lunedì 28 febbraio 2022

Ki hon e ki no nagare: utilità e fraintendimenti comuni

Quest'oggi approfondiamo insieme alcuni concetti importanti e talvolta anche travisati della pratica.

Per primo il cosiddetto [基本] "KIHON".

Il primo kanji [基] significa "base", mentre il secondo [本] sta per "origine"; in questo senso la loro unione sta a rappresentare una sorta di ricerca dell'origine di ciò che è fondamentale, di ciò che va reso sempre più essenziale e privo di fronzoli.

Nelle forme di Budō giapponesi, ogni disciplina ha i suoi "kihon": li ha il Judo, il Karate, il Kendo, lo Iaido, il Jujutsu... quindi appare ovvio come la nostra disciplina non ne possa fare eccezione.

Il problema sta nel fatto che l'Aikido si è modernamente suddiviso in chi si occupa quasi esclusivamente di questo genere di studio e ricerca ed invece chi lo prende in scarsa considerazione.

A confondere ulteriormente il panorama, le Scuole come l'Iwama Ryu o lo Yoshinkan per le quali lo studio del kihon risulta imperativo, spesso lo confondono con qualcosa di statico... cosa che non è assolutamente vero, anche se molto del kihon si può praticare ANCHE in modo statico.

Per un musicista il kihon sono gli accordi, che non possono essere prodotti se non da dita che si muovono: è possibile studiare lentamente dove dovrò andarsi a posare un singolo dito, e così per tutta la sequenza dei movimenti... ma ancora l'accordo risulterà qualcosa di intrinsecamente formato da una serie di cambiamenti successivi.

Ikkyo o kotegaeshi per l'Aikido sono considerati dei KIHON: chi non li studia forse non può completamente asserire di praticare Aikido... ma ci sono molti modi per approcciarsi a queste pratiche.

Ci sono i metodi più statici, con i quali sarà possibile studiare i dettagli che compongono ciascuna tecnica: ad esempio, uke afferra fortemente tori in modo statico, quindi questi studia quali angoli utilizzare per uscire dalla presa senza utilizzare troppo la forma muscolare ed applicare in seguito ikkyo o kotegaeshi.

Ci sono i metodi più dinamici per fare ciò, che ovviamente saranno più attenti al timing dell'azione, oltre che alla sua geometria.

Nell'Iwama Ryu, ad esempio, si usa l'allenamento statico per estromettere (temporaneamente) la variabile "timing" dall'azione, così che tutta la concentrazione degli allievi possa andare sugli angoli più favorevoli agli esercizi.

Quando ci si riferisce al [気の流れ] KI NO NAGARE - altro termine importante da analizzare insieme quest'oggi - stiamo esaminando "lo scorrere/fluire del Ki", ovvero quanto un'azione presenti continuità di flusso o invece risulti spigolosa e "quadrata".

Ovvio che, in quest'ultimo caso, il timing la fa da padrone, in quanto sapersi armonizzare all'energia d'attacco del partner diventa importante per incanalarne il flusso e trasformarlo nella tecnica con la quale rispondiamo ad esso.

Il ki no nagare quindi è ovviamente dinamico e non contempla alcuna forma di staticità, ed in questo si distingue dal kihon.

Tuttavia alcune Scuole di Aikido hanno fatto di questi 2 termini l'uno il polare antinomico dell'altro, pur non essendo così: uno significa alla pratica "di base" e l'altro a quella "fluida".

Va da sé che esiste parecchia pratica di base eseguita in modo fluido PUR CONTINUANDO AD ESSERE DI BASE, e parecchia pratica fluida di un grado di complessità tale DA NON RISULTARE PIÚ DI BASE.

Traducendo in giapponese, esistono quindi kihon eseguibili in ki no nagare e diversi ki no nagare impossibili da contemplare fra i kihon.

Quindi il ki no nagare è un insieme di cose che COMPRENDE ANCHE i kihon... e non è semplicemente il loro step precedente. Questa cosa stampata bene in mente.

Spesso si sente dire che sino a 2º dan secondo il metodo Iwama sarebbe bene studiare soltanto il kihon, ma ciò viene travisato con "fare solo esercizi statici", il che è falso sia se si studia il significato letterale di questi termini, sia se si studia la storia dell'Aikido che veniva (e viene) insegnato la.

"Imprigionare" i praticanti in uno studio statico e solo statico sino a quando non possiedono il grado minimo di 2º dan non significa solo assicurarsi che le basi siano state apprese a sufficienza, ma pure il fatto che poi questi si muoveranno come pinocchio per il resto della loro vita da tatami.

Se invece c'era un elemento che connotava gli uke del Fondatore, ad esempio, era la morbidezza e la capacità di dinamicità e cedevolezza. Quindi di kihon ne avranno fatto veramente un tot, ma NON solo statico!

Quello che cambia veramente tanto fra lo studio della base e quello del movimento fluido è che quest'ultimo livello della praitica vede INCREMENTARE in modo straordinario la quantità delle forme da studiare rispetto al solo allenamento statico.

Facciamo un esempio semplice e visivo.

Ryotedori techinage (presa 2 mani e proiezione cielo-terra) lo studiano un po tutti: bene, la forma statica è UNA, e consiste nel far andare una mano verso il basso e quella opposta verso l'altro, mentre il corpo entra. Questo è kihon, ovvero ciò che è fondamentale.

Le modalità ki no nagare divengono però almeno CINQUE:

1 - tenkan

2 - tentan kaiten

3 - irimitenkan

4 - irimitenkan kaiten

5 - irimi

Ecco un video che vi mostra questa differenza...



Ma tenchinage continua ad essere un KIHON (ovvero un "fondamentale") per l'Aikido, pure se è un casino per i principianti eseguirlo dinamicamente in 5 forme distinte!

Capite ora il fraintendimento?

Non ha senso chiedersi: "Ma tenchinage lo esegui in kihon o in ki no nagare?"

La domanda corretta diventa: "Il KIHON tenchinage lo esegui in maniera statica o fluida (ki no nagare)?".

Ci sono un pacco di pseudo-Sensei che su sta roba ci marciano veramente tanto, perché danno l'idea che qualsiasi cosa può essere fatta in 2 diverse modalità:

"kihon", che loro leggono come "esclusivamente statica";

"ki no nagare", ovvero fluida/dinamica (anche se magari si tratta ancora di un fondamentale, quindi ancora di un kihon)

E così facendo abbiamo in un colpo solo letteralmente raddoppiato le cose che gli allievi devono imparare, il che significa più bisogno di seminari, lezioni, livelli differenti da raggiungere e così via. Si chiama "marketing", insomma.

All'opposto di tutto ciò, c'è chi si ferma dinnanzi alla posizione che l'Aikido è per sua essenza dinamico e che quindi ogni forma di staticità non può che risultare fuorviante.

Di nuovo: un corno!

Il Fondatore era il primo a raccomandare di fare un serio studio STATICO, soprattuto delle prese principali.

La dinamica ha sicuramente un sacco di royalty, ma non consente mai di percepire tutta la potenza di un attacco... specie se questi ha lo scopo di bloccare il partner. Talvolta si assistono scene impietose, ove uke riesce ad afferrare tori... e questi gli chiede di ripetere l'attacco, perché si è mosso in ritardo ed ora non è più possibile eseguire la tecnica.

Ma quando mai in uno scontro reale è possibile chiedere al proprio avversario di attaccare di nuovo perché non siamo riusciti a gestire il suo attacco attacco precedente con il timing migliore?

Se ti afferrano in modo vigoroso e ti bloccano cosa fai, fai una video chiamata al tuo Maestro e chiedi indicazioni live?

É necessario sapersi orientare in OGNI tipo di esperienza: attacchi statici, dinamici, mezzo e mezzo... chi studia arti marziali si pone sempre nella situazione PEGGIORE, ben sapendo che le altre gli risulteranno semplici di conseguenza.

Talvolta la situazione peggiore risulta proprio quella STATICA, preci SI: l'Aikido contempla ANCHE l'allenamento statico... e chi non lo studia mai si sta perdendo un elenco importante dell'Aiki-ricetta.

Ovvio che risulti particolarmente delicato stabilire un equilibrio sano fra allenamento statico e dinamico... ma sgomberiamo il campo dal fatto che tutto ciò non centra molto con il kihon.

Come fate a sapere quindi se siete giunti in una buona Scuola di Aikido?

Sotto la supervisione di un docente preparato?

Semplice: da subito dovrebbero essere proposte delle cose definite "di base" e dovreste potere avere molti modi per confrontarvi con esse; alcune volte ciò avverrà in modalità statica, altre badando più alla dinamica.

Il fatto che il ki no nagare aumenti con l'aumentare dei gradi e della consapevolezza acquisita è normale, ma pure che anche i 5º dan continuino ad esercitarsi sulle "basi" ed a farlo in OGNI modalità possibile.

Uno dei principi dell'Aikido è quello d''inclusione, quindi non "kihon O ki no nagare", ma "kihon E ki no nagare".

Marco Rubatto




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