A 10 anni precisi da quel Post, sono in grado di portarvi l'esperienza maturata nel mentre e rimandarvi con più chiarezza di qualcosa che è iniziato nel passato, ma che ora sono ben cosciente che non finirà di occuparmi fino a quando mi dedicherò a questa disciplina... sto parlando dell'opportunità di crescere ed evolvere tramite la pratica dell'Aikido.
Apprendere attraverso le esperienze che facciamo sembrerebbe qualcosa di lapalissiano in qualsiasi disciplina praticata nel mondo... dalle Arti Marziali allo scopone scientifico, dalla matematica all'Ikebana... ma dedicarsi anima e corpo allo studio, alla pratica ed all'insegnamento dell'Aikido in modo tale che questa esperienza possa massimizzarsi è qualcosa di ancora troppo raro, secondo me.
L'Evolutionary Aikido è proprio questo: esiste una Community di Insegnanti internazionali Aikikai e di praticanti che si dedicano a studiare e promuovere ogni pratica utile ad acquisire consapevolezza sulla disciplina, sia utilizzando le metodologie più tradizionali, che attingendo a mani basse alle novità emergenti e più interessanti delle neuroscienze, della psicologia e di ogni altra attività umana volta alla scoperta si sé.Questo può essere visto come un "tradimento" delle sacre tradizioni nipponiche, da parte di alcuni... ma vi posso testimoniare di prima pelle che funziona maledettamente!
Un tempo ero più impegnato a sentirmi parte di un movimento specifico, ad uno stile specifico, ad una Scuola o Ente ben definiti: ora invece sono più preoccupato che ciò che faccio possa risultarmi utile alla mia crescita personale e possa agevolare il cammino di tutti coloro che accanto a me hanno deciso di fare altrettanto.
"Evolutionary Aikido" è si un gruppo ben definito di persone, ma è anche un modo di organizzare una lezione o di condurre un Seminar, ad esempio.
Da ben 19 anni, organizziamo un evento internazionale a Torino, nel quale coinvolgo più che volentieri il mio Insegnante, Patrick Cassidy Sensei, 7º dan Aikikai, il primo week end di ogni marzo.
Il fatto che questo processo sia in continua crescita è - ad esempio - testimoniato dalla rara dinamica di overbooking dei partecipanti già 2 mesi prima dell'evento stesso, nonostante NON lo pubblicizzi praticamente per nulla.
Quanti sono i Seminar di Aikido che fanno il "tutto esaurito" da quasi 2 decenni e richiamano ogni anno partecipanti da diverse nazioni estere?
Quest'anno, ad esempio, abbiamo avuto partecipanti provenienti da diverse regioni italiane... svizzeri, francesi ed irlandesi: la preparazione dell'evento parte già un mesetto prima, con la raccolta delle quote interne, la decisione delle pulizie e dei turni comuni durante quei giorni: è un bel lavoro di team, che di anno in anno ha aiutato molto a formare e forgiare una squadra di una ventina di persone, che ora sarebbe in grado di organizzare senza problemi persino il matrimonio del futuro Doshu...
Il Seminar è filato liscio come l'olio: certo... per molti potrebbe suonare strano un evento che non sia di carattere esclusivamente tecnico, ma in realtà è proprio questo l'enorme potenziale legato ad un simile e specifico tipo di ritrovo.Ciascuno di noi è "fermo" in un luogo ed un tempo determinati e, oltre a prendere nuovi strumenti per lavorare su di sé (quelli prettamente di origine tecnica), è bene che possa esternare le proprie esigenze e tendenze nella pratica, in modo personale e non mediato.
Un Seminar che quindi preveda una notevole parte ESPRESSIVA di chi vi partecipa consente proprio questo processo individuale, che ovviamente è differente ed unico per ciascuno.
In quest'ottica si esce dall'esigenza di copiare il movimento dell'Insegnate o di considerare "giusto" o "sbagliato" ciò che si fa in base a quanto somiglia (o meno) a quanto ha fatto il nostro modello tecnico di riferimento. Nell'esprimere se stessi, un principiante prova le stesse difficoltà di un praticante più esperto... se questi non l'ha mai fatto in precedenza.
Una visione dell'Aikido NON più quindi basata necessariamente su ciò che è "di base" oppure "avanzato"... ma su ciò che sentiamo più o meno appartenerci, cosa sentiamo più o meno ispirarci nella pratica.
Questo modo di fare, intervallato anche con qualche momento tecnico di tipo più tradizionale è anche divenuto il format di quando insegno, sia nelle lezioni regolari al Dojo, sia nei Seminar in giro per il globo.
E, torno a dire, funziona stramaledettamente!
É un po' come imbandire una tavola e metterci sopra cibo di tantissime tipologie e provenienze differenti... e lasciare che i commensali scelgano da sé di cosa nutrirsi, in base alla loro fame, alle loro intolleranze o bisogni specifici. É possibile addirittura cucinare INSIEME il cibo più nutriente e appetibile a chi si relaziona con noi.
La pratica basata sulla ripetizione è UNA delle opportunità che l'Aikido ci offre, ma solo perché è la più diffusa non è sinonimo che sia sempre quella più adatta o più proficua: seguire invece una tematica trasversale e provare ad offrire stimoli che possano giungere al praticante sia da fuori (dall'Insegnante e dai colleghi di pratica), sia dall'interno (la propria coscienza) credo sia il modo migliore per conoscere qualcosa ed aumentare la propria consapevolezza.
La ripetizione è utile nel momento nel quale si è capaci di afferrare solo un piccolo particolare alla volta; immaginiamoci di dover riempire di acqua una vasca da bagno con un cucchiaio da minestra: facilmente necessiteremo di svariate ripetizioni, poiché dentro il cucchiaio di acqua ce n'è sta poca...
Ma quante volte dovremmo ripetere il movimento se dovessimo riempire una vasca da bagno avendo a disposizione tutta l'acqua del mare?
Forse nemmeno una! La vasca da bagno si riempirebbe, lasciando pressoché invariato il livello del mare...Ecco, la coscienza lavora più o meno nello stesso modo: non aggiungendo ogni volta un'informazione che mancava, ma realizzando che da sempre sapeva sia cosa mancasse, sia come riempire quel vuoto.
Addirittura, ogni tanto la coscienza arriva a realizzare che ciò che percepivamo come vuoto era già PIENO, anche se non ce ne eravamo mai accorti prima!
In questo, la coscienza di un bambino o di un principiante sa come "riempire il vuoto" esattamente come la conosce la coscienza di un praticante più esperto: per la prima volta, i gradi NON risultano più lo spartiacque di chi è sul tatami.
E qual'è allora questo spartiacque? La qualità dell'intenzione di vivere il processo di evoluzione, crescita e cambiamento.
Non più una pratica nella quale il principiante ha tutto da imparare e l'avanzato ha tutto da ribadire, ma nella quale ciascuno si ingaggia nel processo di acquisizione di consapevolezza e riceve frutti proporzionalmente a questo coinvolgimento. Tutto semplicemente qui!
Questo processo va nella stessa direzione del 2º Principio della Termodinamica, ovvero quello di una grandezza (l'entropia, ma in questo caso "la coscienza") che aumenta sempre e che non può più tornare indietro. É come far uscire il dentifricio dal tubetto, o aprire una scatola piena di vermi: praticamente impossibile rimettere le cose nella condizione di partenza!
Per questa ragione le attività basate su un Aikido che cerca la sua stessa consapevolezza hanno MOLTO più successo di mere sessioni di allenamento tecnico (che hanno comunque il loro perché, ma SOLO alla luce della consapevolezza che a loro volta sono in grado di apportare): ripetere meccanicamente un pattern senza consapevolezza è come apparecchiare una tavola con 100 stoviglie, ma non mangiare mai nulla di significativo.
Ma siccome si tratta di un'attività basata sull'esperienza PERSONALE, non mi aspetto che tutti coloro che non l'hanno mai provata la comprendano solo leggendo queste poche righe... Sono invece più che certo che si ritroveranno in esse le ormai centinaia di Aikidoka che sono negli anni venute a contatto di questo "metodo senza metodo" di praticare!Mettere in prima posizione la qualità del proprio stare sul tatami, il rispetto dell'integrità propria ed altrui (sia a livello fisico, che mentale), comprendere i meccanismi con i quali "la mente muove il corpo", oppure con i quali "il corpo muove la mente"... basarsi su una pratica psico-fisica tramite la quale alla fine del keiko stiamo MEGLIO, rispetto a quando abbiamo iniziato... con le articolazione sane, la mente più serena ed il cuore più pieno... è esattamente la direzione che percorriamo in ogni sessione dell'Evolutionary Aikido.
E già questo è veramente tanta roba: qualcosa ciò che dovrebbe sulla carta essere proprio di ogni modalità di pratica dell'Aikido, mentre sanno bene quanto tutto ciò non sia così comune le persone che calcano il tatami già da qualche tempo.Si pensa forse in modo errato che dietro ad un nome si debba per forza nascondere uno stile specifico di pratica, una didattica peculiare... ma siamo molto distanti dalla realtà: nel nostro caso abbiamo provato a caratterizzare solo la volontà di fare il prossimo passo verso noi stessi (ed il prossimo, in simultanea), facendoci custodi di ciò che per noi ha un valore da condividere e scegliendo, di volta in volta, ogni modalità possibile che ci permette di renderlo concreto e manifesto in un Dojo, così come nella vita quotidiana.
E funziona, ed è bello ed emozionante: perciò credo che sia il futuro... perlomeno il mio!Marco Rubatto
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