lunedì 28 aprile 2025

Il confronto che viene a mancare e l'Aikido che non cresce

Vi siete mai chiesti come facciamo ad imparare qualcosa?

Qualsiasi cosa, dalla matematica, all'Aikido, ad una ricetta di cucina...

É importante sapere come funziona questo processo, perché più lo abbiamo chiaro... meglio, ad esempio, riusciremo a comprendere come mai il movimento dell'Aikido sembra faccia così grande fatica a crescere ed a prendere piede, specie fra i giovani!

La ricetta è parecchio semplice: c'è un DOCENTE, uno che sa qualcosa e che vorrebbe insegnarla a qualcun altro... e poi c'è un DISCENTE, ovvero quello che dovrebbe essere li per imparare ciò che ancora non sa. Si tratta di un semplice sistema DUALE, anche se ci possono essere ben più discenti di uno per uno stesso docente.

Per quanto possa sembrarvi strano, il ruolo del docente è completamente PASSIVO, ovvero lui non insegna proprio niente a nessuno: lui semplicemente mostra ai discenti la "sua mappa del territorio", ovvero ciò che lui crede di avere compreso della realtà che sta cercando di trasmettere. L'unica componente ATTIVA del docente è quindi quella di mostrarsi, di palesarsi per ciò che è... poi il suo compito termina li.

Il discente - di contro - ricopre la parte perlopiù ATTIVA, ovvero prende visione della "mappa del territorio" che gli offre il suo docente e quindi SCEGLIE se farla sua, sostituendola a quella in suo possesso... o se tenersi le proprie convinzioni e mandare al macero la proposta del docente. La parte PASSIVA del discente consiste nell'accogliere la proposta del docente, ma poi è suo l'onere di mettersi nei panni di quest'ultimo e comprendere se gli interessa o meno la prospettiva nuova che gli viene offerta... ed - in caso affermativo - "riprogrammarsi" secondo le nuove informazioni che ha ricevuto.

Fin qui vi ho rimandato una banale dinamica relativa all'apprendimento: ora vediamo come ciò si applica all'Aikido e perché essa ingenera difficoltà nell'espansione del movimento.

Quando andavo e vado a lezione da un Sensei (più esperto di me), parto dalla convinzione che sarà interessante stare a sentire e provare sulla mia pelle ciò che questi avrà da darmi e suggerirmi: facilmente, se la sua esperienza è notevole, avrà avuto tempo per maturare delle consapevolezze delle quali io non dispongo e beneficio ancora. Sono quindi in una condizione aperta e curiosa, inoltre sono consapevole di avere un bisogno che potrebbe essere colmato GRAZIE a qualcun altro.

Quindi io-discente mi predispongo ad essere ricettivo ed attento perché "so di non sapere" quanto lui: farò volentieri il processo di acquisizione della "sua mappa del territorio", per poi valutare se questa risulta migliore di quella che possedevo in precedenza (e questa cosa penso già in partenza che sarà molto probabile).

Farò questo sforzo anche se le nuove informazioni ricevute mandano in forte crisi quelle che possedevo in precedenza: se la mia voglia di apprendere è tanta, sarò disposto a fare questa fatica per amore della mia evoluzione personale!

Nei primi anni di espansione mondiale dell'Aikido, questo processo è stato agevolato dal fatto che TUTTI erano principianti assoluti, quindi tutti "sapevano di non sapere" ed andavano a formarsi con molta "fame di conoscenza" dagli allievi diretti del Fondatore, che sicuramente avevano un'esperienza molto più profonda di qualsiasi altra persona in circolazione. Fidarsi di loro non era difficile!

Questo ha reso il binomio docente-discente non solo funzionante, ma praticamente ideale: una persona altamente preparata che si occupa di offrire i suoi rimandi ad un neofita assoluto (o a gruppi di neofiti assoluti).

Poi però qualcosa è cambiato... ed è naturale anche che sia avvenuto così.

La crescita nell'Aikido dei Sensei di generazioni successive ha dato la sensazione che qualcosa si fosse già appreso, mentre gli allievi del Fondatore, ovvero i "mostri sacri", riconosciuti da tutti per la loro preparazione... com'è ovvio hanno iniziato a scomparire dai tatami, per mere questioni di età anagrafica.

Quando veniva Saito Sensei in Italia, i suoi stage erano frequentati da qualsiasi tipo di Aikidoka, di qualunque estrazione, perché si riconosceva in lui una sorta di "esperienza super partes" che interessava a tutti.

Pensate, ad esempio, che la stessa cosa non è nemmeno più successa allo stesso livello nemmeno con Tada Sensei, che è 9º dan a sua volta, apripista dell'Aikido italiano certamente... e che che ha catturato un cospicuo seguito nel nostro Paese per decenni, ma che ha già iniziato a non mettere d'accordo i più come faceva Saito Sensei, che era il suo senpai. E non si può di certo dire che Tada non abbia un'esperienza fuori scala rispetto alla maggioranza degli altri Insegnanti!

Kisshomaru Ueshiba, Saito, Tohei -> quasi tutti

Tada -> moltissimi

Kobayashi, Tamura -> molti

Fujimoto, Hosokawa, Tissier -> non pochi

Yoshigasaki, Noro, Chiba -> alcuni

.... -> pochi

Man mano che si arriva ai nostri giorni, il seguito di rinomati Sensei si è proporzionalmente ridotto, man mano che aumentava il numero delle possibili fonti dalle quali andare ad apprendere l'Aikido.

Ovvio che fino a quando esisteva un'unica (o rarissime) possibilità di apprendere, tutti andavano ad abbeverarsi a quella o quelle poche fonti: dal momento che queste occasioni di formazione si sono moltiplicate, si sono anche SUDDIVISE fra loro anche il numero dei discenti disponibili, che quindi non erano più tutti concentrati in pochi luoghi e momenti.

E non sono solo aumentate le risorse disponibili, ma è anche diminuito in proporzione l'interesse da parte dei discenti di andare a mettersi nell'ottica di chi spiega loro qualcosa: non si può infatti apprendere, se si pensa già di sapere e quindi non si ha nessuna voglia di mettere in discussione la propria mappa del territorio, per la dinamica che spiegavo poc'anzi.

Quindi, se le fonti "super partes" vengono meno, così come viene notevolmente meno la fame di sapere da parte dei discenti... possono esserci tutti i docenti bravi che vogliamo, ma non c'è più molta gente disposta a fare quel cambio provvisorio di paradigma che genera un'evoluzione significativa nei discenti... e quindi nel movimento stesso.

Oramai c'è così tanta offerta di insegnamento (ad un livello veramente basso) che quasi chiunque pensa già di sapere tutto o quasi, tanto che ho visto l'altro ieri sui Social una sorta di invito a contattare un Sensei perché questi possa venire ad insegnare nel tuo Dojo... una cosa senza alcun senso, visto che deve partire dai discenti il desiderio di cercare un docente, e non da un docente quello di cercare degli allievi!

Invece ci sono un botto di Sensei senza allievi: come mai? Ce lo siamo chiesto con serietà?

Dal mio punto di vista, resta senza allievi solo chi non ha un tubo da insegnare, altrimenti gli allievi arrivano eccome, se si è in grado di offrire loro una mappa del territorio interessante nella quale immergersi! La gente non è stupida, specie se si tratta di neofiti assoluti.

La gente si rivela stupida solo quando inizia a credere di sapere qualcosa quando ancora non è ancora così: questo significa che c'è il rischio di diventare esponenzialmente più stupidi quando si accumula un po' di esperienza, per paradosso!

Ed è anche ora che il paradigma cambi, visto che non è più possibile accettare gli insegnamenti di un docente SOLO se questi è considerato un "mostro sacro" della disciplina... poiché questi personaggi non esistono praticamente più, o comunque non esistono più persone in grado di mettere d'accordo tutti sulla loro straordinarietà (come se tornasse il Fondatore a fare lezione).

Come potrebbe trasformarsi quindi questo processo di apprendimento, se le fonti sono tutt'altro che poche ed univoche?

Abituandoci al CONFRONTO: immaginate un gigantesco gioco nel quale i Sensei attuali si incontrano per "scambiarsi le figurine" dell'album Panini dell'Aikido...

Chi ha dei doppioni li offre a chi non ha quella determinata figurina, in cambio di altre figurine che invece ancora non possiede: alla fine tutti ne escono arricchiti... tutti dando qualcosa, tutti ottenendo qualcosa che prima non avevano. Ma questa è una dinamica molto differente da quella storica, poiché è più "orizzontale", e necessita di sviluppare la capacità di ammettere quando un nostro "pari" possiede qualcosa che ci serve, senza sentirci in imbarazzo per questo... inferiori a lui se gli si chiede qualcosa o superiori a lui se si è in grado di dargli qualcosa.

Credo che questa nuova dinamica potrebbe richiedere almeno dai 20 ai 30 anni per crescere e consolidarsi: attualmente ciascun Sensei tende invece a difendere ciò che ha appreso, anziché a continuare ad essere discente ed essere quindi aperto alle novità che gli passano dinnanzi.

Prendere - anche solo momentaneamente - un'altra mappa del territorio, che NON proviene da un "mostro sacro dell'Aikido, ma semplicemente da un'altra persona... viene visto come svilente e come un tradimento a cosa si crede già di avere appreso. Così, per proteggere la propria tradizione, la si uccide senza volerlo.

Mi è capitato poco tempo fa di insegnare ad un Seminar nel quale vi erano anche altri Insegnanti: io ero il senpai, ma alcuni di questi di certo NON mi consideravano una possibile fonte di apprendimento per loro... anzi, più come qualcuno che scomodamente metteva in discussione le loro convinzioni precedenti.

E così è accaduto che quando ho provato a fare presente ad uno di essi che poteva esserci una modalità alternativa di fare ciò che stava facendo (che a mio avviso era migliore di quella che stava utilizzando) questi si è chiuso a riccio, quasi come lo stessi attaccando personalmente... anziché essere disposto a darmi un minimo di fiducia, ed a provare sulla propria pelle la bontà o meno dei miei rimandi.

Ovvio che così questa persona non sarebbe in grado di crescere nemmeno se incontrasse O' Sensei in persona, a meno che non si accorga che ha uno più esperto di fronte a sé!

Il paradosso è che NON importa quanto l'altro sia - di fatto - più esperto o meno: conta SOLO se il discente è disposto a mettersi in discussione oppure no!

Non basta quindi avere qualcosa da dare, ma per la dinamica docente-discente che rimandavo poco sopra, è necessario che questi incontri qualcuno ancora disposto a mettere in discussione le proprie convinzioni: doppia difficoltà quindi, poiché il Docente medio sa in proporzione sempre meno ed il discente medio appare sempre più egoicamente spocchioso.

Avendo molti Docenti odierni dei gradi e dei titoli altisonanti, tanto che ad ogni calcio ad una pietra, escono 7º dan Shihan come formiche... chi glielo fa fare a questa gente di andare a "scambiare le proprie figurine" per continuare a crescere?!

Docenti ignoranti delle loro lacune divengono di solito gli allievi egoici spocchiosi ideali per non apprendere niente!

Solo nella mia città si vedono cose obbrobriose ad opera di Insegnanti di Aikido che evidentemente si credono competenti ad un certo livello... e che di certo NON verrebbero mai da me a chiedere cosa ne pensi di ciò che fanno: magari fanno benissimo, perché credo di saperne di più di loro, ma non è così... magari invece fanno malissimo, perché ne so effettivamente più di loro e quindi potrei aiutarli... ma il punto NON è nemmeno questo.

Il punto è che non lo sapranno e sapremo MAI, perché non c'è l'abitudine ad un confronto serio ed intenzionato a COMPRENDERE ciò che non ci torna (ancora)... e nel frattempo la disciplina stessa rimane al palo, non più spinta dai mostri sacri del passato, e ora popolata di docenti che hanno dismesso la passione di essere discenti e di continuare ad imparare cose nuove.

C'è una specifica categoria di persone, caratterizzata dalla continua esigenza di apprendere e mettersi in discussione: sono i giovani!

Vi sorprende molto quindi che siano proprio i giovani a non essere attratti da una disciplina dalla mentalità "vecchia" e sorpassata come l'Aikido?

Ci evitano... ed a questo punto credo sempre di più che facciano bene!


Marco Rubatto






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