lunedì 27 novembre 2017

Hikikomori dell'Aikido, ovvero come farsela addosso e crogiolarsi nel tepore


Hikikomori [引き籠もり] è quel termine giapponese - che letteralmente significa "stare in disparte", "isolarsi" - sempre più spesso utilizzato per riferirsi a coloro che hanno scelto di ritirarsi dalla vita sociale, spesso cercando livelli estremi di isolamento e confinamento.

Tali scelte sono causate da fattori personali e sociali di varia natura... e tra questi la particolarità del contesto familiare in Giappone, caratterizzato spesso dalla carenza/mancanza di una figura paterna presente e da un'eccessiva protettività materna, e la grande pressione della società giapponese verso autorealizzazione e successo personale, alla quale l'individuo viene sottoposto fin dall'adolescenza.

Il termine hikikomori si riferisce sia al fenomeno sociale in generale, sia a coloro che appartengono a questo gruppo sociale.

Parliamo di un disturbo che viene considerato una vera e propria "malattia", il cui percorso terapeutico - che può durare da pochi mesi a diversi anni - consiste nel trattare la condizione come un disturbo mentale oppure come problema di socializzazione, stabilendo un contatto con i soggetti colpiti e cercando di migliorarne la capacità di interagire.

Il fenomeno, già presente in Giappone dalla seconda metà degli anni ottanta, ha incominciato purtroppo a diffondersi negli anni duemila anche negli Stati Uniti e in Europa.

Con i debito rapporti di scala, ci chiediamo se o quanti "hikikomori dell'Aikidoci siano nella nostra Società, ovvero se ci siano persone che hanno smesso di praticare in modo ordinario, per ritirarsi in qualche anfratto (fisico e/o mentale), dal quale guardare il mondo che intanto ha deciso di continuare a vivere...

SI, ci sono!!!

E infatti ce lo chiediamo perché più volte abbiamo visto abbondare sul Web fiumi di critiche e polemiche sull'Aikido, dibattiti tutto tranne che rispettosi rispetto ai vari aspetti di questa stupenda disciplina... e, di solito, essi sono portati avanti da pregevolissimi NESSUNO... ovvero persone che non si incontrano mai sui tatami a praticare.

É come se ci fosse una sorta di tendenza di alcuni praticanti a chiudersi dietro alla propria presunta esperienza per evitare di farne di ulteriore: strano per qualcuno che dovrebbe aver di buon grado accettato di mettersi in discussione quando possibile, vero?!

La contrapposizione tra sentimenti autentici - definiti "hon ne" [本音] - ovvero i desideri profondi di una persona ("hon" è lo stesso kanji di "kihon"!), i quali possono essere contrari al ruolo sociale o alle aspettative della società o della famiglia in base alla propria posizione e alle circostanze, spesso tenuti nascosti a tutti, tranne ai propri amici più intimi) e sentimenti di facciata - detti "tatemae" [建前] -, cioè le opinioni che una persona mostra in pubblico ("mae" è lo stesso kanji di "mae ukemi"!), ciò che la società si aspetta o che è richiesto in base alla propria posizione e alle circostanze) riveste un ruolo di importanza capitale nella cultura giapponese.

Al contrario - nel nostro caso - i sentimenti autentici, che NON riescono ad essere vissuti su un tatami (nel quale il tatemae ha spesso il sopravvento, per via della gerarchia o del timore di critica e giudizio altrui) vengono liberamente sfogati dietro una tastiera, ma quando si è sempre al sicuro, nell'intimo della propria casa.

Saper combattere però è qualcosa che richiede altre caratteristiche, per esempio il coraggio di esporsi, e forse anche quello di perdere e fallire.

L'hikikomori dell'Aikido però non intende correre questo rischio, quindi fa il Samurai da tastiera... esprime giudizi sommari sul protagonista di un video da un minuto e mezzo, sui suoi uke... addirittura su una fotografia... come se fosse li presente, insinuando la quasi sempre inadeguatezza del Sensei di turno, dei suoi allievi, della sua Scuola (differente della propria, l'hikikomori dell'Aikido non pratica molto... ma quando lo fa, lo fa nei luoghi a sua detta migliori!).


Se lo inviti ad un seminario, l'hikikomori dell'Aikido qual giorno HA DA FARE - lui ha sempre da fare altro, quando si potrebbe FARE Aikido! -, difficilmente quindi esce dal suo Dojo, dal suo gruppo, dalla sua scuola o dalla sua didattica... troppo forte l'imbarazzo verso ciò che non conosce e che quindi critica... al fine di mantenerne una certa distanza.

Non sappiamo se esistano già psicoterapeuti in grado di prendersi cura di questa pericolosa e devastante devianza Aikidoistica, ma ci auguriamo il meglio per questi "segregati in se stessi"...

Quali caratteristiche ha un Aikidoka sano, allora?

Non è facile determinarlo con esaustivi, però sicura è una certa propensione a mettersi in discussione ed analizzare quelli che egli percepisce essere i propri attuali limiti: essere hikikomori è l'opposto, ovvero è la tendenza a stare SOLO entro i propri limiti... e con essi osservare il mondo, credendolo pervaso dei difetti che invece sono propri dell'occhio di chi lo scruta dalla propria prigione (fisica/mentale).

L'Aikido NON ha forme di gara (ora c'è chi sarebbe pure intenzionato ad introdurre quelle, nonostante l'esperimento sia già più che ampiamente fallito 30 anni fa, ma parleremo altrove di ciò...), ma uno degli aspetti positivi di tornei, gare e punteggi... è la formazione di una competitività SANA nei confronti di se stessi, nella quale il vincere è sinonimo di avere avuto il coraggio prima di battersi e di dare il meglio di sé, anche quando il risultato è del tutto incerto.

Beh, una delle caratteristiche peculiari dell'Aikido (l'assenza di competizione, appunto) potrebbe diventare un suo limite intrinseco, se poi sprona ad abbracciare una competitività ed una continua necessità di confronto FALSATO con il mondo: un "mach" nel quale ciascun combattente elimina l'avversario con un "click", togliendogli l'amicizia da Facebook, bannandolo da un blog o da un forum, criticando sempre e comunque l'operato altrui senza avere un minimo di considerazione di quanto lo faccia per non avvertire la pochezza del proprio di lavoro!

Allora l'Aikido necessita sul serio di gare?

Noi crediamo di no: è sufficiente utilizzare al meglio ciò che già esiste, avendo però l'ardire di farlo fino in fondo.

Cosa comporta questo?

Prendere la propria valigia ed avere la curiosità di girare la propria città, la propria regione, l'Italia, l'Europa, così come il mondo intero... se è necessario, per essere meno hikikomori possibile ed andare a formarsi una prospettiva AMPIA di esperienze dalla quale giudicare PERLOPIÙ il PROPRIO operato (e non solo primariamente quello altrui)...

... incontrare praticanti di ogni estrazione, livello e Scuola, sottoporsi ad allenamenti guidati da Insegnanti accreditati di differenti estrazioni Aikidoistiche e che utilizzano differenti didattiche: dopo un po'... dopo un bel po' che lo facciamo, sarà naturale addivenire ad una NOSTRA idea preferenziale di Aikido, ma frutto di un'ESPERIENZA DIRETTA non di una "Aiki-pippa" mentale qualsiasi.

Uscite dalle vostre stanze di gioco, da quei luoghi in cui è facile osservare Morihiro, Kisshomaru, Koichi e Christian dicendosi: "quelle porcate le so fare pure io!"... la fuori c'è un mondo, nel quale sentire la propria inadeguatezza è il propellente migliore per colmarla sul serio!

Se fai Aikido sul serio, non hikikoMUORI...





1 commento:

Angelo Armano ha detto...

Il tuo articolo funge da specchio spietato per ognuno di noi. Fa riflettere, me per primo, anche se tenderei a riconoscermi, per storia vissuta, nelle qualità che tu auspichi come positive.