lunedì 13 gennaio 2020

Aikido, il pozzo e la trivella

Alla partenza di un nuovo anno di attività, umane e da tatami, Aikime desidera riflettere insieme a tutti i suoi lettori in merito ai non-detti celati nelle abitudini.

É tempo di bilanci e riflessioni all'inizio di un nuovo anno, si sa... ma i praticanti di Aikido rischiano di essere degli abitudinari seriali, che ora non vedono l'ora di tornare al Dojo per mettersi a far ruzzolare qualcuno al suolo e per essere fatti ruzzolare a loro volta.

Non che in tutto ciò ci sia qualcosa di male, intendiamoci: è solo che è bene chiederci - ciclicamente - che senso abbia questo per noi.

Un senso in passato ce l'ha avuto, altrimenti non avremmo nemmeno iniziato questa avventura: ci sembra che ogni praticante sia un po' come un petroliere che va alla ricerca dal suo "oro nero".

Trova un POZZO e inizia a spillare petrolio, che - fra l'altro - inizialmente viene su quasi da solo, perché la vena che lo alimenta è bella ricca e piena.

Questa operazione può continuare tranquillamente per ANNI, in modo costante e regolare... tanto che se non ci si sta più che attenti, potremmo dimenticarci delle ragioni che ci hanno fatto iniziare ad estrarre il nostro "oro nero".

Lo facciamo semplicemente per abitudine, perché anche lo scorso anno facevamo così... un po' come il figlio demotivato di un artigiano che eredita la ditta di famiglia: non compie una vera scelta per il suo futuro, si limita a portare avanti ciò che già funziona... perché non fa lo sforzo di comprenderete se sullo scenario ci siano direzioni più interessanti per lui.

Andare al Dojo a fare Aikido è magari un'attività iniziata solo da qualche mese o anno... quindi non ha nemmeno tutto sto senso fermarci a chiederci se faccia ancora per noi... specie se siamo ancora tutti presi dall'entusiasmo di tale scelta!

Appunto però, siamo in una condizione nella quale ci ricordiamo ancora del bene che ci ha portato tale decisione e sentiamo ancora entusiasmo per essa: avanti così, c'è ancora molto petrolio da estrarre... si ma tutti gli altri?

Non crediamo sia possibile coltivare se stessi per semplice "abitudine", quindi invitiamo chiunque pratichi da tempo ad esplorare e rispolverare per bene le proprie motivazioni.

- approfondire la propria passione per le discipline orientali e le arti marziali giapponesi nello specifico?

- approfondire aspetti legati alla difesa personale ed alla sicurezza di sé?

- frequentare un luogo nel quale avere buone e sane interazioni sociali?


- mantenersi in una buona forma fisica?

- favorire un buon allineamento mente-corpo?

- studiare le proprie attitudini relazionali in situazioni conflittuali?

- approfondire gli aspetti storici della disciplina?

- approfondire gli aspetti filosofici della disciplina?

- approfondire gli aspergi spirituali della disciplina?

... e se non è fra questi, sforziamoci di ristabilire un contatto con il NOSTRO "perché"...

Anche poiché le ragioni che ci spingono a intraprendere ed a continuare un percorso molto spesso CAMBIANO man mano che lo percorriamo, ve ne siete mai accorti?

Magari ciò che per noi un tempo era essenziale, oggi risulta solo molto importante... e nuovi aspetti interessanti si delineano all'orizzonte, dei quali prima ignoravamo proprio l'esistenza.

Quindi se non ci chiediamo ciclicamente il motivo di quello che facciamo, corriamo per esempio il rischio di continuare a spillare petrolio dal terreno quando ci siamo detti dichiaratamente interessati alla ricerca di nuove falde acquifere!

Non che il petrolio e la sua estrazione siano "sbagliati", semplicemente che non corrispondono più alle nostre esigenze attuali, tutto qui.
Questa trasformazione di priorità ed interessi è del tutto naturale in un percorso di esplorazione di se stessi... quindi non rimaniamo unicamente aggrappati alle ragioni che ci hanno spinto ad intraprenderlo, ma seguiamolo per tutto il suo iter.

E cosa succede se per caso ci dovessimo rendere conto che il nostro "petrolio" oramai risulta quasi esaurito e quindi estrarlo dal vecchio pozzo è qualcosa che ci da più problemi che risorse?

O cosa accade quando scopriamo che vogliamo iniziare ad estrarre acqua potabile anziché petrolio?

É necessario avere con sé anche una TRIVELLA... E con essa mettersi umilmente a scavare per cercare nuove fonti di ispirazione: magari dobbiamo solo cambiare Dojo, docente, stile di riferimento... magari proprio l'arte marziale praticata, chi lo sa?!

Però la cosa certa è che chi si accontenta di esaurire la propria vena d'oro, senza cercarne di nuove... e si accomoda sul pozzo inutilizzato ripensando ai tempi nei quali era florido commette un torto verso se stesso... e spesso inizia a rendere la vita difficile pure al prossimo, e specie se nel frattempo è diventato un insegnante di Aikido!

Ci sono artisti che diventano famosi per UNA canzone e per il resto della vita si limitano a cantare quella... e di solito finiscono nelle trasmissioni tipo "Meteore" o alle feste di paese a riproporre il loro "cavallo di battaglia" ai vecchietti.

Non crediamo però che la mission principale di un Aikidoka sia questa, anzi!

L'Aikido è così vasto da esplorare che chiunque può trovare al suo interno DIVERSE vene d'oro interessanti per sé... tutto sta a comprendere l'importanza di cercarle, trovarle e non accontentarsi qualora esse risultino - livello personale - esaurite o non più floride come apparivano un tempo.

Non ci risulta che "i grandi della storia" si siano abbeverati molte volte nello stesso pozzo, anzi... sono piuttosto state persone che hanno cercato e vagato, spinti dalla propria sete e fame interiore di nuove cose, che poi sono sinonimi di "conoscersi più a fondo"...

Ci sono praticanti ed insegnanti che frequentano gli stessi giri (che risulterebbero asfittici a questo punto per chiunque) da 30, 40 anni... e che ignorano quanto Aikido interessante si ambienti ANCHE al di là della siepe del proprio recinto: costoro sono abitudinari, non ricercatori... e forse la peggiore pubblicità possibile della disciplina che vorrebbero divulgare.

Persone che forse sono state condotte da altri ad un pozzo e che si siano fermati nei suoi pressi credendolo l'UNICA sorgente di petrolio, di acqua o di qualsiasi cosa si possa spillare. Molti di loro sono i reggenti di Scuole che sono diventati veri e proprie "sette"... nelle quali non pensarla come lo Shihan di turno è sinonimo di essere mele marce.

Tutta la gente che dice che l'Iwama Ryu è il meglio che ci sia in Aikido, che Tada Sensei è il meglio che ci sia in Aikido, che Tissier Sensei sia il meglio che c'è in Aikido, che Kobayashi Sensei era il meglio che c'era in Aikido, che Tohei Sensei era il meglio che c'era in Aikido... TUTTA gente MONO-pozzo: c'è da capirli quando sono principianti entusiasti, ma se risultano esperti girate alla larga, che secondo noi vi conviene assai.

Nessuno infatti dice cose del tutto "sbagliate", ma ciascuno si scorda di aggiungere "SECONDO ME" e "ADESSO"... cosa che ricolloca la loro affermazione in un panorama più relativo e quindi più sano, tagliando le punte di quegli assolutismi che sono l'indice di un'ABITUDINE che li fa soffrire, dalla quale non sono in grado di uscire e che quindi vorrebbero diventasse la gabbia pure di altri sfigati come loro.

Ueshiba Morihei Sensei si è abbeverato a molti pozzi diversi ed ha avuto il coraggio di scavarne molti con le sue stesse mani per portare alla luce ciò che per sé era importante (il Daito Ryu Aiki Jujutsu, il Ken Jutsu, l'Oomoto Kyo, il Byakko Shinko Kai, la Macrobiotica, etc).
Forse - oltre che a kotegaeshi - sarebbe importante imparare anche questo con la pratica... spinti da un Sensei che sprona i propri allievi a cambiare, ad evolvere... e da l'esempio che ciò stia avvenendo in sé per primo.

Sul tatami, come nella vita, servirà sempre una buona attitudine ad attingere, una ferrea volontà di scavare nuovi pozzi non appena se ne dovesse prospettare l'esigenza... ed una instancabile ABITUDINE a fare le cose perché ci ispirano dal profondo, anziché per ABITUDINE!







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