lunedì 10 maggio 2021

Pietro Anselmo: un saluto ad un amico

Correva l'anno 2002.. il 18 maggio per essere precisi.

Mi informarono di una iniziativa sportiva a supporto dei giovani portatori di handicap, a favore dei quali sarebbe stata organizzata un pomeriggio conoscitivo sulle arti marziali nei locali della Circoscrizione 5, a Torino.

Ci andai solo, nessuno del mio gruppo era disponibile per quella giornata... c'erano altri Insegnanti e praticanti di Aikido, che non conoscevo... e quando è stata l'ora di organizzare una piccola dimostrazione ci trovammo io ed un signore di mezza età, anche lui Insegnante di Aikido, ed anche lui giunto a quell'approntamento da solo.

Spontaneamente ci accordammo di fare insieme l'enbukai e di farci da uke a vicenda, nonostante non ci fossimo mai visti prima, per aiutarci a mostrare la disciplina che amiamo: fu così che conobbi il Maestro Pietro Anselmo.

Negli anni che seguirono ci siamo sentiti molto spesso e visti un po' meno di quanto ci siamo sentiti, ma sempre su un tatami per praticare insieme, spesso con i rispettivi gruppi al seguito.

Il Maestro Pietro Anselmo abitava a Venaria Reale, ma aveva la sua Scuola di Aikido - il Dojo Ryu Shin - a Savonera, in provincia di Torino. Talvolta partecipava con coinvolgimento alle iniziative che via via organizzavo, oppure veniva semplicemente a praticare da noi, quando era libero, quando non si occupava dei suoi nipotini e non era occupato con le sua attività Aikidoistiche...

Pietro era un entusiasta di natura, uno che non aveva paura di mettersi a ruzzolare sul tatami ed andare a lezione tenute da altri.

Lui aveva un talento naturale per lavorare con i bambini, una pazienza incrollabile ed un modo simpatico di coinvolgere i più giovani nella pratica.

È venuto a trovarmi a San Mauro Torinese quando insegnavo li, così come a Volpiano... e numerose volte lo ha fatto nel nostro Dojo, sin dal 2016.

Con Pietro c'era un rapporto molto speciale: io e lui proveniamo da percorsi Aikidoistici molto differenti, ma ciò non è stato mai motivo di frizione alcuna, anzi...

Forse questo ci ha aiutato a discutere di principi della disciplina e non solo di tecniche, constatando mutuamente che le grandi prospettive, così come i piccoli problemi da affrontare erano i medesimi.

Due Insegnanti parlano di problemi di gestione dei propri gruppi, di necessità di non tirare i remi in barca e continuare a mettersi in discussione... di queste cose qui insomma.

Anche alcuni miei allievi si erano legati particolarmente al Maestro Pietro: lui era siciliano ed aveva numerosi amici Aikidoka a Palermo, ove si recava spesso sia per vacanza, che per praticare Aikido.

La sorte ha voluto che anche io sia andato ogni anno in Sicilia per fare uno Stage Regionale federale e, l'ultima volta, a giugno del 2019; Pietro in quell'occasione anch'egli a Palermo, mi è venuto a trovare con i suoi ragazzi... ed al sabato pomeriggio abbiamo praticato tutti insieme sullo stesso tatami.

Ancora una volta, la diversità stilistica e di affiliazione non ha impedito alle persone che lo desideravano di celebrare i principi della disciplina che ciascuno ha nel cuore.

Ultimamente, diciamo nell'ultimo semestre, Pietro mi aveva contattato perché era interessato a comprendere meglio la realtà federale, che non conosceva.

Lui è a Aikidoisticamente nato cresciuto nell'ADO UISP, poi divenuta Aiada: mi parlava di alcune dinamiche che non lo entusiasmavano all'interno del suo gruppo, ma - anche in questo caso - lo contraddistingueva una certa saggezza ed etica, poiché non lo faceva svalutando nessuno. Una dote rara, che mi auguro di non essere stato il solo a notare.

Spesso accade ai vari gruppi che si occupano di Aikido di avere forme di conflittualità al proprio interno, al momento non ne ho mai trovato uno nel quale queste dinamiche non siano presenti: Pietro però stava attento ad onorare "la sua casa" anche mentre si informava di cosa accadeva nella mia. Ricordo che, sciorinate le problematiche, gli dissi: "Non credere che da me sia tanto diverso... più o meno tutto il mondo è paese, in queste cose!"

In ogni caso, con questa scusa ci siamo fatti un tot di colazioni in alcuni bar pasticceria niente male... ed eravamo d'accordo di fare a turno, una volta vicino al mio Dojo, una a Venaria da lui.

Facevamo quindi a gara per chi riusciva a far avere all'altro i cornetti migliori: in questo però Pietro mi ha stracciato, poiché non si può portare un siciliano a prendere un croissant alla ricotta e credere di poter fare colpo su di lui.

Io purtroppo ho commesso questo madornale errore... lui mi ha detto: "Buona, ma si sente che è ricotta industriale".

Ti voglio bene Pietro ed ancora non riesco a credere che il Covid ti abbia portato via da noi così velocemente.

Ci eravamo sentiti all'inizio di aprile, mi avevi parlato della scomparsa della tua mamma avvenuta alla fine del mese precedente.

Eri ovviamente abbattuto, ma pure sereno... stavamo per riprogrammare un'altra colazione: questa volta sarebbe toccato a me e già stavo cercando di escogitare un modo per riscattarmi del croissant con la ricotta industriale...

Ma sai, talvolta dici a qualcuno "Dai, ci sentiamo presto e combiniamo di incontrarci"... però poi né lo vedi, né lo stenti più. Come è capitato a me con te. E le persone come te mancano un sacco a chi resta qui, lo sai vero?

Che la terra ti sia lieve, amico mio... e buona pratica fra gli angeli, li si cade sul morbido.


Marco Rubatto


Nessun commento: