lunedì 8 ottobre 2018

Focus sullo stile: Aikido Iwama Ryu, la storia e la precisione

Iniziamo quest'oggi la rubrica mensile nella quale esamineremo più a fondo alcune delle più famose correnti Aikidoistiche presenti nel nostro Paese, mettendo sotto i riflettori le loro peculiarità, vanti... così come eventuali zone d'ombra riscontrate dalla nostra esperienza pratica di rapportazione con la singola Scuola.

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DISCLAIMER

Questi Post non sono scritti né per promuovere, né per denigrare nello specifico i vari e differenti approcci che ci sono all'Aikido... ma piuttosto per farli conoscere meglio ed in modo più imparziale possibile al grande pubblico, aiutando specie il neofita a districarsi in una fitta rete di info nelle quali può confondersi anziché orientarsi.

Non siamo asserviti a nessuno stile di Aikido dei quali vi parleremo, e nessuno ci paga o ha interesse a farci dire qualcosa di diverso da quello che pensiamo e che esprimiamo: è bene ricordarlo in modo chiaro ed esplicito!


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Iniziamo quindi con l'Iwama Ryu, che è stata la culla tecnica del nostro Dojo per oltre un decennio, tanto che anche oggi ne adottiamo la nomenclatura e la didattiche durante gli allenamenti.

Non amiamo però più definirci "praticanti di Iwama", quanto di Aikido e basta: non rinneghiamo le nostre origini, alle quali siamo grati, e sentiamo contemporaneamente di essere approdati ad una visione che non ci permette più di identificarci con il singolo nome di una scuola o di una didattica.

Tutto qui. Ma iniziamo il nostro viaggio...

L'Aikido di Iwama viene spesso chiamato "Takemusu Aikido" - secondo noi erroneamente, ed il perché ve lo abbiamo spiegato QUI - quindi in questo Post tratteremo i due termini come se si trattasse di un'unica cosa.

Questa scuola prende il nome da una località (Iwama, appunto), che fu la dimora del Fondatore dal 1943 in poi.
In questa piccola città a nord-ovest di Tokyo, egli rifinì la sua disciplina continuando a dedicarsi al suo studio ed all'agricoltura.

Abbiamo 3 video che ne dettagliano la storia: potrete vederli di seguito...





Il rappresentate più importante fu Morihiro Saito Sensei, che visse per 23 anni a fianco del Fondatore, condividendone ogni aspetto della vita privata, oltre che degli allenamenti quotidiani.

Parliamo di uno dei più rinomati ed esperti Maestri di Aikido mai vissuti, 9º dan Aikikai, che ereditò il Dojo del Fondatore stesso, nonché custode per decenni dell'Aiki Jinja (il luogo più sacro del globo dedicato all'Aikido direttamente da Morihei Ueshiba) e senpai di quasi tutti i Maestri di alto rango che hanno esportato l'Aikido nei 5 continenti...

Morihiro Saito è stata una delle persone ad aver condiviso più tempo con il Fondatore, ed anche - per inclinazione personale - uno degli Aikidoka più intenzionati a preservare l'enorme patrimonio tecnico ricevuto direttamente da Morihei Ueshiba.

Per questa ragione, egli scelse una posizione molto umile e defilata, se vogliamo, ovvero quella di tramandare più fedelmente possibile la tecnica dell'Aikido senza influenzarla con interventi di tipo personalistico: egli credeva fermamente che una didattica chiara fosse alla base dell'evoluzione naturale di ogni praticante e che quello che egli stesso aveva vissuto in prima persona fosse molto importante.

Numerosi erano i seminari in cui Saito Sensei mostrava il libro "Budo", scritto dal Fondatore, a dimostrazione che il suo insegnamento ricalcava esattamente quanto vi è al suo interno riportato.

Divenne naturale quindi accomunare l'elevazione del suo Maestro, O' Sensei, con l'esperienza pratica che egli aveva compiuto per giungere ai suoi impareggiabili (?) livelli.

Venne quindi codificato in modo chiaro e semplice l'intero programma di tai jutsu, ma - ancora più importante - quello di buki waza, che era stato sviluppato da Ueshiba quasi esclusivamente nel suo periodo di vita ad Iwama, quindi qualcosa che pochi praticanti di Tokyo conoscevano.

Presto - in qualche modo - risultò importante trovare un nome per distinguere la didattica utilizzata all'Honbu Dojo di Tokyo rispetto a quella utilizzata in Iwama, giacché col tempo divennero molto diverse fra loro e che la seconda era storicamente più vicina alle abitudini del Fondatore, rispetto alla prima (all'honbu non si studiano i movimenti in modo statico, ma direttamente in fluidità, mentre ad Iwama si fanno entrambe le cose, ma è posta molta enfasi su una pratica solida prima che essa divenga più fluida ed armonica... all'honbu non vengono insegnate armi, mentre ad Iwama è fondamentale studiarle, etc).

Così venne a crearsi "l'Iwama Ryu", che altro non è se non una sorta di "memoria storica e tecnica" della ricerca degli angoli, dei movimenti e delle armonizzazioni che Morihei Ueshiba aveva compiuto mentre visse nella piccola cittadina della provincia di Ibaraki, esposti negli insegnamenti del grande didatta Morihiro Saito, che ne fu per decenni fedele ed umile discepolo e servitore.






Quali sono i suoi goal principali di questa Scuola/stile di Aikido?

- sicuramente siamo di fronte ad un Aikido preciso, chiaro, potente, vigoroso e marziale;

- la derivazione ed il lineage è chiaro e comprovabile con numerosi documenti storici, sia fotografici, che video; l'Aikido proposto dall'Iwama Ryu è quantomeno simile a ciò che praticava il Fondatore, Morihei Ueshiba, almeno nella sua forma meramente tecnica;

- è studiata molto in profondità non solo la nomenclatura, ma anche la connessione con la tradizione storica giapponese, la disciplina e l'etichetta nel Dojo (il reishiki);

- è conferita molta importanza all'allenamento ki hon, ovvero alle basi tecniche, che sono in continuazione ricette ed affinate, poiché c'è la convinzione che esse siano la condizione si-ne-qua-non poter giungere a livelli molto alti nella pratica dell'Aikido; questo richiede attenzione anche ad un allenamento più statico e non solo e subito dinamico, come lo stereotipo dell'Aikido darebbe ad intendere;

- risulta ineguagliabile la didattica delle armi (Aiki ken ed Aiki jo), che è più povera, se non pressoché assente, in numerosi altri approcci all'Aikido; il curriculum tecnico della pratica del tai jutsu viene spesso preso a dimostrazione dell'enorme ed importantissima influenza che le armi hanno avuto nella formazione dell'Aikido come lo conosciamo noi oggi;


- la pratica evolve in modo ordinato e coerente dalla base, fino agli esercizi di natura più complessa;





- la pratica delle tecniche a mani nude (tai jutsu) è completamente integrata a quella con le armi (buki waza) e dobbiamo dire che questo è uno dei risultati notevoli che abbiamo riscontrato quasi SOLO in questa particolare visione dell'Aikido, cosa veramente non da poco!

- gli esami comportano una preparazione seria dei candidati, in quanto essi vengono giudicati quasi esclusivamente in base alla capacità di ripetere forme tecniche prestabilite, nelle quali è indispensabile essersi preparati a lungo nel proprio Dojo;

- tende ad essere una Scuola piuttosto meritocratica, nella quale l'evoluzione personale avviene in base a quanto ingaggio ciascun praticante ci mette nello studio; per questa ragione si sente ancora in modo piuttosto marcato una certa gerarchia tra le sue fila;

- se una persona volesse iniziare un percorso nell'Aikido, l'Iwama Ryu sarebbe uno degli approcci più indicati per fornire basi tecniche solide e concrete, un buon A, B, C insomma;

Ecco il modello al quale questo tipo di Aikido s'ispira...





Esistono delle ombre o delle lacune a questa specifica visione dell'Aikido?

Noi ne abbiamo rilevate alcune, che elenchiamo non di certo per screditare la Scuola, quanto per offrire una panoramica più ampia, onesta e completa possibile.

Nell'Iwama Ryu Aikido:

- non è stata sviluppata alcuna didattica di ukemi specifica per uke, quindi talvolta si ha la sensazione di fare le tecniche "su di lui", anziché "con" lui; non sono rari incidenti dovuti alle leve eccessivamente tirate, poiché può mancare una connessione fra i praticanti che riveli quando è il caso di non "chiudere troppo una tecnica" perché il compagno non è ancora capace di riceverla pienamente; si ha un po' la sensazione che tori dica al suo uke: "vivo o morto tu verrai con me!", insomma... quindi gli uke che "sopravvivono" sono anche quelli che imparano a "volare" senza istruttore di volo e pure senza paracadute;

- l'applicazione tecnica è molto yang, quindi i muscoli - di per sé per nulla richiesti in una pratica qualitativa - talvolta vengono utilizzati per colmare/supplire le lacune di comprensione tecnica... così che da fuori la tecnica sembri quasi buona, ma in realtà risulta forzata dall'interno; più sensibilità sarebbe una buona cosa, anche se essa potrebbe significare la riduzione delle possibilità di finalizzazione tecnica, precisa e puntuale;

- per via della "mascolinità" di questo tipo di pratica, nei gruppi dell'Iwama Ryu si riscontra una generale carenza di presenze femminili - o la presenza di donne dai tratti un po' masochisti - segno ulteriore che l'energia yin (di solito in difetto) è poco equilibrata ed integrata con il suo opposto yang;

- esiste una generale tendenza a considerarsi così vicini alla visione del Fondatore da ritenersi depositari di una qualche forma di verità superiore, e questo purtroppo fa dei praticanti di Iwama una "razza" che appare piuttosto saccente e che reputa un Aikidoka di un altro lineage qualcuno da "tollerare"/"compatire"... e che "forse un giorno capirà"; sia ben chiaro che questa stortura non è qualcosa di connaturato nel metodo, ma proviene dalle menti bacate di coloro che lo utilizzano semplicemente male; il problema è che costoro non sono pochissimi!

- non esiste molta attenzione, né approfondimento ad elementi di tipo etico, filosofico e spirituale, che invece erano molto importanti per Morihei Ueshiba; la pratica è quasi del tutto tecnica e si crede che "meglio uno la impara, più avanti si troverà nel propio percorso"... quindi gli elementi di carattere personale vengono sacrificati per una sorta di "oggettività" di ciò che si fa sul tatami; crediamo che il Fondatore sarebbe diametralmente di tendenza opposta, se fosse ancora vivo... poiché egli stesso si è detto apertamente molto disinteressato agli aspetti di tipo tecnico, durante la sua piena maturità marziale, per quanto il suo focus si era spostato altrove;

- esiste la singolare convinzione che facendo le tecniche di Aikido come Morihei Ueshiba, un giorno si diventerà "bravi" come Morihei Ueshiba, cosa che è contraddetta in modo evidente dal fatto che nessun novello O' Sensei sia per il momento emerso fra le fila degli Iwamisti di tutto il mondo. È risaputo infatti che non basta imparare a memoria la Divina Commedia per diventare poeti del calibro di Dante Alighieri, ad esempio: chissà perché c'è ancora chi pensa che sia differente con l'Aikido!

- curiosa anche è la convinzione - del tutto priva di riscontri reali - che un sacco di tecnica un giorno renderà un praticante emancipati da essa: si dice che per il Fondatore avvenne così, ma lui era una persona diversa da noi, quindi ciascuno dovrebbe trovare "il suo metodo" di ottenere i propri goal, non imitare quello degli altri, per quanto geniali come lo fu O' Sensei; ancora una volta, imparare meticolosamente e ripetere in continuazione per 30 anni i solfeggi, non garantiamo porterà chiunque a diventare un buon Jazzista... così come sapere a memoria le ricette di Suor Germana, potrebbe non aiutarci per forza a vincere il prossimo Master Chef!

- dissentivamo all'inizio del Post dall'accomunare l'Iwama Ryu (nome di un metodo tecnico) con "Takemusu Aiki" che è uno stato di coscienza dal quale le tecniche sgorgano spontaneamente dalla situazione contingente che stiamo vivente; sembrerebbe piuttosto che l'Iwama Ryu sia l'esatto polare, poiché ciascuna situazione viene studiata meticolosamente in "laboratorio", benché tutti sappiamo che le variabili della vita sono tante e tali che un fenomeno non si ripeterà mai uguale a se stesso; manca quindi una "didattica della libertà", che in altre Scuole ci risulta invece presente e che da ottime speranze di avvicinarci di più a quel Takemusu Aiki, a cui molti Aikidoka aspirano;

Il metodo di Aikido di Iwama ci sembra - in conclusione - un sistema completo e complesso che vale del tutto la pena di approfondire: noi lo stiamo facendo, pur essendoci affrancati da quei "giri" Aikidoistici che vantano splendidi lineage rispetto a Saito Sensei, ma che - a nostro dire - non hanno compreso molto di quello che il suo stesso Maestro intendesse con la parola Aikido.

La mentalità, solitamente co-presente a questo metodo - invece -, ci risulta lacunosa e parziale: diciamo quindi che utilizzare il metodo senza rimanere intrappolati da essa, conservando un buon livello di capacità autocritica ci sembra un atteggiamento saggio, responsabile, equilibrato e lungimirante.

Nel nostro Dojo i passaggi di grado vengono ancora scanditi con la didattica di Iwama, che ci sembra molto buona e comprensibile per i neofiti, in quanto del tutto razionale e strutturata: ci siamo poi premurati di trovare altrove ciò che a nostro dire mancava... perciò l'Iwama per noi non è più un piatto unico, ma una delle portate di sicuro più importanti e nutrienti del menù del nostro Aikido quotidiano.

Our two yen (¥)!

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