
Il metodo tradizionale di apprendimento dell'Aikido prevede l'imitazione di un movimento proposto dal Maestro... e quindi la sua imitazione ad libitum, o almeno fino a quando egli non ce ne farà vedere e quindi praticare un altro.
La maggioranza di noi è Aikidoisticamente cresciuta così!
Pur riconoscendo quindi quanto questa dinamica sia dedicata ed anche utile, vogliamo quest'oggi esaminare insieme i suoi eventuali limiti: apprendere per imitazione può essere infatti UN metodo, ma non è per forza detto che sia IL metodo o l'UNICO metodo possibile...

Copiamo le indicazioni dell'auto in miniatura dello schermo del Tom Tom, cercando di fare combaciare ciò che vediamo con la nostra macchina reale: per imitazione di ciò che vediamo scritto e sentiamo dire, ci troviamo nel punto B!

Se dovessimo ripetere molte volte lo stesso tragitto, facilmente dopo un po' potremmo permetterci di non prestare tutta questa attenzione a ciò che dice il satellitare: avremo forse "imparato un po'" la strada... proprio perché l'abbiamo fatta tante volte!

Solo che c'è chi - ripetendo 1000 volte un movimento - impara sul serio qualcosa su di sé, sul proprio sistema psico-corporeo, sul conflitto, sul timing, sull'attaccante, etc... e c'è anche chi invece NON impara che una minima parte di tutto ciò... e talvolta nulla proprio.
Come mai?
Perché l'imitazione per alcuni è un processo di apprendimento così importante e per altri finisce per essere una trappola improficua?

Non che tutto ciò possieda SOLO connotazioni negative, ma sicuri che i principali goal dell'Aikido siano proprio questi?
Diventare dipendenti da qualcun altro e dal quantitativo di possibilità di ripetere una tecnica, un movimento o una pratica specifica sul tatami?

Per la vostra salute intestinale, vi auguriamo con il cuore di NO, e che gli ingredienti siano più freschi!!!
E se il ristorante fosse lo stesso, il cuoco ed il cameriere pure, la ricetta anche... perfino il tavolo fosse sempre quello di 4 anni prima: sicuri che l'emozione sarebbe la stessa nel cibarsi di quel piatto delizioso?

Gli attimi infatti NON si possono replicare, si possono solo VIVERE!

Molto semplice: distinguendo se la ripetizione ci arricchisce di consapevolezza, ci emancipa da chi ci mostra il modello da imitare... se - invece - la stiamo prendendo come "scusa per non crescere", ci troveremo pure dopo 10.000.000 ripetizioni ancora più dipendenti dal modello che ce ha suggerito il movimento da imitare!

Molti Maestri (pure di fama) "campano" SOLO sull'incapacità dei loro allievi di comprendere cosa si celi dentro ai loro movimenti... quindi essi avranno bisogno di continui nuovi modelli da imitare, continui dettagli sui quali essere corretti, continue sensazioni di non riuscire a colmare la distanza che li separa dai loro divini insegnanti!!!
In questo caso "repetita NON iuvant" mica tanto...

Stiamo quindi "dentro" ai movimenti che facciamo, e non cerchiamo di farne tanti, quanto di farne di utili... questo almeno è quanto ci porta a pensare la nostra esperienza diretta.
E voi, cosa ne pensate?
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