principio dell'Aikido.

Mi riferisco all'attacco multiplo: Morihei Ueshiba ha infatti caratterizzato la sua disciplina con la possibilità che gli attacchi provengano da più soggetti, collocati intorno a chi viene attaccato.

Ho quindi ripetuto la stessa sequenza, ma questa volta con 3 uchijo, disposti a 90º fra loro...



E quindi anche con 4 uchijo, disposti ai quattro punti cardinali intorno a me, ecco il video...



Si vede (spero) abbastanza bene come ogni movimento tolga SEMPRE ukejo dalla traiettoria di tutti gli altri attaccanti, oltre che da quella dell'uchijo che si sta prendendo in considerazione: ciò significa che veramente O' Sensei ha strutturato le forme codificate come cristallizzazioni di conflitti con avversari multipli.
Questo forse fu ciò che gli fece affermare: "Quando ha un avversario solo comportati come fossero tanti, e quando sono tanti, come se fosse uno solo"...

In ogni caso questo processo, che si evidenza secondo me bene in questo esercizio, è un principio che ritroviamo inalterato anche nell'Aikiken e nel taijutsu, quindi si tratta di un elemento trasversale alla disciplina, del quale è quindi bene tenere una certa considerazione.

Per oggi ci fermiamo qui, di carne al fuoco ne abbiamo già messa a sufficienza: il bello dello studio però è quello che ci permette di spingerci sempre più in là nella conoscenza... sorprenendoci oggi di ciò che fino a ieri ci era passato inosservato sotto il naso.

Marco Rubatto





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