lunedì 7 settembre 2009
Vita da Uchideshi
Ci sono molti modi per praticare Aikido…
e nel nostro Paese alcuni sono più noti che altri: solitamente ci si reca al Dojo per un paio di lezioni settimanali nel ruolo di Sotodeshi (cioè di “allievi esterni”)… ma poi ci sono anche i seminari nei week-end (Koshukai)…. ed ancora i seminari intensivi di una settimana o i ritiri (Gashuku).
Ma tradizionalmente il modo più completo di dedicare tutto il proprio tempo allo studio e l’apprendimento dell’Aikido è quello vissuto dagli “allievi interni” di un Dojo, ossia i cosiddetti Uchideshi.
Non è facile in Italia fare una simile esperienza (non ci risulta esistano Dojo professionali che siano forniti di un programma Uchideshi all’interno della loro organizzazione), ma alcuni dei nostri lettori sicuramente avranno potuto beneficiare all’estero di una simile esperienza.
Noi abbiamo trascorso parecchio tempo in qualità di Uchideshi in Dojo professionali svizzeri, francesi, olandesi e giapponesi, quindi portiamo la nostra esperienza a chi non dovesse avere una chiara conoscenza del fenomeno.
Ovviamente la giornata tipo di un Uchideshi può essere anche molto differente a seconda del luogo in cui presta il suo servizio e di quanto tempo si intrattiene presso la struttura ospitante, ma in buona sostanza possiamo affermare che il punto nodale del suo impegno è focalizzarsi full-time sulla pratica e lo sviluppo del proprio Aikido.
Storicamente era molto dura la vita all’interno di un Dojo giapponese dello scorso secolo; oggi in alcuni luoghi in Europa ed America si è tentato di ricreare l’atmosfera austera di rispetto e devozione dei tempi di O’ Sensei, mentre altri hanno preferito adattare il concetto di allievo full-time alla società ed ai tempi di oggi, concedendo più spazi di libertà e comfort alle rare persone disposte ad investire qualche mese o qualche anno della loro vita in questa singolare esperienza.
Di seguito, a titolo puramente esemplificativo, vi riportiamo la giornata tipo attualmente in vigore nell’Ibaraki Shibu Dojo di Iwama, cioè il Dojo storico di O’ Sensei, che ci ha ospitati anche questa estate:
- 5.00 sveglia;
- 5:15 pulizia del piazzale antistante l’Aiki Jinja (con rastrello, cariola e badile);
- 6:00 – 7:30 inizio della lezione di armi (buki waza no keiko) presso il Dojo, che può avvenire sia internamente ad esso, sia nel prato antistante;
- 7:30 pulizia del Dojo e poi colazione;
- 7:30 – 10:00 ore di libertà/ pratica libera di Aikido fra Uchideshi;
- 10:00 lavori di corvee: pulizia cucina, gabinetti, docce, dormitorio, potatura dell’erba del prato della tenuta Ueshiba, spargimento diserbante… piccole riparazioni artigianali;
- 12:00 – 18:30 ore di libertà/ pratica libera di Aikido fra Uchideshi;
- 19:00 - 20:00 lezione serale (taijutsu no keiko);
- 22:00 coprifuoco.
Questo calendario è tenuto dal lunedì al sabato, mentre la domenica la giornata è caratterizzata da un solo allenamento mattutino (alle 10:00) e da un maggior spazio al tempo libero.
Riteniamo che questo modello sia attualmente abbastanza fedele a quello tradizionale, considerando che in ogni momento della giornata ciascun Uchideshi è a completa disposizione del proprio Sensei per qualsiasi questione inerente la pratica (cioè per eventuali lezioni aggiuntive impreviste) o per ogni tipo di lavoro extra che si dovesse presentare utile fare pro-Dojo (inclusa la possibilità dell’utilizzo dei propri spazi personali liberi per svolgerli).
Come vedete, è un modo parecchio impegnativo di concepire la full-immersion nell’Aikido.
Ancora oggi in Iwama fisicamente parlando gli allenamenti sono parecchio impegnativi, ed il senso del rispetto della tradizione a dir poco fa scattare sull’attenti tutti gli Uchideshi ad ogni movimento di ghiaietta del selciato, che potrebbe presagire l’arrivo del Sensei, al quale è obbligatorio presenziare (così come a qualsiasi suo commiato).
Ancora oggi il vecchio Dojo di O’ Sensei non è climatizzato in alcun modo d’estate (34° C d’estate, con un’umidità vicino al 100%), né viene riscaldato d’inverno (circa -10° C d’inverno).
Ancora attualmente d’inverno gli Uchideshi scelgono deliberatamente di allenarsi all’aperto di mattina alle 6:00, poiché è più agevole ripararsi dal freddo coprendosi molto che perdere sensibilità in pochi minuti agli arti inferiori praticando nel Dojo, per via del tatami ghiacciato da affrontare scalzi.
Ancora oggi gli Uchideshi durante l’inverno scelgono di dormire con il keikogi (a mo di pigiama) o di stenderlo sotto il proprio futon, perché altrimenti sarebbe impossibile indossarlo ghiacciato la mattina seguente all’alba.
Fino allo scorso anno in tutta la struttura era presente una sola doccia unisex, mentre ora sono due.
L’unico locale riscaldato da alcune stufe elettriche è la cucina, una sorta di baraccone a pochi metri dal Dojo.
Le condizioni igienico sanitarie in molte delle esperienze da Uchideshi che abbiamo vissuto non erano esattamente da Hotel a cinque stelle, poiché la pulizia spesso viene affidata a giovani provenienti da continenti diversi, che non necessariamente si distinguono per le loro innate abilità di Chef o massaie…
Ci si adatta: tutti con l’idea che la cosa più importante sia l’Aikido, il tatami, la pratica.
Non tutte le esperienze devono necessariamente risultare così provanti, ma sempre sono caratterizzate da un prezioso invito alla vita di comunità, intorno al focolare dell’Aikido.
È possibile conoscere praticanti proveniente da moltissime nazioni, con esperienze, gradi ed idee molto diverse fra loro. Solitamente da questo scambio e condivisione si esce molto arricchiti e formati.
È possibile trovare Dojo in cui il ruolo di Uchideshi viene particolarmente valorizzato dalla Struttura stessa: gli allievi interni solitamente pagano una quota per il loro pernottamento e per gli allenamenti (alcuni sono esclusivi, cioè non aperti anche agli altri allievi esterni del Dojo), in aggiunta devono provvedere autonomamente al loro cibo per il periodo di permanenza.
Esistono però Organizzazioni disposte a “scambiare” le quote di pagamento con alcuni lavori che gli allievi sono in grado di prestare e che vadano sempre nella direzione di essere utili al Dojo ospitante (segreteria, apertura e chiusura al pubblico, insegnamento ad alcune lezioni specifiche – ove l’allievo avesse l’esperienza ed i requisiti per farlo).
In alcuni Dojo ( lo Yoshinkan Hombu Dojo, per esempio, da noi visitato questa estate) gli Uchideshi vengono addirittura pagati per la durata della loro permanenza, permettendo così loro una relativa indipendenza economica dalle famiglie di origine.
Pratica, pratica e poi ancora pratica. Scandire le proprie giornate tramite gli allenamenti è un ottimo modo per “non uscire mai dalla parte”, cioè per rimanere a lungo nella forma-mentis propria della nostra Arte (ed anche nella forma fisica più adatta!).
Certo, non per tutti è possibile concedersi questa esperienza… sia per motivi economici, che di tempo… ma abbiamo più volte constatato come due settimane di pratica da Uchideshi abbiano apportato più sviluppo e beneficio alle nostre consapevolezze che magari un intero semestre di allenamento al nostro Dojo abituale.
È un’esperienza insolita, forse non necessariamente essenziale, mache ci sentiamo di consigliare caldamente a chi vuole approfondire molto il suo rapporto con l’Aikido.
Come dicevamo, in Italia per ora pare non essere semplicissimo trovare il luogo che lo permette.
Ci auguriamo che, nel giro di qualche anno, il nostro Dojo possa realizzare un simile servizio, che va nella stessa direzione dei suoi progetti futuri. Ci sono difficoltà non trascurabili, sia di carattere burocratico che economico… ma abbiamo già ricevuto alcune richieste, che ci lasciano ben sperare in un futuro avvio.
Vedremo, per ora siamo allo studio di una lista da pubblicare, con indicate tutte le Realtà internazionali da noi conosciute che offrono la possibilità di fare l’esperienza di Uchideshi.
Avrete ulteriori informazioni non appena saranno in nostro possesso: per ora ci piace ricordare il detto orientale che semplicemente recita: “l’allenamento è vita”.
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1 commento:
Interessante, come sempre!
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