- "E tu Checco, che vuoi fare da grande?"
- "Io voglio fare il posto fisso, come te!"
["Quo vado?" - 2016]
... si recitava in un simpatico film di Checco Zalone di qualche anno fa.
In Aikido quasi tutti nasciamo per caso, in un corso a caso, con un Maestro a caso... spesse volte quello che tiene il corso più vicino a casa o negli orari più comodi per la nostra frequenza.
Chi dura un po' nella pratica si trova dinanzi a dinamiche del tutto differenti.
Innanzi tutto il Maestro lo SCEGLIE in base a ciò che nella disciplina sente più l'esigenza di imparare: i tecnici a disposizione sulla piazza possono essere anche molti, ma l'affinità elettiva che si crea nei confronti di uno di essi appare subito speciale, qualcosa che non cancella la bravura degli altri... ma ci fa comprendere che abbiamo trovato "il nostro" Maestro!
"Tu sei il mio Maestro... e non avrò altri Maestri al di fuori di te! In saecula saeculorum, AMEN!".
A questo punto, si è disposti a fare qualche chilometro in più per andare alla sue lezioni, ad andarci agli orari nei quali è comodo lui ad insegnare... e pagando la quota che serve per potersi allenare nel Club dove il NOSTRO Maestro insegna.
Un bel cambiamento di paradigma dall'attitudine di chi si cerca qualcosa vicino casa per fare un po' di movimento... non c'è che dire!
Ma si tratta dello step definitivo?Per molti, ma non per tutti.
Chi dura ancora di più nella pratica, diventa così esigente ed attento nello scegliere, che spesso si ritrova a voler seguire un Maestro che si trova fisicamente molto distante da sé... in un'altra città, regione, stato, se non addirittura continente.
Non è allora questione di buona volontà nel mettersi alla guida, è che proprio risulta impossibile frequentarlo con una certa regolarità settimanale o mensile.
Talvolta il nostro Maestro viene invitato fare uno stage nella nostra città, quindi ne approfittiamo per andarci ed incontrarlo, altre volte siamo noi disposti a metterci in viaggio, cambiare città, regione, stato o continente per andare da lui!Ma quante volte in un anno possiamo permetterci una di queste due dinamiche?
1, 2... 4 volte?
Nella nostra esperienza non di più, e sappiamo che - ad esempio - il nostro Maestro ed il suo referente si incontrano dalle 2 alle 3 volte all'anno al massimo, abitando uno in Italia ed uno in Svizzera.
Si... ma allora come organizzarsi per tutto il tempo che non possiamo stare con il nostro mentore?È tempo nel quale non possiamo/dobbiamo imparare nulla?
Un neofita non potrebbe praticare con una supervisione DIRETTA del suo insegnante che si limita a 4 o 5 giorni OGNI ANNO: è troppo poco.
Un praticante più esperto può provarci, ma deve stare ben attento di trovare per sé stimoli di crescita sufficienti nell'ordinario: non ci si può permettere di crescere solo in presenza di chi si incontra così di rado!
Alcuni docenti, che sono esattamente nella situazione che abbiamo ora descritto, crediamo che scelgano un referente lontano e che possono incontrare poco proprio per non essere costretti ad impegnarsi troppo ed in modo costante: amaro da dirsi, ma lo abbiamo riscontrato più di una volta.Però ci sono anche le persone serie... ed esse invece si impegnano, e lo fanno in modo piuttosto metodico e quotidiano.
In questo caso nasce un interessante paradosso: abbiamo un Maestro, che è fisicamente non facile frequentare... allora ci dobbiamo inventare continuamente modalità per apprendere, ovvero dobbiamo cambiare continuamente "Maestro provvisorio".
Dobbiamo diventare capaci di apprendere da tutti e da tutto, da ogni situazione che ci accade di vivere.
E in nostro Maestro non si offenderà di ciò, se è una persona intelligente... anzi, ne sarà più che contento ed orgoglioso!
Abbiamo un Maestro unico che non è più l'unico ed un "posto fisso" che deve poter essere piuttosto mobile...
Se uno altro insegnante - interessante per il suo Aikido - viene nella nostra città, cosa facciamo?
Non andiamo al suo stage perché tento siamo già allievi di XYZ che abita in Australia o nel Congo Belga?
Non ci andiamo perché se lo venisse sapere XYZ si sentirebbe tradito?
Non ci andiamo perché siamo già degli insegnanti e chissà cosa penserebbero gli altri se ci vedessero nuovamente nei panni del semplice allievo?
Ci andiamo perché abbiamo bisogno di continui stimoli di crescita... e questo potrebbe fungere come uno di essi?
Ognuno faccia le proprie considerazioni, noi facciamo le nostre:- se si ha la possibilità di stare dietro alle gonnelle del nostro mentore preferito, forse avremo voglia di azzeccarci solo a quelle;
- se non si ha la possibilità di stare dietro alle gonnelle del nostro mentore preferito, allora è necessario smettere di credere alla favola del "Maestro unico" e mettersi a studiare... sempre e comunque, ogni volta che ne abbiamo modo.
Non tradiamo nessuno così facendo, in primis non tradiamo la voglia di migliorarci che ci piace così tanto pensare di avere e talvolta pure sbandierare al prossimo!
Se c'è un'occasione di formazione utile per noi, anche se non è tenuta dal Maestro che abbiamo scelto per la vita, facciamo un torto a quest'ultimo a non andarci... altro che farlo ingelosire se lo facciamo.
Se abbiamo scelto un buon Maestro, ci spronerà lui stesso a guardarci continuamente intorno, alla ricerca di qualcosa che per noi può fare la differenza.
Un Maestro non vuole creare forme di dipendenza: di certo ci sarà un momento nel quale si ha più bisogno di lui... ma egli sa bene che ciascuno è innanzi tutto il Maestro di se stesso: NON c'é quindi alcuna forma di "matrimonio insolubile" fra noi ed il nostro mentore.
C'è il piacere di continuare a sceglierlo anche se non ci viene imposto nulla, e c'è il piacere/dovere di continuare a cercare occasioni e stimoli di crescita ogni qualvolta ci risulta possibile.
Non farlo è una SCUSA per non evolvere, non un debito di fedeltà nei confronti di chi ci darebbe dei pirla se sapesse che stiamo buttando alle ortiche un'opportunità per crescere.
- "E tu Checco, che vuoi fare da grande?"
- "Io voglio fare l'Aikidoka mobile, come te!"
["Aikime" - 2020]
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