lunedì 27 febbraio 2023

Aikido, lo spirito critico ed il sistema delle credenze

Quest'oggi, argomento complicato quanto crucciale!

Quando ho iniziato a scrivere queste pagine, non dedicavo 10 ore al giorno allo studio, la pratica, l'insegnamento e la divulgazione dell'Aikido.

Volevo condividere la grande passione che ho sempre avuto per questa disciplina, questo si... ma diciamo che era più un desiderio romantico che altro; senza dubbio mi mancavano sia parte degli strumenti per farlo, sia parte dell'esperienza.

Non che adesso abbia tutti gli strumenti del mondo e che l'esperienza sia troppa... ma ora ho le idee un tantino più chiare!

Lo spirito critico è forse da sempre stato una delle caratteristiche più importanti di un ricercatore... e di ricercatori onesti ne abbiamo da sempre ed in tutti i campi dell'esperienza umana.

Internet però si è popolato - di certo almeno per quanto riguarda le arti marziali - di molti "Samurai da tastiera", di voyerur delle tecniche altrui, inutilmente criticoni e a priori denigratori del lavoro degli altri: ecco, questo non centra però un TUBO con un sano spirito critico.

Lo spirito critico NON consente a chiunque di dire qualunque cosa, solo perché ha la lingua col Parkinson: nel mondo della scienza, ad esempio, quando viene emesso una tesi... si valuta sia all'attendibilità/credibilità di chi la enuncia (al quale viene dato un ranking, l'H-index), sia la quantità e qualità dei revisori di tale tesi.

Sarebbe troppo facile altrimenti sia "suonarsela e cantarsela", sia sfasciare deliberatamente solo ciò che non piace a questo o quell'altro in base a quanto scomoda risulti questa tesi o la scoperta relativa.

Parallelamente a tutto ciò, però, convive negli esseri umani un pericoloso attaccamento ai propri sistemi di credenze... che nella storia ha fatto passare brutti momenti a chi ha osato mettere in discussione, ad esempio, che la Terra fosse al centro dell'universo.

La volontà di ricerca era sicuramente viva, ma la disponibilità ad accantonare le informazioni precedenti qualora potessero essere sostituite da modelli in apparenza più coerenti e convincenti... beh, questa non è stata sempre altrettanto forte ed immediata; talvolta c'è voluto del tempo perché la comunità scientifica internazionale iniziasse a convincersi che un modello usato per anni fosse scricchiolante rispetto ad un altro modello più nuovo proposto.

Vi faccio un esempio: alle elementari mi hanno spiegato che esisteva la forza di gravità, che mi teneva attaccato per terra; alle superiori ho imparato con formule e vettori a calcolarne la direzione, il verso e l'intensità.

Insomma, questa cosa della "gravità" mi sembrava veramente tanto convincente... e, soprattutto, chiara.

Poi all'università mi hanno spiegato che la teoria gravitazionale newtoniana presentava sia nel micro, che nel macro diverse parti oscure e limiti, tanto che - ad un certo punto - Einstein, nella Teoria della Relatività Generale, postulò la curvatura dello spazio-tempo per spiegare meglio i fenomeni gravitazionali.

Questo mi è parso molto più complicato e meno intuitivo, rispetto a quanto avevo imparato alle elementari e poi alle superiori! Diedi però abbastanza agevolmente tutti gli esami di chimica e fisica che al Politecnico riguardavano aspetti inerenti "la gravità", che - come Ingegnere strutturista - non erano pochissimi, e mi laureai a pieni voti.

Niente Newton, e viva Einstein... che forse aveva più ragione, ma tanto per fare i conti della serva, si poteva ancora usare la formula di Newton, che era semplice.

Poi nel 2012, proprio quando iniziai ad occuparmi full time di Aikido, alcuni scienziati della NASA ricevettero alcuni dati poco spiegabili da alcune sonde spaziali, che portarono, più di recente a pensare che lo spazio-tempo non fosse curvo, bensì un "fluido dilatante"... nonostante il grande dispiacere che ciò potesse procurare ad Einstein!

Quindi, niente Newton, niente Einstein... ed allora perché le mele continuano a cascare per terra?

Quello che sappiamo al momento è che NON SI SA BENISSIMO nulla, ma esistono alcune nuove teorie, formulate da scienziati tutt'oggi viventi, tipo Juan Maldacena e Erik Verlinde, che attribuiscono l'effetto gravitativo ad una proprietà olografica della realtà... ovvero essa pare essere molto simile ad un ologramma (che, la massa non ce l'ha!), come scoperto Alain Aspect, John F. Clauser e Anton Zeilinger, pionieri dell'informazione quantistica... ai quali è stato assegnato il Nobel per la Fisica proprio alla fine 2022, quattro mesi fa. 

Cosa significa ciò?
Che fino alle superiori avevo le idee chiarissime, ma quelle idee si sono rivelate poi incomplete, se non proprio sbagliate... mentre ora, a quasi 50 anni, ho più dubbi che certezze sulla gravità... così come su un altro centinaio di migliaia di cose.

Questo forse parla sia di un indomito spirito critico, sia della messa in discussione del mio (un tempo comodo) sistema di credenze. Veniamo all'Aikido, allora!

Sul tatami accade più o meno la stessa cosa che è successo a me alle elementari: ti iscrivi in un corso di Aikido, il Sensei di turno ti insegna a fare le cadute... e le chiama "ukemì" (proprio con l'accento sulla "i").

Tu non ti fai tante domande e cadi, cadi e poi cadi... fino a quando non ti sembra di saper cadere.

Poi vai a fare uno stage, e ti trovi con um Maestro giapponese che dice "ukemi", ma senza l'accento sulla "i"... e ti chiedi se il tuo primo Sensei si fosse sbagliato a pronunciare questa parola (o se più improbabilmente si stia sbagliando quello di madre lingua).

Insomma, stai un po' nel limbo... poi un giorno scopri che ci sono diverse "correnti" di Aikido, ed una di quelle più frequenti che si incontrano qui hanno avuto un pesante influsso francese (Christian Tissier Shihan, Noro Snsei, Tamura Sensei, Toutain Sensei... tutta gente francese o chi ha speso l'intera vita nell'Aikido francese).

Quindi ti accorgi di essere finito proprio in quei gruppi, senza saperlo, quando hai iniziato... ed avere iniziato a mettere accenti un po' a cazzo (iriminagé, shihonagé, tenchinagé, kaiten nagé, jujinagé, udekimenagé...) che in realtà NON ci sono su quelle parole giapponesi. Sono francesismi di giapponesismi.

Scopri anche che ALTRI Aikidoka sta malattia non ce l'hanno, perché hanno studiato altrove: di malattie ne hanno prese delle altre, ma non quella degli accenti a cazzo.

Ti cascano diversi miti, perché - a questo punto - ti chiedi quante altre parole hai fino a quel momento pronunciato a cazzo, senza nemmeno essertene mai reso conto.

Magari nel frattempo sei diventato 3º dan, e ti girerebbero un po' i cosiddetti dover correggere tutta la nomenclatura tecnica del tuo alfabeto Aikidoistico!

QUESTO è l'esatto punto nel quale spirito critico e desiderio autoconservativo dei propri sistemi di credenze precedenti entrano in contrasto fra loro.

CASO 1

Me ne frego di tutto, faccio finta di non avere scoperto nulla di scomodo, continuo a frequentare ambienti Aikidoistici di derivazione SOLO francese... ed a posto così: li tutti usano l'accento in fondo a qualsiasi cosa... viva Newton e fanculo a tutti quelli che vengono dopo e la pensano diverso!

CASO 2

Decido di vederci chiaro, perché sono stanco di pronunciare in modo poco preciso i termini della disciplina che mi appassiona così tanto... e mi iscrivo ad una Scuola seria di lingua giapponese!
Li ti si aprono 120 Stagate al minuto, perché hai modo di studiare e comprendere "i perché" dei termini che magari utilizzi da 15 anni sul tatami.

Scopri, ad esempio, che il termine "Sensei", ha quasi la "i" finale muta (pronuncia simile a "Sense"), che i suburi di jo e bokken si contano in quel modo perché ci sono delle particelle, dette "contatori", che distinguono se numeri cose strette e lunghe, rispetto che se conti animali di piccola taglia, oppure oggetti piatti...

C'è da sbarellare un tot, ma inizi a capire meglio molte correlazioni fra nomenclatura e movimento: smetti di imparare a memoria dei nomi che per noi occidentali hanno poco significato ed incominci a diventare un addetto ai lavori... dopo qualche tempo, di soldi e tempo spesi, di studio ed impegno costante.

Riporto qui un aneddoto divertente che mi è accaduto diversi anni fa: stavo partecipando ad una piccola giornata di seminario, quando mi fu proposto di condurre una piccola porzione di allenamento; i ragazzi del mio Dojo che mi accompagnavano raccolsero nello spogliatoio alcuni commenti di altri Aikidoka che erano presenti sulla mia lezione: la maggioranza di questi erano soddisfatti, ma qualcuno aveva criticato la pronuncia del giapponese che avevo utilizzato durante la lezione ("peccato per certe pronunce di quel Rubatto").

La cosa buffa è che li dentro ero l'unico che studiava giapponese da qualche tempo: chi era quindi ad avere più probabilità a cannare le pronunce... io o chi pensava che io le sbagliassi?

Le osservazioni astronomiche di Galileo Galilei, compiute grazie al telescopio, rivoluzionarono la concezione dell’universo, sconfessando la teoria geocentrica, ma la reazione dell’Inquisizione non si fece attendere e le sue teorie vennero bollate come blasfemie.

Con le dovute scale, non ci vedete nessun parallelo?

Io non parlavo per sentito dire, ma perché stavo approfondendo (in questo caso una lingua), tuttavia a quanto pare suscitai parziale fastidio nelle orecchie di chi non faceva altrettanto. Complicato da mettere in discussione il propio sistema di credenze, non è vero?!

Da allora ne è passato di Aikido sopra i tatami, ma ancora... sempre con le dovute scale, vedo un tot di confusione a riguardo di nozioni semplici girando qua e la per l'Italia (per chi ha avuto il coraggio, la pazienza e la volontà di approfondire): vedo didattiche lacunose o poco fondate, però perfettamente ispirate da quello che dice Sensei Tizio o Shihan Caio... E mi chiedo: "Ma perché ripeti a pappagallo una cosa che evidente che non hai capito?".

(e che non è detto che abbia compreso nemmeno chi te l'ha insegnato, n.d.r.)

Vedo utilizzare le armi, quando esse vengono utilizzate, con logiche piuttosto affascinanti... che non centrano un TUBO con l'Aikido tuttavia. E mi chiedo: "Ma prima di usare il jo come un nunchaku, perché non approfondisci ciò che ha fatto il Fondatore con quel bastone in mano?".

Credete che siano domande lecite?

Non mi pare che si tratti solo di critica distruttiva comune e malata: le mie osservazioni sono legate al percorso che sto facendo, che oggi deve essere in grado di mettere in discussione e pure di confutare le mie credenze di ieri, se questo mi permette di migliorare ed evolvermi ulteriormente.

Se un giorno incontrassi una fonte non banale secondo la quale NULLA di ciò che ho fatto sino ad ora è corretto, come la prenderei?

Accetterei la crisi o la rigetterei, buttandole addosso un comodo discredito?

Una cosa importante forse è comprendere che non c'è da buttare al macero l'esperienza fatta (che anzi risulta sempre preziosa): bisogna solo avere il coraggio di darle una lettura nuova, spesso inedita... e questo le conferirà un nuovo valore, senso e significato.

La formula F = m x g di Newton può ancora essere utilizzata, basta ricordarsi che non c'è una vera forza che trascina le mele verso il centro della terra, nonostante farebbe comodo credere il contrario.

La conoscenza ed il propio miglioramento è basata sulla capacità di trasformazione dei nostri sistemi di credenze: se volete avere riprova di chi non sta migliorando, osservate chi non cambia da molti anni.

Questo da un lato spaventa, ma poi diventa una prospettiva ed un metodo sano da seguire, se non vogliamo restare a vita attaccati alla nostra coperta di Linus.

Non c'è nulla di male a credere fermamente in qualcosa - intendiamoci -, anzi, risulta piuttosto funzionare assumere un sistema di credenze che spieghi al meglio le nostre necessità del momento. A patto però poi di non rimanerne schiavi.


E di pensare, nella scienza come nell'Aikido, che tutto giri per sempre intorno all'ikkyo... e che uke cada per pagare un tributo a Newton. 

Marco Rubatto




Nessun commento: