lunedì 30 giugno 2008

Arte della Pace e dell'Armonia?


Sovente si è messi dinnanzi alle questioni inerenti l'efficacia dell'Aikido nel caso di un attacco reale, ricevuto per la strada anziché nel Dojo... in un contesto, cioè, dove gli attacchi non sono codificati o preordinati...

Ma siccome esistono molti modi di praticare la nostra Arte, altrettanto spesso si sente parlare di efficacia maggiore di uno "stile" rispetto ad un altro.

Sicuramente Morihei Ueshiba apprese in giovinezza un'Arte Marziale solida ed efficace, nella quale le proiezioni e le leve non venivano sicuramente risparmiate all'attaccante... Sokaku Takeda era rinnomato per le sue tecniche che non lasciavano spazio a replica!

Qualcosa però poi accadde: O' Sensei realizzò di non volere rinunciare a "tanta invincibilità", ma nel contempo non approvava l'idea di diventare il nuovo carnefice del suo attaccante.
Egli realizzò che lui ed il suo attaccante "erano una cosa sola", perciò ferire il proprio avversario era sinonimo di danneggiare se stessi (e viceversa, ovviamente)...
che rispettare il proprio avversario (o colui che riteneva essere tale) non dovesse significare l'accettazione passiva della sua aggressione, ma che lo stornare l'energia alla fonte d'origine non dovesse nemmeno trasformarsi nel punire chi aveva agito impropriamente (per l'ovvia ragione di cui sopra: "punire un altro" = "punire se stessi").
Lo smacco dell'attaccare, essere bloccato senza danno e sforzo, avrebbe potuto essere la migliore azione perché l'aggressore potesse realizzare l'assurdità del suo agire.

Da queste risapute considerazioni, derivano altrettanto noti postulati:

- non è necessario per fare Aikido avere muscoli grossi, essere uomini e di grossa stazza;

- solo se è l'energia dell'attaccante a riatterrarlo, egli stesso potrà realizzare l'insensatezza del suo agire... (se l'aggredito ci mette del suo... sta punendo lui!);

- le leve articolari e le proiezioni servono per rendere l'atro innocuo, non sono da portare allo spasimo anche quando l'aggressore è già inerte;

- l'Aikido serve per riequilibrare il fisico di chi lo pratica, non, alla lunga, per danneggiarlo...


Ora guardiamo insieme questo filmato:



Noto Maestro, 8º Dan, allievo diretto del Fondatore sin dal 1949 e tutt'ora in attività, conosciuto anche per avere tenuto un seminario in Italia.
Ma non è per il suo nome, il suo grado, la sua provenienza o il suo stile che lo presentiamo oggi.
Sicuramente spettacolare la sua esibizione, in una location storica più che onorevole... ma guardiamo ancora i suoi movimenti nei confronti di Uke anche in un altro filmato:




Nulla di personale nei suoi confronti, ma l'esempio calza a pennello per questo genere di pratica:
... si tratta forse di "Aiki-sodomia"?
Si aprano le iscrizioni per divenire suo partner nelle dimostrazioni.
Voi evitereste di attaccarlo per non scoprirvi in fallo con voi stessi... o per paura di morire?

Oltre i momenti di reciproco movimento sincrono, infatti, sono anche più che evidenti:

-numerosi istanti nei quali è forza fisica di Tori a proiettare Uke, non il fluire dell'aggressione di quest'ultimo;

- le leve sono portate fino alle preghiere del partner di smettere (mano che batte sul tatami);

- le proiezioni spesso lasciano il partner, come dire... schiantarsi mezzo tramortito al suolo;

- Uke è molto allenato e pronto a saltare, per non essere ferito... viene un po' trattato come "quella cosa" da scrollarsi di dosso, più che come una parte di se stessi;

- non pare tra Tori ed Uke sia la Pace a farla da padrone... ma nemmeno l'Armonia;

- il "super uomo invincibile" emerge bene, l'Uomo amorevole verso il prossimo nettamente di meno.

Questo è il Bujutsu che precedeva l'Arte dell'Armonia e della Pace, è quella via tradizionale che mirava a uscire indenni da un attacco... o è l'Aikido di O' Sensei?

Molti Maestri del passato hanno praticato questo tipo di "sollevamento pesi" e lo hanno anche insegnato (gli ultimi della generazione, ancora lo propagandano oggi)... e prima di insegnarlo, sono stati essi stessi sbattuti al suolo, o feriti da una leva portata allo spasimo: sono stati sicuramente grandi tecnici... ma altrettanto buoni esempi di equilibrio per noi?

Ci hanno realmente dimostrato che dopo una vita di Aikido si sta meglio... o piuttosto che dopo tante botte e dolori sparsi in tutto il corpo quando cambia il tempo... ora ci tenevano a restituire "pan per focaccia"?

E' interessante scegliere il proprio Insegnante non solo per la potenza dei suoi kotegaeshi, ma anche per quanto egli sa testimoniare dell'Arte che utilizza.

Pensiamoci perché...

se l'Aikido è l'Arte che non deve consentire di essere picchiati, non deve nemmeno permettersi di picchiare. Essere efficaci è diverso dall'essere giustizieri del proprio io.

Per questo è complicato apprendere: uccidere un leone è più facile che ammaestrarlo...

"Abbiate cura del vostro partner come se fosse un bimbo in fasce"
[O' Sensei, Morihei Ueshiba]

2 commenti:

WTKA AIKIDO ITALIA ha detto...

Coloro che intendono studiare l’Aikido devono aprire le loro menti e ascoltare, attraverso l’Aiki, la sincerità di Dio per farsene una costante regola di vita.

É necessario comprendere che l’Aikido è un incessante lavoro da perseguire per migliorarsi superando ogni ostacolo.

É necessario disporre con fermezza la propria volontà e coltivare il proprio spirito.

Chi ha rispetto per i sentimenti altrui ascolti la voce dell’Aikido: Aikido non è per la correzione degli altri, ma per la correzione della nostra mente.

Questo è l’Aikido.

Questa è la missione dell’Aikido ed anche la Nostra.

Con piacere passo a leggere i vostri post , non posso non lasciarvi un pensiero.

Aiki Saluti
Alfonso Torregrossa
www.aikidojocaltanissetta.blogspot.com

www.wtkaaikidoitalia.blogspot.com

n.b presto vi contatterò per un interessante prog in Aikido .

Shurendo ha detto...

Grazie Alfonso per la tua visita ed il tuo commento.

Noi amiamo stimolare domande, più che cercare risposte... poiché crediamo sia la strada più autentica che permette che esse emergano dal profondo di ciascuno di noi... da un oasi di pace e verità, che non sarebbe fuori luogo chiamare Dio.

Ovviamente quindi condividiamo ciò che tu rimandi nel tuo scritto, la passione stessa che emerge da esso onora una Via che a quanto pare è tanto amata sia al Sud che al Nord Italia, mostrando come la dedizione ad un'Arte non ha un luogo preciso dove risiedere, perché è ovunque.

Un abbraccio ed a presto.