lunedì 11 luglio 2011

Aikido e l'alchimia del conflitto


Domenica le previsioni dicono che farà bello, finalmente potremo organizzare quella scampagnata con gli amici che da tanto tempo stiamo aspettando: prepariamo tutto con minuzia, perché sarà un gran giorno!

Gli amici sono entusiasti, è da tempo che ci chiedevano di organizzare qualcosa insieme... e finalmente questo momento è arrivato!

Ora tutto è davvero pronto!
[sabato sera] Ma che succede!... è nuvoloso, la temperatura si abbassa... sarà qualche nuvola passeggera...

[risveglio alla domenica mattina presto] Ha piovuto tutta la notte e non cenna a smettere: la gita salta! Con un giro di telefonate si disdice... ognuno mangerà i panini preparati dentro le mura di casa sua, al proprio solito tavolo, perché fuori il tempo non fa che peggiorare.

Il primo pensiero potrà essere: "caxxx di tempo!"... "Anche lui ci si mette!... Era tantissimo avevamo organizzato... ed ora mi tocca una giornata noiosa anziché ridere e scherzare con gli amici!".

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Appuntamento importante di lavoro, bisogna accelerare con la macchina per arrivare puntualissimo e fare un'ottima figura.

"Ma cosa accade a questo trabiccolo, non sterza più come dovrebbe... fammi accostare"
"Una ruota a terra!!! No!"... "Che schifo di giornata, lo sapevo che qualcosa sarebbe andato storto!"

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Io vado per la mia strada.

Cerco di vivere nel migliore dei modi: quello che appaga i bisogni che sento importanti, e cercando un mio posto nella società...

Poi arriva uno, uno qualsiasi, uno sconosciuto... diciamo...
e con le sue azioni mi mette i bastoni fra le ruote, dice che sbaglio, che così (come voglio io) non si può fare.
Cerca di fermarmi, opponendo resistenza alle dinamiche che vorrei portare avanti.

Il primo pensiero è: "Merda... cosa vuole questo da me?!"... "Sparisci e tornatene dove sei stato fin'ora!".

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Sicuramente non vi abbiamo prospettato situazioni deliziose da vivere... tutte e tre sembrano parecchio stressanti...
Sono tre conflitti, alcuni banali, che influenzano solo qualche ora del nostro umore, altri possono essere più profondi e giungere a pregiudicare la qualità di molte delle nostre giornate.
Ma ciò accade spesso e ciascuno ne è testimone diretto.

Stress e conflittualità fanno parte delle vite quotidiane di ciascuno.

Scappiamo alle Galapagos quindi?
Ci concediamo un week-end in Beauty Farm?

Può essere una buona idea... tanto per far scendere un po' lo stress e la pressione che normalmente sentiamo sulle nostre spalle...

Tuttavia non appena torneremo, anche lo stress e la conflittualità tenderanno a rifarsi vivi, sono componenti ordinari del nostro sistema di vita.

E se decidessimo di non tornare più?

Nessun problema, pian piano questi "sgraditi" elementi ci raggiungeranno sicuramente anche alle Galapagos o nella Beauty Farm!

Pare che l'umanità non sia ancora riuscita a trovare la pozione magica per stare senza di essi... né che fuggire o tentare di opporvisi abbia generato alcun tipo di reale e duratura miglioria!

Tuttavia molti non ricordano ciò che in alcuni settori sia chiaro già da anni: in campo medico, ad esempio è normalmente accettato che lo stato di salute, ad esempio, non sia definito dall'assenza di una malattia... quanto dalla capacità di omeostasi più positiva con lo stato che si possiede.
Una sorta di capacità di "convivere con la malattia" è la base della definizione di "salute" secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (O.M.S.)!

E cosa centra l'Aikido con tutto ciò?

Centra eccome, se definiamo l'Aikido come capacità di convivere in armonia con lo stress e la conflittualità!

Ma c'è ancora qualcosa in più che si può intravedere.

Uno stress, una resistenza che si oppone al nostro cammino (fisico, mentale... attitudinale) è molto più che uno stupido ostacolo che ci si pone gratuitamente innanzi.

Se si è capaci di rilassarsi in presenza di questo "stop"... di smorzare questa naturale tendenza a dire "Oh merda!... e tu cosa vuoi da me!... anche questa ci voleva!..." esiste una seria possibilità di non sentirsi più vittimizzati dalla vita.

Se poi si è anche capaci di autentico ascolto, è possibile anche prendere informazioni ulteriori da questa "resistenza" che il pregiudizio vorrebbe farci da subito odiare!

C'è la possibilità di farsi attraversare da questa forza apparentemente "ostile" e ridirigere da essa in modo cedevole e non arrendevole.
Così facendo solitamente si è invitati a cambiare il nostro precedente punto di vista... ed a scoprire quindi nuove cose, nuovi aspetti che prima ci erano celati.

Assumiamo per un attimo l'ottica stessa di questo "attacco del destino" e con ciò mutiamo.
Esiste così la seria possibilità di sostituite "Oh merda!" con un "Oh uaoo!" di stupore...

Il paesaggio che ci si para di fronte è diverso, le nostre certezze sono almeno parzialmente modificate dalle nuove prospettive che siamo quindi chiamati a prendere in considerazione.

E talvolta alla fine di questo principio è addirittura fattibile dire "Oh grazie!" anziché lamentarsene!
Grazie a questa conflittualità ed a questo stress che ostacolando contro i nostri piani precedenti, li ha fatti evolvere e rendere ora consci di ulteriori possibilità di sviluppo che prima erano ignorate.

Chi fa fatica a camminare in un torrente con l'acqua fino a mezzo busto, anziché maledire il destino, può rendersi magari conto che va semplicemente contro corrente... e che per ogni passo si stanza come ne avesse fatti cinque!
Se inveriamo la direzione, la corrente diventa un supporto e ad ogni passo si avanzerà di una distanza pari a cinque!

Davanti ad un muro che ci sbarra la strada è possibile arrendersi (gonfiando il senso di vittimizzazione), provare a buttarlo giù a testate per proseguire (il che non pare utile ad evitare bernoccoli) o girarci intorno... oppure ancora... perdere un po' di tempo a costruirne altri tre nell'intorno... per fare di un ostacolo una casa nella quale accomodarsi in attesa che passi la tempesta...

Questo tipo di risposta alla pressione psicologica e fisica si mostra quindi molto "intelligente", perché trasforma un problema in una potenzialità.

Da "Oh merda" alla sospensione del giudizio... dalla cedevolezza ad "Oh uaoo!"... dall'evoluzione a "Oh grazie!".
Questa è la capacità alchemica dell'Aikido rispetto le situazioni di stress e conflittualità!

Al Dojo tutto ciò lo sperimentiamo in modo fisico e simbolico quando qualcuno ci attacca.
Prima non abbiamo fatto altro che descrivere una tecnica "go no sen", ossia una di quelle in cui l'energia dell'attaccante viene lasciata passare e quindi ridiretta verso una nuova destinazione, cosa che fa cambiare il nostro punto di vista (con rotazioni e spostamenti) e dissipare o concludere la conflittualità in modo sano e rispettoso di entrambe le parti coinvolte.

E' più uno "stare" al conflitto che provare a "vincerlo" o "controllarlo". Non si controlla proprio nulla!
Al limite si CO-CREA!

Se l'attaccante non fosse lì, nulla potrebbe accadere, quindi anche il risultato avviene "grazie" a lui.
Noi e lui si è parti inestricabilmente coinvolte nel processo, quindi anche il risultato finale NON è solo nostro...

Come si rappresenterebbe quindi una tecnica "sen no sen", quelle cioé nelle quali si "anticipa" l'attacco di chi aggredisce?

E' il caso di chi "vede prima" (pre-vede, etimologicamente) l'intenzionalità dell'altro... ed agisce prendendo l'ombrello se vede che il cielo s'annuvola: difficilmente costui sarà sorpreso dalla pioggia!

Abitando su un cucuzzolo, ad esempio, è facile vedere quando gli amici vengono a trovarci: si vedranno i fari delle loro auto salire pian piano sui tornanti di montagna, cosicché al loro arrivo saremo già pronti ad accoglierli sul ciglio della porta... non ci faremo sorprendere!

"Sen no sen" è vedere il formarsi del conflitto sul suo nascere ed agevolare il suo scioglimento prima ancora che possa prendere una forma preoccupante: molte delle tecniche di O' Sensei nella sua fase più matura erano sen no sen.

Questo è il motivo per il quale quest'ultimo tipo di tecniche sono considerate più evolute di quelle go no sen... perché aumenta in esse la sensibilità ed la cura del tempismo richiesti per agire in sintonia con la situazione che si crea.

Sono tecniche da "saggi" dell'Aikido, potremmo dire... secondo l'ottimo proverbio che dice: "l'intelligente entra nei gineprai dai quali crede di poter uscire, mentre il saggio sceglie di non entrarci proprio".

Forse, pochi di noi sono stati chiamati realmente a dover far fronte ad uno yaku yokomen uchi nella vita di tutti i giorni... ma nessuno è esente dall'aver avvertito su di sé una pressione maggiore di ciò che egli riteneva di saper sopportare.

L'Aikido quindi non insegna a sopportare, ma a "CO-AGIRE" con la realtà in modo più armonioso possibile.

L'Aikidoka al quale va a monte la gita fuori porta con gli amici... non si lagna né dispera in un giorno di pioggia, ma li invita tutti a casa sua a divertirsi con la playstation!... Danza con la realtà che c'è, non con quella che vorrebbe ci fosse...

... se si trova una ruota bucata prima di una riunione di lavoro importante, cerca di cambiarla prima di decretare che arriverà in ritardo al meeting, cioè si impegna di perseguire il suo scopo anziché arrendersi a priori.

Chi fallisce nel suo compito poi... impara a cadere ed a trarre da ciò energia sufficiente per rialzarsi più rapidamente possibile per sfruttare l'opportunità di un nuovo inizio... un nuovo ingaggio profondo in ciò che aveva appena smesso di fare! The show must go on!



In Aikido, ciò che viene trasformato da piombo in oro è la realtà stessa... e soprattutto noi che la abitiamo.

1 commento:

Carlo ha detto...

Molto interessante, come sempre.
Tempo fa riflettevo anche io su questo argomento, arrivando alla conclusione che bisognava passare dalla "re-azione" alla "co-azione".
Lavoro lungo ma fruttuoso (si spera!)