Chi è che non ha mai sentito parlare del famigerato "urlo" delle arti marziali?
Il "kiai"... 気合, che come si vede è una parola formata da due kanji parecchio famosi per ogni Aikidoka...
Ma a cosa serve urlare?
Ci sono sicuramente numerosi "non-detti" su questa usanza ed anche un notevole inutilizzo all'interno della pratica delle Arti Marziali.
Noi abbiamo fatto una piccola ricerca e confrontato le informazioni disponibili con le nostre esperienze dirette.
Morihei Ueshiba era inequivocabilmente famoso per un kiai poderoso e penetrante... che i suoi narratori più fantasiosi rimandavano si sentisse a distanze chilometriche...
Ora, senza sconfinare nella leggenda, dobbiamo ammettere che forse il Fondatore avesse potuto scorgere una qualche forma di utilità in questa pratica.
Un tempo esisteva addirittura una disciplina, chiamata kiai jutsu, che insegnava come modulare l'emissione sonora per massimizzare l'effetto dell'azione marziale durante uno scontro. Ora rimane ben poca documentazione in merito.
Sicuramente però è ben facile sgombrare il campo da tutta una serie di dicerie e falsi luoghi comuni sull'"urlo" delle Arti Marziali.
Il kiai NON serve per "spaventare" il proprio avversario: qualsiasi marzialista con un po' di esperienza riesce a mantenere le sue prestazioni ad un buon livello anche in presenza di suoni forti ed improvvisi, perché è "deciso" e "focalizzato" in ciò che fa.
Per farlo indebolire o desistere, sarebbe ben triste se bastasse fargli BHU!
Nell'Aikido si è soliti utilizzare ben poco questa pratica, nonostante ve ne fosse invece fatto ampio uso ai tempo di O' Sensei.
Per quale ragione?
Sembra che l'Aikikai Honbu Dojo sia sorto (ed ancora adesso locato) in un quartiere di Shinjuku (Tokyo) - Wakamatsucho, nello specifico - nel quale ci fu una particolare attività di intelligence americana subito dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Come molti sanno, era stato imposto al Giappone un embargo sulla pratica di tutte le discipline marziali, poiché esse venivano considerate strumenti attraverso i quali fomentare e rinsaldare lo spirito patriottico dei nipponici, che uscivano sconfitti dalla guerra.
Questa era stata sicuramente una delle ragioni per le quali il Fondatore ha potuto continuare lo studio e la pratica dell'Aikido fra le campagne di Iwama, delle quali i soldati americani ignoravano forse anche l'esistenza!
Si diceva comunque... a Wakamatsucho, pare proprio nelle vie adiacenti all'Honbu Dojo, avesse casa un pezzo grosso dello sconfitto esercito nipponico, che aveva deciso di "fare il doppio gioco" per salvare le chiappe...
... quindi la zona era particolarmente sorvegliata dall'esercito americano, che aveva da "spremere" la sua fonte di informazioni, senza potersi permettere di perderla (per fuga o per assassinio da parte delle cellule dell'esercito nipponico ancora eventualmente attive).
Su e giù soldati americani giorno e notte che pattugliavano il quartiere e che si sarebbero parecchio insospettiti nell'udire "urla" provenienti da una sala d'allenamento che avrebbe dovuto essere inattiva a quel tempo... oppure illegale.
Questo ha di fatto enormemente tarpato l'utilizzo del kiai agli albori del Dojo che poi è divenuto il più rappresentativo dell'Aikido in tutto il mondo, benché O' Sensei lo frequentasse veramente poco e che lui facesse tutt'altro tipo di pratiche nell'allenamento ad Iwama (pensiamo solo all'utilizzo delle armi, praticamente bandito nel programma ufficiale Aikikai!)
Il quartiere divenne poi definitivamente di tipo residenziale, quindi, passato l'embargo americano iniziarono i problemi legati alla quiete pubblica di un'area praticamente a ridosso di case civili a 360º: urlare un po' fa bene forse alla pratica, ma fa alquanto inviperire il vicinato!
Ma sto kiai serve oppure no!?!
Secondo noi si: durante un'azione marziale spesso una delle problematiche più frequenti è quella dell'intervento della mente razionale, che vorrebbe tenere sotto controllo una mole di informazioni che vanno sicuramente al di là delle proprie capacità.
Per apprendere, la stessa mente razionale conscia è fondamentale, perché insegna a discriminare fra movimenti migliori e peggiori, ma quando si tratta di applicare... pensare troppo è da sempre stato sinonimo di "arrivare in ritardo" ai propri appuntamenti...
Quindi quando c'è necessità di un'azione di concentrare tutta l'attenzione in un unico punto dello spazio e del tempo, è bene che anche tutto il nostro essere sia contemporaneamente allineato nello stesso modo: corpo, mente, spirito ed anima che vibrano all'unisono e si supportano mutuamente per raggiungere lo scopo prefisso!
Secondo noi, il kiai ha proprio questa utilità: una sorta di "refresh" che sospende tutti i "processi in atto" per non dissipare energia in direzioni inutili.
Nei Dojo moderni il problema di non arrecare disturbo a quelli delle sale o case vicine è sicuramente un problema per la pratica del kiai... ma realmente crediamo che non si possa prescindere dal suo utilizzo se si intende accedere ad alcune dimensioni legate a kime, zanshin, awase... ed altri ameni termini anche troppo inflazionati normalmente in Aikido.
Non è neppure facile emettere un kiai "sano": è qualcosa di molto differente dall'utilizzo forzato delle corde vocali... in questo senso è ben poco un "urlo", ma piuttosto qualcosa che giunge direttamente dal movimento del plesso solare... e che vibra senza sforzo verso l'esterno... frutto di una espirazione naturale ed in armonia con il movimento corporeo.
Se si sforzano eccessivamente le corde vocali è facile successivamente patire di infiammazione e cali di voce, che ci rimandano quanto il nostro kiai fosse "forzato".
In questo senso, la voce dei neonati è coordinata e naturale e spesso acuta come un vero e proprio kiai: come al solito da loro c'è solo da imparare!
Ciascuno abbiamo notato un suo tempo per "partorire" il suo primo kiai: tra i principianti ch'è solitamente chi si vergogna ad emettere suoni, ma con la pratica questa cosa diviene ben presto del tutto naturale... e chi ha assistito ad una gara di Kendo avrà sicuramente colto il senso di ciò che rimandiamo.
Iniziamo quindi ad "urlare" con cognizione di causa, sbraitando di meno nella vita quotidiana, per indirizzare anche con il sono la nostra attenzione nella direzione che più ci consente di realizzare i nostri progetti.
Buon kiai a tutti: vi lasciamo con quelli che giungevano dal Dojo di Iwama (intorno al min 4:00 del seguente filmato), per giungere a quelli potenti ed acuti del Fondatore in persona, poco più avanti!
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