lunedì 30 ottobre 2017

Abuso di potere: l'anti-Aikido per eccellenza

In Aikido c'è sempre un allievo ed un maestro, un kohai ed un senpai...

Un neofita o un allievo è di solito qualcuno che ha fiducia nel suo superiore, nell'allievo più anziano del Dojo o nel proprio Sensei: questa fiducia è ben riposta se attraverso ad essa è possibile crescere come non sarebbe invece possibile fare senza di essa.

Solo che siamo esseri umani, con un sacco di potenzialità e con notevoli ombre delle quali - spesso - non siamo neppure consci: questo ingenera un sacco di possibilità di abusare della propria influenza sugli altri o di permettere che qualcuno abusi della nostra fiducia, ingenuamente riposta nelle mani sbagliate.

Ci occupiamo quest'oggi dell'abuso di potere, un fenomeno abbastanza contrario ai principi di etica e rispetto che insegna l'Aikido, ma quanto mai frequente nei ranghi della disciplina.

Il rispetto implica la capacità di discernere ciò che potenzialmente potrebbe danneggiare il prossimo, e la ferma volontà di starne alla larga; il rispetto richiede anche la capacità di percepire cosa può danneggiarci... e nuovamente la scelta di evitare che ciò accada.

L'abuso di potere è l'opposto di tutto ciò, ovvero quindi una sorta di "Ainti-Aikido"!

Ogni tanto si sente di qualche insegnante di arti marziali denunciato per molestie sulle allieve... è proprio di qualche giorno fa il caso di un NON-Insegnate di Karate di Brescia, CARMELO CIPRIANO, attualmente arrestato ed incriminato per aver fatto sesso con alcune sue allieve minorenni: quale etica voleva insegnare loro sto PIRLA?

Per queste allieve sto PIRLA era un riferimento, un simbolo di onesta, di coerenza, di rispetto?
Ha utilizzato la sua posizione, il fascino della sua figura per ottenere ciò che voleva: vi rendete conto del viscidume, della manipolazione e del raggiro?

Credete che in Aikido non accadano cose simili?
Purtroppo accadono... sia così gravi, sia meno eclatanti, ma pur sempre cattivi esempi di mancanza di rispetto.

Ma non bisogna solo circuire ragazzine per fare un abuso di potere: ce ne sono molti più piccoli, ma non meno significativi sotto gli occhi di tutti... ma molto radicati negli usi e costumi per essere giudicati tali.

Un senpai, nei confronti dei suoi kohai, è sempre nel giusto? Utilizza bene la sua esperienza?
La mette a servizio del prossimo?
Si muove come farebbe un "fratello maggiore" o come un altro PIRLA che utilizza la propria posizione per essere servito e riverito da chi è più principiante di lui?

Nella cultura giapponese, ogni giorno milioni di senpai (in ogni campo della società, dalla scuola, al lavoro...) assoggettano altrettanti kohai alle loro perversioni egoiche: una divisione in "caste" nata per utilizzare l'esperienza come valore distinguente e nobilitante... non assicura - infatti - che questa esperienza sia ben digerita e quindi utilizzata, e da adito a moltissimi mio-abusi di potere quotidiani.

In Aikido il Sensei chiama un uke: con questa persona egli dimostrerà dinnanzi al gruppo l'esercizio o la tecnica al meglio delle sue capacità... uke si presterà con tutto se stesso, offrendo il suo corpo, la sua energia...

... che garanzia abbiamo che il Maestro capisca quando il suo allievo ha dato tutto ciò che aveva da offrire?
Potremmo fargli fare 5 cadute per spiegare l'esercizio... oppure 10, ma perché no... anche 15 o 20...




Se lui fosse esausto potrebbe iniziare ad essere distratto e quindi rischiare di farsi male, sicuri che sapremo quando smettere... senza "violentarlo" oltre?

Si.. perché uke non ha la possibilità di dire: "Maestro, adesso basta sbattermi al tappeto come Gatto Silvestro, sono stanco!!!"... non lo può dire, deve continuare a fare uke, e STOP!

Tralasciando la possibilità che si tratti di un uke pigro e fancazzista... chi lo tutela se non il Sensei o il suo tori?

Nessuno!

Cosa accade se il Maestro intende far vedere quanto sia micidiale una chiave articolare?
Prende uno dal gruppo e lo corca di mazzate... e nella sua faccia sofferente gli altri capiranno, vero?

Il nostro Marco ci ha lasciato un polso... e si è portato dietro i postumi in modo evidente per 4 anni... mentre le conseguenze attuali sono meno marcate, ma sono permanenti sul suo polso sinistro.

Beh, ecco un altro tipo (tutt'altro che infrequente) di "abuso di potere" legalizzato dai ruoli!

E quando un Maestro dice al suo allievo: "Potrai fare l'esame SOLO se verrai a 5 seminari di Aikido"... oppure "dopo che avrai fatto X-mila ore di allenamento"... lo fa perché all'allievo tutto ciò può tornare utile, o può anche capitare che si comporti così per mettere in risalto il potere che ha sugli altri?!

Abuso di potere?
Non è detto... ma non escludiamo che ogni tanto accada anche questo.

Come si fa ad evitare l'abuso di potere in un Dojo, sotto ogni forma?

Non abbiamo una ricetta magica, e crediamo che la piccolezza umana spesso ci faccia precipitare in situazioni che da fuori non sembrano sicuramente etiche, come non lo è l'abuso di potere in una disciplina basata sul rispetto e sulla reciprocità.

Una buona pista potrebbe essere vedere se le atmosfere sono più piene di regole da rispettare ed imposizioni, o da gioia e desiderio di condividere un percorso: l'abuso di potere mal si accoppia con la condivisione, per esempio...

Vi auguriamo di incontrare poco abuso di potere nel vostro percorso... o se lo incontraste, di saperlo riconoscere presto, isolarlo e lasciarlo solo... non merita di proliferare ulteriormente in una disciplina così profonda come l'Aikido!




lunedì 23 ottobre 2017

Aikido: quando "repetita NON iuvant"


Il metodo tradizionale di apprendimento dell'Aikido prevede l'imitazione di un movimento proposto dal Maestro... e quindi la sua imitazione ad libitum, o almeno fino a quando egli non ce ne farà vedere e quindi praticare un altro.

La maggioranza di noi è Aikidoisticamente cresciuta così!

Pur riconoscendo quindi quanto questa dinamica sia dedicata ed anche utile, vogliamo quest'oggi esaminare insieme i suoi eventuali limiti: apprendere per imitazione può essere infatti UN metodo, ma non è per forza detto che sia IL metodo o l'UNICO metodo possibile...

Se dobbiamo muoverci da un punto A ad un punto B con l'automobile e non sappiamo dove sia questo punto B... ci affidiamo al navigatore ed ai suoi consigli: ci dice di girare a desta, e noi giriamo a destra... ci dice di andare diritti fino a semaforo e quindi girare a sinistra? Non lo mettiamo in discussione, eseguiamo.

Copiamo le indicazioni dell'auto in miniatura dello schermo del Tom Tom, cercando di fare combaciare ciò che vediamo con la nostra macchina reale: per imitazione di ciò che vediamo scritto e sentiamo dire, ci troviamo nel punto B!

Noi, con l'aiuto prezioso del navigatore, siamo andati da A a B, copiando da uno schermo le info che prima non avevamo.

Se dovessimo ripetere molte volte lo stesso tragitto, facilmente dopo un po' potremmo permetterci di non prestare tutta questa attenzione a ciò che dice il satellitare: avremo forse "imparato un po'" la strada... proprio perché l'abbiamo fatta tante volte!

Nuovamente la ripetizione di un gesto, di un tragitto ci aiuta ad apprendere preziose informazioni sullo strumento che utilizziamo, così come sul viaggio che stiamo compiendo: non è differente in Aikido, quando copiamo la posizione delle mani del Sensei per fare kotegaeshi... e quindi ripetiamo lo stesso gesto 1000 volte per fare nostra quella posizione.

Solo che c'è chi - ripetendo 1000 volte un movimento - impara sul serio qualcosa su di sé, sul proprio sistema psico-corporeo, sul conflitto, sul timing, sull'attaccante, etc... e c'è anche chi invece NON impara che una minima parte di tutto ciò... e talvolta nulla proprio.

Come mai?

Perché l'imitazione per alcuni è un processo di apprendimento così importante e per altri finisce per essere una trappola improficua?

Non sono pochi infatti gli Aikidoka - non importa sul serio il grado o l'esperienza - che diventano bulimici di ripetere più fedelmente possibile il movimento del proprio maestro Aiki-beniamino... e continuerebbero ad affinare tramite la ripetizione un gesto tecnico all'infinito, per riuscire a farlo sempre meglio - ovvero - sempre più simile al modello che è stato loro offerto (cose che Non sono sinonimi fra loro!!!).

Non che tutto ciò possieda SOLO connotazioni negative, ma sicuri che i principali goal dell'Aikido siano proprio questi?

Diventare dipendenti da qualcun altro e dal quantitativo di possibilità di ripetere una tecnica, un movimento o una pratica specifica sul tatami?

Andate in un ristorante, ci mangiate qualcosa di buonissimo... quindi 4 anni dopo ci ricapitate ed ovviamente vi piacerebbe riassaporare lo stesso piatto: sicuri che sarebbe ESATTAMENTE il piatto di 4 anni prima?

Per la vostra salute intestinale, vi auguriamo con il cuore di NO, e che gli ingredienti siano più freschi!!!

E se il ristorante fosse lo stesso, il cuoco ed il cameriere pure, la ricetta anche... perfino il tavolo fosse sempre quello di 4 anni prima: sicuri che l'emozione sarebbe la stessa nel cibarsi di quel piatto delizioso?

Non crediamo proprio, un poi perché è sufficiente una minima variazione nella qualità degli ingredienti a variare il sapore... ma ancora di più perché in 4 anni voi sareste CAMBIATI, avreste delle aspettative che la prima volta non avevate (questo è un cambiamento drastico rispetto a 4 anni prima!!!) ed il solo tentativo di replicare qualcosa che è unico rischierebbe di farvi restare parzialmente delusi.

Gli attimi infatti NON si possono replicare, si possono solo VIVERE!

Ripetere serve nella misura nella quale questo processo aggiunge consapevolezza a chi lo compie, non è quindi solo una questione meccanicistica, ma come si fa a sapere se stiamo utilizzando questo processo in modo utile o meno?

Molto semplice: distinguendo se la ripetizione ci arricchisce di consapevolezza, ci emancipa da chi ci mostra il modello da imitare... se - invece - la stiamo prendendo come "scusa per non crescere", ci troveremo pure dopo 10.000.000 ripetizioni ancora più dipendenti dal modello che ce ha suggerito il movimento da imitare!

L'Aikido talvolta ci libera, molte altre ci incatena... dipende cosa scegliamo che ci aiuti a fare...

Molti Maestri (pure di fama) "campano" SOLO sull'incapacità dei loro allievi di comprendere cosa si celi dentro ai loro movimenti... quindi essi avranno bisogno di continui nuovi modelli da imitare, continui dettagli sui quali essere corretti, continue sensazioni di non riuscire a colmare la distanza che li separa dai loro divini insegnanti!!!

In questo caso "repetita NON iuvant" mica tanto...

Un Maestro infatti può essere definito tale nella misura in cui ci rende più liberi di quanto eravamo prima di conoscerlo, non di cero il contrario!

Stiamo quindi "dentro" ai movimenti che facciamo, e non cerchiamo di farne tanti, quanto di farne di utili... questo almeno è quanto ci porta a pensare la nostra esperienza diretta.

E voi, cosa ne pensate?



lunedì 16 ottobre 2017

Aikido orienteering 2: guida alla "lezione di prova"

Piccolo vademecum per tutti coloro che si stanno cimentando nel non sempre semplice compito di scegliere il corsi di Aikido più adatto a sé.

Leggendo queste pagine, spesso abbiamo cercato di mettere in luce il complesso mondo della pratica di questa disciplina, anche mettendo in guardia da numerose insidie che è possibile trovare sui vari tatami sparsi per il territorio.

Ma, come giustamente ci scriveva un nostro lettore qualche settimana fa, un estraneo a questo mondo NON è di certo tenuto a conoscere gli anfratti più nascosti della disciplina che intende praticare, prima ancora di essersi iscritto da qualche parte.

A suo favore quindi, ed a favore di chiunque stia attualmente valutando l'idea di un corso, ecco a voi un semplice ma efficace elenco di alcuni degli aspetti più importanti da tenere in conto in una altrettanto prima SEMPLICE, ma IMPORTANTISSIMA lezione di prova.

Entriamo allora per la prima volta in un Dojo...

- "Buona sera, sono XYZWGHJK... sono qui per la lezione di prova di Aikido..."
- "Prego, il tatami è da quella parte, la lezione sta per iniziare!"

Al vostro arrivo, badate bene se ci sono altre persone li per la pratica, che di norma dovrebbero giungere e cambiarsi almeno 5 minuti prima che la lezione inizi:

- C'è gente?
- Se si, quanti? 2 persone, 10 o 20?

Non che un corso sia per forza un luogo affollato per essere qualitativo: si lavora bene anche in pochi e poi ogni corso - anche i più evoluti - saranno sempre dovuti partire dai primi avanguardisti (e voi potreste essere fra quelli!), ma di solito il fatto che ci sia già un gruppo... la dice lunga sul carisma e l'esperienza del Maestro che lo tiene.

Ovvio che più ci sarà la sensazione di entrare in un corso strutturato, più altre persone avranno giudicato buono o perlomeno accettabile quel percorso prima di voi. Questa può già essere una buona indicazione di essere finiti in un luogo adatto.

Quando arrivate a bordo del tatami, qualcuno vi accoglie e vi da le prime indicazioni su come si lasciano le ciabatte (zoori) a bordo dell'area di allenamento, come si fa il saluto (come ci si lega la cintura, se dovesse già indossare un keikogi): se si... questa persona chi è?

- è il Maestro direttamente?
- è qualcuno dei "senpai" (allievi più anziani nella pratica)?
- ciascuno dei presenti si fa i fatti suoi e voi state in imbarazzo in un angolo, mentre gli altri che si conoscono parlano fra loro?

Questo aspetto la dice lunga sulla capacità di "accoglienza" che quel Maestro è capace di insegnare, di una disciplina che fa dell'accoglienza una delle sue colonne portanti.

Una accoglienza assente, superficiale, solo formale e fredda ci farà capire che si dice di praticare ciò che non si è ancora compreso sin dal vertice della responsabilità, ovvero dal Maestro.
Fate attenzione quindi: una buona accoglienza NON è sinonimo che tutto vada bene, ma è un indicatore importante che le cose possano essere quelle che cerchiamo.

Ora la lezione parte: a seconda degli stili viene tenuta utilizzando più o meno termini tecnici (spesso giapponesi)... La domanda è: quanto essi costituiranno una barriera linguistica importante nell'esperienza che andrete a fare?

Se alla fine della serata avrete la sensazione di non averci capito un tubo (spesso accade!) perché "quelli parlavano tutti strano ed il Maestro dava comandi incomprensibili!"... anche questo sarà segno di una lacunosa capacità di accoglienza e della tendenza a formare una "setta" di coloro che "certe cose le sanno" e che si devono distinguere da quelli "che non fanno parte del giro".

Qualche termine tecnico nuovo è forse indispensabile sentirlo, ma essi non dovrebbero costituire un muro insormontabile nella comprensione e digestione dell'esperienza di prova alla quale vi siete sottoposti.

La ginnastica di riscaldamento adesso.

In Aikido, l'Aikitaiso (questo è il nome di questa ginnastica) serve per aprire il corpo e prepararlo alla pratica, quindi ogni articolazione e muscolo viene vivificato e messo in condizione di funzionare al massimo delle sue potenzialità... ma la "ginnastica" in Aikido NON serve specificamente per tonificare, per potenziare o per dimagrire... anche perché ci si prova a svincolare dalla propria prestanza fisica nella pratica, non a divenirne dipendenti!

Una lezione nella quale la metà del tempo venisse dedicato a esercizi da Marines americani, con percorsi di guerra, sangue, lacrime e sudore... è fantastica per il Boot Camp, ma inutile sotto il punto di vista dell'Aikido: una ginnastica preparatoria adeguata vi riscalderà, vi porterà a percepire alcuni limiti fisiologici, ma starà sempre attenta a non superarli. Fate quindi attenzione alla cura che viene messa in questa prima fase dell'allenamento.

Se trovate un corso che NON fa per nulla ginnastica di riscaldamento, imparate a diffidare. 

Un tempo era così: l'Aikitaiso era (in alcuni luoghi ancora è) demandata ai singoli, che arrivano e si scaldano da soli, facendo gli esercizi più opportuni. Un tempo poi i lavori quotidiani erano più fisici, quindi aveva meno senso per un contadino "scaldarsi" sul tatami, dopo che aveva zappato la terra per le 6 ore precedenti: ora però la vita è più sedentaria, quindi risulta importante che il segretario di turno venga messo nelle condizioni di praticare in sicurezza PRIMA di chiedergli di fare delle cadute alte un metro e mezzo!
La responsabilità dell'incolumità psicofisica di ogni partecipante ad una lezione è uno dei compiti principali di un Insegnante: valutate serenamente quindi quanta cura egli ripone in tutto ciò.

La lezione e le sue caratteristiche: iniziate a prendere nota dei seguenti fattori...

- Come è strutturata la lezione?

- É un elenco di movimenti da imitare? (molto spesso in Aikido lo è)

- Il goal ti sembra più essere la ripetizione attenta e corretta di un movimento o più qualcosa di legato alla percezione della sensazione che si prova all'interno dell'esercizio proposto?

- Hai la sensazione che venga sviluppato un tema portante o vengono presentati contenuti apparentemente slegati fra loro?

- Vieni affiancato ad un allievo più esperto o pratichi con un altro principiante come te?

- Il Maestro si interessa di te durante la lezione o ti lascia fare, dedicandosi maggiormente ai suoi allievi più avanzati?

- Percepisci un substrato filosofico in ciò che viene mostrato o rimandato, o vengono presi in considerazione unicamente elementi di tipo fisico, cinematico e biodinamico?

- La marzialità in quale ordine di importanza ti sembra che venga messa? Primario, intermedio, marginale?

- Ti sembra di avere abbastanza tempo di sperimentare ciò che il Maestro ti chiede di fare o in pochi minuti egli passa ad una nuova pratica/tecnica/movimento... senza che quasi tu ti sia cimentato/a con il precedente?

- Sul tatami che atmosfera c'è: è intensa? É rilassata? É dogmatica o cattedratica? C'è chi cazzeggia?

- Come sono i volti degli altri: del Maestro, degli altri allievi? Sono accigliati, seri, sorridenti, sereni... qual è la parola che potrebbe meglio descrivere le tue sensazioni?

- Hai il sentore che ci sia lo spazio per fare domande, per chiarire i dubbi eventuali che ti vengono?

- Il Maestro viene trattato dalle altre persone presenti come una sorta di semi-dio o si percepisce un rapporto più paritario fra i praticanti?

- Ci sono quadri con scritte in giapponese sulle pareti? Foto di uomini anziani con gli occhi a mandorla da qualche parte? Ci sono loghi che ti sembrano rimandare a qualche Ente/Federazione/Associazione?

Ovviamente le domande iniziano ad essere tante e fornire rimandi precisi a seconda delle vostre sensazioni non è facile per noi, ma facciamo un esempio: siamo principianti assoluti... manco abbiamo ancora deciso se iscriverci al corso oppure no...

...saliamo su un tatami e ci viene proposto di fare il saluto; sentiamo il Sensei urlare: "Superzazzola-prematurata-come-se-fosse-antani!";
Gli allievi rispondono: "Sbiriguda!"

Il Maestro: "Questa sera ci occuperemo di approfondire il discorso legato al Wingonchao, nello specifico distinguendo il Paetuchi dal Meiguankorei... nelle loro forme Gaseitamo e Nancinpadao"

Tu pensi, fra te e te: "E sticazzi!!!"

Parte una lezione ad un ritmo frenetico, in cui tutti fanno salti di 3 metri e tu speri ardentemente di non doverli imitare... solo che il Maestro è severo, ha lo sguardo incazzato come se gli avessero appena ciulato il motorino: grida a tutti qualcosa... "Tu, meno passi!", "Tu abbasta ste anche!"... "Ma allora non hai capito niente?!"

Ti trovi a fare un lavoro di coppia nel quale - dopo pochi minuti - il tuo compagno ti parcheggia il suo gomito in mezzo ai denti... e poi ti dice: "Scusa, ma ti dovevi parare però!"

Frani ripetutamente al suolo ogni volta che qualcuno ti tocca, ma tu non riesci a fare cadere nessuno... perché non hai manco capito con quale piede o mano devi fare il movimento.

A parte qualche culata, non senti scricchiolii ossei e pensi che la struttura - nonostante tutto - sta resistendo... approfitti per ringraziare i tuoi angeli protettori per il servizio extra che stanno svolgendo!

Dopo un'oretta di delirio, vedi che i tuoi compagni raccattano gli incisivi che hanno lasciato sul tatami e sudati marci e un poco rantolanti, si rimettono in fila.

Il Sensei urla nuovamente: "Superzazzola-prematurata-come-se-fosse-antani!";
Gli allievi rispondono: "Sbiriguda!"

La lezione è finita, ma NON è stata una lezione di Aikido!!!

Affinate la vostra intuizione e datele retta: anche se non sapete un tubo di Aikido, ciascuno di noi sa per istinto quando si trova in un luogo degno nella nostra presenza ed utile allo scopo che abbiamo in mente per voi stessi... e se piccoli o grandi segnali confermano o sconfessano questa "voce interiore", dovrete comportarvi di conseguenza.

Un altro aspetto importante, che è vitale tenere in considerazione: l'atmosfera negli spogliatoi.

Un Dojo non si limita al tatami, che è più direttamente l'area della pratica fisica vera e propria: per questa ragione, anche dall'atmosfera che percepite negli spogliatoi (prima o dopo la lezione, è indifferente) potrete desumere se vi trovate presso il corso che fa per voi o meno.

- Cosa fanno gli gli altri Aikidoka?

- Parlano serenamente fra loro? Provano ad includervi?

- Li sentire parlare di problematiche legate alla pratica?

- Criticano forse altre persone? Altre Scuole, altri stili, altre didattiche?

Ogni caloria persa in attività di ESCLUSIVA critica feroce e distruttiva dovrebbe farvi allontanare di 10.000 km da quel luogo: in Aikido la critica è fondamentale SOLO se è costruttiva, quindi può essere presente ed anche tagliente, ma deve servire a qualcosa... altrimenti è monnezza pure il contesto che la permette.

Se durante la lezione, o la serata di prova, aveste sentito alcuni elementi che hanno stimolato la vostra curiosità (nomi di tecniche, di Maestro, di Scuole, etc...), una volta a casa, fatevi una Googolata sul Web, e provate a vedere se trovate qualche corrispondenza con ciò che vi è stato rimandato.

Se l'insegnante millanta di allenarsi da 87 anni consecutivi (!!!) e di essere settordicesimo DAN (!!!), NON si può trovare proprio nulla che parli delle gesta di un simile leggenda vivente: magari non ne parla proprio il sito del consolato giapponese, ma qualche stage o corso in qualche scantinato maleodorante con la sua faccia lo dovrete pur trovare on-line... no?!

Altro warning importante: se vi trovate in un luogo sano, dovrà esservi permesso di informarvi in modo chiaro su aspetti prettamente burocratici che vi potrebbero riguardare nel caso di eventuale iscrizione... come quale Ente patrocina la pratica, che rapporti esso detiene con il CONI (che in Italia patrocina ogni sport, quindi anche l'Aikido), che forma di assicurazione vi tutela, qual è l'avanzamento specifico dei gradi e delle qualifiche, se o di quali gradi e qualifiche è in possesso la persona che si pone davanti a voi come Insegnante (chi è privo di qualsiasi cosa ci farebbe scappare altre 10.000 km rispetto a prima!)...

... ma c'è un ultimo, indiscutibile modo di comprendere se si è finiti nel luogo giusto per voi: fateli parlare, fateli esprimere, fate domande sull'Aikido, sulla sua pratica... fino quasi a farvi percepire "pesanti": se siete davanti alle persone che fanno al caso vostro NON sarà un problema essere ridimensionati in questa vostra curiosità in modo gentile, ma fermo... li state infatti TESTANDO nel campo in cui un Aikidoka DOVREBBE (il condizionale è d'obbligo!) essere più esperto, ovvero il conflitto... pure se questo dovesse essere con VOI!

Metteteli fuori dalla zona di comfort ed osservate come agiscono o reagiscono alla cosa: se la cavalcano e la stornano a favore di tutti (compreso il vostro!) siete in un luogo piuttosto interessante, se si infastidiscono, si stizziscono o irrigidiscono siete davanti ad un asilo infantile dell'Aikido, quando magari voi cercavate un corso universitario della disciplina.

Se - ancora - percepiste qualsivoglia tendenza a dogmatizzare o a descrivere se stessi o l'Aikido che viene praticato presso quel Dojo come "il migliore", "il più marziale", "il più tradizionale", "il più veramentefigo-kazzutokisuda-mannaggiatté-kosaifattofinoadora"... allora ringraziate e congedatevi: avete già imparato l'Aikido molto meglio voi di loro pur NON praticandolo ancora!!!







lunedì 9 ottobre 2017

La sacralità del keiko: se non ti alleni tu, nessuno lo può fare al tuo posto

Post per tutti coloro che si approcciano all'Aikido per la prima volta o che non lo fanno comunque da molto tempo.

L'allenamento, nelle arti marziali giapponesi, si chiama "keiko": questa parola è formata da due kanji (ideogrammi):

"kei", deriva del verbo "kangaeru" [考える], che significa "pensare", "riflettere in merito a";

"ko", è un'altra lettura di "furu" [ふる], che significa "antico", "passato", "precedente".

"Keiko", quindi significa più o meno qualcosa come "prendere in considerazione ciò che è successo in precedenza".

Quando andate a lezione e vi allentate, state facendo "keiko", perché usate la vostra esperienza per migliorare quella futura - o meglio - usate l'esperienza che avete appena fatto, per migliorare quella che farete.

In questo c'è il concetto, sempre nipponico di "kaizen", ovvero di "miglioramento continuo" (che potrete andarvi ad approfondire QUI), ma non vogliamo oggi mettere troppa carne al fuoco...

È ora importante capire che senza allenamento, non può esserci apprendimento, né miglioria nella disciplina: in poche parole "NO KEIKO, NO Aikido-PARTY"!

Nella società nostrana sembra piuttosto strano dedicarsi a qualcosa di constante e con un impegno duraturo: siamo fragili, discontinui, vogliamo tutto, subito e senza troppo impegno.

Fortuna che in Aikido non funzioni proprio così... e diciamo "fortuna" perché questa è una delle cose che ci può salvare dal nostro qualunquismo.

Ecco un breve campionario delle 10 scuse più comuni per non andare ad allenarsi, con relative "soluzioni giapponesi" al problema:

Problema 1 - "non posso sempre venire a lezione perché esco tardi dal lavoro";
Soluzione 1 - "cambia lavoro!"

Corollario al Problema 1, dopo che viene presentata la Soluzione 1 - "ma sei matto, con la penuria di lavoro che c'è? Ti sembra facile?"
Soluzione 1bis - "non mi sembra facile, mi sembra possibile: ci hai provato, prima di dire che non si riesce?".;

Problema 2 - "non riesco sempre a venire a lezione perché faccio i turni";
Soluzione 2, vedi Soluzione 1

Problema 3 - "non riesco a garantire frequenza costante perché il/la mia partner non vuole";
Soluzione 3 - "divorzia o torna single: meglio soli che male accompagnati!";

Corollario al Problema 3 - "lui/lei non capisce quanto è sarebbe importante per me venire ad allenarmi";
Soluzione 3bis - "se ti ama, non pretendere che capisca, ma che rispetti le tue scelte"; "se non le rispetta, stai capendo quanto poco in realtà tiene a te"... vai a Soluzione 3

Problema 4"non posso sempre venire a lezione perché di sera desidero stare coi miei figli, non li vedo per tutto il giorno...";
Soluzione 4 - "se va bene, hai 2 sere di corso alla settimana, il che significa che 5 sere su 7 puoi stare con i tuoi figli e quelle 2 che non ci stai, stai lavorando su di te per diventare un padre/una madre migliore, basta scuse!!!";


Problema 5 - "faccio fatica, dopo una giornata di lavoro, ad uscire di casa nuovamente, dopo che ci sono rientrato per perdere la borsa dell'Aikido";
Soluzione 5 - "portatela nel bagagliaio e vai diritto dal lavoro al Dojo; se hai qualche ora buca, fermati in una piazzola di sosta, e fai i suburi di ken e jo come se non ci fosse un domani!"

Problema 6 - "talvolta esco dal keiko frustrato e deluso, mi sembra di non fare mai passi avanti... mi demoralizzo e mi viene voglia di mollare";
Soluzione 6 - "questo accade quando stai crescendo, smettila di giudicare tutto ciò che ti accade e di cercare risultati... solo un'insicuro si comporta così, vuoi essere un insicuro/a?";

Problema 7 - "a lezione mi sembra di riuscire meno di altri, mi sento sempre indietro";
Soluzione 7 - "cosa te ne frega, tu devi essere meglio di te stesso rispetto a ieri, non meglio/peggio di qualcun altro oggi; se ti senti indietro colma il gap con un'ulteriore impegno, non demoralizzandoti!";

Problema 8 - "mi sento perso/a, mi sembra di non arrivare mai da nessuna parte...";
Soluzione 8 - "bravo/a... non si arriva mai infatti da nessuna parte, quindi impara a gustarti il viaggio, che è quello che conta!";

Problema 9 - "l'Aikido mi piace, ma nella vita sono caratterialmente sempre stato incostante nelle attività intraprese... quindi non credo che porta andare diversamente in questo contesto";
Soluzione 9 - "ottimo, allora l'incostanza già la conosci bene... ora avrai l'importante opportunità di imparare anche qualcosa sul suo opposto!";

Problema 10 - "non riesco ad applicare i principi dell'Aikido nella mia vita quotidiana... non so se ce la farò";
Soluzione 10 - "hai prima reso l'Aikido parte della tua quotidianità? Manco io so se ce la farai... ma ora lo capiremo entrambi".

Abbiamo forse tratteggiato fumettisticamente le situazioni più comuni che accadono, ma non siamo tanto distanti dalla realtà: le risposte sono volutamente irriverenti e provocatorie, perché servono a destare chi si pone i problemi dal suo torpore, che potremmo in ogni caso ricondurre ad enuncia parola... "SCUSA".

L'allenamento è vita: il solo rimanere fermi fa retrocedere, come accadrebbe remando contro corrente.

Un keiko saltato NON si recupererà MAI, inutile raccontarci balle: quel tempo dedicato a noi ed al nostro studio e miglioramento NON tornerà indietro, al massimo potremmo non farcene scappare altro.

Chiudiamo con un proverbio africano che sarà bene rammentare, a proposito di impegni presi nei confronti di noi stessi:

"Se una cosa la vuoi, la strada la trovi;
quando una cosa non la vuoi, una scusa la trovi"