lunedì 17 aprile 2023

L'ego che ammazza l'Aikido

Nell'esplorare a 360º l'Aikido, mi sono spesso dovuto confrontare con alcune problematiche che paiono scaturire dall'EGO ipertrofico di alcuni praticanti e docenti.

Il primo ego ipertrofico con il quale mi sono trovato molte volte a combattere però era proprio il mio... ma di seguito ho scorto dinamiche simili a quelle che vedevo in me stesso pure in molti tatami che ho calcato e frequento tutt'oggi.

Siamo soliti dare un'accezione negativa all'ego personale, indicando con esso una persona con eccessiva determinazione, supponenza e arroganza... ma credo che questi giudizi derivino da molti retaggi e condizionamenti di tipo sociale e religioso ("bisogna essere altruisti, non bisogna essere egoisti", etc, etc, etc).

Se abbiamo un EGO, allora una ragione ci sarà pure, visto che di solito la natura ottimizza ciò che produce... quindi credo sia banalmente sciocco tentare di "uccidere" il proprio ego, come invece sembrerebbero consigliare diverse correnti spirituali (deviate/devianti?).

Secondo me, il tentativo più saggio è proprio quello di utilizzarlo al meglio, e non farsi - ad esempio - usare da esso.

Nell'accezione comune, ego è sinonimo di desiderio di primeggiare e vincere, innalzarsi sugli altri ed acquisire potere personale, indipendentemente dalla modalità (etica o meno) con cui ciò diventa possibile.

L'accezione negativa deriva dalla constatazione che etica e morale vengono spesso messe da parte e l'ego farebbe compiere azioni piuttosto machiavelliche, giustificandosi con il raggiungimento del (proprio) fine.

In questo senso, l'ego ammazza l'Aikido perché questi non è stato pensato per accrescere il potere personale di qualcuno su qualcun altro, né imponendo una leva, né facendo pesare un grado, né acquisendo un ruolo direttivo presso un'Organizzazione Aikidoistica.

Tutto ciò (tecnica, grado, posizioni gerarchiche e decisionali) dovrebbero essere solo STRUMENTI del "mestiere", anziché fini. Però spesso questo fraintendimento avviene, per mera pochezza ed immaturità umana.

É possibile evitarlo? E, se si, come?

Una ricetta definitiva credo di non avercela, ma ho da tempo identificato alcune dinamiche che spero possano esserci di aiuto in questo campo.

OGNI persona che agisce in un certo modo, in cuor suo, credo che abbia la sensazione di farlo nel modo migliore possibile... anche se il suo operato - visto da fuori - potrebbe apparirci pilotato da un eccesso di ego.

Ne segue che, secondo questo presupposto, qualsiasi nefandezza che ho visto commettere sul tatami e fuori dal tatami ufficialmente in nome dell'Aikido ed in suo favore... potrebbe avere anche avuto in effetti un intento iniziale positivo alle spalle, anche se poi si è mostrata proprio solo una nefandezza e basta.

C'è quello che usa il suo grado, la sua forza o il suo ruolo per sottomettere gli altri... che se intervistato sul suo operato affermerà:

- che non è vero niente, lui non ha mai sottomesso nessuno ed ha sempre rispettato tutti;

- che le sue azioni sono state guidate dall'amore per la disciplina che pratica (e magari insegna anche) e comunque in favore di quest'ultima.

Fino a qui i boia sembrerebbero tutti santi!

Ma come far si che uno che si crede santo a possa riscoprire boia?

Innanzi tutto bisogna avere la voglia di farlo, ma un secondo dopo è anche necessario metterci nelle condizioni migliori per poter fare questa (amara, ma realistica) scoperta.

E la chiave di tutto ciò sono proprio GLI ALTRI...

Si, gli altri... che come noi possono soffrire di ego ipertrofico uguale, se non superiore al nostro... ma i cui bachi NON possono statisticamente essere tutti uguali ai nostri: ne segue che noi avremo aspetti sani nei campi in cui gli altri sono un po' malati... e viceversa, ovviamente.

Se si prende quindi un campione sufficientemente grande di persone e ci si confronta apertamente con esse, potremo subito vedere che la maggioranza di queste tenderà ad assumere un atteggiamento di approvazione o di disapprovazione rispetto al nostro operato.

E non si possono sbagliare tutte insieme; perlomeno è molto poco probabile.

Parliamo, ad esempio, di una persona che ha avuto un ruolo importante nella divulgazione della disciplina, ma che ora, per cause legate all'età, alla salute riesce ad essere meno efficace di un tempo... se non addirittura dannoso nel continuare ad occupare quella posizione. Non riesce più bene come un tempo nel suo compito, insomma.

Ho visto (poche volte, purtroppo) persone così fare un passo indietro, a favore della disciplina che dicono di continuare ad amare, per dare la possibilità a persone nuove, più fresche e competenti di continuare il loro operato... ed ho visto (il più delle volte, purtroppo) persone così arroccarsi nella loro posizione, continuando a rivangare il loro passato pionieristico e florido, ma facendo da "tappo" loro stessi all'espansione della disciplina, che mostrano di amare più a parole, che nei fatti.

Cosa accade a questi ultimi? Un attacco di ego fulminate, molto probabilmente...

Cosa li aiuterebbe?

Avere il coraggio di chiedere a moltissime persone: "Secondo voi, cosa dovrei fare io?... Continuare o cedere il passo?"... e poi stare ad ascoltare bene le risposte che giungono.

Sono certo che, oltre tutti quelli che penserebbero di offendere l'intervistatore nel dirgli ciò che pensano, qualcuno che direbbe loro con onesta il proprio pensiero lo troverebbero!

E sentendosi risuonare nelle orecchie ciò che già in cuor loro sanno bene, ma che faticano ad ammettere a loro stesse... avrebbero qualche opportunità in più di riflettere e di non confondere più il "bene della disciplina" con "la propria zona di comfort" o con quello che ritengono essere il "bene proprio" (a torto, fra l'altro!).

L'essere permeabili al giudizio altrui è una delle migliori medicine contro l'ipertrofia dell'ego: sarà per questo che moltissimi praticanti e docenti non si confrontano proprio con nessuno?

In questo modo è possibile almeno rimanere impantanati nelle proprie posizioni squalificanti, ma senza rendersene troppo conto!

Ecco il tornaconto ultimo di un egoista qual è: riuscire a non rendersi conto di esserlo!

Ma, anche in questo caso, non tutti gli egoisti sono anche masochisti al contempo... e qualcuno che desidera affrancarsi dalle proprie ombre in realtà c'è, soprattutto quando smette di farsi resistenza nell'osservarle.

Alla fine l'egoismo bieco è omicida di iniziative altrui, ma è anche suicida di se stesso: l'ego è una forma di energia preziosa, ma che "va a male" rapidamente se non viene utilizzata nel modo migliore.

Per esempio c'è il "SANO egoismo", che è sempre una forma di egoismo, ma questa volta è focalizzato su avere per sé una consapevolezza in più, rispetto ad "una cosa" in più.

La forma più alta di SANO egoismo, ad esempio, è imparare ad amare se stessi... non in modo narcisistico, intendo, ma come la celebrazione dell'importanza unica  ed inestimabile della vita che viviamo.

Esistono antidoti contro un EGO ipernutrito?

Non per quello che vediamo negli altri, forse... ma di certo c'è qualcosa che possiamo fare per il NOSTRO... Vediamone brevemente alcuni insieme.


IL CORAGGIO

L'ego eccessivo nasce dal perdurare di una fase infantile dell'individuo, la fase appunto nella quale non si è ancora compreso che esistono anche gli altri al mondo e che non tutto gira intorno a noi.

In questo senso, l'EGO è una difesa contro la PAURA di non farcela da SOLI, in un mondo che non sappiamo essere popolato anche da ALTRI.

Ma sviluppare il CORAGGIO è un antidoto naturale contro la paura che rende necessaria una grande presenza di EGO, quindi uno più è coraggioso, meno avrà bisogno di nutrirlo per affrontare ciò che teme.


LA FIDUCIA

Più ci rendiamo conto che gli altri non sono esistono, ma sono anche capaci di cose mirabili, più comprendiamo di non dovere fare tutto da SOLI... quindi il nostro ego può andare un po' in vacanza, giacché era gonfiato proprio per far fronte a tutto senza aiuti esterni.

Potremmo dire che avere fiducia nel prossimo è proporzionale a quanto abbiamo imparato ad avere fiducia in noi stessi.

Ne segue che una persona egoica ed egocentrica tenderà a voler fare sempre le cose a modo suo, credendo che gli altri non sarebbero in grado di farla altrettanto bene.

Mentre una persona che da fiducia al prossimo, è una persona che riconosce in sé le risorse che servirebbero a far fronte anche ad eventuale operato altrui improprio. Una persona più CORAGGIOSA quindi, in buona sostanza (cfr. punto precedente).


LA GRATITUDINE

Più siamo capaci di autentica gratitudine verso ciò che viviamo, anche e soprattutto grazie agli altri, più siamo anche capaci di essere grati a noi stessi... quindi è segno che ci stimiamo e ci vogliamo bene.

Più tutto ciò che riceviamo lo reputiamo scontato e non sentiamo alcun bisogno di dire "grazie" (anche sono pensarlo dentro di noi, pur se non lo esterniamo agli interessati), più siamo evidentemente ancora in una situazione che crediamo di "bisogno"... di "diritto dinastico", potremmo dire, nel quale noi abbiamo ricevere perché "noi siamo noi" (come direbbe il Marchese Del Grillo), non perché ciò è segno di un merito legato alla stima che abbiamo di noi stessi.

Risulta piuttosto un forte bisogno mascherato da una iper-stima mai guadagnata a fondo da nessuna parte e con nessuno.


Ora, facciamo caso nel mondo dell'Aikido - in generale - a quanto CORAGGIO possediamo (capacità di affrontare l'ignoto), quanta FIDUCIA abbiamo nel prossimo e quanta GRATITUDINE proviamo per esso.

Ci sommergiamo di KATAGEIKO, ovvero frequentiamo allenamenti in cui è tutto noto e pre-deciso: dove starebbe esattamente questo ignoto da affrontare? Specie poi se siamo dei Senpai o degli Insegnanti? Un palese segno di mancanza di CORAGGIO.

Siamo sempre pronti all'iper-critica dell'operato altrui, sottintendendo che noi saremmo stati capaci di fare meglio: tutti segni di poca FIDUCIA.

Quasi mai sponsorizziamo con gioia, entusiasmo e spontaneità il lavoro altrui, specie se non intravvediamo un ritorno personale in tutto ciò ed ancora di più se questo lavoro proviene da una Scuola/stile differente dal nostro: questo è al contempo un chiaro segno sia di mancanza di FIDUCIA, che di mancanza di GRATITUDINE.

In generale, sembrerebbe che siamo un tot mal messi, vero?!

Beh, un'ultima buona notizia allora: l'EGO non ammazzerà l'Aikido, anche se è in  grado di farne percepire all'interno le sue tracce in modo chiaro; l'ego ammazzerà piuttosto le persone che non lo hanno coltivato a dovere e lo lasciano imperare.

Ammazzerà il LORO Aikido, questo è certo... ma non quello di tutti.

Quindi ciascuna persona che è sulla strada di apprendere come volersi bene, essere gioioso nei confronti della vita, è in grado di avere stima e gratitudine per il prossimo... può ancora salvarsi.

Non oso però affermare che chi VIVE già così sia completamente al riparo da ogni spiacevole sorpresa, poiché potrebbe trattarsi di una sicurezza un po' EGOICA!


Marco Rubatto





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