Supponiamo che in un Dojo ci siano degli allievi che si distinguano per impegno, zelo, capacità... e CURIOSITA'...
Supponiamo anche che a qualcuno di questi si presenti l'opportunità di andare a fare una lezione o un seminario da un Mestro diverso dal proprio...
... questa ipotesi dovrebbe essere piuttosto frequente in un mondo dell'Aikido che funziona bene!
Poniamoci quindi la domanda di come sarebbe meglio gestire questi "scambi cultural-Aikidoistici" nel modo più proficuo per tutti.
Sperimentare qualche piatto diverso dalla cucina nella quale si mangia ogni giorno è qualcosa che può risultare parecchio sano per l'organismo, così come provare metodi d'insegnamento, didattiche e stili di Aikido diversi da quello che siamo soliti frequentare può donare fonti di ispirazione e crescia notevoli...
... quindi è in virtù di ciò che giudichiamo auspicabile che avvengano numerosi scambi fra Dojo e Scuole differenti!
Tuttavia, in questi contesti sono generalmente pochi gli allievi e - putroppo - anche gli Insegnanti che si ricordano che esiste un modo più sano di andarsi a fare le proprie esperienze, ed uno più riduttivo e svalutativo.
E' necessario innanzi tutto INFORMARE il proprio Maestro della propria intenzione.
Lui, SE E' saggio e FURBO, non potrà che concedere il suo benestare e manifestare il suo compiacimento per la volontà mostrata di approfondire ulteriormente le tematiche dell'Aikido, con ulteriore tempo ed energie dedicati all'allenamento!
Con questo primo "scambio di cortesie" formali, già la cosa può iniziare ad assumere un tono rispettoso ed utile per tutti.
Essendo infatti la società dell'Aikido non è poi così ampia, e bene o male, gli Insegnanti tendono a conoscersi fra loro - almeno in un territorio circoscritto -, sarebbe veramente spiacevole venire a conoscenza di una "fuitina" NON dal diretto protagonista: il Sensei potrebbe sentire in ciò venuto meno il rispetto per sé e l'insegnamento fino ad allora fornito all'allievo curioso di turno.
Ci sono però anche casi nei quali l'allievo in discussione non avverte il proprio Maestro perché teme un giudizio negativo sulla proposta, o addirittura perché già sa che lui non gradisce questo "genere di cose".
Ed allora si agisce di nascosto, andando a prendersi le proprie libertà passando dalla porta di servizio...
Questo è il segnale che le cose non funzionano, o comunque non funzioneranno più per molto.
Ogni allievo dovrebbe in ogni occasione ricordare quanto deve al proprio Insegnante: la crescita della prospettiva con la quale si cerca altrove è stata supportata ed agevolata proprio dal Sensei dal quale si vorrebbe ora la benedizione di andare a fare qualche capatina "fuori"porta!
Invece spesso non accade così: appena alcuni allievi si sentono un briciolo sicuri di sé, possono tendere a svalutare "il piatto " in cui da anni mangiano, in cerca di qualcosa di alternativo "per spezzare la monotonia".
Bisognerebbe essere invece molto grati a quella "monotonia", che ci ha servito umilmente per anni!
Questo non significa, come detto in apertura, di dover tuttavia rinunciare a qualche occasione di frequenza alternativa di tatami... anzi!
Ma è appunto nel MODO in cui le esperienze si affrontano che può venir decretata le loro opportunità e sensatezza.
Un Maestro che cerca - a vita - di trattenervi accanto alle sue gonnelle, sicuramente deve essere un insicuro, che teme che gli allievi lo abbandonino per aver trovato altrove qualcosa che gli alletti maggiormente: di questo caso, che si commenta da sé, quindi oggi non intendiamo nemmeno parlare.
Un Insegnate saggio al contrario spinge addirittura i suoi allievi più "pronti" ad esperienze di questo genere... e siccome lui stesso dovrebbe essere inserito in una rete professionale, o quantomeno amicale, di Maestri di Aikido... farebbe cosa buona e giusta rimandare al proprio "omologo" Insegnate che un suo allievo sta andando a fargli visita.
Se una simile gentilezza venisse perpetrata innanzi tutto dai Maestri, gli allievi troverebbero molto più "normale" l'Aiki-scambismo, e si sentirebbero anche tutelati, in quanto avvertirebbero di essere parte di una rete, creata apposta per favorire la loro crescita.
Sta di fatto che normalmente di nuovo così non accade!
Se un Insegnante sa che un Aikidoka forestiero è per caso o per scelta approdato al suo Dojo, normalmente fa di tutto per accoglierlo nel modo più cordiale possibile, specie se è di un grado non trascurabile...
Molto spesso però nel suo comportamento c'è qualcosa di più della genuinità di un accoglimento caloroso: c'é la nascosta speranza che s'innamori del nuovo luogo e si FERMI, non importa se rinnegando o meno il suo luogo di provenienza.
"In fondo, ciascuno è libero!"
Si, ciascuno è libero, fino a quando non lede il rispetto altrui esercitando questo diritto...
Non abbiamo mai sentito Insegnanti che chiedono agli "Aiki-ospiti": "ma il tuo Insegnante sa che sei qui?"... premurandosi, al limite di contattarlo per verificare quanto rimandatogli.
Chi lo dovesse fare, potrebbe anche solo volersi evitare l'inimicizia e di incrinare il quieto vivere con un "collega", ma non per stima... quanto perché non nascano fastidiosi "casini"!
Capiamo tutti che esiste una differenza fondamentale fra una frase di facciata ed un'altra detta con fiducia in ciò che si afferma!
E così, anziché "creare e difendere una CATEGORIA", che reputa normale l'interfacciarsi in modo costruttivo fra i suoi membri, si viene piuttosto a creare un alone di diffidenza, nel quale tutti credono che il prossimo voglia "rubarti l'allievo"!
Di sicuro, molto delle filosofie dell'Arte che pratichiamo può essere messo - o meno - in pratica quando c'è l'esigenza di rapportarsi con il prossimo, sia nel caso dell'allievo, che in quello dell'Insegnante.
Sotto questo punto di vista, l'Aikido sta attualmente mostrando, fortunatamente con qualche debita eccezione, di essere fermo al "livello della tecnica", cioè venga percepito come una sorta di fitness giapponese, nel quale l'etica può essere facilmente svalutata o driblata... "tanto tutti fanno così"!
Bene: sembra bizzarro doverlo ricordare, ma non è detto che questa sia la soluzione più sensata, solo perché è diffusa...
La nostra capacità di influire sull'andamento globale di un movimento è paurosamente grande, in quanto siamo le gocce che lo costituiscono, quindi anche l'impegno di un singolo ad agire secondo coscienza ed etica, influenza in realtà il sistema in cui esso è inserito.
Sentiamoci liberi di andare a fare Aikido con chiunque, sentiamoci orgogliosi se un nostro allievo ha intenzione di ampliare i suoi orizzonti della pratica... e ricordiamoci della modalità migliore in cui queste possibilità risultino rispettose ed armoniche per tutte le parti coinvolte nello "scambio".
Buon Aiki-scambismo a tutti!
2 commenti:
Marco, che dire, sono d'accordo su ogni parola che hai scritto.
Ti parla uno che è stato "educato" ad andare anche da altri, come è quando volevo, quindi incito io stesso i miei pochi "adepti" a fare altrettanto. Anzi, "rischio" parecchio perché li incito a cominciare dal mio insegnante originale, che si presuppone abbia parecchia esperienza più di me, per definizione...
Ma se preferiscono andare da altri è meglio che lo facciano, l'importante è che continuino a fare Aikido...
Una cosa che mi fece "Innamorare" del mio attuale maestro fu proprio che mi disse "Sì, certo, ma in altro giorni della settimana ci sono altri corsi di Aikido, di un'altra associazione. Sono molto bravi, andate a vederli se volete" E ancora ha caldamente consigliato a due 5° Kyu e un 4° Kyu ad uno stage internazionale di una settimana... Di un'altra associazione! Stage frequentato in anni precedenti da lui e dal suo Maestro a sua volta... Diciamo che lì ho visto uno spiraglio dell'Aikido "che funziona" e me ne sono innamorata.
Posta un commento