mercoledì 30 marzo 2011

Esami severi e difficili giudizi in Akido


E venne il tempo di dare l'esame da cintura nera!

Accade... prima o puoi può accadere veramente a chiunque abbia costanza e passione nel suo allenamento...

Forse in quest'occasione più che in altre ci si scontra con la difficoltà di sostenere un test dinnanzi ad una Commissione, molte volta composta da Insegnanti di altro rango pronti a giudicare il nostro operato in pochi minuti.

Noi abbiamo visto alcune centinaia di esami dan nella nostra Aiki-vita da tatami, e spesse volte ci siamo meravigliati di non vedere valorizzati a dovere gli sforzi di alcuni candidati, ma ancor più spesso abbiamo assistito a promozioni veramente discutibili, se confrontate con l'abilità media dei candidati.

Quindi subito molte domande sono emerse su come sarebbe "meglio" organizzare un esame, cosa potrebbe essere giusto tollerare e cosa no...
Molti Aikidoka si pongono analoghe domande, perché l'esperienza degli esami accomuna un po' tutti i praticanti.

Sicuramente è spontaneo ritenere che più una meta è difficile da raggiungere, più sia ambita!

Gli esami per i gradi dan non sono assolutamente il traguardo di un percorso, quanto piuttosto la partenza dello stesso... ma come incamminarci quindi nel modo più giusto a sostenere queste prove?
Come assicurarci una valutazione il più possibile equa ed obiettiva?

Non sono domande alle quali è facile dare una risposta esaustiva ed univoca...

A nostro modesto parere, con il proseguire con l'acquisizione di esperienza e formazione, è necessario che venga pretesa una considerevole dose di preparazione ai candidati: ciò è da leggere positivamente, come occasione di vedere valutati i propri sacrifici sostenendo una prova che mette in gioco tutte le nostre risorse.

D'altronde, un esame - per essere serio - dovrebbe sempre prevedere la possibilità del fallimento e quindi della bocciatura, oltre che quella della conferma di un risultato raggiunto!

E' inusuale vedere respinti allievi ai test per gradi kyu, anche perché solitamente sono i Sensei che avvisano i propri studenti dell'imminenza di un esame: bocciarli significherebbe bocciare la propria capacità di cogliere qual è il momento giusto per proporre questo passaggio ad un allievo...

Nei Dojo da noi però non è così, perché il nostro Insegnante si fa gradualmente da parte nell'avvisare gli allievi che "è ora di dare l'esame", in modo tale che essi stessi sviluppino una capacità critica autonoma sulle proprie capacità.
In questo caso, chi sostiene un esame perché si sente pronto... dovrà assumersi la responsabilità di questa sua sensazione, quindi correndo anche il rischio di essere respinto durante gli esami kyu.

Alcuni 2º e 1º kyu da noi hanno passato questa tragica esperineza sulla loro pelle!
L'esame non è a pagamento però, quindi i candidati sono invitati a lavorare sulle mancanze che sono state loro sottolineate e ripresentarsi appena ritengono nuovamente di essere pronti.

Ma che dire dei gradi dan, per i quali solitamente non si resta "fra le mura domestiche" del proprio Dojo?

La discussione si apre a cosa dovrebbe essere in Aikido ciò che viene testato durante un esame: la tecnica?
L'atteggiamento?
La costanza mostrata per giungere a quel passo?

Molti elementi concorrono a non rendere semplice la valutazione di un esaminando.

Cosa fare di un allievo talentuoso, svogliato e poco presente, in grado di eseguire tuttavia un movimento con alta abilità tecnica... rispetto a chi fa un po' più di fatica, ottiene risultati lenti nel tempo, grazie al fatto che c'è sempre e non smette mai di dare tutto ciò che ha?

Chi promuovere: quello che si muove bene meglio fuori che dentro o chi si muove meglio dentro che fuori?

Cosa hanno poi intenzione di fare i candidati con il loro Aikido?
Intendono tenersi in forma, frequentare un'attività che offre loro serenità e possibilità di studiare se stessi... o vogliono diventare Insegnati internazionali che dirigono seminar in tutto il globo?

Ci verrebbe da dire che, in quest'ultimo caso, si dovrebbe soprassedere meno su una lacuna tecnica che magari si può concedere ad un neofita settantenne che ha intrapreso l'Aikido da poco per hobby!




Chi intenderà insegnare dovrà assumersi maggiori responsabilità in futuro, quindi è naturale che ciò che gli verrà richiesto sarà maggiore rispetto a chi non intendere intraprendere questa carriera/strada.

Ed ancora: se l'Aikido è un'Are Marziale, è indubbio che molto del suo manifestarsi sarà di origine tecnica!
Ci saranno movimenti più funzionali di altri da eseguire, ad ogni livello e quindi anche ad ogni esame...

Ma che dire del suo aspetto legato all'Arte (Marziale)?
Chi può dire con oggettività che un movimento sia un'espressone artistica meno vera di un'altro?




Ciascuno di noi porta agli esami ciò che ha appreso, ma anche inevitabilmente un po' di se stesso e di ciò che lo caratterizza: i test diventano quindi un luogo misto, nel quale oggettività e soggettività spesso si intrecciano, e nel quale è realmente difficile adottare uno "standard medio" di valutazione... poiché ogni caso è semplicemente unico.

Sicuramente ci sentiamo di dire che molto del sensibile impoverimento dell'Aikido italiano è stato causato da attribuzioni troppo leggere di gradi pesanti da reggere per i candidati che li hanno ricevuti.
La "media" si abbassa, non tanto perché i neofiti diventano una volta più neofiti, quanto perché i vertici perdono qualità, magari facendo bella mostra di un alto grado che non corrisponde però a reali capacità sul tatami.

Un esaminando 4º dan che presenti ancora insicurezze di tipo tecnico (indipendentemente da quale sia la tecnica di riferimento) è un qualcosa che dovrebbe far pensare...
Anche se si cercasse di cogliere in esso un aspetto più personalistico, legato quindi all'Arte... bisognerebbe rammentare che un Jazzista continua a conoscere le note anche mentre improvvisa!

Ci sono certamente quindi cose che bisognerebbe dichiarare inaccettabili: livelli di candidati che andrebbero fermati senza remore, così come proteste da parte dei respinti che andrebbero ammansite con l'adeguata spiegazione di quanto ha motivato questa scelta degli esaminatori.

Quando si viene respinti ad un esame in Aikido, si ha anche spesso il privilegio di essersi visti sottolineare ciò che nella nostra pratica sarebbe da migliorare: perché arrabbiarsi quindi... è più saggio ringraziare per l'insegnamento ricevuto e farne tesoro per fare la differenza in futuro!

Ogni Associazione, Ente o Federazione poi gestisce i passaggi di grado in modo differente: non c'è omogeneità fra essi, alcuni si sono posti il problema di come poter in qualche modo comparare questi livelli, ma siamo lontani da una soluzione stabile che convinca un po' tutti.

Se un candidato viene esaminato in sede di Commissione dal proprio Insegnante abituale (che magari è contemporaneamente anche un alto grado referente tecnico di un Ente), facilmente verrà tenuto in conto tutto il percorso che esso ha compiuto per la preparazione al test. L'insegnante ce lo aveva sotto gli occhi mentre provava, riprovava e si impegnava a migliorare.

Ma cosa sarebbe di chi arriva "dal Dojo in basso a destra" da un Insegnante più sconosciuto: sarà esaminato dalla Commissione facilmente SOLO per quello che saprà esibire durante l'esame.
Se sia stato facile o meno per lui la preparazione che lo ha portato fin li è un dato che in questo caso non verrebbe preso in analisi.

Se i due candidati appena descritti avessero un momento di confusione dovuta all'emotività, nel primo caso ciò verrebbe facilmente perdonato (poiché l'Insegnante conosce le sue reali CONSUETE capacità), nel secondo potrebbe essere una delle cause di bocciatura. "Ciò che mi mostri non va bene = non sei preparato"!

Questa però potrebbe essere una situazione parecchio discriminatoria: vedete come non è semplice l'obiettività del giudizio di un esame?

Sicuramente la dose di impegno che un candidato ha mostrato di avere per migliorarsi e raggiungere un traguardo è qualcosa difficilmente valutabile, ma che sarebbe opportuno tenere in conto.

Altrettanto importante sarebbe comprendere cosa cerca dall'Aikido chi si sottopone ai test di un determinato livello: crediamo che i percorsi dei futuri Insegnanti andrebbero in qualche modo scissi da quelli degli altri Aikidoka, poiché non tutti siamo desiderosi o destinati a diventare nuovi O' Sensei... ma ci volesse provare necessiterebbe di una preparazione moooooooolto superiore alla norma.

Alcune abilità tecniche sono indispensabili, ma crediamo che uno degli aspetti più importanti da considerare nella promozione o meno di un candidato potrebbe essere l'evoluzione che egli ha mostra di avere compiuto dal passo precedente della sua strada, cioè dal test prima.

Ci sono persone che rimangono uguali a se stesse per anni, poi ad un certo punto "sbocciano", fioriscono... sul tatami e per il tatami.

Gli esami potrebbero sancire le varie tappe di una crescita personale, quindi fondamentale tra esse constatare un cambiamento del candidato (di origine tecnica, mentale, emotiva, attitudinale...). Significherebbe poter suggellare con un grado esterno che egli ha saputo fare la differenza con se stesso rispetto al proprio passato.

Questo però NON aiuta a parificare i gradi fra i vari Enti, per nulla: è un giudizio di tipo esclusivamente soggettivo... e richiede una profonda conoscenza degli allievi, che spesse volte non può avere una Commissione che magari non ha mai visto prima i candidati...





Il problema della serietà, importanza e condivisibilità dei criteri di esame quindi resta ancora complesso ed aperto...

Voi cosa ne pensate?
Quali sono le vostre esperienze?

2 commenti:

Carlo ha detto...

Come sempre accade, trovo le tue riflessioni sempre molto appropriate.
Uso spesso dire ai miei allievi che “se siete promossi è merito vostro, se siete bocciati è demerito mio”.
Sto vivendo da mesi alcune delle perplessità da te evidenziate perché un allievo, per motivi personali, ha una frequenza saltuaria e discontinua; l’anno scorso ha passato l’esame di 3° Kyu con la sufficienza, quest’anno – se continua così – non sosterrà l’esame per il passaggio a 2° Kyu, non solo per la “burocratica” ragione di non aver acquisito il “monte ore” di pratica minimo previsto, ma perché complessivamente non è all’altezza IMHO dello standard tecnico richiesto.
Da parte mia c’è però una serie di dubbi: Sono obbiettivo nel giudicare la sua tecnica? Pretendo troppo da lui? C’è una sorta di “vendetta” nei suoi confronti per le assenze(“tu mi tradisci ed io ti punisco!”) e così via.

Lo stesso problema lo vivo “dall’altra parte della barricata”; dovrei sostenere l’esame di Sandan, ma sono consapevole che la mia preparazione è relativamente insufficiente; certo potrei “mimare” più o meno bene le tecniche sul tatami d’esame, ma in cuor mio so che sono tecniche che avrei preparato “per l’occasione” e non tecniche che ho studiato, approfondito, metabolizzato e “fatto mie”.
Allora, che fare?
Ho detto “dovrei sostenere l’esame” perché ritengo che, sotto certi aspetti, presentarsi per sostenere un esame sia anche una forma di riconoscimento offerto ai propri insegnanti per dimostrare loro che abbiamo fatto tesoro dei loro sforzi (e per offrire anche un feedback), e questa idea mi mette in imbarazzo nei confronti dei Maestri che mi hanno dedicato e mi dedicano attenzione e pazienza; potrei campare sereno nel mio posto in fondo a sinistra sullo shimoza, ma in cuor mio sento che questa mia “indolenza” è un po’ fargli torto.
Concludendo questo lungo (forse troppo...) commento, certo la frammentazione dell’italico Aikido comporta gli effetti collaterali descritti, che emrgono dirompenti in occasione di seminari “multi-ryu” e ancor più nelle commissioni di esami “miste”.
Ma ritengo che la soluzione sia indicata anche nelle riflessioni soprariportate, forse la soluzione è anche dare agli esami il giusto valore, né una “passeggiata” dall’esito scontato, né una questione di vita o di morte, il cui fallimento comporta ipso facto il seppuku di fronte agli esaminatori.

carlo

Shurendo ha detto...

Grazie Carlo per il tuo contributo: le tue riflessioni sono senz'altro molto condivisibili e, fra l'altro, crediamo anchepi uttosto comuni nel mondo dell'Aikido. Tutti abbiamo un po' questi problemi, remore, timori... meno facile è trovare una guida autentica che ci permetta di districarci nal ginepraio...
Il fatto di parnarne e discuterne insieme ci auguriamo stimoli sempre più scambi di esperienze e confronti.

A presto.