lunedì 19 febbraio 2024

Cambi di consonanti per Aikidoka

Con il mio lavoro mi trovo molto spesso ad esaminare le dinamiche del CONFLITTO, innanzi tutto quello FISICO, occupandomi di Aikido... ma anche inerente allo stato MENTALE ed EMOTIVO di chi vi è coinvolto.

Per fortuna mia e vostra, questo campo è già stato abbondantemente esplorato dalla biologia, dalla sociologia e della psicologia... e si è giunti alla conclusione che le 3 naturali risoluzioni di un conflitto, a livello del mondo ANIMALE, perlomeno.

Queste 3 modalità ancestrali sono state chiamate con l'acronimo F. F. F., ovvero:

A) - FIGHT, combatti contro il conflitto (fino a quando non lo vinci)

B) - FLIGHT, fuggi dal conflitto (fino a quando lo hai seminato)

C) - FREEZE, immobilizzati (fino a quando il conflitto non è passato)

Alla prima categoria appartengono di solito i predatori, che attaccano quando si sentono minacciati: i felini, per esempio; la seconda categoria è costituita maggiormente dai predati, che fuggono via dalla minaccia: è il caso della gazzella che scappa dal leone; alla terza categoria invece appartengono quegli animali che stanno fermi fino a quando non avvertono che il pericolo si è esaurito: pensiamo alle tartarughe, le lumache, certi tipi di crostacei... oppure gli animali che si fingono morti, perché sanno che i predatori non si nutrono di carogne.

Ci farà più o meno piacere sapere che , a livello umano, mettiamo in atto esattamente le stesse dinamiche in caso di avvertita minaccia, poiché il conflitto è qualcosa che a volte bypassa la razionalità e ci riporta a reazioni di tipo inconscio, strettamente legate al sistema limbico ed al cervello rettiliano.

Pensiamo, ad esempio, al significato di "me la sono fatta sotto dalla paura"... questo modo di dire nasconde in sè un senso tutt'altro che figurativo: un animale predato espelle urine e feci in modo automatico se sotto minaccia, perché così può correre via più veloce... perché più LEGGERO!

Il problema di questo tipo di risoluzione naturale del conflitto è però che praticamente MAI la relazione conflittuale si risolve con un WIN/WIN: talvolta uno dei due predatori uccide il rivale in combattimento (quindi per uno che vince, ce n'è uno che perde)... qualche gazzella sfugge di corsa e semina il leone (ed in questo caso vince la gazzella), talvolta però non ce la fa ed il leone se la mangia (un punto a segno per il leone, zero per la gazzella)... qualche tartaruga lascia a becco asciutto il rapace che la voleva divorare, ma qualche rapace riesce a beccare e rompere il carapace e si mangia la tartaruga (sempre uno che vince ed uno che perde).

Per dirla in francese, quindi: se facciamo Aikido, credendo di risolvere il conflitto in questo modo... ce l'abbiamo in quel posto!

Tori/nage cercherà di "abbattere" l'uke che attacca, o cercherà di "fuggire" dal suo attacco... oppure ancora, resterò immobile fino a quando l'attacco cessa: nel primo caso magari anche utilizzando la forza fisica per combattere contro l'attaccante, se occorre; nel secondo caso augurandosi di essere più veloce dell'attaccante, nel terzo caso prendendosi in pieno addosso l'impeto dell'attacco.

In tutte queste dinamiche c'è ben poco Aikido, quindi.

L'Aikido è CARATTERIZZATO appunto da un rapporto WIN/WIN, nel quale ci guadagna/impara qualcosa chi applica una tecnica (tori/nage), ma non a discapito di chi la riceve... così come l'attaccante (uke) impara alcuni aspetti fondamentali della pratica, senza avere bisogno di uccidere qualcuno per farlo.

Allora ciò è sinonimo che l'acronimo F. F. F. non è adatto alla nostra disciplina, ma che essa può regalarci una prospettiva ulteriore e forse anche più evoluta... di risoluzione ARMONICA di un conflitto!

Esistono vari modi di inquadrare questo nuovo paradigma, ma per semplicità utilizzerò oggi l'acronimo C. C. C. che sta per:

A) - CONNECTION, mi connetto e mi allineo al conflitto che sto vivendo

B) - CURIOSITY, mi pongo con un fare esplorante e curioso rispetto al conflitto

C) - CREATIVITY, mi do il permesso di trovare vie inedite di vivere il conflitto

Mi rendo ben conto che uno scritto rende ben poco merito alla POTENZA di questo paradigma, ma vi assicuro che - a livello fisico, così come ad ogni altro livello - esso è in grado di far si che il conflitto si AUTO-RISOLVA spontaneamente, consentendo però una posizione WIN/WIN a tutti coloro che ne arano coinvolti.

Questo è ESATTAMENTE ciò che cerchiamo con l'Aikido!

Esaminiamo quindi, punto per punto, questa nuova prospettiva...

Se sono CONNESSO con il conflitto allora non erigerò alcuna barriera di separazione fra esso e me, poiché lo percepirò, istante per istante, nelle sue caratteristiche ed anche nei suoi mutamenti.

Un tori/nage si connetterà all'attaccante semplicemente per percepirlo, non per vincerlo o controllarlo. Il vecchio paradigma delle Arti Marziali richiedeva invece tutt'altro.

Uke che sta per essere proiettato nel ricevere la tecnica non irrigidirà la muscolatura (facendosi male da solo con le leve che si creerebbero) per paura di ciò che sta per succedergli, poiché questo sarebbe l'equivalente di mettere un muro, una corazza di protezione fra sé ed il conflitto che sta vivendo (il cadere, appunto). Non sarà nemmeno passivo o floscio... sarà presente perché CONNESSO istante per istante con chi lo proietta o immobilizza.

Se sono CURIOSO, ho una propensione positiva rispetto a ciò che accadrà, non sarò intrappolato in nel senso di aspettativa, perché mi starò dando l'opportunità di esplorare nuovi scenari possibili: sarò di nuovo PRESENTE, PRONTO, INGAGGIATO, in un buon equilibrio fra la RICEZIONE e l'AZIONE, fra uno stato ATTIVO ed uno PASSIVO.

Se sono CREATIVO non baserò il mio futuro su ciò che ho fatto in passato. L'esigenza delle Arti Marziali tradizionali di ripetere molte volte un movimento per interiorizzarlo credo sia stato compreso poco, oppure frainteso molto...

RIPETERE un pattern specifico (diciamo "una tecnica di Aikido") NON servirà a potermene agevolare tale e quale in caso di necessità in uno scontro reale... ma a farmi assorbire quei principi contenuti nella forma che poi potrò utilizzare in uno scontro reale, con tutte le specificità del caso, che saranno sempre UNICHE ed IRRIPETIBILI.

Non entrerò in una sorta di biblioteca dell'Aikido per chiedermi "di quale volume ho bisogno" per rispondere ad una situazione reale improvvisa e velocemente mutabile: questa operazione sarebbe LENTISSIMA rispetto alle esigenze ed alle contingenze del momento conflittuale... e quindi risulterebbe per forza fallimentare.

Allora assorbirò i PRINCIPI da tutte le forme marziali che pratico e poi mi darò la libertà di lasciare che questi principi prendano la FORMA CHE SERVE quando vivo un conflitto specifico (e lo sono tutti, unici nel loro genere, intendo).

Quindi senza CREATIVITÁ non ci può essere alcuna risposta intelligente WIN/WIN ad un conflitto reale, poiché sarà inutile rievocare le conoscenze apprese in passato, così come sarebbe di ostacolo intrappolarmi sulle aspettative che ho per il futuro: il vivere con intensità il presente, che è l'unico tempo REALE che esiste, sarà la soluzione per tutte le parti coinvolte nel conflitto.

Vedete che queste 3C presuppongono la coltivazione ed il mantenimento di un'attitudine APERTA, PRESENTE e COINVOLTA con ciò che accade, senza fughe, passività attacchi o innalzamento di barriere fra sé e l'altro, fra sé ed il problema, fra sé ed il conflitto.

In Aikido diremmo forse "zanshin" (mente pronta), "mushin" (mente libera), "shoshin" (mente curiosa del principiante), "fudoshin" (mente calma), "yoshin" (mente giovane)...

Tutto ciò che abbiamo scritto va nella direzione di sviluppo di una certa spontaneità del movimento, del corpo così come della mente... che è l'esatto opposto della ripetitività del katageiko al quale siamo abituati di solito ("Maestro fare, io copiare").

Forse non proprio a caso il Fondatore dell'Aikido, in età avanzata, parlava di "Takemusu Aiki", ovvero la sorgente SPONTANEA dell'Aiki a partire dal conflitto... ci avevate mai pensato?

Ripetere le tecniche è molto utile, ma NON per imparare pattern da ripetere in caso di necessità, quanto per interiorizzare principi (come radicamento, estensione, centering, awase, kuzushi, ki no musubi, zanshin... etc), che poi troveranno il modo creativo di prendere una nuova forma concreta e specifica durante l'imprevedibilità di un conflitto altrettanto specifico, improvviso ed inatteso.

La differenza però la fa che con C. C. C. il conflitto sarà UTILE a TUTTI coloro che ne verranno coinvolti, non importa se come attaccanti o come attaccati.

Per studiare questi principi però è necessaria pratica sul tatami più ancora che uno testo... e di rado ho l'occasione di presentarli come si deve ai Seminar che tengo, per pura questione di tempo: quando vado in giro trovo la maggioranza degli Aikidoka (e pure degli Insegnanti, devo ammettere) ancora del tutto focalizzati e talvolta anche incasinati ed impreparati sugli aspetti tecnici della disciplina.

Mi ci sono voluti una ventina di anni buoni per affacciarmi anche FUORI dalla TECNICA, pur continuando a coltivarla in parallelo; mi rendo quindi conto che il praticante medio è ancora tutto preso da capire come relazionarsi con cose come shihonage, koshinage, i kumijo o le varianti di ken tai jo...

Però intorno a tutto ciò che è tecnico, e quindi anche didatticamente trasmissibile in modo chiaro, esiste un mondo che fa rileggere queste pratiche alla luce dei PRINCIPI che contengono... ma quest'ultimo non può essere insegnato da fuori, se non se ne fa prima una esperienza diretta e personale.

Ed in ultimo - ma non di certo per importanza - c'è poi il mondo delle PROSPETTIVE, ancora più ampio e forse importante di quello dei principi... ai quali ho voluto dedicare il Post di oggi, proprio perché noto quanto ci sia fame di ciò che per fortuna mia (e forse pure dei miei allievi) è diventato la quotidianità.

Dal mio punto di vista, sicuramente modesto e parziale, credo che i PRINCIPI e le PROSPETTIVE saranno il futuro dell'Aikido, quando più o meno tutti saranno capaci di fare un ikkyo o di tenere in mano un jo ed un bokken... e già qualche anno fa avevo tentato di scrivere un libro anche dedicato a questi argomenti importanti; purtroppo però al momento sono troppo impegnato su altri fronti ed i miei progetti personali dovranno attendere momenti più propizi.

Nel frattempo, facciamo insieme il possibile per fare questo enorme salto di maturità... in grado di farci apprezzare non solo il COSA facciamo su un tatami (tecniche)... ma anche il COME lo facciamo (principi), e - soprattuto - il PERCHÉ lo facciamo (prospettive).

E se non ci soddisfa la prospettiva che abbiamo utilizzato fino ad ora, sentiamoci senz'altro liberi di cambiarla: F. F. F. → C. C. C.


Marco Rubatto



Nessun commento: