Spesse volte il mio Sensei in passato ha voluto testare le mie capacità di docente, oltre che di praticante... ed oggi condivido con voi alcune riflessioni nate proprio in seguito ad una sua richiesta specifica in questo ambito.
Con una certa consuetudine, ci troviamo ad insegnare in contesti nei quali lui è presente o - perlomeno - è uno degli organizzatori... ed in uno di questi eventi mi chiese di insegnare come se fosse l'ultima volta che ho la possibilità di farlo.
Questa cosa mi sconvolse non poco, poiché c'era da chiedersi: "Cosa reputo più importante fare, se fosse l'ultima cosa che faccio"?
In Aikido non ci si pone di frequente in quest'ottica, perché ogni Insegnante tende ad immaginare che ci saranno altre lezioni oltre a quella che farà questa sera... così come ogni allievo tende a pensare che ci saranno altre lezioni da frequentare in futuro, oltre a quella che avverrà questa sera.
Da un lato effettivamente risulta così, ma che questa non diventi una prospettiva usata per procastinare ciò che potremmo fare oggi, che ci mette in difficoltà... e che quindi ci fa anche crescere.
Già, perché con la "scusa" che l'Aikido che non facciamo questa sera, lo faremo la prossima... possiamo non vivere mai veramente il presente.
Conoscevo purtroppo già molte persone che credevano di rivedere i propri allievi o compagni di corso la lezione successiva... ma che la vita NON li ha fatti giungere alla lezione successiva: certo, si tratta di casi sporadici e fortunatamente rari, ma cosa avrebbero fatto queste persone se avessero saputo che stavano calcando il tatami per l'ULTIMA VOLTA?
Come avrebbero vissuto quel tempo, sia a livello emotivo che pratico?
Con la stessa densità?
Con la stessa presenza?
Con la stessa attitudine con la quale lo aveva fatto fino ad allora... oppure no?
Beh, ho trovato molto interessante il chiedermi COSA avrei insegnato, se quello fosse stata per me l'ULTIMA occasione per farlo! Ve lo assicuro.
Non un'accozzaglia di esercizi e tecniche da provare, da imbastire... e quindi da affinare poi eventualmente in seguito, ma qualcosa che avesse potuto racchiudere il significato stesso dell'Aikido e la sua potenza stravolgente nella mia vita.
E quante volte - anche da allievi - saliamo sul tatami un po' per abitudine, e quindi NON prestiamo la stessa attenzione a ciò che ci viene proposto come se non avessimo altre occasioni per coglierlo...
Si riconoscono con chiarezza gli allievi ai quali è necessaria una o poche correzioni per apprendere qualcosa, rispetto a quelli ai quali è necessario ripetere più o meno sempre gli stessi rimandi. Loro dicono pure di avere capito, ma poi 10 minuti dopo tornano a fare esattamente come se il Sensei non avesse detto loro nulla.
Questi forse non sono già un po' morti, pure se non se ne rendono pienamente conto?
Forza quindi (se siete degli allievi): cosa desiderereste apprendere dalla vostra ULTIMA lezione di Aikido?
Invece (se siete degli allievi): cosa desiderereste insegnare ED apprendere dalla vostra ULTIMA lezione di Aikido?
Un aspetto pratico, tecnico, qualcosa di legato ai principi della disciplina... c'è tanto materiale sul quale lavorare, per nostra fortuna... ma cosa prediligere se il tempo fosse limitato?
Questa riflessione sfocia in un'altra - a mio avviso - molto importante e spesso ostica per un Insegnate da mandare giù...
Il fatto che alcuni di noi abbiano scelto l'Aikido come "compagno di vita" non significa che tutti i nostri allievi faranno altrettanto, e le statistiche sull'abbandono della disciplina parlano molto chiaro in merito.
Quindi è importante fare si che il tempo in cui un allievo frequenta il Dojo sia denso, non per forza che sia lungo!
Ci saranno persone che fanno SOLO la lezione di prova, poi non li vedremo mai più; c'è chi farà qualche mese, chi si fermerà per qualche anno... quindi, senza lagnarci di non avere avuto tempo di insegnare loro tutto l'Aikido (sempre che ciò fosse possibile!) al momento nel quale se ne andranno...
... possiamo chiederci se abbiamo insegnato loro ciò che risulterà loro utile, nel tempo che abbiamo avuto a disposizione per far passare certi messaggi?
Chi cerca di tenere tutto sotto controllo non ci riuscirà mai.
Chi cerca di fare del suo meglio, invece, avrà sempre il dubbio che ciò si potesse fare meglio ancora di quanto ha fatto... ma il suo tempo sarà stato proprio per questo molto carico di presenza ed attenzione.
Ora vi svelo un segreto di Pulcinella: il nostro tempo è limitato per definizione di noi stessi, quindi tutti sappiamo bene che ciò che stiamo facendo adesso NON lo faremo per sempre.
Il fatto di non conoscere QUANDO sarà il termine del nostro tempo, NON lo rende meno limitato: ne segue che il proprio tempo ha un enorme VALORE, quindi muove in noi la grande responsabilità di come lo utilizziamo (e se siamo degli Insegnanti, di come lo facciamo utilizzare agli altri).
Abbiamo cioè un tempo contato per metterci delle cose nello zaino, quindi ci tocca partire per un viaggio che non ci permetterà di accumulare altri bagagli, ma ci richiederà di poter utilizzare con saggezza ciò che abbiamo scelto di portare con noi.
Ecco: cosa metti nel tuo zaino questa sera ad Aikido, se domani dovessi partire e non mettere mai più piede nel Dojo?
Amiamo parlare molto di Budo e di marzialità, salvo poi dimenticarci che durante uno scontro non è importante tanto cosa si è fatto o cosa si potrebbe fare a seguito di esso... ma chi si è e come si giocano le proprie carte nell'unico momento che conta, nell'unico momento che esiste: il presente.
Utilizzando la polisemia dell'italiano quindi: come fare si che questo PRESENTE sia anche un bel REGALO?
Quest'oggi ci dedichiamo allo studio di ken tai jo, ovvero l'armonizzazione di un bastone sull'attacco di una spada (solitamente di legno, ma che può essere anche metallica ed affilata).
La didattica di Morihiro Saito Shihan ci ha lasciato 7 esercizi di questa serie, che sono anche stati variati nel tempo: è importante però comprendere la loro origine ed il motivo di tali variazioni.
A differenza di O' Sensei, che era sicuramente uno spirito geniale delle Arti Marziali, Morihiro Saito Sensei è stato un sistematizzatore di quella genialità ed un ottimo didatta.
E la didattica è proprio quella disciplina che mira al raggiungimento di un obiettivo, facilitandolo che ciò avvenga attraverso un percorso chiaro, comprensibile e progressivo.
Si vede che in questa serie esiste proprio questa progressione, che esamineremo grazie ad alcuni video dedicati.
I primi 3 ken tai jo, didatticamente si apprendono come conseguenza di altrettanti tipi di armonizzazione/parate fra jo e bokken, nella fattispecie grazie a choku barai (parata diretta), kaeshi barai (parata rovesciata) e kaiten barai (parata circolare).
I primi ken tai jo veri e propri non sono altro che l'esercizio completo, nel quale questi 3 differenti tipi di parata vengono in qualche modo portati ad una conclusione, che implica il controllo di uchitachi (il tizio che attacca con il bokken).
Esploriamoli insieme...
Ken tai jo ICHI (1)
Ken tai jo NI (2)
Ken tai jo SAN (3)
Bisogna sapere che la fase successiva di questi 3 esercizi consiste in alcune loro variazioni dette "nage no henka", ovvero sequenze che prevedono la proiezione dell'attaccante, andando quindi a sconfinare e ricollegarsi con la pratica del taijutsu dell'Aikido.
Non è nostro compito di oggi approfondire tali variazioni, perché mi interessa fondare info chiare e di base, ma vedrete che più tardi ci sarà utile sapere dell'esistenza di queste variazioni più avanzate...
A questo punto vengono 2 ken tai jo caratterizzati dalla guardia iniziale di spada anche per ukejo (colui che utilizza il bastone) e dal fatto che - anche in questo caso - è possibile trasformare ciascuna sequenza in un nage no henka(come le 3 precedenti). C'è solo il passaggio in meno delle 3 parate generiche: in questo caso i ken tai jo vengono ad essere praticati subito; esaminiamoli...
Ken tai jo YON (4)
Ken tai jo GO (5)
La sequenza di esercizi viene quindi a concludersi con gli ultimi 2 ken tai jo, che però questa volta prevedono SUBITO il nage no henka, quindi di sconfinare nel taijutsu, proiettando o controllando l'attaccante. Nuovamente vediamoli insieme...
Ken tai jo ROKU (6)
Ken tai jo SHICHI (7)
Ci sono state - come dicevo all'inizio - alcune variazioni, specie del 5º e del 7º esercizio, che ho già visto accadere io durante i miei primi anni di pratica (dal 1992 in poi), dovute sia alle condizioni di salute del Sensei che le ha codificate, sia (come per l'ultimo ken tai jo) per evitare alcuni incidenti di pratica che si erano verificati e quindi per ridurne il più possibile la pericolosità.
Caratteristica comune a tutti è però la grande attenzione con la quale un oggetto di legno può armonizzarsi con un oggetto metallico affilato senza essere lesionato: ed è interessante notare che la duttilità e la morbidezza sembra sempre prevalere sulla durezza... come dire che lo YIN, in qualche modo, è la proprietà in grado di tenere a bada lo YANG (per chi fosse interessato, ne avevamo parlato QUI, ed anche QUI).
Ora però ciò che mi interessa sottolineare è come una pratica sicuramente non di base, ma che invece rappresenta più la summa dell'Aikido stesso (perché comprende ed armonizza ed integra taijutsu, Aiki ken ed Aiki jo)sia stata anch'essa resa didattica, quando non credo proprio che lo fosse mentre il Fondatore si occupava di studiare queste delicate interazioni jo e bokken...
Attualmente gli allievi vengono accolti da 3 parate, che possono esercitare fino a quando non acquisiscono sufficiente familiarità con esse... quindi si introducono i primi 3 ken tai jo veri e propri, aggiungendo uno "stop" a queste parate (che potrebbero invece continuare ab libitum).
Poi si possono studiare i 3 nage no henka associati ai primi 3 ken tai jo.
Quindi i 2 ken tai jo successivi, ed eventualmente le loro applicazioni nel taijutsu... per concludere con gli ultimi 2 esercizi che integrano già in sé la parte relativa al taijutsu. Riuscite a scorgere la progressione più che voluta?
Ecco, ai tempi di Morihei Ueshiba le cose dovevano essere alquanto differenti ed un tot più complicate (che già non risultano facilissime già così): le cronache spesso ritraggono un Fondatore intento ad esplorare in continuazione nuove tecniche e pratiche, che difficilmente rimanevano stabili per più di qualche settimana.
Un allievo di quel tempo probabilmente veniva stimolato con tutto ed il contrario di tutto nel giro di un brevissimo lasso di tempo... così che non fosse facile proseguire nel proprio cammino per chi non si mostrava dotato come O' Sensei, o di tanta pazienza...
Esistano infatti ben 10 ken tai jo, chiamati "furui", ovvero "antichi", se vogliamo anche "in disuso" nei quali emerge proprio questo DISORDINE in mezzo ad un sacco di principi utili ed importantissimi.
Vi mostrerò in futuro anche questa sequenza più antica, così come a molte delle varianti dei ken tai jo attualmente più praticati... ma vorrei ora rivolgere un pensiero di gratitudine NON solo per chi è riuscito - con un colpo di genio - a creare queste pratiche... ma anche a chi ha speso anni per comprendere il modo migliore di tramandarle e farle superare sane e salve il setaccio del tempo.
All'inizio del mese il feed di Facebook mi ha proposto un curioso articolo inerente un signore di nome Gilberto Pauciullo, che veniva li rappresentato come un marzialista insignito del 10º dan in ben 22 discipline differenti.
Accipicchia, mi sono detto io: come può essere mai possibile una cosa del genere?
E chi lo ha mai conosciuto in carne ed ossa un 10º dan!... Dall'articolo pareva che Gilberto - da solo - sarebbe come ben 22 di essi!!!
Credevo fosse un articolo clickbait, ma un mio contatto mi ha scritto in privato che andava a scuola da giovane proprio con il figlio del Maestro Pauciullo, fra l'altro in una cittadina che sarà a 35 minuti di auto da casa mia... quindi li ho compreso che NON SOLO Gilberto è un personaggio reale... ma che esisteva anche la remota possibilità di avere l'equivalente di 22 O' Sensei a mezz'ora da casa e senza mai averne approfittato più di tanto!
All'inizio sono sprofondato in una triste depressione, realizzando di avere speso soldi, risorse e tempo per andare a seguire 6º, 7º, 8º e 9º dan di Aikido in mezzo mondo... quando me la sarei potuta cavare con un biglietto suburbano del pulman; poi ho cercato di comprendere meglio cosa realmente stesse dietro ad un curriculum così da fantascienza, facendo un po' di semplice ricerca.
Ciò che è accaduto di seguito però mi ha colpito parecchio: ho preso questo curriculum che circola nel Web e - voce per voce - non è stato complicato rendermi conto che si trattava perlopiù di titoli completamente inventati... mal scritti con errori di ortografia nei nomi delle Scuole citate "Katory Yama RyuJu-Jutsu", "Okonawa Go JuRyu" (al massimo "Katori" e "Okinawa"!)
- 10º dan – Street Rapid Defense System
- 10º dan – WOSD/Kapap System
- 10º dan – Self-Defense
- 10º dan – Agni Kempo
- 10º dan – I.F.Knife Fighting System
Grade A – Hanshi – Soubukai Karate-Do / Japan-Tokyo
- 10º dan – Ju-Boxing Full Contact
- 10º dan – Shin Kakuto Jutsu-Hanshi
- 10º dan– Gung Chi Pai Gung Fu System
- 10º dan – Ju-Hitsu AJJIF
a sto giro qualcosa in effetti esiste, e si viene rimandati ad un ramo italiano della Federazione, che è la famosa Associazione Sportiva Dilettantistica che ha perso una causa contro FIJLKAM per l'utilizzo abusivo del termine "Federazione" (che in Italia, per le arti marziali, può appunto essere utilizzato solo dalla FIJLKAM). In ogni caso nessun riferimento a Gilberto Pauciullo nemmeno qui, nonostante il suo 10º dan, peccato.
- 10º dan – Ju-Jitsu IJJF
- 10º dan – Ju-Jitsu ACJJ
- 10º dan – Ju-Jitsu UAJJ
- 10º dan – Martial Arts Police Method
- 10º dan – Makoto Ryu Ju-Jitsu
- 10º dan – Bu-Jutsu Sigung
e qui si ferma tutto... Perché si trova una pagina inglese che, non solo nomina Gilberto, ma ne descrive meglio le presumibilmente più reali origini marziali. Per gli interessati, eccola QUI.
Si legge che ha iniziato a praticare nel 1958, che suo padre era a sua volta un insegnate di Arti Marziali, che ha studiato al Kodokan Judo Club di Torino, com Mario Brucoli Sensei ed per l'Aikido con Immormino Ladislao (morto a 92 anni nel 2022). Insomma... non solo si iniziano ad avere indirizzi e nomi precisi, ma si comprende in effetti che Gilberto un po' di arti marziali le deve avere pure praticate da qualche parte... e, come dice il proverbio, dove c'è fumo ci deve essere anche un po' di arrosto!
Tutto assumeva una piega più umana e verosimile...
- 10º dan – Mexed Martial Arts
- 10º dan– SERCSU
- 10º dan – Dim Mak
- 10º dan– Nefusen Submission Ju-Jitsu
- 10º dan – Vietnamese Combat Martial Arts
Ora inizia la sfilza delle discipline nelle quali il nostro Gilberto non sarebbe (ancora) riuscito a prendere il 10º dan, ma nelle quali comunque si difende comunque con 9º, 8º e 7º dan... un po' come se in Aikido parlassimo. di Morihiro Saito Sensei, Hiroshi Tada Sensei, Christian Tissier Sensei, etc
- 9º dan – Ken Jutsu
Mi ero proposto di chiedere ad Andrea Re Sensei (che è Menkyo Okuden, 7° dan), se ha avuto occasione di incontrare Pauciullo Sensei...
- 9º dan – Tatsu Seiki Kikou-Do
- 9º dan – Kamishin Kai Ju-Jitsu
- 9º dan – Karate-Do
- 9º dan –Pioy Eskrima S.Miguel de Abanico Ming Sune Do
- 9º dan– Chinese Kempo
- 9º dan – Kokusai Sin Jutsu Kempo Kai
- 9º dan – Judo
Mi è parso brutto telefonare all'Ufficio Tesseramenti della Federazione per chiedere se hanno un 9º dan di Judo in Italia del quale si sono dimenticati di affidare la Nazionale Azzurri...
- 8º dan– Kimuchino Aikido
non esiste ovviamente nessuna Kimuchino Aikido Federation, almeno in questo momento, ho verificato.
- 7º dan– A.O.S. Tai Chi System
- 7º dan– Ashihara Bu-Do Kai
- 7º dan – Ting Ho Dao
- 7º dan – Shaolin Yang Sheng Fa
- 7º dan – OSTCS (il nome è bellissimo pero!)
- 6º dan– Seishinryoku Goju Kick Boxing
- 6º dan – Kendo
- 6º dan – OSR Karate-Do
- 4º dan – FULUNGJJ (anche questo non è malaccio come nome!)
- 2º dan – Sakibo
Ora...
io non conoscevo il Sig. Gilberto e non ho nulla di personale contro di lui, ho anche trovato una sua intervista di fine novembre del 2020, che potrete trovare QUI(se siete loggati su Facebook): mi è parso semplicemente un praticante e quindi un Insegnante della vecchia guardia, di quelli che era sul campo quando ogni disciplina non aveva ancora definizioni e regolamenti così specifici rispetto a quelli che ci sono oggi.
Di certo NON è umanamente possibile essere un alto grado di così tante discipline e sul suo profilo Facebook ho trovato un disclaimer che afferma che la pagina con tutti i titoli sopra riportati sarebbe stato un FAKE, non fatta da lui ed alla quale lui non avrebbe avuto accesso.
Quindi poteva essere è anche una persona in buona fede, malignamente utilizzata per far girare la leggenda metropolitana del tizio 10º dan di TUTTO. Potrebbe quindi essere che sia stato gettato discredito immeritato sul suo conto, cosa che non era possibile escluderlo a priori.
Fino a questo punto - infatti - avevo solo la certezza che ciò che c'è scritto su quel curriculum fosse falso, poiché non comprovabile in nessun database pubblico... Ma non era altrettanto detto che Gilberto fosse in cattiva fede... poi ho trovato il suo profilo Facebook personale e quindi l'ho contattato, chiedendogli un minimo di confronto.
Mezz'ora più tardi eravamo già al telefono che parlavamo amabilmente: da questa conversazione mi sono reso conto che Gilberto Pauciullo è una persona che invece di esperienza ne deve avere maturata un bel po' in campo marziale...
Lui mi ha confermato che il curriculum che riporta i suoi 22 10º dan è un fake - a suo dire - montato da persone che cercano di screditarlo, a seguito del suo diniego a concedere a questi favoritismi e gradi che egli non riteneva invece opportuno rilasciare.
In questo caso quindi sembra trattarsi di una persona che non possiede i gradi che gli sono stati attribuiti da altri, ma che possiede un'esperienza che egli dichiara comprovabile dall'avere allievi che lo seguono dagli anni '70... dall'avere rifiutato un certo numero di cariche ed accettato solo quelle che riteneva opportuno ricevere. Dal vivere in una casa che ha al suo interno una piccola palestra, ove svolgere le sue attività con le persone che egli ritiene meritevoli.
Di certo so che di persone che millantano gradi o che possiedono realmente gradi molto distanti dalle loro capacità nel mondo delle Arti Marziali è veramente saturo... e mi limito all'Aikido, che è la disciplina che conosco meglio di tutte.
In Italia siamo pieni di 7º dan, Shihan (specie dell'Aikikai d'Italia) che non ho MAI SENTITO NOMINARE, che non ho mai incontrato in 30 anni di frequenza di tatami nelle penisola.
Persone che vengono insignite di gradi reali - quindi - ma che a malapena si limitano ad insegnare 2 volte alla settimana in una palestra Comunale (cosa che non è per nulla un demerito, se NON sei un 35º dan)... che non hanno un vero e proprio Dojo, che non hanno mai fatto un Stage da docente e che - soprattutto - non fanno un tubo per la divulgazione della disciplina... che è invece proprio l'unica cosa che dovrebbe farti acquisire i gradi dal 5º dan in su.
Poi, a fianco loro, ci sono i millantatori... ovvero quelli che mostrano gradi fake (la maggior parte auto-proclamati), che non fanno un tubo tipo quelli di prima, ma questa volta anche senza possedere una legittimazione coerente a sostenere ciò che dicono di loro stessi.
Ecco, sta giostra per fortuna sta per fermarsi, perché basta una googolata dal cellulare per sapere se un 6º dan di Aikido è tale pure nei fatti oppure no.
Rispetto ai dan, ciò che fa la differenza NON è il grado che sta scritto su un pezzo di carta, ma l'Ente che emette quel pezzo di carta: più è privato, irrintracciabile, più non sono chiari gli estremi dei requisiti che servono ad ottenere un riconoscimento, più esso si delegittima da solo.
Un 6º dan Aikikai (Honbu Dojo), 6º dan FIJLKAM, 6º dan Libertas/ASI/UISP/CSEN/ACLI/ASC/AICS..., 6º dan Aikikai d'Italia, 6º dan Progetto Aiki, 6º dan Kitemuort Ryu... sono attestati alquanto differenti fra loro, e non solo per il differente foglio di pergamena utilizzato. Senza contare poi le relative qualifiche d'insegnamento!
Esiste però anche un contro-altare parecchio interessante da esaminare, ovvero quello formato da tutti gli Insegnanti che - pur non avendo gradi e certificati così lustrinosi - dirigono realtà regionali, nazionali ed internazionali piuttosto consistenti, che vengono chiamati regolarmente ad insegnare nella propria nazione, piuttosto che all'estero e vengono retribuiti per ciò... segno che proprio un lavoraccio non fanno!
A seguito della telefonata intercorsa, il Maestro Gilberto sembra apparire più fra questi ultimi, cosa che non avrei mai creduto leggendo la pagina dalla quale ho appreso della sua esistenza.
Il mio Sensei, ad esempio, è un "semplice" 6º dan Aikikai, NON possiede al momento il titolo di "Shihan" e sarebbe formalmente il kohai di molti di quegli italiani che vengono inspiegabilmente promossi ogni anno al Kagami Biraki dell'Honbu Dojo... però come mai il mio Sensei dirige regolarmente seminar internazionali in tutto il mondo... e non fanno altrettanto tutti i pluri-DANnati dell'Aikido italiano?
Il suo Dojo è attivo 7 giorni su 7, ha programmi per bambini, ragazzi ed adulti, ospita lezioni regolari, straordinarie e workshop di Aikido, Yoga, Meditazione e puoi andarci a vivere dentro per un anno, se lo desideri: ha rapporti con Insegnanti di Aikido in tutto il mondo... ma lui è un "semplice" 6º dan Aikikai e stop.
L'Aikido d'annata o l'Aikidoka DANnato non sono proprio sinonimi, allora.
É più che lecito a livello umano volersi vedere riconosciuto dalla Community gli anni di impegno in ciò che si fa, ma è altrettanto importante essere poi in grado di reggere il peso delle onorificenze che ci vengono attribuite, e che esse rispecchino le nostre reali capacità su un tatami, come nelle vita.
Se non si è parte della "Kimuchino Aikido Federation" è meglio avercelo un Dojo nel quale si insegna regolarmente, diciamo dal 5º dan in su, altrimenti poi non possiamo lamentarci se riusciamo a convincere della nostra bravura solo nostra nonna, nostro cugino ed il funzionario di qualche Ente di Promozione Sportiva, ovvero quelli che di Aikido possono permettersi di non sapere proprio nulla.
Mi rivolgo ora quindi soprattutto ai giovani: quando cercate un buon Maestro per voi stessi, prestate innanzi tutto attenzione a chi vi accende di passione con il suo modo di fare, senza troppo stare a guardare quanti dan possieda; in seconda istanza, osservate bene quale Ente gli ha rilasciato i gradi che ha e chiedetevi quando questa attribuzione potrebbe essere falsificabile o meno.
Così facendo, in un colpo sono inizieremmo a promuovere chi ha voglia di crescere e di far crescere rispetto alle vecchie cariatidi che ora si trovano ad avere gradi imbarazzanti solo perché hanno fatto il loro primo tenkan cinquant'anni fa, insieme alla promozione di tutti quegli Enti che lavorano con serietà e trasparenza... e che quindi offrono un servizio di certificazione al quale è complicato contestare qualcosa.
Come avrete spero compreso, ho menzionato Gilberto Pauciullo Sensei solo come spunto di riflessione per tutti quelli che vorrebbero segretamente il proprio nome su un curriculum tracotante come quello che si trova in rete di questo signore.
Mi ha fatto, fra l'altro, molto piacere parlargli e confrontarmi con lui, poiché io stesso avevo condiviso con troppa leggerezza sul mio profilo Facebook una pagina che si è mostrata essere fake. Da qui emerge per noi marzialisti l'importanza di approfondire PRIMA di attribuire un'etichetta (specie se svalutativa): io non l'ho fatto e quindi mi è parso giusto correre ai ripari anche mediante questo Post.
In ogni caso, come evitare di ingrassare inutilmente il proprio ego e rischiare figuracce? É forse sufficiente far si che siano le nostre opere ed i nostri comportamenti a parlare per noi... sussurrando chi siamo sul serio a chi ha veramente intenzione di comprenderlo.
I pezzi di carta appesi al muro dovrebbero essere SOLO una naturale conseguenza di tutto ciò, nulla più, nulla meno.
Cosa c'è di meglio di risvegliarsi alla mattina, specie se abbiamo fatto un brutto sogno?
Di colpo ci rendiamo conto che quell'atmosfera magari opprimente, quella situazione difficile era solo parte del mondo onirico... e che la realtà è fortunatamente diversa, anche molto migliore di esso.
Ecco, credo che questa sia anche la sensazione che ebbe O' Sensei e un certo numero di praticanti odierni quando si ha il CORAGGIO di svegliarsi da ciò che io definisco "incubo marziale"...
Ma in che cosa consisterebbe questo "incubo marziale"?!
Mi riferisco alla deriva che prende chi utilizza l'Aikido SOLAMENTE per la sua chiara e tracciabilissima provenienza marziale, e che ad onore può fare contemplare la disciplina fra le forme di Budo più evolute del Giappone.
Tutte caratteristiche ottime, s'intende... purtroppo però INSUFFICIENTI da sole per caratterizzare l'enorme valore aggiunto che l'Aikido può rappresentare nelle vite di ciascuno di noi.
E perché affermo questo?
Forse che atterrare con efficacia un avversario, senza lederlo, non possieda già da sé un valore aggiunto piuttosto considerevole?
Credo che lo abbia, infatti, ma solo che risulti ancora ben poca cosa rispetto alla portata dell'Aikido!
Essendo cresciuto nell'Iwama Ryu, ero abituato a considerare buona la tecnica che fosse in grado di sbilanciare ed atterrare anche un avversario parecchio oppositivo e fisicamente più forse di me.
Diciamo che per anni il mio mantra è stato proprio quello di ottenere quella "invincibilità marziale" che era un po' il mito di noi tutti... magistralmente rappresentata da Morihei Ueshiba e dalla sua straordinaria capacità di risolvere gli scontri fisici più impari a suo favore.
Stavo semplicemente tralasciando di considerare il punto più importante, ovvero ciò che avviene PRIMA che l'avversario cada a terra... ovvero il processo interiore che O' Sensei fece a suo tempo in se stesso: qualcosa al contempo di molto più stealth e molto più importante dei suoi uke che cadevano al suolo come birilli.
Immaginiamo che l'Aikido sia infatti una sorta di black box, nel quale c'è un entrata ed un'uscita: cosa sarebbe più interessante comprendere e conoscere... cosa c'è all'interno o cosa ne esce?
Per anni sono stato abituato a studiare solo il risultato finale di un processo che non è invece per nulla scontato e che - per giunta - è in grado di far completamente fraintendere quale sia il punto più importante da tenere sott'occhio.
Per "fortuna" però ora credo di averlo colto: il goal dell'Aikido è cosa accade IN ME quando sono attaccato da uno o più avversari, non importa come...
Il "processo Ueshiba" è ciò che differenzia l'Aikido dal Ju Jutsu, ovvero che non relega il primo ad una lotta tecnica fra tori ed uke, nel quale ci si augura che sia il primo ad avere la meglio sul secondo, grazie ad un buon allenamento fatto in precedenza.
Sicuramente c'è il conflitto, ma NON c'è un tori che si difende da un uke... perché se invece così fosse ci sarebbe ancora una dualità fra attaccante e difensore: la cosa complicata, ma essenziale in Aikido, è la capacità di superare queste forme di dualità, integrando gli opposti e fornendo un risultato finale frutto di questo processo... più che di una tecnica micidiale ripetuta ed affinata milioni e milioni di volte.
E la difficoltà sapete qual è? Quella di doversi "fondere" con l'altro... che però non è un altro a caso, ma è un altro pericoloso, puzzolente, indesiderato... è un "altro" che vuole ferirti, se non addirittura prenderti la vita.
É l'"altro" che eviteresti più di qualsiasi altro, mi spiace per il gioco di parole.
É complicato NON lottare con chi vuole prenderti la vita, ma al contempo non rimanere passivi per evitare di farlo. L'Aikido non sembra affatto l'arte di "porgere l'altra guancia" per mieloso perbenismo filo cattolico, ma richiede anche di non opporre risistenza per far valere le proprie posizioni irrinunciabili.
Capite di che oggetto strano si tratti?
Se non fai niente sei passivo, se fai troppo risulti aggressivo e comunque sempre inadeguato alla situazione mutevole: quindi è necessario trovare DENTRO DI SÉ una forma di equilibrio alchemico fra queste due polarità complementari, almeno quanto fra loro divergenti.
Risulta un'operazione di alchimia interiore: l'altro - l'attaccante - non centra un tubo, se non l'essere stato il trigger, la miccia che innesca questo scacco matto che ciascuno deve cercare di fare a se stesso.
É un processo personale che - se fatto, una volta fatto - in qualche modo coinvolge anche la controparte (l'attaccante)... poiché il tentativo di tori di superare la dualità fuori (quella fra lui ed uke), conduce l'attaccante ad un'operazione simile con se stesso e dentro se stesso.
L'aver superato la dualità in se stesso conduce QUINDI eventualmente uke al suolo senza utilizzare alcuna violenza o coercizione su quest'ultimo... ma questo è ciò che esce dal black box, non è il processo che ha reso possibile questo risultato notevole!
Questo è risultato per me una sorta di "risveglio dall'incubo marziale" perché ha demarcato una linea precisa fra ciò che io potevo fare sugli altri grazie al lavoro che avevo fatto su me stesso (Aikido tradizionale)... ed il lavoro che potevo fare su me stesso grazie a ciò che gli altri facevano a me ("processo Ueshiba"): ed ho compreso che la seconda parte di questa equazione è in effetti quella che mi fa venire la prima, e non viceversa.
Mi sono cioè accorto che ero affogato io stesso nel buonismo mieloso, ovvero in quella condizione nella quale cercavo di "catechizzare" il prossimo vomitandogli addosso quelli che ritenevo essere validissimi principi da condividere (la non violenza, il rispetto, la compassione, la decisione, il coraggio, etc).
Non mi sbagliavo sulla bontà dei principi da condividere, SOLO non mi ero accorto di tenerci tanto a condividerli PER NON dover fare il processo interiore di superare ed integrare le molteplici forme di dualità che mi albergavano dentro (e che non hanno ancora del tutto smesso di farlo).
Ed il punto più complicato e doloroso di questo processo interiore è stato quello di comprendere che non c'è un tubo da "trascendere"... come ancora spesso vedo scritto in alcuni libri o sento pontificare da alcuni maestroni (dalla "m" appositamente microscopica): è il contrario, bisogna avere il coraggio di danzare con il tuo demone, di abbracciare la tua stessa merda... se mi si concede un francesismo.
E non è per nulla piacevole, né facile da fare... per quello che faremmo qualsiasi altra cosa AL POSTO di fare questo processo profondo, intimo e delicato... persino credere che siamo i detentori di qualche forma di verità superiore e che un impegno nobile sia quello di farla conoscere al resto del mondo.
Una catechesi ("insegnamento a viva voce") che ha il perfido scopo di non farci sentire mai la voce sussurrante degli innumerevoli contrasti che abbiamo dentro, capire l'auto-manipolazione che siamo in grado di operare su noi stessi?
Ecco, se riesco in questa catarsi personale ho già ottenuto un ottimo risultato... per il quale mi viene proprio da ringraziare quell'avversario che lo ha innescato mettendomi faccia a faccia con me stesso, ancora prima che con lui.
Poi, siccome l'Universo è intelligente e ciò che avviene dentro è simile a ciò che avviene fuori (non mi dilungo qui per spiegare il motivo di ciò, ma è possibilissimo farlo)... allora facilmente la mia introspezione indurrà forse anche uke a fare altrettanto: egli era venuto per combattere me, ma non trovando in me un avversario, sarà spinto a trovarlo in se stesso... e franerà al suolo con un eccesso di ricettività per bilanciare l'eccesso di aggressività che aveva avuto durante l'attacco.
Io non voglio combattere con lui, ma accetto di combattere dentro me stesso, uke non trova all'esterno avversari quindi si auto-sconfigge attraverso di me, esattamente come io mi sono auto-affrontato attraverso di lui. E palla al centro: il sistema è nuovamente in equilibrio... anzi, in realtà non ci è mai veramente uscito.
Un processo esteriore per due individui (un attacco) si commuta in due processi interiori individuali (differenti fra loro), quello che prima avevamo chiamato la "black box", per poi ri-sfociare nell'oggettivo con un risultato finale (tori in piedi, uke a terra)... ma non grazie a cosa diavolo tori ha fatto ad uke, quanto specchio di cosa ciascuno dei due ha compiuto in se stesso.
Certo che qui l'efficacia marziale sembra entrare a gamba tesa sopra qualsiasi altro fattore, ma è un fraintendimento del processo che è avvenuto: è come dire che fare l'amore serve per bruciare calorie. Chi dice che non se ne brucino, ma non ridurrei il tutto ad una mera occasione di fitness!
Ecco, affermare che "l'Aikido serve ad atterrare un avversario senza utilizzare aggressività" è come dire che "facciamo l'amore con lo scopo di fare dimagrire il nostro partner". Mi pare un po parziale come prospettiva... anche se come attività potesse essere preferibile da molti alla cyclette.
Tuttavia mi rendo anche conto che queste sono solo parole scritte in un Blog, e che qui la differenza la si riesce a comprendere di gran lunga molto meglio su un tatami, specie se il proprio Sensei ha avuto - a sua volta - questo risveglio dall'incubo... e quindi può mostrarne i benefici anche a chi fosse ancora nel bel mezzo del proprio sonno rem.