lunedì 1 settembre 2025

La divulgazione o l'approfondimento dell'Aikido?

Con oggi inizia una nuova stagione editoriale di Aikime, e come sempre è bene fare insieme un po' il punto della situazione.

Il Blog, fin dalle sue origini, ha provato a gettare ponti fra le diverse visioni dell'Aikido, tentando di approfondire i diversi suoi aspetti, indipendentemente dall'appartenenza a Scuole, stili o didattiche differenti.

Forse in alcuni ambiti ci è riuscito, poiché da numerosi anni siamo seguiti da praticanti di qualsiasi appartenenza, rispetto al lineage ed anche ai vari Enti e Scuole che patrocinano la pratica dell'Aikido in Italia (e non solo qui).

Solo che talvolta i progetti prendono una direzione differente proprio mentre si tenta di realizzarli... e non è accaduto qualcosa di diverso ad Aikime!

Da un certo punto in poi, ho creduto che la divulgazione dei valori, dei principi ed anche delle tecniche della disciplina che amo ed alla quale sto dedicando tutta la mia vita fosse la cosa più importante da fare: raggiungere chi pratica già, ma anche (e forse sopratutto) chi non pratica ancora... e potrebbe avere un mezzo interesse ad iniziare a farlo.

E la divulgazione ha regole specifiche da seguire, se intendiamo rivolgerci ad un pubblico di "non addetti ai lavori"... É necessario parlare (o scrivere) semplice, utilizzare meno possibile tutti quegli elementi che potrebbero essere percepiti come un ostacolo da parte di chi si approccia all'Aikido per la prima volta...

Insomma, tanto si vuole arrivare lontano con la divulgazione... tanto forse è necessario "semplificare", pur consci che talvolta con queste semplificazioni stiamo un po' snaturando ed annacquando ciò di cui vogliamo trattare. E la banalizzazione non è un valore aggiunto...

Esattamente in buona sostanza ciò che credo sia accaduto al Secondo Doshu, Kisshomaru Ueshiba Sensei, investito dal padre Morihei del compito di divulgare l'Aikido e di mettersi a capo dell'organizzazione internazionale Aikikai.

Le origini del mio Aikido però non arrivano dall'Honbu Dojo di Tokyo, come sapete... e le prime volta che entravo a contatto con ciò che veniva praticato in quella sede (che è appunto la modalità più diffusa nel mondo, senza dubbio) ebbi una chiara sensazione di quanto fosse stato "semplificata" la disciplina che invece ero abituato a praticare un po' più come l'Aiki Kaiso era solito fare.

Azzerato o quasi l'allenamento statico, che il Fondatore rimandava fosse importantissimo... azzerato del tutto il programma tecnico di armi, che da sé potrebbe essere - in volume - all'incirca paragonabile a quello delle tecniche a mani nude.

Resi molto fluidi gli scambi, inabitudine al kiai (urlo marziale) ed ad un certo kime (decisione) sia negli attacchi, che nelle tecniche con le quali rispondere ad essi. Molta meno marzialità, molta più cura del proprio uke, molta relazionalità... forse anche più benessere dei praticanti.

Ricordo che vissi tutto questo come una sorta di "tradimento" alle prospettive ed alle metodologie di Morihei Ueshiba... solo che la maturità degli anni seguenti mi fece anche riflettere su quanto l'Aikido si sarebbe in effetti espanso sul globo se avessimo continuato SOLAMENTE a praticare secondo le metodologie di Morihei Ueshiba...

Il gruppo di studio ed il bacino di possibile utenza sarebbe stato infinitamente più piccolo e confinato!

Ad Iwama ci si allenava molto duramente (ancora oggi è in parte così) e sarebbe stato difficile per un neofita assoluto approcciarsi a quelle sessioni "per addetti ai lavori", nei quali l'incidente è sempre dietro l'angolo ad ogni minima distrazione.

Chi frequentava il Fondatore in quegli anni (1942 - 1969) arrivava a lui che era già un Budoka (praticante di Arti Marziali) di qualche tipo: non esistevano sessioni per imparare a fare ukemi e tai sabaki (esercizi di caduta e di movimento di base), e si veniva subito proiettati - anche letteralmente - in una dimensione MATURA della pratica marziale.

Forse un minimo di progressività c'era anche , ma come quella che porta dalle scuole superiori all'università... non quella che traghetta dall'asilo alle scuole elementari!

O' Sensei continuava a studiare, ad approfondire la sua pratica... ma questo non risultava bio-compatibile con un neofita che avesse voluto avvicinarsi a lui: un po' come se un ragazzino che gioca a calcio all'oratorio volesse all'improvviso giocare nella Nazionale ai mondiali...

Serviva appunto un movimento divulgativo, come quello che fece il Nidai Doshu Kisshomaru, per far "digerire" ai babbani dell'Aikido alcuni suoi elementi di base: tutti i suoi elementi di base?

NO, solo quelli che mettevano nelle condizioni di effettuare futuri ed ulteriori approfondimenti sulla disciplina: una sorta di omogeneizzato sufficientemente digeribile per i praticanti di Aikido della Chicco...

Quindi i movimenti legati alla pratica furono quasi da subito DUE, differenti ed abbastanza opposti:

- uno, quello del Fondatore, che continuava ad approfondire lo studio della disciplina, scoprendo nuovi collegamenti fra i vari elementi che la compongono;

- l'altro, quello divulgativo fatto all'Honbu Dojo, più morbido, adatto a chiunque... dal quale erano state depauperate le tecniche più rischiose e complesse... che potesse far conoscere la pratica ad un più alto numero di persone possibili in tutti i Continenti.

Un esempio visivo di questi due approcci complementari potrebbe essere questo: immaginate un meteorite che colpisce la terra, ma in un caso fa un buco di pochi centimetri profondo alcuni chilometri... nell'altro invece fa un cratere di alcuni chilometri, ma profondo solo pochi centimetri.

Ho riscontrato la stessa dinamica anche in diversi altri contesti nella mia vita personale: ad esempio la "divulgazione scientifica" talvolta porta con sé lo stesso problema.

Vi ricordate, ad esempio, quando nel 2019 tutte le testate tipo FOCUS hanno titolato: "Scattata per la prima volta la fotografia di un buco nero"?

Ecco: il grande pubblico così capisce la notizia... ma un buco nero non è in realtà qualcosa che è possibile "fotografare". Ciò che è stata fotografata al massimo è la materia surriscaldata dal buco nero che si trova in prossimità del suo orizzonte degli eventi... ovvero il buco nero (che per definizione non emette nemmeno un fotone, perciò si chiama "nero") è quella zona scura dentro a ciò che abbiamo "fotografato".

Solo che - se detta così - la notizia risulta molto meno comprensibile dal grande pubblico, benché sia molto più precisa e veritiera!

Non accade diversamente con l'Aikido: la sua profondità è veramente considerevole, ma la capacità di coglierla non è esattamente per tutti... quindi - in media - ci si accontenta che la maggioranza dei praticanti colga gli aspetti preminenti e che venga reso possibile l'ingresso nella community di nuovi praticanti, così che la disciplina possa avere una progenie alla quale venire tramandata.

Il paradosso risulta perciò questo: senza profondità, si divulga l'acqua fresca... senza divulgazione non c'è nessuno al quale tramandare la profondità.

Ma - per il famoso Principio di Indeterminazione di Heisenberg - sembrerebbe che non si possa avere tutto dalla vita, la scelta quindi risulta: divulgare semplificando per ampliare la cerchia, oppure approfondire impegnandosi come pochi riescono a fare?

E qui entra in ballo uno degli elementi fondamentali dell'Aikido stesso che dice come questa NON sia una disciplina duale del "o questo o quello"... ma quella primale del "questo & quello": mal detto, possiamo affermare che pratichiamo la disciplina in grado di superare il Principio di Indeterminazione di Heisenberg!!!

Dopo tutto questo spiegone, tornando ad Aikime, è bene quindi che sappiate quale direzione prenderanno queste pagine fino alla fine del loro viaggio terreno.

Occupandomi full-time dell'Aikido, ovvio che continui a starmi a cuore la divulgazione della disciplina, però è anche vero che io stesso manifesto un continuo interesse ad approfondire ciò che pratico ed insegno ogni giorno. E questa esigenza si sta ampliando tantissimo negli ultimi anni!

Perciò, potrete trovare su queste pagine in proporzione sempre meno Post divulgativi, e sempre più articoli legati a ciò che approfondisco per me... pur rischiando così di essere meno comprensibile al grande pubblico.

Ritengo di essermi occupato di divulgazione abbastanza in questi anni, con scritti, libri, video... tanto da potermi dedicare maggiormente a ciò che mi inspira e mi torna utile in modo diretto.

Lascio quindi volentieri che la missione divulgativa venga presa in carico sempre più da giovani appassionati a far conoscere l'Aikido alle nuove generazioni: il mio sento di averlo fatto a sufficienza.

Accade la stessa cosa quando vado ad insegnare i Seminar in giro: per anni ho adottato un linguaggio più comprensibile possibile agli "indigeni locali" che mi hanno chiamato... mentre nel mio Dojo agivo in modo differente, molto più esplorativo... e forse in modo intellegibile solo a chi mi segue da un tempo più prolungato.

Ora anche questa tendenza si sta ribaltando: ora dove vado, vado... ma continuo a studiare per me, molto meno curante di quanto possa risultare comprensibile o meno. Ovvio che la relazione continua (e continuerà) ad essere molto importante... ma sto smettendo di essere l'Insegnante al quale chiedere di spiegare i suburi di jo, ad esempio. Non mi interessa più molto, ho bisogno di trovare qualcosa per me stesso in ciò che faccio per gli altri... e qualcosa per gli altri in ciò che faccio per me stesso.

Senza questa reciprocità, non mi interessa più molto procedere.

Da me arrivateci che i suburi di jo, bene o male li avete già studiati... e magari io vi mostro come possono essere utilizzati, ma mentirei se non vi dicessi che ho sempre meno voglia di cucinare gli omogeneizzati per gli Aikidoka della Chicco...

Credo che questa dinamica sia inevitabile e ricordo che non l'approvavo molto quando la vedevo mettere in pratica dal mio Sensei, molti anni prima che iniziassi ad agirla a mia volta: ora la capisco meglio, dal di dentro, e credo che questo cambio di paradigma sia essenziale per fare il prossimo passo verso l'Aikido e verso me stesso.

Incredibile: l'Aikido mi ha girato come un guanto e mi sta facendo intraprendere direzioni che un tempo mi parevano addirittura pericolose o limitanti!

Auguro a voi tutti questa rivoluzione che sto vivendo, che è spiazzante, ma è anche segno che la pratica è viva e proficua più che mai; ci si legge on-line!


Marco Rubatto



Nessun commento: