Con una certa consuetudine, ci troviamo ad insegnare in contesti nei quali lui è presente o - perlomeno - è uno degli organizzatori... ed in uno di questi eventi mi chiese di insegnare come se fosse l'ultima volta che ho la possibilità di farlo.
Questa cosa mi sconvolse non poco, poiché c'era da chiedersi: "Cosa reputo più importante fare, se fosse l'ultima cosa che faccio"?
In Aikido non ci si pone di frequente in quest'ottica, perché ogni Insegnante tende ad immaginare che ci saranno altre lezioni oltre a quella che farà questa sera... così come ogni allievo tende a pensare che ci saranno altre lezioni da frequentare in futuro, oltre a quella che avverrà questa sera.
Da un lato effettivamente risulta così, ma che questa non diventi una prospettiva usata per procastinare ciò che potremmo fare oggi, che ci mette in difficoltà... e che quindi ci fa anche crescere.Già, perché con la "scusa" che l'Aikido che non facciamo questa sera, lo faremo la prossima... possiamo non vivere mai veramente il presente.
Conoscevo purtroppo già molte persone che credevano di rivedere i propri allievi o compagni di corso la lezione successiva... ma che la vita NON li ha fatti giungere alla lezione successiva: certo, si tratta di casi sporadici e fortunatamente rari, ma cosa avrebbero fatto queste persone se avessero saputo che stavano calcando il tatami per l'ULTIMA VOLTA?
Come avrebbero vissuto quel tempo, sia a livello emotivo che pratico?
Con la stessa densità?
Con la stessa presenza?
Con la stessa attitudine con la quale lo aveva fatto fino ad allora... oppure no?
Beh, ho trovato molto interessante il chiedermi COSA avrei insegnato, se quello fosse stata per me l'ULTIMA occasione per farlo! Ve lo assicuro.
Non un'accozzaglia di esercizi e tecniche da provare, da imbastire... e quindi da affinare poi eventualmente in seguito, ma qualcosa che avesse potuto racchiudere il significato stesso dell'Aikido e la sua potenza stravolgente nella mia vita.
E quante volte - anche da allievi - saliamo sul tatami un po' per abitudine, e quindi NON prestiamo la stessa attenzione a ciò che ci viene proposto come se non avessimo altre occasioni per coglierlo...Si riconoscono con chiarezza gli allievi ai quali è necessaria una o poche correzioni per apprendere qualcosa, rispetto a quelli ai quali è necessario ripetere più o meno sempre gli stessi rimandi. Loro dicono pure di avere capito, ma poi 10 minuti dopo tornano a fare esattamente come se il Sensei non avesse detto loro nulla.
Questi forse non sono già un po' morti, pure se non se ne rendono pienamente conto?
Forza quindi (se siete degli allievi): cosa desiderereste apprendere dalla vostra ULTIMA lezione di Aikido?
Invece (se siete degli allievi): cosa desiderereste insegnare ED apprendere dalla vostra ULTIMA lezione di Aikido?
Un aspetto pratico, tecnico, qualcosa di legato ai principi della disciplina... c'è tanto materiale sul quale lavorare, per nostra fortuna... ma cosa prediligere se il tempo fosse limitato?Questa riflessione sfocia in un'altra - a mio avviso - molto importante e spesso ostica per un Insegnate da mandare giù...
Il fatto che alcuni di noi abbiano scelto l'Aikido come "compagno di vita" non significa che tutti i nostri allievi faranno altrettanto, e le statistiche sull'abbandono della disciplina parlano molto chiaro in merito.
Quindi è importante fare si che il tempo in cui un allievo frequenta il Dojo sia denso, non per forza che sia lungo!
Ci saranno persone che fanno SOLO la lezione di prova, poi non li vedremo mai più; c'è chi farà qualche mese, chi si fermerà per qualche anno... quindi, senza lagnarci di non avere avuto tempo di insegnare loro tutto l'Aikido (sempre che ciò fosse possibile!) al momento nel quale se ne andranno...
... possiamo chiederci se abbiamo insegnato loro ciò che risulterà loro utile, nel tempo che abbiamo avuto a disposizione per far passare certi messaggi?
Chi cerca di tenere tutto sotto controllo non ci riuscirà mai.
Chi cerca di fare del suo meglio, invece, avrà sempre il dubbio che ciò si potesse fare meglio ancora di quanto ha fatto... ma il suo tempo sarà stato proprio per questo molto carico di presenza ed attenzione.
Ora vi svelo un segreto di Pulcinella: il nostro tempo è limitato per definizione di noi stessi, quindi tutti sappiamo bene che ciò che stiamo facendo adesso NON lo faremo per sempre.
Il fatto di non conoscere QUANDO sarà il termine del nostro tempo, NON lo rende meno limitato: ne segue che il proprio tempo ha un enorme VALORE, quindi muove in noi la grande responsabilità di come lo utilizziamo (e se siamo degli Insegnanti, di come lo facciamo utilizzare agli altri).
Abbiamo cioè un tempo contato per metterci delle cose nello zaino, quindi ci tocca partire per un viaggio che non ci permetterà di accumulare altri bagagli, ma ci richiederà di poter utilizzare con saggezza ciò che abbiamo scelto di portare con noi.Ecco: cosa metti nel tuo zaino questa sera ad Aikido, se domani dovessi partire e non mettere mai più piede nel Dojo?
Amiamo parlare molto di Budo e di marzialità, salvo poi dimenticarci che durante uno scontro non è importante tanto cosa si è fatto o cosa si potrebbe fare a seguito di esso... ma chi si è e come si giocano le proprie carte nell'unico momento che conta, nell'unico momento che esiste: il presente.Utilizzando la polisemia dell'italiano quindi: come fare si che questo PRESENTE sia anche un bel REGALO?
Marco Rubatto
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