lunedì 22 settembre 2025

Che livello dell'Aikido vuoi vivere?

Ci sono quelle persone - la maggioranza - che non distinguono bene un'Arte Marziale da uno Sport da Combattimento... né una disciplina dall'altra all'interno di questi due macro gruppi.

"Fai Karate' o Judo'?" (l'accento ignorante sull'ultima lettera è d'obbligo).

Per loro è un po' tutto uguale: Kung Fu, Wu Shu, Tai Chi, Aikido, Hapkido, Viet Vo Dao, Ju Jitsu... Kickboxing, MMA, BJJ, Boxe... Se volessimo descrivere il livello al quale è possibile vivere la propria disciplina, diciamo che queste è solo "ground zero", o forse il parcheggio sotterraneo multi-piano che ci sta sotto.

Poi ci sono quelle persone che, per una ragione o per l'altra, sono venute a contatto con l'Aikido e stanno frequentandone un "corso": per l'accezione occidentale di questa parola, quando uno si reca con una certa costanza a lezioni di una disciplina, significa che è interessato ad apprendere qualcosa che essa potrebbe essere in grado di insegnargli.

Non è importante cosa: qualsiasi cosa che possa essere appresa, facilmente troverà un corso che la insegna: pittura, fotografia, arti marziali, cucina... addestramento cani.

Già... ma a quale livello sono interessato all'Aikido?

Forse, da neofita, posso essere interessato a salire al 1º piano della disciplina... sapere cosa significa il suo nome, imparare qualche movimento utile al corpo (non importa in quale contesto): insomma, può diventare un hobby interessante, da affiancare alle altre 1468 cose che facciamo durante la settimana.

Anzi, forse ciò che ho descritto è già qualcosa di più che il 1º piano, poiché un "hobby", per definizione è qualsiasi occupazione perseguita con passione nel tempo libero dal lavoro consueto, per ricreazione o passatempo.

Se uno non vuole semplicemente "occuparsi il tempo" perché non saprebbe cosa altro fare, forse non è così interessato ad un'attività che richiede una certo reiterato impegno... si reca semplicemente a Workshop monotematici, auto-conclusivi ed occasionali e tutto finisce li, ormai ce ne sono di tutti i tipi, per tutte le tasche e su ogni argomento, dalle Campane Tibetane, all'Ikebana (termine giapponese che si riferisce all'arte della disposizione dei fiori recisi), all'apicoltura...

Allora il 1º piano è l'hobby, il 2º è la frequenza mono-bi settimanale del corsettino di Aikido (più vicino a casa possibile, ancora a questo livello).

E poi, cosa ci può ancora essere?

Il 3º piano, ovvero quella condizione nella quale non abbiamo più alcuna intenzione di rinunciare al nostro "hobby preferito"... ovvero garantire sempre la frequenza - meglio bi-settimanale che mono - perché questo tempo speso ci sta restituendo qualcosa di positivo a livello personale (non importa ancora in che misura o in quale ambito).

Il 4º piano potrebbe essere quello del prefiggersi il raggiungimento di un livello specifico all'interno della disciplina: sono quelli del "do l'esame perché lo faccio per me"... come stimolo alla propria forza di volontà o rinforzo della propria autostima.

Al 5º piano ci mettiamo quelli che raggiungono la famosa "cintura nera", ovvero quel fraintendibile pezzo di stoffa che quelli di ground zero identificano come "livello di maestria". Arrivare alla cintura nera è già segno che almeno per qualche anno abbiamo praticato... cosa che non è già proprio da tutti.

Solo...

Solo che non appena arrivi al 5º piano ti rendi conto che non sei per nulla in cima all'edificio della disciplina che hai scelto... poiché di tutto hai l'impressione di essere, tranne che un esperto, se hai ancora un po' di buon senso ed una percezione non patologica dell'io!

La strada è ancora lunga e in salita, quindi quelli che non mollano ambiscono a vedere com'è arredato il 6º piano... Qui trovano posto coloro i quali hanno deciso che l'Aikido è e sarà una componente costante della loro annualità, indipendentemente dai risultati e dai gradi che potranno raggiungere: a questo livello la disciplina ha già dato prova di avere un impatto positivo sul proprio corpo, sulla propria psiche e forse anche nel quotidiano, quindi sembra ormai sciocco pensare ad un menage che escluda questo prezioso momento dedicato a noi stessi.

Il 6º piano è già un bel livello... ma si può andare oltre, molto oltre!

È possibile intuire come alcuni aspetti dell'Aikido possano essere appresi SOLO se si insegna, ovvero se ci si occupa della crescita di altri Aikidoka: questa dinamica è importante, poiché consente di vedere la disciplina da un punto di vista completamente differente, ovvero scavalcando lo specchio che separa il docente dal discente.

Al 7º piano ci troviamo allora quelli che sono disposti ad assumersi un'impegno continuativo anche verso altri praticanti, oltre che verso se stessi... iniziando così anche ad insegnare, magari da prima in affiancamento o in sostituzione del proprio Sensei, quindi in modo più autonomo... curandosi della creazione, la crescita e viluppo di un proprio gruppo di praticanti.

Ci troviamo già ad un livello assolutamente non comune, ma "l'appetito vien mangiando", come si dice... quindi è bene scegliere in che modo e con quale frequenza ci piacerebbe insegnare.

Le classiche 2 lezioni settimanali da un ora e mezza, delle quali occuparsi dopo il proprio lavoro di tipo tradizionale?

Molti - la maggioranza di sicuro - fanno questa scelta; ma cosa accade se ci accorgessimo di volere ancora di più dalla disciplina?

Passiamo all'8º piano, ove incontriamo tutti coloro che per insegnare Aikido stanno scegliendo un lavoro di tipo tradizionale che consenta loro di essere liberi quando lo necessitano... ad esempio la sera, o facendo un part-time che permetta loro di insegnare anche ai bambini e ragazzi al pomeriggio. E ci sono molti modi per farlo, ad esempio rinunciando ad un posto fisso e diventando liberi professionisti, più in grado quindi di organizzare il propio tempo libero.

Non è raro che - a questo livello - l'Aikidoka inizi anche ad essere piuttosto selettivo con chi frequenta a livello personale, poiché ha l'esigenza di essere compreso da familiari, dagli amici, dal partner, etc.

Piano 9º: chi sceglie l'Aikido come professione principale sa bene che non sarà questa la strada per arricchirsi o riposarsi, ma sa che risulta l'unico modo di poter pensare alla disciplina letteralmente come prima occupazione e dalla mattina alla sera... senza avere l'obbligo di lasciare ad essa solo le briciole di energia rimaste DOPO che si è conclusa la propria giornata.

Ho fatto questo passo nel 2012, ci ho messo 6 anni a decidere se e come farlo... quindi comprendo piuttosto bene tutti quelli che hanno parecchia titubanza nel fare altrettanto. Ci tengo però a far sapere loro 2 aspetti fondamentali: il piano 9º ESISTE! Non si diventa né ricchi, né riposati ad andarci ad abitare, ma si piò sopravvivere serenamente...

Credo che esista ancora almeno un piano, il 10º, al quale provo ad affacciarmi sempre più spesso, ma senza riuscire ancora a viverlo con la continuità che desidererei: è il livello di chi è disposto a rinunciare a TUTTO per approfondire la conoscenza della disciplina che pratica e che insegna, poiché sa che essa è divenuta lo strumento più potente a propria disposizione per studiarsi e conoscersi.

Questo livello fa paura, perché prevede di essere disposti a perdere qualsiasi forma di riferimento e di certezza per seguire il proprio cammino in seno all'Aikido (o ad un'altra disciplina simile): si può perdere la casa (fatto!), il lavoro (fatto!), il partner (fatto!), le sicurezze di tipo economico (fatto!), alcuni specifici tipi di "amicizia", non in grado di comprendere lo spirito che anima chi fa determinate scelte (fatto!)... si rende necessario viaggiare molto (lo faccio), cambiare lingue ed abitudini (lo faccio)... ed adattarsi molto (cerco al meglio di farlo) a qualsiasi cosa accada, non perdendo di mira l'obiettivo, che è quello di dedicare tutti se stessi all'Aikido.

Non so se vivrò mai stabilmente al 10º piano, ma credo O' Sensei ci sia riuscito, quindi deve essere possibile fare altrettanto, anche se adesso i tempi sono cambiati (e la zona geografica è molto differente dalla sua) e "sposare" una disciplina non sembra essere la scelta più comune da compiere nella nostra società.

La domanda che però mi sovviene a questo punto è: "Sarà per questo che la nostra società spesso ci pare malata?"

Con questo non voglio affermare che tutti gli Aikidoka dovrebbero ambire all'attico della disciplina, ma nemmeno ai piani alti o che sia sbagliato fermarsi ai primi livelli: ciascuno faccia quello che si sente e che lo fa sentire appagato!

Ciò che intendo è che ci dovrebbe essere consapevolezza che i piani di lettura sono molteplici, che le forme e le profondità di ingaggio lo sono altrettanto e che dovrebbe esserci spazio per ogni tipo di possibile scelta personale, ma per esperienza sono quanto non sia sempre così... e quanta determinazione richieda il procedere sulla propria strada ben oltre a dove e quando la società nella quale viviamo ritiene sia "normale" fare.

A chi lasciamo il giudizio su cosa sia "normale" per noi?

Mi auguro non di certo alla società o comunque a soggetti differenti da noi stessi... e credo che la fatica che incontriamo nel realizzarci sia la misura più autentica di quanto ci teniamo a farlo sul serio!

Marco Rubatto

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