martedì 30 novembre 2010
Il volo dell'Aikidoka migratore
Quest’oggi ci occupiamo di un fenomeno alquanto consueto nell’ambito delle Arti Marziali tradizionali: per quanto attiene l’Aikido, volgiamo l’attenzione al caratteristico volo migratorio dei praticanti da un Ente parocinante la pratica ad un altro.
Chiunque abbia una piccola esperienza sul tatami, ha sentito parlare, o è stato in prima persona interessato da cambiamenti di Maestri, Dojo, Federazioni, Enti, scuole e stili.
Nello specifico però ora vorremmo fare insieme alcune riflessioni in merito a quanto accade ad una categoria molto particolare di praticanti (o ex-praticanti!): i Maestri...
Mentre stiamo apprendendo la nostra Arte, qualcuno può rimanere folgorato sulla Via di Damasco da un Insegnante con il quale viene fortuitamente a contatto, o del quale ha sentito parlare bene: la sua potenza, eleganza, velocità, armonia di movimento, la sua didattica o il suo modo di muoversi ci possono letteralmente ammaliare al punto da convincerci a divenire suoi “fans”, o addirittura suoi devoti allievi... anche se egli non dovesse far parte del nostro solito entourage legato all’Aikido.
Distanze chilometriche permettendo, un cambiamento di rotta di questo genere viene operato da un praticante perché egli ritiene che la nuova Via intravista sia più produttiva di quella fin ora seguita, oppure che le sue esigenze rispetto al passato siano cambiare, facendogli oggi preferire un ambito/scuola/stile/Insegnante che privilegia aspetti della pratica che è interessato a sviluppare/incrementare come non prima.
Questi sono cambiamenti “fisiologici”, sani e naturali della pratica, perché pilotati dalla propria volontà di crescere, migliorarsi, evolvere.
Ma ci sono cambiamenti anche molto meno naturali e sani che avvengono nell’ambito dell’Aikido, infatti, come si diceva, oggi ci occupiamo del “Maestro migratore”.
Il Maestro migratore è un animale nato e cresciuto in cattività, che ha già maturato una considerevole esperienza sul tatami, che ha già solitamente un suo gruppo stabile di allievi e che è inserito nell’organigramma del suo Ente patrocinante di riferimento.
In esso, egli può occupare anche una posizione di responsabilità, può essere ad esempio parte delle commissioni tecniche che valutano la preparazioni degli allievi agli esami nella Scuola X, piuttosto che la Federazione Y; egli ha quasi sempre intessuto relazioni umane che vanno anche al di là delle ore trascorse nei Dojo con gli allievi, o con gli Insegnanti suoi colleghi.
All’occidentale, diremmo che si sono fatti degli amici e che occupano un preciso posto all’interno di una micro/macro Aiki-comunità.
Poi qualcosa accade... avviene un cambio di rotta, per cui il Maestro migratore cambia Ente/Federazione e Aiki-comunità e, solitamente vola, con tutto lo stormo di allievi presso una nuova realtà. Cosa determina una simile decisione?
In anni di esperienza ne abbiamo viste e sentiti di tutti i colori, ma generalmente potremmo dire che il Maestro migratore sta cercando per sé una condizione più stabile, nella quale gli pare che la pratica sia curata meglio, nella quale gli vengano riconosciuti maggiormente i suoi meriti ela sua esperienza, venga garantita maggiore serietà per il suo seguito.
Le cause più frequenti di Aiki-migrazione da un Ente ad un altro sono:
- litigi con la Direzione dell’Ente precedente, disaccordi e disarmonie di carattere personale con le persone che lo costituivano;
- approdo a lidi nei quali ci si sente più considerati e valorizzati come Insegnanti;
- possibilità di compiere azioni nella nuova realtà che non erano consentite o previste nell’Ente precedente (es.: esaminare gli allievi in modo diretto, senza necessità della presenza di una commissione... poter conferire loro gradi di tipo X o Y a propria discrezione);
- tentativo di andare a costituire nella nuova realtà lo “zoccolo duro” di un progetto nel quale la pratica dell’Aikido si pensa potrà essere agevolata, meglio pubblicizzata e divulgata;
- cedere alla tentazione del corteggiamento di un nuovo Ente che promette potere/fama/gradi/visibilità agli Insegnanti che aderiranno ad esso con tutti i gruppi di allievi al loro seguito.
Che si tratti comunque di atti che, nella loro essenza, vorrebbero essere migliorativi della propria condizione non c’è alcun dubbio, ma solitamente non sono numerosi quelli che effettivamente si rivelano tali a posteriori.
Ci sono stati Insegnanti che dall’oggi al domani si sono sentiti estromettere da “casa loro”, perché un cambiamento di rotta dei vertici rendeva (a detta di questi ultimi) incompatibile proseguire insieme il cammino datato comune. Questa però non si tratta di una scelta, ma piuttosto di una migrazione per sfratto...
Vecchie Associazioni che si sciolgono, molte che cambiano nome, altre nuove che nascono, sono spesso causa di una Aiki-diaspora o conseguenza di una Aiki-diaspora.
Esistono tuttavia specifiche sottospecie di "Maestro migratore" che riescono a compiere un certo numero di traslochi da un Ente ad un altro, forti del numero di tesserati che muovono al loro seguito, vedono così aumentare notevolmente le loro cariche ed i loro gradi di volta in volta ricevuti qua e là:
...si tratta di spostamenti abbastanza strategici e che questa volta non hanno un vera e propria correlazione con il trovare una situazione più stabile per il proprio seguito e per la pratica dell'Aikido in generale.
Un gioco tipo Monopoli, in cui ad ogni ciclo si guadagna qualcosa, come quando si passa e ripassa dal Via!
Queste migrazioni, in realtà, li staccano dal piano di realtà di ciò che sono in grado di realizzare su un tatami, e spesse volte, anche dalla passione di allenarcisi sopra.
Perché quindi questo Post?!
Perché nonostante siamo convinti dell'importanza e del coraggio richiesto dal rinnovare la propria condizione, ogni qual volta la si percepisce stagnante, o quando si avverte che lo sviluppo futuro sarà possibile solo attraverso un cambiamento forte, come quello di scuola/stile/Ente/Federazione di pratica... sappiamo che la possibilità di insegnare (lett. "lasciare un segno") passa per la propria capacità di vivere ed incarnare prima ciò che si vorrebbe "passare" o inculcare a qualcun altro.
Un Maestro è rispettato dai suoi allievi non tanto perché è più bravo, ma perché sa forse essere più coerente fra il suo dire ed il suo fare.
Nel caso del "Maestro migratore" è importante comprendere se le cause del trasloco nascono da questa coerenza o se sono invece frutto della distanza fra di essa e l'essenza di quanto si vorrebbe praticare.
Il mondo dell'Aikido, al solito, si rivela uno "Zoo sociale" quanto mai vario ed interessante da studiare:
... vedrete Maestri inchiodati alla propria causa, combattere per essa con tutta la loro forza, Insegnanti che volano via verso cause più elevate, quando scorgono del marcio nel luogo in cui hanno magari prima soggiornato... ma anche Maestrucoli disposti ad alzarsi in volo ad ogni differente folata di vento, posarsi nei vari lidi che, di volta in volta, sembrano più accomodanti e sicuri.
Non crediamo che il padroneggiare un'Arte Marziale, così come un Maestro dovrebbe saper fare, sia un elemento tanto imparentato con le sicurezze!
Egli, a nostro modo di vedere, dovrebbe forse più essere il riferimento fermo nonostante il mulinare di inutili cambiamenti.
Ma la nostra non è una riflessione che affonda l'importanza di migrare di per sé... la natura ci insegna che è una cosa saggia, a volte.
La chiave di volta potrebbe essere: capire che il bene dell'Aiki-collettività non dovrebbe essere necessariamente distante dal bene proprio e dei propri studenti, altrimenti sarebbe falso il cardine di mutua interdipendenza tanto propugnato dall'Aikido... non saremmo poi così tutti UNO!
Molte migrazioni non assicurano reali benefici nella pratica, ma come si diceva fanno parte di manovre “politiche” per acquisire gradi senza sforzo, muovendo numeri, che a loro volta muovono interessi di tipo economico... e da sempre ciascuno di noi sa quanto gli uomini siano interessati alla fama ed al potere.
Ma nonostante questo non diventeremo Aiki-cacciatori, perché non crediamo neppure in questa pratica: lasceremo passare gli stormi, osservandone gli spostamenti e cercando di coglierne le ragioni profonde per saper meglio apprendere in futuro cosa è saggio fare e cosa è saggio evitare.
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3 commenti:
....
;-)
carlo
se posso permettermi io farei una distinzione netta tra le varie migrazioni. escudendo le scelte che si fanno per interessi personali (gradi, promozioni ecc. ecc.) farei solo 3 grandi aree. la prima la definisco "utilaristi" chi rimane "coerente" con la propria scuola e con il proprio referente tecnico (ad esempio iwama, aikikai, kobayashi ecc. ecc.) e cambia ente (inteso come quelli che ci assicurano) perchè si ritiene che hanno condizioni migliori, ad esempio l'assicurazione, contatti con i media e quant'altro.
i secondi li definisco "gli sfrattati". può capitare, a me è capitato ad esempio, che dove si sta non si respira più "l'aria armonica e rilassata" che c'era prima. il clima diventa pesante allora si decide di uscire da quell'ente senza lasciare il proprio riferimento tecnico e/o il proprio maestro. e per continuare si crea una semplice associazione, che non è un ente di promozione sportiva nè una federazione o roba similare, con un unico obiettivo di coordinamento e di promozione dell'aikido aperta a tutti. poi ogni singolo dojo per la parte "pratica" si iscrive dove vuole.
infine "il sogno politico" che non è in contrasto con la categoria precedente, anzi a volte sono complementari. capita che a un certo punto della tua vita associativa trovi altri che con te hanno un sogno comune. ad esempio la unificazione organizzativa e di rappresentanza politica dell'aikido che sia in grado di far PESARE di più l'aikido. speriamo che si trovi la "quadratura del cerchio" per evitare che questo sogni si realizzi e non diventi l'ennesima illusione. tutto ciò perchè oggi, a mio avviso per fortuna, l'adesione ad un eps non significa più automaticamente l'adesione a una scuola specifica.
angelo orientale
Ottime riflessioni e distinzioni.
Grazie Angelo, buona giornata!
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